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Autore: _echo of lost voices    14/04/2013    9 recensioni
«Austen, Bladerck… questi sono i vostri compagni di penna. Vedete di non deludermi.» E se ne andò. Sbirciai sulla scheda e lessi:
- Louis William Tomlinson.
- Nato il 24 Dicembre 1991 a Doncaster, Inghilterra.
- Residente a Londra, Inghilterra.
- 20 anni.
- Maschio.

«Porca puzzola!» esclamai sgranando gli occhi, e sentii Zoey accanto a me trattenere il fiato.
«Charlene, Charlene leggi quà!» Disse passandomi il foglio e tremando per l’eccitazione. Io le passai il mio e lessi i dati del compagno di Zoey.
- Niall James Horan.
- Nato il 13 Settembre 1993 a Mullingar, Irlanda.
- Residente a Londra, Inghilterra.
- 18 anni.
- Maschio.

Ci guardammo per un attimo, e poi non potemmo più trattenere la gioia.
«Andremo a Londra!» urlammo in contemporanea, e attirammo l’attenzione di tutta la classe, compresa la capra.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The magic of Flowers;


 

Chapter twenty-two.
“I don’t remember.”

 
Pov Charlene.
 
Ventisei giorni. Erano passati ventisei giorni da quando il mio corpo mi aveva abbandonata. L’avevo sentito dire da mia madre quella mattina. C’era qualcosa che non andava… perché non riuscivo ad aprire gli occhi? Perché non riuscivo a tornare indietro? Loro continuavano a supplicarmi, continuavano a piangere, a disperarsi, ma io non riuscivo ad accontentarli. C’era come una barriera che mi impediva di ricongiungermi al mio corpo, una barriera che mi teneva lì, schiacciata nel vuoto ad un passo dalla vita e dalla morte.
«Charl…» Mi chiamò una voce. Zoey?
«Charl, ascoltami… Io… io non ce la faccio più. Giuro… giuro che se non apri immediatamente quei tuoi fottuti occhi… Torno anch’io in Italia con te. Lascio Niall, lascio i ragazzi, lascio Londra… lascio tutto, e torno in Italia. Non riesco più a vivere così… Niall è cambiato, sembra vuoto, spento, e mi concede rari momenti della sua vecchia personalità. Non ride più, non scherza più… non parla quasi più. Liam e Harry sono dei fantasmi, vagano per casa con un silenzio immane: te li ritrovi davanti e neanche te ne sei accorta! Sono silenziosi, ancora più di Niall, e ormai stanno diventando dei vegetali. Gli manchi, Charl. Manchi a tutti. Louis passa tutte le sue sere in locali poco affidabili ad ubriacarsi e scoparsi troie. Dice che lo fa per dimenticare. Forse lui soffre più di tutti noi, ed è per questo che reagisce in questo modo. E Zayn… Zayn non vive più, Charl. Zayn è morto dentro. Vaga per casa con la mente altrove, e spesso va a finire anche contro le porte e i mobili talmente è distratto. L’altra mattina sono passata davanti alla sua camera, e la porta era socchiusa. L’ho aperta, e l’ho trovato seduto sul letto, e stava… stava piangendo. I suoi occhi… Dio Charl, i suoi occhi… non ho mai visto occhi così… vuoti. E… manchi anche a me, Charl. Mi manca la mia migliore amica. Io davvero non ce la faccio più ad andare avanti così… torna da me…» Prese a singhiozzare, e qualcosa scattò nel meccanismo complicato del mio coma. Improvvisamente mi sentii attratta dalla voce di Zoey, sentivo di non star più vagando nel vuoto, ma stavo lentamente andando incontro alla realtà.
E poi li sentii, forti e chiari: i miei sentimenti.
C’erano malinconia, tristezza, dolore, rabbia, delusione. Erano tutti concentrati in una stretta attorno al mio cuore… il mio cuore, che il quel momento sentivo pulsare frenetico nel mio petto. Ce l’avevo fatta, ero sveglia. Ero tornata da loro.
Finalmente avevo ripreso a respirare.
 
 
Pov Zoey.
 
Una stretta ferrea attorno al mio polso attirò la mia attenzione, ed alzai di scatto il capo, che avevo poggiato sul materasso quando le lacrime avevano cominciato a decorarmi il viso. Inaspettatamente, due occhi di un verde acceso si incastrarono nei miei, ed il mio cuore prese a battere frenetico. Non riuscivo a crederci. Era successo davvero.
Charlene si era svegliata, Charlene respirava, Charlene… mi stava guardando confusa.
«Charl!» Urlai buttandole le braccia al collo, e la strinsi forte a me, riprendendo a piangere freneticamente.
«C-chi sei?» Mi chiese lei incerta dopo qualche istante di silenzio, ed il mio cuore perse uno, due, tre battiti!
Allentai la presa, fissando nuovamente il mio sguardo nel suo.
«N-non ti ricordi di me?» Chiesi con un groppo in gola. Lei negò incerta con il capo. Il mio labbro inferiore prese a tremare freneticamente, prima di essere sommerso dalle mie lacrime.
«C-come ti chiami?» Le chiesi balbettando, e lei mi guardò incerta, pensandoci su.
«Io… io non lo so.» Disse con voce spaventata, ed io la guardai scandalizzata. Mi alzai di scatto e corsi fuori da quella stanza. Vagai freneticamente con lo sguardo lungo il corridoio, e quando individuai un’infermiere che parlava con un dottore, corsi da loro con le lacrime che scorrevano lungo le mie guance.
«Signorina Bladerck, cosa le è successo?» Mi chiese il dottore inarcando un sopracciglio, ed io scossi la testa in modo agitato.
«Si è svegliata, Charlene Austen si è svegliata! Non ricorda più niente, non ricorda più nemmeno il suo nome!» Gettai fuori tutto d’un fiato prima che i singhiozzi me lo impedissero, ed il dottore sgranò gli occhi.
«Oh no, era prevedibile.» Sussurrò all’infermiere, prima di cominciare a correre verso la stanza di Charl. Entrò bussando alla porta, e quando la vide sveglia, non potè fare a meno di lasciarsi scappare un sorrisetto sollevato.
«S-salve.» Lo salutò Charlene incerta, e lui ricambiò il saluto con un sorriso rassicurante.
«Ciao, come ti chiami?» Chiese l’uomo guardandola con occhi tranquilli. Come faceva, non riuscivo a capirlo: io avevo la tempesta dentro.
«N-non lo so.» Rispose lei ancora una volta.
«Quando sei nata?» Continuò lui imperterrito.
«Non lo so.» Rispose lei questa volta leggermente più irritata.
«Come si chiamano i tuoi genitori?» Chiese lui appuntando qualcosa su un foglio.
«Non lo so, diamine, non lo so! Non mi ricordo un cazzo!» Sbottò lei, arrossendo subito dopo per aver alzato i toni. L’uomo annuì appuntando l’ultima cosa sul foglio.
«Bene, temo di doverti informare che sei vittima di una forte perdita di memoria. Con il tempo potresti uscirne, magari chiedi a qualcuno di portarti nei posti che prima erano più significativi per te, o di ascoltare delle canzoni, leggere dei libri, tutto quello che vuoi. Ma, la cosa più importante, -e qui mi rivolgo soprattutto ai tuoi familiari ed ai tuoi amici-, nessuno deve raccontarti assolutamente niente della tua vita, altrimenti rischiamo di peggiorare la situazione. Devi essere tu a ricordare, devi farlo da sola. Tutto chiaro? So che ce la farai, non sei una che molla.» Detto questo, lasciò la stanza, lasciandosi dietro un silenzio pesante. Io guardavo lei, lei guardava il vuoto.
Non c’era più niente, niente. Non c’erano più i nostri ricordi, le nostre parole, le nostre cazzate, il nostro affetto. Niente più di tutto questo. Tutto svanito nell’aria.
«Posso sapere almeno come mi chiamo?» Chiese lei dopo un po’ con voce tagliente.
«Charlene Austen, sei nata in Italia da una famiglia Italiana e ci troviamo qui a Londra per un viaggio studio.» Spiegai con voce tremante, e lei annuì lentamente.
«E tu come ti chiami?» Mi chiese dopo un po’, e fu come se qualcuno mi avesse lanciato un pugno mortale nello stomaco.
«Z-zoey Bladerck.» Risposi tremante, e lei annuì ancora una volta.
«E sei qui perché…?» Mi chiese alludendo ad un punto di domanda alla fine della frase.
«Sono qui perché… sono la tua migliore amica.» Risposi respirando lentamente, e lei spostò velocemente il suo sguardo su di me.
«Davvero?» Chiese sgranando gli occhi, ed io annuii lentamente in risposta.
«Posso abbracciarti?» Chiese dopo due minuti e trentasette secondi di silenzio. Si, stavo contando il tempo.
Mi avvicinai lentamente a lei, prima di essere avvolta da una stretta ferrea, piena di paura, angoscia, tristezza. E, in quel momento, mi sembrò che per un attimo tutto fosse tornato al suo posto. Ma poi la realtà tornò a schiacciarmi come una misera formica. Lei non ricordava, era inutile illudersi.
«Io… io devo fare una telefonata. Torno subito…» La informai, e lei annuì guardandomi preoccupata. Mi avviai con passo tremante verso la porta della stanza, l’aprii, e mi sedetti sui sediolini posti davanti alle camere nel corridoio, curandomi bene di chiudermi la porta alle spalle. Cacciai il cellulare dalla tasca, digitai quel numero, e lo guardai incerta prima di schiacciare il tasto verde. Alla fine del secondo squillo, una voce ansiosa raggiunse le mie orecchie.
«Zoey? E’ successo qualcosa? Sei stanca? Vuoi darmi il cambio? Stavo giusto venendo lì in ospedale!» Mi chiese tutto d’un fiato, ed il mio respirò si bloccò in gola.
«No Zayn, n-non venire qui.» Gli dissi cadendo nel panico, e lui smise di respirare assieme a me. Iniziai a contare: uno, due, tre, quattro…
«Che vuol dire che non devo venire lì?!» Sbottò cominciando ad infastidirsi.
«Zayn…» cinque, sei, sette…
«Zayn, accosta. Ferma quella maledetta macchina.» Gli dissi, e sentii un rumore di freni dall’altro lato del telefono. Otto, nove, dieci…
«Mi vuoi dire che diavolo sta succedendo?!» Urlò, ed io chiusi gli occhi, cominciando a piangere, ancora una volta. Undici, dodici, tredici…
«Zayn, Charlene si è risvegliata.» Potei giurare di aver sentito il suo cuore cominciare a battere frenetico, nonostante la distanza.
Quattordici, quindici, sedici…
«Ha perso la memoria, Zayn. Non ricorda più niente. E’ tutto finito, tutto. Non c’è più niente di tutto quello che c’era prima! Non ricorda più nemmeno il suo nome!»
Silenzio.
Un rumore di ruote sull’asfalto, un grido disperato, e poi il silenzio.
Zayn, non sarebbe mai più tornato in quell’ospedale.
Zayn, non avrebbe mai più incontrato gli occhi verdi della sua Charlene.
Zayn... avrebbe dimenticato anche lui, con il tempo. Oh si, lui voleva dimenticare.
Zayn, non avrebbe più amato.
Zayn… Zayn stava per prendere il primo volo per un posto lontano, il Messico forse, o la Florida. Nessuno poteva saperlo: Zayn stava scappando da tutti, persino da se stesso.
Ed ora toccava a me, riprendere in mano la situazione.
Dei passi frettolosi attirarono la mia attenzione, e appena vidi i genitori di Charlene correre nella sua stanza, il cellulare mi cadde dalle mani. La chiamata terminò.
Delle urla provenivano dall’interno della stanza, la madre di Charlene stava urlando disperata mentre il marito cercava di calmarla, nonostante le lacrime stessero rigando anche il suo viso.
Riuscii a cogliere solo una frase in tutto quel caos, una frase che mi fermò il cuore.
«Prepara le valigie, oggi torniamo in Italia!»
Mi lasciai scivolare lungo il muro, coprendomi la bocca con una mano, mentre i singhiozzi mi percuotevano il petto.
Era tutto finito, tutto.


Give me looooove, like her!

Ebbene si, sono riuscita a pubblicare!
*stappa lo spumante*
Okay, so che ad ogni capitolo mi state odiando sempre di più,
ma io vi avevo avvisati che i tempi belli erano finiti D:
e le sorprese non sono ancora finiiiite uu
Preparatevi, lol.
Sinceramente non ho molto da dire su questo capitolo,
spero che vi sia piaciuto, davvero.
E' uno dei miei passaggi preferiti della storia c:
Come spero che abbiate capito (lol), Zayn non è andato in ospedale
quando ha saputo la notizia, ma è partito direttamente verso l'aereoporto.
Si, va via.
No, non credo che tornerà.
Almeno non per ora (?)
Bah, io non vi dico niente. uù
Vaaaaabbuò, scappo altrimenti mia madre mi lincia lol
E' mezz'ora che mi dice di spolverare la sala, ed io le rispondo sempre:
tra cinque minuti, ma'.
loooool
Vi lovvo tutti (?)
#peaceloveandnondrogatevi.

-Zia Roby
*giallo piscio il ritorno :')*

  
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