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Autore: svegliaminiall    15/04/2013    7 recensioni
Dal primo capitolo:
“Perché non ho imparato a nuotare da piccolo, come tutti i bambini di questo mondo?
[…] Per di più, conciato in questo modo ridicolo, con ancora il tappa-naso e gli occhialini, chi mai vorrebbe parlare con me? Sarò lo zimbello di tutti, già lo so. Però...okay che sembro un idiota, ma sono comunque Zayn Malik, cazzo!”
- - -
Bentornate! Eccomi qui con una nuova storia (dalla presentazione orribile) che non sarà una cosa molto impegnativa ma una semplice e breve commedia con uno Zayn un po' diverso dal solito, alle prese con un'istruttrice di nuoto un po'...particolare che lo farà morire (in tutti i sensi).
Buona lettura!
[LA STORIA SARA' RIPRESA A BREVE, TRANQUILLE, NON LA ABBANDONO]
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2: Sei già cotto, amico

Il nero che mi offuscava il cervello comincia a rischiararsi, la mia mente è sempre più sveglia e cosciente e riesco così a percepire il mio corpo, seppur limitatamente. Perciò, oltre a prendere coscienza di me, riesco a sentire uno strano fastidio alla gola, un forte bruciore che mi tormenta.
Il tutto è accompagnato da un'altrettanta strana pressione che sento sul naso, come se mi stessero impedendo di respirare. Già faccio fatica ad immettere aria nei polmoni tramite la bocca, chi è che mi tappa il naso?
Poi percepisco un'ulteriore pressione...sulle labbra. Una pressione non fastidiosa, anzi. Una pressione...
Apro di scatto gli occhi, mi sollevo alla velocità della luce e comincio a tossire sputacchiando acqua che sa di cloro. Porca miseria che schifo! E che male alla testa! La sento girare, come impazzita, e i miei occhi non riescono ancora a mettere a fuoco la situazione.
Dopo pochi secondi riesco però ad intravedere una figura davanti a me e...oh santo cazzo.
Perché l'unica cosa che riesco a vedere è uno – splendido – paio di tette?
E perché, pur avendo la mente ancora annebbiata, il mio amichetto laggiù si è già ben svegliato?
Distolgo immediatamente lo sguardo per evitare figure imbarazzanti, lo rivolgo sul viso della mia istruttrice che mi guarda preoccupata e poi lo sposto ancora su...Harry?
«Amico, come stai?» chiede quest'ultimo.
Come sto? Beh, mi gira la testa, rischiando di affogare ho fatto la figura di merda peggiore della mia vita, sono eccitato per aver visto solo un fottuto paio di tette – coperte, per di più – e mi brucia la gola. «Bene» rispondo invece incerto.
Una risata fuoriesce dalla bocca di Harry, che comincia a prendermi in giro, ci mancava soltanto questa. «Ti giuro, vederti cadere come un'idiota è stata la scena più esilarante alla quale io abbia mai assistito in vita mia!» ride nuovamente il mio “amico”.
«Si, bene, tornatene dalla tua bionda» rispondo io in malo modo. Non poteva evitare di ridicolizzarmi davanti a tutti?
Non appena si volta per andarsene l'istruttrice si rivolge a me. «Sei sicuro di stare bene? Se vuoi posso portarti all'infermeria» propone leggermente preoccupata.
«No, davvero, sto ben...» sto per rassicurarla ma vengo interrotto da una voce maschile.
«Signor Malik! Finalmente la conosco» un omone enorme mi si avvicina per stringermi la mano. Santo cielo, perché mi da del Lei? Mi mette in soggezione. «Sono il direttore di questa piscina, non capita spesso di avere una star tra i nostri clienti» si presenta.
Gli porgo la mano, facendo il modesto per non attirare ulteriormente l'attenzione delle altre persone presenti nella struttura.
Poi lo vedo rivolgersi a Stefania. «Signorina Allegri, esigo una spiegazione, ha per caso lasciato il nostro cliente senza soccorso in caso di necessità?».
Vedo Stefania farsi seria. «Beh, Direttore, io stavo prendendo il materiale e...».
«E hai pensato bene di lasciare il signor Malik da solo?»
«No, cioè...io...». La vedo in difficoltà, probabilmente se mi fosse successo qualcosa la responsabilità sarebbe stata sua.
«No, Signore, Stefania era accanto a me quando sono scivolato, è stata una mia sciocca svista, perdoni questo piccolo imprevisto» mi intrometto io, capendo che il direttore non l'avrebbe presa bene.
«Oh, d'accordo, come si sente adesso? Signorina, accompagni il nostro cliente all'ospedale, meglio non rischiare» decreta il direttore.
«No guardi, davvero, sto bene» ribatto io.
«Si lasci almeno accompagnare nell'infermeria e salti la lezione di oggi» continua imperterrito, per poi ordinare a Stefania di accompagnarmi.
Ci guardiamo entrambi con aria rassegnata, ma poi la ragazza mi fa segno di seguirla, saluto il direttore e mi avvio verso l'infermeria.
I primi minuti sono quelli più imbarazzanti: camminiamo per i corridoi deserti e né io né Stefania apriamo bocca. Mi sento davvero idiota, ma non so cosa dire.
La prima ad interrompere quel silenzio imbarazzante è lei. «Grazie per avermi coperta, prima» sussurra «il capo sarebbe stato capace di licenziarmi».
«Figurati» rispondo soltanto, infondo non ho fatto niente di così importante.
«E scusa, probabilmente non sarebbe successo nulla di tutto ciò se fossi rimasta» continua però lei.
«Davvero, non è un problema, anzi! Così oggi salto la lezione» rispondo entusiasta, ricordandomi questo piccolo – e favoloso – dettaglio.
Lei ride, e giuro di non aver mai sentito una risata così bella in vita mia. «Tranquillo, ci sono ancora quasi due ore, volendo fai in tempo a riprendere l'allenamento» sorride beffarda, spalancando una porta gialla.
Io la guardo sorpreso, stupito per il fatto che sto riuscendo a dialogare con lei, inizialmente mi era sembrata così
distaccata e fredda. «Ora che ci penso, non mi sento ancora molto bene» fingo, sdraiandomi sul lettino dell'infermeria e causando un'altra risata da parte della ragazza.
«Perché non vuoi imparare a nuotare?» chiede poi curiosa, sedendosi accanto a me e porgendomi un borsa di ghiaccio prelevata dal freezer.
Rimango sorpreso da quella domanda, sembra davvero interessata e non so cosa rispondere.
«Beh, io...» comincio imbarazzato «io ho paura dell'acqua. E ho paura dell'acqua perché non so nuotare. E non so nuotare perché ho paura dell'acqua. È un circolo vizioso che devo spezzare, ma non voglio» spiego sorridendo.
«Come fai ad averne paura? L'acqua è...fresca, avvolgente, rilassante» mi contraddice lei.
«Forse perché tu la vedi da un altro punto di vista, ma ognuno ha le sue paure. Magari tu sei cresciuta nuotando, da bambina. I miei invece non mi hanno mai insegnato» ribatto.
«Credo di aver imparato a nuotare a due anni» sorride, pensando al passato «vivevo in Italia, in un paesino sulla costa Toscana, era bellissimo».
Sorrido a mia volta, vedendola persa nei suoi ricordi, serena e bellissima.
Oddio, perché faccio questi pensieri sdolcinati? Cosa mi sta succedendo?
«Ci sono stato in Italia!» dico per non pensare «ma non al mare, tu come mai sei venuta a vivere a Londra?» chiedo.
«Volevo cambiare aria, essere indipendente. Ho tre fratelli maggiori che vivono ancora in casa dei miei genitori e l'ho sempre trovato squallido. Al liceo ho studiato lingue e amavo l'inglese, ho sempre voluto trasferirmi in Inghilterra, così, finite le superiori, sono venuta qui» spiega come se niente fosse.
«Insomma, eri la ribelle della famiglia» sorrido «da quanto sei qui?»
«Quattro anni» risponde lei sicura.
Quattro anni? Un momento, le superiori si finiscono a diciotto o diciannove quindi Stefania ha...ventidue-ventitré anni? Wow è più grande di me, non avrei mai pensato di poter stare con una ragazza più grand...”
Zayn, dannazione, cosa c'entra questo?! Tu non starai con lei, perché semplicemente non ti interessa. La conosci da mezz'ora e già pensi a queste cose? Idiota.” Ecco la mia metà di cervello razionale che torna a rompere i coglioni.
«Togli pure il ghiaccio, ora ti metto uno spray che fa miracoli» mi dice sorridendomi e avvicinandosi per studiare bene il bernoccolo. «Hai preso una gran bella botta, come cavolo hai fatto a cedere?» chiede poi ridacchiando.
E io cosa faccio? Continuo a guardarla incantato, ora che mi è così vicina non riesco a staccarle gli occhi di dosso. «Emm» balbetto «sono inciampato su una papera di gomma» spiego senza smettere di guardarla.
«Su una papera? Cosa?!» e la sua risata non tarda ad arrivare. Mi piace tantissimo il modo in cui ride, gli si forma una fossetta sulla guancia destra, solo su quella, le brillano gli occhi e posso vedere i denti perfetti e bianchissimi che compongono il suo sorriso.
Subito comincio a ridere con lei che poi si ferma e mi guarda. «Come si fa ad inciampare su una papera e a rischiare l'osso del collo per esseri inciampati in un modo tanto ridicolo?» ride.
«Senti, Miss» mi fingo offeso «non siamo tutti come te».
«Certo, se fossimo tutti come me, il mondo sarebbe perfetto» scherza, strappandomi un sorriso. Non pensavo che potesse rivelarsi tanto simpatica, sono piacevolmente sorpreso.

Una volta messo lo spray sulla mia – gigantesca – botta, Stefania mi propone di tornare in piscina a cominciare questo maledetto corso. E io, davvero, provo a convincerla a non sottopormi a quella tortura, la imploro in ogni modo possibile – beh, forse non proprio ogni – ma ugualmente non riesco a convincerla, così poco dopo sono costretto a seguirla nuovamente verso le vasche.
«Almeno non andiamo nella piscina olimpionica ma in quella dove si tocca!» gioco la mia ultima carta «infondo sono ancora sotto shock per l'accaduto» sorrido furbescamente.
Lei mi guarda alzando un sopracciglio e senza – ahimè – credermi, ma – non so per quale oscuro motivo - accetta ugualmente la mia proposta, ridendo ovviamente, e dirigendosi verso la piscina per bambini. Che imbarazzo.

Okay Zayn, calmati. Non sembri un deficiente, no. Sembri solo un pirla. Perfetto.
Mi sento come un bambino che non sa nuotare, con la mamma che gli insegna. Perché in questo momento Stefania mi sta tenendo a galla reggendomi con le mani sul torace e la pancia, mentre io, a pancia in giù sull'acqua (dove
dovrei galleggiare) sbatto i piedi provocando una miriade di schizzi e cerco di muovere le mani in contemporanea. In poche parole: lei mi tiene su e io mi muovo a caso. Non mi sono mai sentito più in imbarazzo in tutta la mia vita, davvero. Voi non avete idea di quanto sia alto il livello di vergogna che sto provando in questo momento.
Anche perché – come se la situazione non fosse abbastanza disperata – Stefania non fa che ridere. È più di mezz'ora che stiamo “nuotando” e lei non ha smesso un secondo di ridere di me, facendomi sentire una femminuccia incapace.
«Okay, basta così, Zayn. Sei un caso perso!» sorride.
«Senti, non ho mai nuotato in vita mia, cosa ci posso fare?» chiedo retoricamente, scherzando anche se mi sento un idiota.
«Per oggi può bastare, ci vediamo domani» mi sorride lei.
La saluto e poi mi dirigo verso Harry che, già pronto, mi sta aspettando all'ingresso degli spogliatoi.
«Malik, permettimi di dire una cosa» comincia subito Hazza non appena mi vede avvicinarsi a lui «lei è una figa e tu sei già cotto, amico».


***


Si, lo so, questo capitolo non convince neppure me. Si prendono subito troppa confidenza l'uno con l'altra, vero? Boh. E poi non l'ho neanche riletto perciò perdonate gli eventuali errori.
Comunque sia, eccomi qua con questo capitolo che spero vi sia piaciuto, magari ditemi una vostra opinione, ditemi se cancellare questo scempio o se continuare questo scritto. Insomma: fatevi sentire! Ahahah.
L'abbigliamento è ovviamente lo stesso del capitolo precedente, quindi niente link.
Detto ciò vi saluto e spero di risentirvi al prossimo capitolo!
Un abbraccio a voi che recensite, che mettete tra le preferite (grazie *-*), o che leggete in silenzio!
A presto,
Lucia.
P.S: Vi lascio con questa gif che AMO.


(guardate come sono bello)
- Z.

   
 
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