Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: Sammy_    13/04/2013    8 recensioni
Holmes Chapel era una piccola e ridente cittadina inglese, situata nella contea del Cheshire, un luogo tranquillo e pacifico ... prima che arrivassero loro!
Natalie è cosi presa dall’organizzazione di un matrimonio assolutamente perfetto che tende a trascurare il suo futuro sposo, Harry.
Dopo essere stata licenziata, Melanie decide di lasciare Londra e tornare nella sua città natale per farsi aiutare da Zayn, con la quale in passato è stata profondamente legata.
Infine Carly, desiderosa di cambiare vita, comincia a lavorare come pasticcera in un ristorante di Holmes Chapel, gestito da un bel ragazzo biondo di nome Niall.
Vecchie e nuove conoscenze si scontreranno in questo sequel di “Come sabotare il matrimonio del tuo migliore amico” ma la storia potrà essere facilmente seguita anche da chi non ha letto la prima parte.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Tutti i "come" dell'amore'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
                                 Image and video hosting by TinyPic

                                       
CAPITOLO 1: RITORNO A CASA
 
NATALIE’S POV

 
Dire addio era qualcosa a cui ormai sarei dovuta essere abituata.
Nel corso della mia vita, e soprattutto negli ultimi tempi, non avevo fatto altro che trasferirmi dall’Inghilterra all’America e viceversa.
Stavolta però, sarebbe stato tutto diverso poiché sposando Harry mi sarei definitivamente stabilita a Londra.
La cosa non mi dispiaceva naturalmente, in fondo avevo sempre sentito la mancanza della mia madre patria, ma lasciando New York avrei chiuso per sempre un importante capitolo della mia vita.
Addio al mio bell’appartamento nel Midtown Center.
Addio al mio prestigioso posto di lavoro presso la redazione del New York Times.
E infine, ma non per questo meno importante, addio alla persona che mi era sempre stata accanto in tutti quegli anni,alla mia ancora di salvezza, alla mia migliore amica: Valerie Morrow.
 
Quel giorno in aeroporto, mentre Harry faceva la fila per il check-in, io e Valerie ci appartammo verso un piccolo bar, pieno di gente che si concedeva il lusso di un ultimo caffè prima di imbarcarsi.
Nessuna delle due parlava, a malapena riuscivamo a guardarci negli occhi.
Per diversi anni, io e lei avevamo condiviso tutto, dalla camera del college al primo appartamentino squallido nel Bronx, poi ci eravamo fatte forza l’un l’altra per trovare un lavoro e dato com’erano andate le cose alla fine, non avremmo potuto chiedere di meglio.
Ma ora? Cosa ne sarebbe stato del nostro rapporto?
Come accettare il fatto che non ci sarebbero state più colazioni insieme da Starbucks, né sessioni di shopping intensivo per i negozi della Fifth Avenue?
Niente più serate passate tra film strappalacrime, kleenex e gelato alla fragola, niente più domeniche al Met per fingerci intellettuali al solo scopo di rimorchiare bei ragazzi.
Amavo ogni singola sfaccettatura della nostra amicizia e sicuramente il mio trasferimento non avrebbe determinato la sua fine. Mai.
Anche se separate da oceani e kilometri di distanza, io e Valerie saremmo rimaste unite come due sorelle, sempre.
Ma non sarebbe stata comunque la stessa cosa e di questo ce ne rendevamo entrambe conto molto bene.
 
-      E così … - esordì lei dopo qualche minuto di imbarazzante silenzio – oggi è il grande giorno. Tornerai definitivamente a vivere in Inghilterra.
-      Eh già – mormorai non riuscendo a trovare nient’altro da dire.
-      Come farai col lavoro?
-      Sto già inviando curriculum ad alcune redazioni di Londra – risposi – ma per adesso non ci voglio pensare. In questi giorni staremo ad Holmes Chapel per organizzare il matrimonio. Voglio che sia tutto perfetto perciò sarà la mia unica priorità.
-      E Harry? Come farà col suo di lavoro?
-      Si è preso un piccolo periodo di ferie ma ogni tanto dovrà tornare a Londra. Dopotutto mi ha lasciato carta bianca per i preparativi quindi l’unica cosa a cui dovrà pensare sarà il suo smoking.
-      Ah … - fu la semplice risposta di Valerie.
 
Quei discorsi al momento alquanto futili, erano solo un diversivo per evitare l’argomento che realmente interessava ad entrambe ma che al tempo stesso ci spaventava a morte: la nostra separazione.
Osservai Valerie di sottecchi che a sua volta teneva lo sguardo fisso sulla tazza di camomilla che stringeva tra le mani affusolate.
Lei, che era sempre stata la più forte tra le due, caratterialmente parlando, improvvisamente mi sembrava piccola e indifesa.
Mi distruggeva vederla così e, se non fosse stato per quel terribile senso di oppressione che sentivo caricarmi sulle spalle, mi sarei alzata per stringerla forte tra le mie braccia.
Alla fine, mi limitai a far scivolare le mani lungo il tavolino per prendere le sue.
Solo allora lei alzò lo sguardo e puntò i suoi occhi lacrimosi nei miei.
 
-      Oh Valerie … - la mia voce si spezzò a causa di un singhiozzo che non riuscii a reprimere.
-      Mi mancherai tanto Nat – sussurrò lei stringendomi un po’ più forte le mani.
-      Anche tu Val, mi mancherai da morire e non sono proprio come farò senza di te!
 
Abbassai la testa sconsolata, interrompendo il nostro contatto visivo per celare il mio viso ormai rigato di lacrime.
 
-      Ehi! – mi richiamò lei dandomi una leggera scrollata – non fare così. È vero che da oggi in poi saremo più lontane fisicamente ma mentalmente io ti rimarrò sempre vicina, come un angelo custode.
-      Lo prometti? – domandai alzando timidamente lo sguardo quel poco che bastava per incrociare i suoi dolci occhioni grigi.
-      Te lo giuro. E poi non dimenticarti che sarò la tua damigella d’onore al matrimonio. Avverti chiunque che nessuno potrà soffiarmi quel posto!
-      Mai! – esclamai accennando a un sorriso – damigella d’onore e madrina dei miei figli – aggiunsi.
-      Oh – Valerie, colpita da quell’ultima affermazione, si portò una mano all’altezza del cuore – grazie …
 
Non avevamo più bisogno di dirci altro.
Ci bastava sapere che l’una avrebbe sempre potuto contare sull’appoggio dell’altra, a prescindere dalla distanza, dai diversi fusi orari e dai ritmi di vita sempre più caotici.
Assicurai a Valerie che avrebbe potuto chiamarmi anche nel cuore della notte se ne avesse avuto bisogno, così come lei mi confermò che, in caso di crisi, sarebbe salita sul primo aereo diretto a Londra per accorrere in mio aiuto.
 
Harry mi venne a chiamare dopo qualche minuto.
Sembrava impaziente di tornare a casa ma si rendeva conto che per me sarebbe stato molto più difficile partire.
Abbracciò Valerie con grande affetto, promettendo di portare i suoi saluti anche a Liam, Zayn, Louis e Niall, poi ci lasciò qualche altro secondo da sole per darci il tempo di salutarci per bene.
Gettai le braccia al collo della mia migliore amica e la strinsi fortissimo, come per comunicarle tutto il bene che le volevo.
 
-      Fa buon viaggio Nat – mi augurò lei affondando il viso tra i miei capelli biondi, ormai lunghi molto oltre le spalle – e buona fortuna per tutto.
-      Anche a te – le dissi scostandomi leggermente per guardarla negli occhi e sorriderle – ci vediamo al matrimonio.
-      Ci sarò, puoi contarci – esclamò facendomi l’occhiolino.
 
Decisi che era meglio non prolungare ancora a lungo quell’addio, o meglio quell’arrivederci, così mi sciolsi del tutto dall’abbraccio, presi la valigia e mi diressi verso Harry, mio futuro sposo, che mi tendeva la mano.
L’afferrai subito in cerca del suo appoggio che lui non perse tempo a trasmettermi attraverso la sua stretta calda e rassicurante.
Salutai Valerie un’ultima volta con un goffo cenno della mano. Poi lei se ne andò.
 
PARECCHIE ORE PIU’ TARDI
 
-      Spoon, maledetto gattaccio, scendi dalla mia valigia! – strillai.
 
Vi ricordate di Spoon, l’enorme gatto grigio che Valerie aveva deciso di adottare solo ed esclusivamente per recarsi più spesso nello studio veterinario di Liam, di cui era innamorata?
Bene, dovete sapere che alla fine, gira che ti rigira, quella creatura diabolica (perché non esagero nel dire che mai avevo conosciuto un animale più dispettoso) era rimasta a casa dei miei genitori facendo perdere la testa alla mia povera madre.
Queste in pratica erano le sue uniche attività:
·         Mangiare
·         Poltrire sul divano
·         Mangiare
·         Poltrire tra le aiuole del giardino
·         Mangiare
·         Strappare le tende del salone (per poi poltrire)
·         Mangiare
·         Poltrire sulla tavoletta del water impedendo agli abitanti della casa di fare i propri bisogni
·         Mangiare
·         Poltrire (al momento) sulla mia valigia che avrei dovuto svuotare per mettere le cose a posto.
 
-      Lascialo stare! – mi gridò papà dal piano di sotto – è adorabile, non da fastidio a nessuno!
 
Mio padre era l’unico a difendere Spoon, forse perché a lungo andare non erano poi così diversi. In fondo anche a lui piaceva mangiare, poltrire, mangiare … insomma, avete capito!
 
-      Giuro che adesso spedisco quel gattaccio in America da Valerie, così impara! – gridò invece  mia madre dalla cucina.
 
Harry, che era beatamente sdraiato sul mio vecchio letto di adolescente, scoppiò a ridere divertito.
Bella la vita per lui! In casa sua era tutto più tranquillo, non era abituato a certi “drammi familiari”.
 
-      Spoon adesso io … - afferrai un cuscino e mi diressi minacciosa verso il gatto obeso che non appena mi vide fuggì a gambe levate, probabilmente per cercare riparo tra le braccia di mio padre – ecco, ho vinto io! – esclamai trionfante.
-      Ti senti realizzata ad avere vinto una battaglia contro … il gatto? – domandò Harry alzando le sopracciglia in un espressione perplessa.
-      In effetti si – affermai con aria di sfida – e adesso signorino Styles mi faccia il piacere di cominciare a disfare anche le sue di valigie.
-      Ma … sono stanco! – piagnucolò lui come un bambino.
-      Non mi interessa, ti do tre secondi per …
 
No feci neanche in tempo a terminare la frase perché fui interrotta dal suono improvviso di un cellulare, quello di Harry a giudicare dalla sua espressione sollevata.
Il mio fidanzato balzò giù dal letto e corse a recuperare il telefono dalla tasca della giacca.
 
-      E’ Zayn – annunciò dopo aver controllato il nome apparso sul display – torno subito amore.
 
Detto questo, uscì dalla stanza richiudendosi la porta alle spalle.
 
-      Non pensare di essere scampato alle tue mansioni! – gli urlai dietro.
 
Ma ormai non poteva più sentirmi.
Rimasta sola, cominciai a disfare la valigia riponendo le magliette nei cassetti e appendendo pantaloni e vestiti nell’armadio.
Per fortuna non mi ero portata tanta roba poiché la maggior parte dei miei bagagli erano rimasti nell’appartamento di Harry a Londra.
Trovarmi di nuovo in quella camera piena di ricordi mi fece un effetto diverso dal solito.
L’ultima volta che ero tornata a Holmes Chapel portavo ancora molto rancore per il mio passato tutt’altro che semplice.
Adesso però non c’erano più perfide cheerleader pronte a stracciare la mia autostima.
Ero forte, sicura di me … felice.
E per di pù in procinto di sposarmi con l’amore della mia vita. Insomma, non potevo proprio lamentarmi!
 
-      Natalie – esordì Harry rientrando in camera – ho buone nuove.
-      Dimmi – mormorai continuando a dargli le spalle mentre riponevo la biancheria intima nell’ultimo cassetto.
-      Naturalmente non sei costretta a dire di si – riprese lui con tono incerto – però mi farebbe piacere andare … nel senso che sarebbe carino …
-      Harry, cosa vuoi chiedermi? – esclamai spazientita voltandomi verso di lui con le mani sui fianchi.
-      Zayn ci ha invitati a cena a casa sua – rispose lui tutto d’un fiato – possiamo andare? Ti prego! – concluse rivolgendomi un irresistibile sguardo da cucciolo.
-      Ma certo che possiamo andare – esclamai subito euforica – mi farebbe molto piacere rivedere Zayn e tutti gli altri!
-      Perfetto! Allora andiamo lì alle otto, okay?
-      Certo ma … non devi confermare a Zayn?
-      Ehm, no, gli avevo già assicurato che saremmo andati.
-      Senza prima consultarmi? – gli domandai contraddetta – e se fossi stata troppo stanca per andarci?
-      Scusa … - mormorò mortificato - dai vieni qui che ti faccio un po’ di coccole!
 
Secondo Harry, bastava un’offerta affettuosa come quella per farmi sbollire la rabbia … e purtroppo aveva ragione!
Non esitai infatti a fiondarmi su di lui stringendolo forte e affondando il viso contro il suo petto.
Harry mi circondò la vita con le braccia alzandomi leggermente de terra mentre mi lasciava una scia di teneri baci lungo il collo.
 
-      Al liceo non sarei mai riuscito a prenderti in braccio – osservò divertito – eri troppo pesante!
-      Eh già … - commentai. Solo poco dopo mi resi pienamente conto di ciò che aveva appena detto e allora divenni livida di rabbia – Oh Harry, sei proprio uno stronzo!
-      No, io volevo dire che … insomma io …
 
Non volli sentire ragione e mi divincolai per liberarmi dalla sua stretta costringendolo a rimettermi a terra.
Fare riferimento al mio passato da balenottera azzurra … che gesto vile da parte sua!
Harry però sembrava davvero dispiaciuto, probabilmente non intendeva offendermi.
Mise su il broncio mentre i suoi occhi supplichevoli chiedevano il mio perdono.
Oltre che meschino, bisognava riconoscere che quel ragazzo sapeva essere anche infinitamente dolce ma non sarebbe bastati un paio di occhioni dolci a farmi cedere.
 
-      Oh pulcina – Harry venne verso di me a braccia spalancate offrendomi l’opportunità  di un abbraccio che però rifiutai, al che lui le fece ricadere lungo i fianchi  – sei arrabbiata con me adesso?
-      Non chiamarmi pulcina! – ribattei infuriata.  Tra l’altro non mi avevano mai rifilato un nomignolo così ridicolo.
-      Ehm, allora … cucciolo di gallina?
-      Ma no cretino! – esclamai esasperata. Harry a volte era terribilmente ottuso. Poi però sorrisi rendendomi conto che non lo avrei voluto diverso di una sola virgola – sei assolutamente pentito di quello che hai detto, vero?
-      Assolutamente si! – giurò lui portandosi una mano sul petto, all’altezza del cuore – pentito … all’ennesima potenza!
-      Va bene … sbaglio o mi dovevi ancora un po’ di coccole?
-      Tutto tuo baby! – esclamò lui stendendo di nuovo le braccia verso di me.
 
Ci stendemmo entrambi sul letto e rimanemmo lì, aggrovigliati l’uno all’altro, per qualche minuti, crogiolandoci nel piacere di stare finalmente insieme senza alcuna complicazione.
Tra me e Harry era così: non avremmo mai smesso di battibeccare perché sarebbe stato inevitabile date le nostre teste dure e cocciute. L’importante era che bastasse poco per farci fare pace, e anche in quell’occasione la rabbia che provavo nei suoi confronti si dissolse con la stessa velocità con la quale si era andata a creare.
 
-      Nat …
-      Si?
 
Alzai la testa verso di Harry che in quel momento mi stava osservando in un modo del tutto nuovo. I suoi occhi erano così carichi di dolcezza che mi sentii arrossire.
 
-      Ti amo lo sai? E non mi importa quanto pesi. Tu sei perfetta, lo sei sempre stata, perché sei bella sia fuori – mi diede un bacio sulle labbra – che dentro – aggiunse prima di approfondire il contatto tra le nostre bocche.
 
Avrei voluto rispondere in un qualsiasi modo ma non mi fu possibile dal momento che la mia lingua era troppo impegnata a fare altro.
Affondai le mani tra i capelli di Harry, intrecciando le dita tra quei morbidi riccioli color cioccolato mentre lui mi accarezzava dolcemente la schiena da sotto la maglietta.
Ogni volta che mi toccava in quel modo andavo in iperventilazione, anche se ormai avrei dovuto esserci abituata.
E poi il cuore! Avrebbe continuato a battermi sempre così forte anche a distanza di anni?
 Probabilmente si.
 
***
 
-      Ai novelli sposi! – esclamò Louis Tomlinson alzando in alto il suo calice di vino rosso – per un matrimonio perfetto e del sesso da favola!
-      Lou! – esclamammo io e Harry in coro fulminandolo con lo sguardo.
-      A Nat e Harry – ripeterono invece tutti gli altri.
 
Il gruppo al completo si era riunito nel loft di Zayn, attorno a quella che era una tavola piuttosto improvvisata. Io e Niall per esempio, ci poggiavamo su un’asse da stiro!
A parte questo, era davvero bello stare di nuovo tutti insieme.
 
Zayn non era cambiato di una virgola e nel preciso istante in cui l’avevo rivisto, mi ero resa conto che avevo sentito terribilmente la sua mancanza.
Di ciò che entrambi avevamo provato, ovvero un sentimento che andava oltre l’amicizia, sembrava non esserci più traccia. Perlomeno per me era così dato che non riuscivo più a immaginarmi accanto a una persona che non fosse Harry.
Quanto a lui … bèh, speravo con tutto il cuore che l’avesse superata e che provasse per me solo un profondo affetto.
 
Poi c’era Liam, il ragazzo più dolce che avessi mai conosciuto e che mi ero divertita a strapazzare come un peluche riempiendolo di baci.
Harry mi aveva raccontato che in quel periodo si stava frequentando con una ballerina, tale Danielle Peazar, ma dal modo in cui mi aveva chiesto notizie di Valerie, avevo il sospetto che pensasse ancora a lei.
 
Louis inizialmente mi era sembrato più maturo.
Ci aveva parlato del suo progetto di aprire un grande ospedale pediatrico in Kenya, dove avrebbe potuto aiutare tutti quei bambini meno fortunati, un gesto davvero nobile da parte sua.
Poi però, quando aveva proposto di rivestire di nuovo i panni del reverendo Carlson per celebrare il nostro matrimonio, avevo capito che sotto sotto era lo stesso Louis di sempre, quel giovane uomo straordinario dal cuore d’oro a cui volevo davvero molto bene.
 
Infine, anche Niall era sempre il solito ragazzo sorridente, allegro, spensierato e perennemente affamato.
Sebbene non l’avrei mai ammesso, ero felice di poter ascoltare di nuovo i suoi racconti interminabili, ricchi di dettagli assolutamente inutili e che alla fine non avevano neanche una conclusione.
E si, purtroppo aveva ancora quella sua strana fissazione per la mafia cinese!
Ci parlò però anche di una certa Carly che, a quanto avevo capito, era la cugina di Louis, appena trasferitasi da Doncaster per lavorare come pasticcera nel ristornate del biondino irlandese.
 
-      Potevate invitare anche lei a cena – osservai – mi sarebbe piaciuto conoscerla.
-      Ma perché poverina? – ribatté Liam corrugando la fronte – per farla avvelenare con la pessima cucina di Malik?
-      Ehi! Come ti permetti?– esclamò Zayn offeso – la mia cucina è sublime!
-      Amico, non ti offendere – tentò di consolarlo Niall dandogli qualche affettuosa pacca sulla spalla – ma in qualità di esperto ti assicuro che non ho mai mangiato tanto male quanto a casa tua.
-      Ma … ma … - Zayn tentò in tutti i modi di difendersi – vuoi dire che cucino peggio di Natalie?
-      E adesso io cosa c’entro? – sbottai sentendomi chiamare in causa.
-      Mmmh … devo dire che la scelta è ardua – osservò Harry pensieroso – senza offesa amore ma l’omelette che mi hai cucinato l’altro giorno dava davvero il voltastomaco!
 
Tutti i presenti scoppiarono a ridere, fatta eccezione per me e Zayn che rimanemmo imbronciati e in silenzio.
 
Dopo cena, fu davvero difficile trovare un posto dove sistemarci tutti quanti.
Alla fine, gli altri si sacrificarono cedendo il divano a me e a Harry, dato che eravamo gli ospiti d’onore, per poi sedersi a terra tutti intorno a noi.
Non so perché ma quella scena faceva tanto “Biancaneve e i cinque nani”!
 
Parlammo del più e del meno, raccontandoci a vicenda degli ultimi avvenimenti importanti nelle nostre vite.
In realtà non era passato poi così tanto tempo dall’ultima volta che ci eravamo visti eppure ognuno di noi aveva qualche novità interessante.
Ad un certo punto però, le nostre ciarle furono interrotte dal suono del campanello.
Tutti gli sguardi si spostarono subito su Zayn, il padrone di casa, che però non dava cenno di voler muovere un muscolo.
 
-      Devo proprio andare io? – si lamentò.
-      Certo che si! – esclamò Liam spingendolo ad alzarsi – un po’ di buone maniere, per cortesia!
 
Zayn sbuffò mentre si rimetteva in piedi per poi raggiungere la porta a passo lento e strascicato.
Nel frattempo noi avevamo ripreso a parlare (Niall ci stava raccontando di quanto avesse gradito la deliziosa cheesecake preparata da Carly), perciò nessuno di noi fece  caso a ciò che stava accadendo nell’ingresso almeno fino a quando non udimmo un urlo soffocato.
Zayn era in piedi davanti alla porta spalancata, con le braccia inerti lungo i fianchi e la bocca che si apriva e richiudeva ripetutamente senza emettere alcun suono.
 
-      Oddio, cosa succede? – esclamai preoccupata.
 
Lo raggiunsi di corsa e solo quando fui al suo fianco notai la ragazza alta e bruna che attendeva sul pianerottolo il permesso per entrare.
Non aveva un’aria familiare, fatto sta che se non fosse stata per l’espressione altamente infastidita che aveva in quel momento, sarebbe stata davvero molto bella.
 
-      Possiamo aiutarla? – le chiesi cortesemente.
-      E tu chi sei? – sbottò lei in tono piuttosto acido.
-      Potrei farti la stessa domanda – ribattei altrettanto bruscamente.
-      Nat lei è … è …- balbettò Zayn sconcertato - … è mia moglie!
 
SAMMY’S CORNER
Salve girls!
Che bello sapere che molte di voi stanno continuando a seguirmi!
Però mi chiedevo, c’è anche qualche lettrice nuova?
Come vi è sembrato questo capitolo? Magari è un po’ noioso ma era necessario scriverlo per introdurre la storia vera e propria che dal prossimo capitolo comincerà a farsi sempre più intrigante.
Come già sapevate, Melanie (la ragazza bruna alla porta naturalmente) è la moglie di Zayn ma non si sono sposati per amore. Cosa succederà tra di loro? Lo scoprirete nel prossimo capitolo! (oddio hahahaha sembra davvero ridicolo detto così).
E che dire di Valerie? Povera cucciolaaaaaaaaa!!!!
Però vi assicuro che più avanti tornerà a essere un personaggio importante per questa storia.
Sapete che ho anche avuto l’idea di uno spin-off? Avevo in mente di descrivere il viaggio in Kenya di Louis dove naturalmente conoscerebbe qualcuno e poi… okay, meglio non montarsi troppo la testa per ora, anche perché ho già questa e un’altra storia a cui pensare. A proposito, vi andrebbe di leggerla? È su Zayn e inizialmente sarà un po’ drammatica, si chiama “True. Absolute. Eternal.”, se vi interessa questo è il link: 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1755027&i=1
Bene, adesso vado, sotto vi lascio le foto delle tre protagoniste.
In ordine sono: Natalie (alias Emilie Nereng), Carly (alias Cintia Dicker) e Melanie (alias Emmy Rossum).
A presto splendori, recensite in tante!
Baci Sam 

Image and video hosting by TinyPic
Image and video hosting by TinyPic
Image and video hosting by TinyPic


  
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Sammy_