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Autore: heiscodelario    13/04/2013    2 recensioni
Ci sono tante storie d'amore, di ogni genere, corte, lunghe, appassionanti, in cui i protagonisti sono una star e una ragazza normali, o due ragazze, o due ragazzi, ma se questa volta i protagonisti fossero i ricordi?
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo ventiquattro.

Stranamente, appena sveglia, ci metto sempre qualche minuto per capire la situazione.
Quella mattina mi svegliai e faticosamente mi rigirai su un lato. Con gli occhi ancora socchiusi, guardai la mia camera cercando di mettere a fuoco e il mio sguardo cadde sul top nero e i jeans lanciati a terra. Fu allora che mi ricordai della sera precedente, di come ero tornata a casa senza dire niente a nessuno e del pianto prima di addormentarmi.
Sospirai rumorosamente all’immagine vivida nella mia testa di Harry con quella ragazza e mi alzai  per mettermi seduta. Strofinai con le nocche gli occhi impastati di sonno e scesi giù dal letto.
Non sapevo che ora fosse, ma la poca luce proveniente dalla finestra suggeriva che fosse molto presto.
Sfilai la maglia e il pantalone con cui dormivo e indossai un paio di calzoncini e una canottiera e presi dall’armadio una felpa vecchia che legai in vita.
Evitando di fare rumore e non svegliare mia madre uscii. Fuori un leggero venticello scuoteva gli alberi rendendo la strada vuota meno silenziosa.
Accesi l’ipod e spensi la mente e iniziai a correre. Lasciai che i problemi mi scivolassero addosso e venissero calpestati dai miei piedi.
Corsi fino a un parco non molto lontano e lo percorsi più volte fino a quando fui sicura che l’unico dolore del mio corpo fosse quello delle gambe affaticate.
Dopo un’ora, stanca e senza fiato mi lasciai cadere su una panchina e portai la testa all’indietro per calmarmi e prendere fiato.
Ancora con gli occhi chiusi, distratta dal cinguettio di un uccello ai piedi di un albero, non mi accorsi che qualcuno si era seduto al mio fianco. Sussultai quando posò la mano sulla mia spalla.
-Buongiorno Amy- mi salutò il radioso sorriso di Louis.
-Louis mi hai fatto prendere un infarto- dissi tirando un sospiro con la mano poggiata su petto.
-Scusami non volevo- ridacchiò divertito della mia espressione –tieni ti ho preso questa, ho pensato che ne avessi bisogno-
Mi porse una bottiglietta d’acqua che accettai volentieri –Grazie, ma come facevi a sapere che avevo bisogno di bere?-
-Ti ho vista da lontano. Sono abituato a correre anch’io la mattina-
Guardai i pantaloncini da calcio e la maglietta larga che indossava e annuii.
-E di solito corro quando ho bisogno di dimenticare qualcosa- continuò scrutandomi in viso con un sopracciglio alzato.
-Cosa vorresti dire?-
-Lo sai bene. Perché ci state girando attorno?-
Sapevo benissimo di cosa stesse parlando e anche che fingere di non capire fosse stupido ma continuai a farlo -Louis davvero, non capisco di cosa stai parlando-
-Oh Santo Dio, perché fate tutti i finti tonti? Parlo di te e quel cretino di Edward-
-Cullen?-
-Sei molto simpatica Amy ma no, parlo di te e Harry Styles. Avete reso complicato ciò che invece era semplice-
Sospirai prima di parlare –Cosa c’era di semplice?-
-Tutto! Ascolta, se parli di Niall, beh allora fottitene e basta. Loro hanno chiarito, ma per quello stupido orgoglio maschile che si ritrova, Harry non verrà mai a chiederti scusa. Ma sono più che sicuro, anzi scommetto, che lui ti ama. Da quando avete chiusi i rapporti sembra un cavernicolo risvegliatosi negli anni 2000-
Per quanto fosse pessima, sorrisi all’ultima battuta di Louis e risposi –Cosa dici di fare?-
-Quello che credi sia la cosa giusta, tutto ciò che può rendere felice te e lui. Io ora vado, tu pensa a quello che ti ho detto- disse alzandosi.
-Grazie-
Lui annuii e mi rivolse un sorriso dolce e comprensivo prima di correre verso l’uscita del parco.
 
Ero uscita per calmare i pensieri e invece ero tornata a casa con la testa che ne straboccava.
Immobile nella doccia, con lo sguardo perso nel vuoto, lasciavo che l’acqua mi cadesse addosso.
La conversazione di Louis mi aveva del tutto scossa. Secondo lui dovevo fare qualcosa che potesse sistemare la situazione, ma cosa? Parlare sarebbe stato di sicuro un buono inizio ma mi mancava il coraggio.
Stupida e vulnerabile. Ecco come mi sentivo.
Uscii dalla doccia e mi avvolsi nell’accappatoio per poi chiudermi in casa e lanciarmi sul letto.
Dopo qualche minuto qualcuno bussò e la voce dolce di mia madre parlò da dietro la porta -Amy vuoi qualcosa da mangiare?-
Guardai l’orario sulla sveglia. Per quanto fosse ora di pranzo e avessi saltato colazione e cena precedente il mio stomaco era completamente chiuso. –No grazie mamma, magari dopo-
-Sei sicura di stare bene?-
-Certo-
-Va bene tesoro, se hai bisogno di qualcosa sono al piano di sotto-
Sentii il rumore dei suoi tacchi sfumare sempre di più man mano che si allontanava e poi il silenzio.
Mi accucciai tra i cuscini, le parole di Louis rimbombavano ancora nella mia testa vivide e chiare.
Tutto ciò che può rendere felice te e lui.
Se Louis diceva la verità sul comportamento freddo e sofferente di Harry dopo la nostra fine, non capivo perché presentarsi a una festa con una sgualdrina da tre soldi, ma quello era di sicuro un momento in cui dovevo cacciare via il mio orgoglio.
Presi il cellulare dal comodino, aprii la rubrica e scesi fino al nome di Harry. Era arrivato il momento di chiarire tutto e essere finalmente felice.

Harry’s Pov.

-Si mamma tranquilla, ho già preso il pane- sbuffai facendomi strada tra i passanti all’uscita della metro. –Si tranquilla, ho preso anche il latte. Certo che sto attento-
Lei e le sue stupide raccomandazione nei momenti meno opportuni, ma credeva che avessi 5 anni?
-Ora vado, sono in metro-  riuscii finalmente a terminare la chiamata e continuai lo slogan tra i pendolari che riempivano la stazione. Sbattei contro una signora dalla corporatura molto robusta provocando la sua ira e la liquidai con un ‘mi scusi’.
Ora di punta, la peggiore.
Quando finalmente fui all’aria aperta non mi sembrava vero.  Mi incamminai verso casa reggendo le buste cariche di cibo, dovendomi scusare tutte le volte che urtavano qualche passante.
Tra il vociare delle persone sentii distintamente la suoneria del telefono e lo estrassi dalla tasca dietro del jeans. Sicuramente era mia madre con qualche raccomandazione dell’ultimo minuto.
-Pronto?- brontolai reggendo il telefono con la testa.
-Harry?-
Mi bloccai di botto in mezzo alla strada. Quella non era di sicuro la voce di mia madre.
-Amy?- balbettai stupito.
-Si, sono io- rispose la sua voce calma dall’altra parte –Ho bisogno di parlarti-
-Non sono nella situazione migliore del mondo ora ma non fa niente, dimmi-
-Vedi, come dire..-
Riuscii quasi a immaginarmi il rossore sulle sue guance mentre parlava agitando le mani con ansia. Non sapevo cosa stesse per dirmi, ma sorrisi incondizionatamente. Mi era mancata.
-Io voglio chiarire Harry, sono stanca di questa situazione- riuscì a dire dopo aver rigirato le parole più volte.
Un sorriso accompagnò le parole –Vediamoci a casa mia fra poco, va bene?-
-Va bene, allora a fra poco-
-A fra poco-
-Ah Harry..- aggiunse prima di attaccare.
-Dimmi-
Ero diventato così felice quel pomeriggio, solo grazie a due parole dette dalla persona giusta. Mancava una piccolo pezzo di strada per arrivare a casa. Attraversai la strada senza dare conto alle macchine troppo impegnato ad aspettare che Amy rispondesse.
Ricordo di aver sentito, a un tratto, un forte suono di clacson avvicinarsi, poi un urlo di una donna. Quando mi girai per vedere quello che stava successo, Amy stava sussurrando qualcosa ma io non riuscii a sentirlo. Il mio telefono era volato dall’altra parte della strada e io ero caduto a terra.
Ricordo il freddo pavimento di pietra e un altro urlo indistinto.
Poi il buio.
  
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