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Autore: Tayr Seirei    14/04/2013    3 recensioni
[Hiatus]
- E allora questo sarà il nostro gioco, Spel. Io e te. Da soli.
Spel inclina appena la testa, sorridendo serafico. - Sai, una frase del genere, sommata a questo titolo, porterebbe chiunque leggermente fuori strada... non che io non sia d'accordo. Che storia potrebbe mai essere?
Temu ci pensa. Osserva il titolo. Avvampa. Dopodiché, solleva la pistola.
Bang.
- Bene! - Continua la cacciatrice, ignorando Spel mezzo morto sul pavimento. - NO, non è la storia che vorrebbe far sembrare 'sto scemo d'un vampiro. E' più il racconto di come io e lui cercheremo allegramente di farci secchi a vicenda, inseguendoci per mezza Europa! E altre varie cose, tipo un cugino tanto stressante...
- Una carrozza a forma di granchio...
- Ancora vivo? E poi sigilli proibiti, ottimi biscotti, Vampiri di Classe A, B e C...
- E aggiungerei cacciatori pettegoli.
- Aggiudicato. Sul caotico sfondo di una Spagna ottocentesca leggermente steampunk!
[Che descrizione figa *A*! Ha giusto saltato la parte dove si prendono una bella cotta. Prima di cominciare, Atemu/Temu non è l'unico/a genderbendista, Spel è ovviamente Yuugi *^* e nient'altro, duel start!
Blindshipping & Impulseshipping + Pleashipping, Thiefshipping e probabili altre]
Genere: Avventura, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Atemu, Mana, Un po' tutti, Yuugi Mouto
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Gender Bender
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[Dedico il capitolo a quella santa di Soe Mame che, per evitarmi una crisi isterica/prematura dipartita, è stata così buona da mettere l'html al posto mio - A MANO. Grazie!]


Non è mai stata raccontata, questa è la sua storia...





Un colpo d'ala e si fermò, abbastanza vicino - lui - per vedere le persone che si muovevano dietro le finestre delle case affacciate sul mare; abbastanza lontani - loro - per non vedere lui, sebbene la sua figura si stagliasse chiara nel cielo in quella mattina soleggiata.
Inspirò a fondo l'aria salmastra. Gli piaceva, il mare.
Trasmetteva un certo senso di indomabilità... ciò che lui stesso avrebbe voluto essere.
Pontevedra. Anche il nome non suonava male. Aveva scelto un ottimo set per la seguente scena.
E Spel rimase semplicemente lì, sospeso in aria, il sole sul viso e il fragore delle onde sotto di sé.
Certo Temu non sapeva ancora che, fra gli attori, stavolta lui non figurava (dato che il ruolo prescelto per sé era quello dell'autore). Tuttavia, nulla gli impediva di andare a darle un piccolo benvenuto, giusto...? Tanto per essere sicuro che si sgranchisse gambe e braccia prima del vero inizio.
Riaprì gli occhi, quasi pigramente, abbracciando tutta la città assiepata sulla costa con un unico sguardo. Oh, sì, si poteva fare.
Soltanto, prima avrebbe dovuto schivare il grosso uccello meccanico che, al momento, si stava dirigendo, con precisione a dir poco millimetrica, verso di lui, a circa centocinquanta chilometri all'ora.
... eh?
Riprendendosi appena in tempo dal blando languore che l'aveva colto, si scansò quel tanto che bastava per impedire a quel volatile tutto ferro e vapore di schiantarsi contro la sua gabbia toracica.
Mentre il suddetto svolazzava via come se niente fosse, gli lanciò dietro un'occhiata seriamente pessima.
Ovviamente, quei simpatici trabiccoli meccanici mossi dall'energia a vapore cominciavano a diffondersi a macchia d'olio per tutta la Spagna; quindi, perché non adoperarli anche per la consegna della posta? Pittoresco e moderno! Nessuno che pensasse a chi usufruiva del cielo per viaggiare, tsk.
Non che io abbia qualcosa contro un servizio postale più efficiente e sofisticato... Si disse, scompigliandosi i capelli, più incasinati di quelli di Temu, con la mano destra. ... ma gradirei molto se i loro uccelli postini smettessero di cercare di usarmi per il tiro al bersaglio.
... Tiro al bersaglio.

Ci pensò e rise nel ricordo di una pistola argentata e proiettili che gli sibilavano a fianco - proiettili che laceravano i vestiti e si piantavano nella carne. Ma tanto sono pseudoimmortale, LOL.
Potrei dire che, in questo senso, il tiro al bersaglio è una delle costanti della mia "vita"!
Ad ogni modo...

Per quanto originale, era pur sempre un vampiro e non esattamente quel che si poteva definire stinco di santo.
Quindi, del tutto consapevole di quanto fosse... uhm... infantile il suo gesto, tirò una palletta d'energia concentrata all'uccello meccanico, ormai lontano - ma lui aveva davvero un'ottima vista...
E l'uccello, senza troppi problemi, la schivò.
Spel rimase lì, quasi piantato in aria, ad osservarlo con cipiglio corrucciato finché non fu troppo lontano perfino per lui.
... Ma allora cerca davvero di tirarmisi contro DI PROPOSITO.
Scosse con energia il capo; a parte la moltitudine di gente/altri vampiri/cose che cercavano caparbiamente di ucciderlo, aveva attività più urgenti cui pensare. Posò la punta di uno dei lunghi artigli neri sul mento, riflettendo. Cosa c'era da...?
Oh, giusto! Temu-chan!
E si allontanò alla velocità della luce, già pensando a quale simpatico gioco avrebbe potuto organizzare. Fosse mai che la cacciatrice (Pfft-) non trovasse una degna accoglienza al suo arrivo....!

Durante un lungo viaggio, vi sono certo molti metodi per passare piacevolmente il tempo e non soccombere al crescendo di noia che vi coglierà entro dieci minuti dalla partenza.
Si potrebbe, ad esempio, cantare a squarciagola, come stava giustappunto facendo il nostro buon Casimiro alla guida della grande granchiarrozza; tuttavia, visto che la signorina Temu era quel genere di persona che imparava dai propri errori, dopo l'ultima notte passata ad ascoltare canzoni piratesche aveva fatto insonorizzare l'abitacolo. Con tutto l'amore per Casimi, ma non poteva seriamente spararsi ogni volta cinque ore (se andava bene) di canti marinari. Alla fine, ci si ritrovava i neuroni (morti) a forma di anguilla.
Tornando ai modi per ingannare il tempo. Si potrebbe anche, ad esempio, sonnecchiare, stravaccati senza alcun pudore sul soggetto che ha la sventura di trovarsi più vicino; su questo era ricaduta la scelta di Temu, praticamente collassata&spalmata sul braccio di Mana - che con buone probabilità, avrebbe poi avuto bisogno di un triplo by-pass per poter rianimare le sue povere dita atrofizzate.
Oppure ci si potrebbe dedicare a tutta una serie di raffinate e sottili torture ai danni degli altri passeggeri, quello che aveva allettato di più Mana. Per parcondicio, dato che l'amica le stava spaccando un braccio con il suo peso-piuma, era da almeno un'ora che la tormentava nel sonno, passando dal solleticarle il naso con una ciocca di capelli al mordicchiare le sue unghie. (...?)
Un braccio glielo stava spaccando Temu, certo, ma l'altro era libero. E lei era ambidestra.
La scelta più semplice, invece, specie se avete compagnia, potrebbe essere quella di accavallare elegantemente le gambe, inforcare le braccia sul petto e stare semplicemente così, a rimirare le idiozie che compiranno gli altri, verificando anche che nessuna delle suddette sfoci in qualcosa di potenzialmente letale. Questa, come da copione, era stata l'alternativa prediletta da Maha.
Quest'ultima aveva giusto cominciato a chiedersi se fosse il caso di fermare la sua fantasiosa apprendista prima che la signorina le sparasse accidentalmente (seh) su un ginocchio; tuttavia, proprio in quella, Temu si riprese dal coma etilico in cui era piombata. Forse perché, perfino nel sonno, il suo lato tsunderico era stato colpito e affondato dall'affermazione con cui se n'era appena uscita un'insofferente Mana: "Mi sta pure sbavando sul braccio...".
E così la bimba si tirò su, stropicciando gli occhioni violacei e passando fugacemente una manica sulle labbra, così, giusto per. - Io non... yawn... sbavo nel sonno, Mana...!
Al che, l'altra ritenne opportuno uscirsene con un diplomatico: - Tutti sbaviamo nel sonno ogni tanto, su. - L'argomento, in effetti, era interessante (diciamo così) e meritava approfondimento. - Insomma, capita talvolta di sognare cose proprio... be'... sbavose!
- Oh, sì. - Annuì Temu, con fare impietoso, mentre si riassettava. - Immagino che nel tuo caso sia vero quando si parla di una certa testa bionda...
La mora sibilò, stile serpente a sonagli, ma bastò un colpo di tosse di Maha per impedire un bagno di sangue. ... Anche se, tutto sommato, la signorina ha pure ragione a vendicarsi, seppure in maniere così altamente subdole.
- Aspetta! - Trillò Mana, unendo le mani, giuliva - Ma somma maestra, anche tu a volte avrai sognato delle cose che ti hanno fatto sbavare, no?
... Ahia. Anche senza avere poteri magici e doti mistiche, non ci voleva un genio per prevedere la brutta piega che il discorso avrebbe preso di lì a breve....
- Giusto! - Le diede - ovviamente - manforte Temu. - Non ci hai mai parlato degli amanti della tua gioventù, Maha. Insomma, storie d'amore, avventure passionali e torbidi segreti di un misterioso passato!
...?
Maha preferiva non indagare su cosa intendesse per "torbidi segreti"; probabilmente, era da imputare alla mania di leggere QUALUNQUE cosa della signorina - che si fosse imbattuta in qualche dubbio harmony...?
- Gli amanti della gioventù della maestra... - sospirò Mana, sognante, forse figurandosi chissà quale baldo giovane a dorso di cammello. Tutt'a un tratto, però, la scena nella sua testa doveva essersi fatta meno amena, dato che se ne uscì così: - Gioventù... perché tu sei stata giovane, vero, somma maestra? - Domandò, d'improvviso atterrita. - Insomma, non sei... venuta fuori... già grande, no?
Se Temu non avesse fatto notare che Mana, diamine, siamo cresciute insieme., probabilmente la donna avrebbe cominciato a prendere lo sportello a capocciate.
Comunque.
Stavolta, fu Maha a sospirare. - In effetti, molto tempo fa, ci fu... qualcuno. Un bambino. Ma parliamo della mia infanzia...
... A giudicare da come le due fanciulline avevano, nell'ordine: squittito entusiaste; allisciato le gonne; tirato fuori dei biscotti da non si sa bene dove; cominciato a guardarla con occhioni - viola ametista e verde fiume - carichi di aspettativa, a Maha spettava l'ingrato compito di svelar loro tutti gli altarini.
Ovvero, si aspettavano una storia, ora.
Reclinò il collo e alzò lo sguardo, sbuffando appena, ma era divertita. - E va bene, va bene. Vi racconterò qualcosa della mia infanzia. - Non lo faceva certo solo per dimostrare che quelle due sgallettate non erano le uniche ad aver/avuto spasimanti qui e là.
Gli occhi rapiti dai suoi stessi ricordi, iniziò: - La storia di come conobbi Osiris e salutai l'Egitto...

... una storia che sembra antica, ma non lo è.
Un certo pomeriggio, mi trovavo per i vicoli del Cairo. Mio fratello Fares, come al solito, ciondolava in giro, vestendo i panni del perditempo che tanto faceva infuriare nostro padre; il mio scopo era proprio riportarlo a casa prima della tarda sera, in modo da evitare l'ennesima lite.
Non so bene come mi imbattei in quella strana coppia.
Fatto sta che, mentre esploravo i peggiori vicoli in cui però eravamo spesso andati a giocare, quasi andai a sbattere contro un bambino dai corti capelli neri e profondi occhi azzurri. Quando lo vidi, quegli occhi erano offuscati e dalla bocca usciva una fiumana di parole, un po' poco comprensibili a causa della sua palese agitazione. "Aiuto", "Salvatela", "Sta per cedere", "Stiamo scappando". Solo con qualche secondo di ritardo, mi resi conto che, aggrappata mollemente al suo braccio - sembrava vi si reggesse più per forza d'inerzia e la presa dell'altro - v'era una bambina, molto più piccola, dai disordinati capelli biondi. In effetti, quest'ultima aveva gli occhi arrossati e un'espressione sofferente, la fronte imperlata di sudore. Capendo a cosa fossero riferite le richieste d'aiuto, posai una mano sulla fronte della piccola: scottava più del metallo esposto al sole di mezzogiorno.
Come sapete, mio padre ha un lavoro... "particolare", ma, pur non essendo un mago, conosceva alcuni riti di guarigione. La cosa più sensata cui pensai, in quel momento, fu di condurre quei bambini a casa mia, mio fratello ormai lontano dalla mia mente. Proposi loro questa soluzione e il maggiore, forse per disperazione, forse per ispirazione, accettò.
Avevano entrambi vestiti strappati e lerci, gambe deboli: pareva avessero camminato per giorni e giorni, e ciò doveva aver portato al limite la bambina. Strada facendo, non si persero molto in chiacchiere, forse per risparmiare le ultime energie, limitandosi a seguirmi per le strade più tortuose in silenzio. Fu solo quando arrivammo in vista di casa mia, quando ormai avevo rallentato il passo, che parlarono di nuovo. Il bambino, per la precisione. Toccò appena la mia spalla per richiamare l'attenzione e disse, semplicemente: "Io sono Osiris, e lei mia sorella Malika. Grazie per averci ascoltati."
E così, con quelle parole e il cigolio della porta d'ingresso che si apriva, Osiris e Malika entrarono nella mia casa e nella mia vita.
Come avevo previsto, mio padre fu in grado di curare la bambina che, in pochi giorni, tornò in buona salute.
Intanto, sia lei che il fratello erano stati benaccolti in casa nostra, provvisti di nuovi vestiti e di letti dove dormire - Osiris nella stanza di mio fratello, Malika nella mia. Tanto, Fares non era quasi mai in casa e io avrei potuto assistere meglio la bambina durante la sua guarigione, qualora avesse avuto bisogno di qualcosa. Inizialmente, Osiris non parlava quasi mai. Diffidente, Si limitava a sedersi vicino alla sorella e ad osservare attentamente ogni nostra singola mossa, indagandoci con i suoi occhi azzurri, senza mai chiedere o commentare. Malika, invece, appena aveva cominciato a sentirsi meglio, si era sbizzarrita con le domande: come si chiamava la città, quant'era grande, se c'erano tante persone e, oh, come sono i mercati?
Domande che potrebbero sorprendere ma, sebbene loro non l'avessero - né mai l'avrebbero fatto - detto, avevo concluso che dovessero essere in fuga da una prigione, o un qualche posto buio. Soprattutto Malika pareva essere ansiosa di sentirsi meglio e andare fuori a vedere il mondo. Mi pregava sempre di tenere la luce accesa, la notte. "Ho visto fin troppe ombre", si schermiva. I primi tempi usavo delle normali candele, poi cominciai a sperimentare con i miei, all'epoca ancora labili, poteri, per creare luci cangianti che catturassero la sua attenzione di bambina. In effetti, quei giochi di luce le furono graditi - sì, signorina, gli stessi che ho creato talvolta nella sua stanza.
Quando la sorella fu del tutto guarita, invece, anche Osiris cominciò a lasciarsi andare. Appena.
Non posso certo dire che facessimo lunghe conversazioni, ma pareva che ci fossimo conquistati la sua fiducia e, in tal modo, il diritto di parlarci. Era terribilmente riservato, tuttavia... a volte, riuscivo a parlarci. E si concludeva sempre in modo interessante. Una cosa che mi è rimasta particolarmente impressa di lui è che credeva fermamente in quella strana forza chiamata "destino".
Io, tutt'ora, non saprei dire cosa penso di quest'idea.
Invece lui, già a quella giovanissima età, pareva esserne assolutamente convinto. Comunque... forse non parlava con le labbra, certo, ma i suoi occhi compivano tutto il lavoro. Occhi che a volte mi trovavo fissi addosso, occhi velati e apparentemente irraggiungibili. Un suo sguardo riusciva sempre a dire più di parole e parole.
Intanto, si poteva affermare che fossero praticamente entrati a far parte della famiglia: mio padre li aveva ormai "adottati" e trattava i due nuovi arrivati nello stesso modo in cui trattava me.
Non saprei dire cosa ne pensasse mio fratello; era ormai da mesi che parlavamo pochissimo e, per dir la verità, ancor meno lo vedevo in casa. Dopo l'arrivo degli altri due bambini, sembrava essersi fatto ancor più sfuggente, e ad ogni ritorno lui e mio padre discutevano, sempre e ancora, per ore che sembravano infinite.
E a proposito di questo... una sera, Fares e nostro padre ebbero una discussione più violenta del solito. Non arrivarono alle mani - mio padre non potrebbe mai far del male ad un figlio, a prescindere dalla situazione, e mio fratello non era così irrispettoso - ma si dissero cose che sarebbe stato meglio tacere. Parole in cui nessuno dei due credeva, eppure pesavano come macigni.
E semplicemente, Fares... se ne andò. Per l'ultima volta. Sentii la porta chiudersi e, dalla finestra, intravidi la sua ampia schiena allontanarsi, ben presto inghiottita dall'oscurità calante.
Non tornò mai più. Perfino ora, non l'ho ancora rivisto.
Nonostante avessi quell'orribile senso di abbandono fin nelle ossa, non volevo arrendermi all'evidenza: mi precipitai giù per le scale e mi piazzai in cucina, seduta a poca distanza dalla porta d'ingresso, pensando che, nel momento in cui fosse tornato, l'avrei accolto io stessa per fargli una lavata di capo. Ed evitare ciò che, in realtà, era appena accaduto.
Aspettai. Aspettai. Le ore passavano, la notte diventava sempre più buia e silenziosa e la consapevolezza di ciò che era appena stato mi feriva piano, per quanto ancora la rifiutassi.
Alla fine, crollai addormentata. Cosa successe dopo, posso solo immaginarlo.
Il mattino seguente, mi risvegliai alle prime luci dell'alba nel mio letto. Confusa e furiosa, tornai in cucina, pronta ad aggredire chiunque avesse avuto l'ardire di allontanarmi dalla porta e... con mio stupore, nella stanza trovai solo una persona. Osiris. Era seduto sulla stessa sedia dove mi ero sistemata io; fissava attentamente la porta, pareva quasi che fosse in quella posizione da ore.
Quando mi sentì arrivare, si voltò. E sorrise per quella che, a memoria mia, era la prima volta da quando l'avevo incontrato.
"Vogliamo fare colazione insieme?".
Mio fratello se n'era andato. Non potevo farci nulla. Ma... in quel momento, compresi che, anche se avevo perso qualcuno di importante, v'erano anche altre persone da amare.
Avanzai piano verso la porta della cucina e la richiusi bene, quello che la sera prima non avevo avuto il coraggio di fare. Poi mi voltai e annuii nella sua direzione. Non c'era bisogno di troppe parole, nessuno avrebbe potuto saperlo meglio di lui.
Il "grazie" doveva avermelo letto negli occhi.
Da quel giorno, i rapporti fra me e lui cominciarono a divenire più stretti. Senza ovviamente trascurare mai la sorella, capitava che avessimo dei momenti solo e unicamente per noi. Come, ad esempio, quando ci dedicavamo agli studi insieme - sia io che lui ci interessavamo a materie classiche e simili. In special modo, ci divertivamo a studiare legge, interrogandoci poi a vicenda. No, Mana, non fare quella faccia, posso assicurarti che non era un'esperienza così... noiosa e polverosa come potrebbe sembrare, anzi.
Per non parlare, poi, di quando ci dedicavamo all'attività preferita di Malika: l'esplorazione di ogni singolo angolo della città. Non ricordo di essermi mai divertita tanto, da bambina.
Finalmente, io e lui potevamo parlare a lungo e liberamente. Non mi spiegò mai bene da dov'erano scappati lui e la sorella, ma una cosa era chiara come il sole: ci erano profondamente grati per quello che avevamo fatto. "Il destino migliore in cui potessi imbattermi."
Grati a noi, e Osiris in particolare a me...
Come, Mana? Ci siamo mai baciati...? Mh... chissà. Questo lo lascio immaginare a voi...!
Fu un periodo sereno, quello. Sereno e felice. Oh, certo, fu felice anche quello in cui mi trasferii qui e tutto quello che ne conseguì, signorina, ma... non penso di poterlo definire propriamente "sereno e pacifico", ah!
Ma come tutto, anche quella situazione era destinata (come direbbe Osiris) a cambiare.
Dopo un po' di tempo, come sapete, il padre della signorina cominciò a manifestare problemi di salute che, in breve, divennero debilitanti. Mio padre, che ha sempre ritenuto il signor Isidoro il proprio più caro amico e ne aveva un profondo rispetto, non poteva certo restare indifferente: tanto, il suo "lavoro" avrebbe potuto svolgerlo in una qualsiasi parte del mondo, quindi... decise di trasferirsi in Spagna, vicino all'amico, per poterlo aiutare e, nel caso, stagli vicino fino alla fine.
Non subito, ma presto; il tempo di sistemare alcune faccende.
Nel frattempo, anche i fratellini avevano cominciato a comportarsi in maniera un po' strana, uscendo spesso solo loro due e tornando dopo molte ore. Alla fine, per quanto volessi rispettare i loro segreti, chiesi loro dove andassero di preciso; a quella domanda, mi rivelarono che avevano ritrovato, dopo tanto tempo, quello che definirono "il loro fratello maggiore", le loro sparizioni non erano altro che gli incontri con lui.
Già da qui, cominciai ad intuire come sarebbe andata a finire.
Mio padre intendeva, ovviamente, portare via anche loro due, ma... quando ne parlammo, dichiararono di non essere disposti ad abbandonare l'Egitto. "Ci sono cose a cui non si può scappare...", aveva detto Osiris, ermetico come sempre. In quell'occasione, ebbi modo di conoscere anche questo loro fantomatico fratello, Rishid. Avevano scelto di andare a vivere con lui.
In quel caso, non potevamo far altro che accettare la loro decisione, per quanto mi addolorasse molto. Anche mio padre si era particolarmente affezionato a loro. Fu una divisione forzata che fece male un po' a tutti.
Osiris, Malika e Rishid vennero a salutarci, alla partenza. Malika aveva portato con sé una candela che mi consegnò. "Ricordati che la notte è più bella, illuminata." Quella candela non l'ho mai accesa, ma la frase l'ho sempre tenuta presente.
Con Osiris, invece, ci allontanammo per parlare solo io e lui. Aveva due promesse per me.
"Quando tornerai, io sarò qui. Ti aspetterò. E poi, quando quel momento arriverà, vorrei farti trovare un regalo. Quindi... ti prometto che ritroverò tuo fratello!".
Mi lasciò senza parole, lo confesso. Tuttavia, ancora confido nel potere che hanno gli occhi di parlare al posto nostro.
E così, ci salutammo. Non sono - ancora - tornata in Egitto, eppure... ho come la sensazione che, se lo facessi, scoprirei che ha mantenuto la parola data.
Fu triste, sì, però trovai anche delle belle cose ad attendermi, nel regno di Spagna...

"EHI! Io sono Temu, tanto piacere. Tu sei... sei...
... oddio, ma perché ho una memoria così pessima?
Vabbé, non ti preoccupare, dimmi il tuo nome
e non lo scorderò più, promesso!
Benvenuta qui, sono sicura che starai benissimo!
Se qualcuno o qualcosa ti dà fastidio dimmelo e gli
sparerò, va bene?"




- Oh... - riuscì solo a dire la signorina che, dal profondo del suo animo nobile, era quasi sul punto di commuoversi.
Mana, solidale, la prese per mano. - Che storia dolcissima, somma maestra! Davvero!
- Tanto che meriterebbe una trasposizione teatrale. -
L'assecondò l'altra, afferrando il braccio dell'amica e passandosi sugli occhi la SUA manica. - Embé? Avevo prurito alle palpebre. - Asserì, senza scomporsi, in risposta all'occhiataccia che le giunse.
- Comunque, finalmente ho capito! - Mana strinse i pugni e guardò la somma maestra con grande ammirazione (nonostante questo, Maha continuava ad avere la sensazione che il discorso stesse per degenerare...) - La somma maestra non vuole deliberatamente restare zitella per tutta la vita, se non si è mai fidanzata e/o non ha mai mostrato il minimo interesse per un quale che sia maschio... è solo perché sta aspettando il suo amato, e lo aspetterà sempre!
- Ho sempre saputo che sei una persona fedele fino alla fine, Maha.
Maha, che non si aspettava reazioni tanto allegre, dal canto suo stava riflettendo se fosse il caso di portare sottilmente il discorso su un altro binario (leggasi: tergiversare senza il benché minimo pudore) o, in maniera più drastica ma fuor d'ogni dubbio efficace, stordirle direttamente.
- Temu, dobbiamo aiutare la somma maestra a realizzare il suo sogno d'amore e avere un'abbondante figliata. -
Cominciò Mana, lanciatissima, ignorando in tutta tranquillità il "Ma, veramente..." della donna. - Tanto i vampiri ci sono pure in Egitto, no?
Nella mente di Temu apparve una terra da sogno, caldo torrido, sabbia, robe fighe antiche e, soprattutto, niente Seth e niente Spel. O, almeno, era quello che pareva dal suo visino improvvisamente giubilante. - Ovviamente, Mana! Potremmo proprio organizzarci una piccola scampagnata, così...
- ... la somma maestra ritroverà il suo antico fidanzato e potrà sposarsi!
- Sicuramente sarai una moglie magnifica, Maha.
Ormai persa in un mondo tutto suo, la moretta concordò facendo un cenno col capo, estatica. - E anche una nonna magnifica!
- I tuoi biscotti saranno apprezzati, già. - E Temu, visto che li aveva giustappunto nominati, se ne infilò in bocca uno. E vi ricordo che li avevano tirati fuori prima del puccioso flashback.
In seguito a questo dialogo, abbiamo concisamente spiegato come mai Maha considerasse le due a metà strada tra adorabili sorelline minori e la più grande disgrazia della sua vita.
Comunque fosse. Prima che Mana e Temu potessero continuare, detto terra terra, a sbiellare, la granchiarrozza dette un brusco scossone, facendo quasi precipitare il pacchetto di biscotti dalle ginocchia di Temu - Giammai! Sì, furono salvati appena in tempo. -, per poi fermarsi definitivamente.
- Dev'essere successo qualcosa... - ragionò ad alta voce Temu, incontrando il consenso delle altre due.
Poi rimasero così, a fissarsi.
- ... Oh, giusto. - Parlò ancora la cacciatrice imbranata, stirando le labbra in un sorriso; si era appena ricordata di essere lei, il capo. - E' finita la pausa merenda. - Con un sospiro, ma in realtà non era così tanto dispiaciuta (A detta sua, gli imprevisti potevano essere... spassosi), aprì lo sportello e saltò fuori, in mezzo alle spire di vapore prodotte dalla granchiarrozza - che, però, si sarebbero dissolte ben presto. - Casimiro? Casimi!
Chiamò il ragazzo, attraversando ad ampie falcate la cortina nebbiosa. Quando il suo campo visivo fu finalmente libero, si rese conto di due cose: uno, Casimiro era sceso dalla carrozza, e questa non era una buona cosa.
Due: ... proprio in mezzo alla strada, c'era un'enorme barriera composta da... alberi caduti. Ma non erano classici alberi caduti, no: erano alberi fatti a rondelle, le suddette poi impilate ordinatamente una sull'altra, fino a formare un muro di colonne di legno.
... Ma
WTF.

- Spel. - Sibilò soltanto, stringendo il pugno e poi simulando un sorriso colmo di gratitudine (?). - Grazie, grazie davvero, per tutte le premure che hai nei miei confronti!

E, lei non poteva saperlo, ma a pochi metri di distanza in senso orizzontale e MOLTI metri di distanza in senso verticale, Spel si era gonfiato d'orgoglio, pensando all'incirca "Oh, come sono innovativo!".
Tuttavia, sicuramente se lo immaginava.


Fine quarto capitolo - Ebbene sì.

Note | Curiosità
- Il fantomatico fratello di Maha, Fares, non è un OC - non proprio, almeno XD. Sarebbe il Mago Nero abbronzato, con capelli bianchi e pizzetto di Pandora. Il nome gliel'ho dato io, sì.
- "Isidoro", come dovrebbe essersi evinto dal testo, è il nome che ho scelto per Aknamkanon in questa storia. Non mi piace tantissimo, tuttavia non c'era proprio altro che ricordasse il suo (a parte Aquilino e, per favore, no). Isidoro, comunque, è di derivazione egizia. ^o^ (Iside d'oro/Regalo di Isis).
- Le parti che di tanto in tanto troverete corsivate e centrate non sono dette da nessuno, solo dei ricordi che li colgono talvolta. L'ultima parte del flashback di Maha - la presentazione di Temu - è una cosa cui pensa solo lei (naturalmente, perché le altre due lo sanno benissimo che è successo quanto si sono incontrate e non avrebbe avuto senso inserirlo nel racconto. XD).
- Sarebbe dovuto essere già chiaro dal primo capitolo, ma magari qualcuno non ci aveva fatto caso. Comunque, sì, Spel può stare anche al sole, in seguito verrà spiegato perché.
- Non ne ho fatto il nome e in questa fanfic probabilmente neanche apparirà, ma il padre di Maha e Fares sarebbe Karim. U.U'
- Siccome sono un amore (?) e con i nomi si comincia a delirare, ho preparato l'elenco dei nomi dei PG in Spell e delle loro corrispondenze: QUI. Ci sono anche i cognomi (non di tutti, per alcuni ci sto ancora lavorando).
Ovviamente, ho scelto anche vari altri nominativi, ma ho reso pubblici solo quelli non spoiler. ù-ù


Yoh!
... Eh, sì. Sto aggiornando. Presto. Di nuovo. Potremmo prenderci gusto, eh? *A*
*Mi fa un effetto strano...**... molto strano*
Oh, well. Di questo capitolo, più che altro, mi inquieta che inizialmente sarebbe dovuto essere solo la parte iniziale di tutt'altro - ovvero la prima parte di Pontevedra - il flashback, invece, ha fatto da protagonista. Dato che a scrivere pure tutto il resto veniva una cosa immensaH, ho preferito tagliare (e nonostante tutto, il prossimo capitolo sarà suddiviso comunque!).
Ebbene, abbiamo svelato altri due genderbendisti: Osiris e Malika, ovvero Isis e Malik! *Yeee*
Che, sì, in futuro riappariranno cresciuti e magari un po' meno pucci, ma sicuramente interessanti in altri sensi, LOL.
Quanto al fratello di Maha, invece, due parole. XD
Qualche settimana fa, mentre parlavo con Soe, ad un certo punto ho commentato che ancora mi chiedevo chi o cosa fosse il Mago Nero stralunato di Pandora (se tutte le carte sono Ka, quello da dove...?). E Soe se ne uscì con "E' il fratello di Mahad." Di tutta risposta, io dissi: "Se fosse così, lo vedrei come un tipo scansafatiche e attira guai, di quelli che causano sempre problemi.". Dopo ho pensato al passato di Maha e... be', sì, è andato da sé. XDD *Saluta Soeluche*
Ah, sì: nella prima parte vediamo direttamente il PoV di Spel perché sto sclerando che lo voglio in scena, cazzo. Sbrigati a tornare, pirla. <3
E bene, passiamo ai ringraziamenti, neh? Quindi, tante grazie e un pacchetto di biscotti di Maha a: JennyMatt, nefertiti91, uranie, Aidalya, Riley_S, _Morgan, Hikari93, Agnese_san, frabells, gatta1290, Shenhazai, Milady Ophelia, ikarikun e Soe Mame! Che hanno aggiunto a Preferiti/Seguite e(o) recensito il precedente capitolo. ^o^ Ma quanto vi amo! E amo tanto anche tutti i miei lettori, anche se silenziosi! Venite, un abbraccio di gruppo! (?) *Abbraccia tutti*
E ora vi saluto! *A*
Bye!


  
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