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Autore: Gienah    15/04/2013    1 recensioni
Melina non è come le solite protagoniste di questo tipo di storie. Lei non è romantica, è indipendente, solitaria e soprattutto non rinuncerebbe mai alla sua libertà per un uomo. Ha paura di ciò che non conosce ma quando la sua gemella muore davanti ai suoi occhi non ha esitazioni ad entrare in quel mondo oscuro e misterioso scegliendo di trasformarla in un vampiro. Il suo primo incontro con un vampiro non è né romantico né voluto e soprattutto non è c'è amore tra lei e Vincent. Almeno questo è quello che sembra.
Genere: Horror, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Una volta arrivata mi resi conto che per entrare bisognava passare la barriera del buttafuori. Un locale alla moda e a quanto pare esclusivo. Senza pensarci più di tanto, perché in fondo ero arrivata fino a lì e un modo di entrare l’avrei trovato, mi avvicinai ostentando sicurezza. Il buttafuori era esattamente come mi immaginavo essere un buttafuori: alto, forte e minaccioso. Inizialmente mi squadrò da capo a piede ma appena fui abbastanza vicina si aprì in un enorme sorriso

<< Andrea! È da un po’ che non ti si vedeva! Vuoi fare una sorpresa a Gabriel? >>

Annuii incapace di proferire parola sia per la paura di essere scoperta sia per la gioia che provavo nell’avere le cose così facili. Mi fece un altro sorriso aprendo la porta con una mano e facendomi segno di entrare con l’altra

<< sta al solito tavolo. L’ultimo sulla destra >> aggiunse probabilmente notando la mia aria spaesata. Dopo aver ispirato trattenni il fiato come se mi stessi per immergere in una vasca di squali. E non potevo sapere quanto vicina alla realtà fossi.

All’esterno il locale non aveva nulla di particolare che lo distinguesse da tanti altri ma all’interno era semplicemente magnifico. Mi guardai intorno meravigliata per qualche istante salvo poi ritornare concentrata. Non ero lì per una visita di piacere. Iniziai a scivolare tra le varie persone e fui costretta a rispondere a diversi saluti e cenni. Mi domandai quante volte mia sorella fosse finita in questo locale per essere così famosa.

Si trovava al tavolo più appartato di tutti e non fu difficile individuarlo. Avevo visto e rivisto la sua foto che Andrea aveva come sfondo al cellulare almeno un milione di volte per essere sicura di poterlo riconoscere. Stava seduto comodamente e con tanta tranquillità da sembrare il padrone dell’intero locale. Insieme a lui c’erano un altro uomo e una ragazza dai capelli cortissimi. La vidi ridere e poggiare una mano sul suo braccio subito accompagnata dalla risata di Gabriel e da un mezzo sorriso dell’altro uomo. Un pizzicorio fastidioso iniziò a bruciarmi alla base del collo spingendomi ad avvicinarmi con aria sicura ai 3. Succedeva sempre quando sapevo che qualcosa avrebbe fatto stare male mia sorella: connessione da gemelle o semplicemente affetto. Appena fui abbastanza vicina da sfiorare il bordo del tavolo con le gambe i 3 smisero di parlare fissandomi ugualmente allibiti. Il primo a parlare fu Gabriel che appoggiò entrambi i gomiti sul tavolo facendo per alzarsi

<< Andrea … >> suonò più come una domanda che un’affermazione ma non gli lasciai il tempo di terminare la frase.

Fu più forte di me. Probabilmente non ero io a muovere il mio corpo ma lo spirito di Andrea che voleva vendicarsi di quella ragazza che flirtava col suo uomo. O semplicemente volevo proteggere la mia gemella da quella sottospecie di maniaco. In ogni caso non mi resi conto di quello che avevo fatto fino a quando non sentii la consistenza del vetro tra le dita e vidi goccioline trasparenti scivolare dai capelli neri di Gabriel fino al mento e giù per la gola. Fu come avere mille occhi puntati addosso e il silenzio cadde soffocante ed opprimente in tutto il locale. Ero talmente tanto terrorizzata che non riuscivo a distogliere lo sguardo dal percorso delle gocce del cocktail che gli avevo appena versato in testa.

<< tu … non sei Andrea >>

A quel punto mandai a quel paese ogni briciola di auto controllo che mi era rimasta.

<< perché lei non avrebbe mai il coraggio di fare una cosa del genere,vero!? >> gli urlai contro lanciandogli il bicchiere ormai vuoto. Gabriel lo afferrò prontamente con un gesto fluido e spontaneo e per la prima volta mi chiesi davvero con chi stavo per attaccare briga.

<< senti un po’ sottospecie di maniaco psicopatico, non so chi ti credi di essere o che diritti pensi di avere su mia sorella, ma ti assicuro che se le fai del male prima trovo il modo di fartela pagare e poi ti denuncio! Gente come te mi fa schifo! È diventata una specie di rincoglionita, come se non sapesse più cos’è bene e cosa è male! >>

Sentivo la gola bruciare tanto stavo urlando e nel contempo gesticolavo involontariamente. Sembrava che tutto il locale fosse pietrificato e avevo la spiacevole sensazione che da un momento all’altro il buttafuori sarebbe venuto per iniziare una rissa. Gabriel non aveva più mosso un solo muscolo ma mi fissava con la mascella serrata. Per la prima volta mi resi conto di quanto fosse bello. Aveva un’aurea particolare che lo avvolgeva anche ora che aveva i capelli bagnati e puzzava di alcol.

<< cazzo! Mi domando se ce l’hai un cuore! >>

A quel punto l’uomo che era seduto accanto a lui sembrò scattare come una molla alzandosi minacciosamente verso di me. Indietreggiai di un passo incrociando le braccia come a proteggermi ma Gabriel stese un braccio per fermarlo. Non staccava gli occhi dai miei e anche se sembrava tranquillo sentivo ogni singolo muscolo del suo corpo teso fino all’inverosimile. L’uomo si risedette ma per la paura che sentivo gelarmi le mani non riuscii a guardarlo in faccia. l’unica cosa che notai furono i suoi occhi grigi trafiggermi come spilli. Odio. Gabriel si schiarì la voce per attirare la mia attenzione. Non fui mai così felice di guardarlo.

<< siete gemelle. Mi aveva detto di avere una sorella ma non aveva specificato. Ora che ti guardo meglio non siete così uguali >>

<< stai cercando di cambiare discorso?! Senti io non ti conosco ma i fatti parlano da soli. Voglio proteggere la mia famiglia. Non so che persona sei ma se mia sorella si è innamorata di te NON posso stare tranquilla. >> a questa affermazione gli scappò un mezzo sorriso << vorrei poterti dire di starle alla larga ma per ora, e sottolineo per ora, non posso. Non le voglio vedere addosso neanche un livido! E sarà meglio che tu tenga la bocca chiusa su questa discussione. >>

Finito quello che mi era sembrato un discorso molto fico avevo il fiatone e gli occhi umidi. Gabriel sembrava sul punto di dire qualcosa ma fu interrotto da una risata fragorosa alla sua destra. Entrambi insieme all’altro uomo ci voltammo a fissare la ragazza che fino a quel momento era rimasta in silenzio. Mi guardai intorno e tutti avevano ricominciato a farsi gli affari propri. Come se quella risata fosse stata il segnale per il via libera. Dopo aver accavallato le gambe appoggiò il mento sottile sulle mani giunte puntando gli occhi nei miei. Aveva gli occhi incredibilmente scuri, come se la pupilla avesse inghiottito l’iride. Ma poi accadde di nuovo. Fu come se i suoi occhi prendessero fuoco. Sentii un brivido scorrermi lungo la spina dorsale e inconsciamente arretrai d’un passo senza però riuscire a distogliere lo sguardo da quelle fiamme.

<< Seline >> Gabriel sibilò il nome della ragazza quasi senza guardarla. Per la prima volta ebbi l’impressione che si stesse alterando anche lui, l’unico fino a quel momento rimasto perfettamente composto. Seline si limitò a ridacchiare di nuovo distogliendo lo sguardo dal mio portandosi poi una sigaretta alle labbra in modo così elegante da farmi vergognare dei miei capelli scombinati e del mio abbigliamento sciatto. Non che lei fosse vestita in modo elegante. I corti capelli neri avevano un taglio rock che si abbinava perfettamente con la pesante matita nera intorno agli occhi. In tutto il suo volto non spiccava un minimo di colore che non fosse il nero. Pantaloncini neri e leggins chiudevano il suo look. Dopo poco mi resi conto di quanto il suo aspetto stonasse con i suoi atteggiamenti.

<< scusami Gabriel, ma lei mi piace molto più di Andrea. Perché non prendi lei? In fondo hanno la stessa faccia >>

Mi scappò un mezzo sorriso che si tramutò immediatamente in smorfia. Aveva un accetto marcatamente francese e ogni lettera sembrava cantata. Persino il tono di voce era aggraziato e melodioso, come se fosse una bambola edizione speciale. Una bambola gotica. Certo appena compreso il senso delle sue parole non potei fare a meno di incazzarmi.

<< e cosa siamo!? Paghi uno prendi due?! Siamo gemelle non cloni >>

Seline ricominciò a ridere ricacciando in fuori tutto il fumo. Anche le sue unghie erano nere.

<< hai ragione. Una come te la vedo più con Vincent. Che ne dici Vin? Infondo voi due avete sempre avuto gli stessi gusti >>

Per la prima volta voltai lo sguardo verso l’uomo alla mia destra e contrariamente alle mie aspettative non stava fissando me, ma Gabriel. A dire la verità si stavano fissando entrambi come se stessero dialogando telepaticamente. Quando Seline schioccò le dita entrambi distolsero lo sguardo e mentre Gabriel mi rivolse un mezzo sorriso, Vincent scoccò un’occhiata torva alla ragazza per poi accendersi a sua volta una sigaretta. Non mi aveva degnato neanche di uno sguardo.

<< perdonalo tesoro, non ha il dono della cordialità. A proposito, mister simpatia si chiama Vincent, questo qui elegante lo conosci già, io invece mi chiamo Seline come avrai capito, tu invece? >>

<< Melina >> risposi senza pensare stringendo quella mano esile e bianca. Ma cosa diavolo stavo facendo!? Ero venuta qui per rivoltare quel pervertito come un calzino e ora stavo facendo conversazione!?

<< comunque non cercare di abbindolarmi. Non ho niente contro di te o contro mister scazzato qui, ma Andrea non si tocca e volevo solo metterlo in chiaro. Ora vado che questo posto mi mette i brividi >>

<< davvero? Come mai? Di solito lo trovano tutti molto accogliente >> Seline sembrava non aver sentito la mia frase precedente ma preferii risponderle perché Vincent aveva prodotto un qualcosa di molto simile ad un ringhio, subito seguito ad un’occhiataccia di Gabriel.

<< è … è un bel locale ma … è come se .. niente di che, è stupido ma mi sembra di essere costantemente osservata come se ci fosse un’animale pronto a sbranarmi. Ma è solo suggestione >>

Saline lanciò un’occhiata a Gabriel per poi scoppiare di nuovo a ridere

<< che ti ho detto? È anche più sveglia, Andrea sarà venuta qui una decina di volte e non si è ancora accorta di nulla, lei invece .. >>

<< Seline credo sia sufficiente. Vieni Melina ti accompagno alla macchina >>

Stavo per protestare, del resto gli avevo appena rovesciato un drink in faccia e chiamato in tutti i modi possibili, tutta quella gentilezza mi puzzava.

<< no >>

Ci girammo tutti verso Vincent. A mala pena aveva mosso le labbra per parlare e aveva lo sguardo perso nel vuoto.

<< l’accompagno io. >>

Sentendo la sua voce fui di nuovo attraversata da brividi. Era quasi come se stesse grattando l’aria con la sua voce profonda. Mi ricordò quella del mio professore d’italiano del liceo. Solo che la sua era molto più … più.

<< non credo sia il caso … >> Seline appoggiò le mani sul tavolo alzandosi leggermente dalla sedia come se volesse mettersi fra me e Vincent. Come se avesse paura di qualcosa.

<< ho detto. L’accompagno io. >> detto questo Seline si risedette sulla sedia, Vincent spense la sigaretta nel posacenere non prima di essersi scambiato un’altra occhiata con Gabriel. Quest’ultimo annuì sovrappensiero e poi si rivolse di nuovo a me

<< continueremo questa discussione un’altra volta ma prima che tu vada voglio dirti che sono contento che Andrea abbia una sorella come te e ti assicuro, su tutto ciò che mi è rimasto, che l’unica cosa che conta per me è la sua felicità. >> dopo uno sguardo che trasudava serietà si aprì in un sorriso facendomi un cenno con la mano a mo di saluto.

<< ci vediamo presto, Melina. >> disse Seline con un occhiolino. Ero troppo frastornata per rispondere in maniera sagace ad entrambi così mi limitai a fare un cenno di saluto e a raggiungere il mio accompagnatore che nel frattempo si era già allontanato.

Perché mi ha voluto accompagnare? Che cosa ha in mente? Lo osservai meglio anche se era di spalle dato che camminava nettamente più velocemente di me. e naturalmente non rallentava per aspettarmi. Aveva le spalle larghe, la schiena dritta e camminava con falcate lunghe ma eleganti. Indossava jeans e camicia nera. Un lampione gli illuminò i capelli facendoli brillare di bianco. Bello. Scossi la testa forte cacciando quel pensiero dalla testa. Beh che era bello era un dato oggettivo. Però non volevo pensare che l’amico del fidanzato violento di mia sorella mi piacesse. Fisicamente parlando. Infondo Gabriel non sembrava capace di fare del male a mia sorella. Ma che ne potevo sapere io di uomini? Avrebbe potuto benissimo essere un assassino e passare inosservato. Mi guardai intorno e mi fermai di colpo. Non ero mai stata una cima ad orientarmi ma decisamente non ci stavamo avvicinando alla mia macchina.

<< non sta qui la mia auto >>

Vincent si era appena acceso un’altra sigaretta e con noncuranza si fermò continuando a non guardarmi.

<< Seline si sbagliava dicendo che eri sveglia. Anche un topo ha l’istinto di sopravvivenza. Eppure in un modo o nell’altro finisce facilmente ucciso >>

<< hey! Ma che cazzo stai blaterando!? Come ti permetti! E poi non sai che quando si parla con una persona la si deve guardare in faccia? o hai paura? >>

Vincent non rispose ma voltò lentamente lo sguardo verso di me e per la terza volta lo rividi. Quel rosso che brillava nel buio. Solo che questa volta era a meno di quattro metri di distanza e non era un semplice bagliore ma una luce continua e cupa. Mi stropicciai gli occhi un paio di volte arretrando di qualche passo ma quando accettai che non stavo immaginando niente mi voltai e cominciai semplicemente a correre spinta da non so quale istinto. Nelle orecchie sentivo ancora quel ringhio trattenuto a stento e ovunque guardassi non vedevo altro che ombre nere e lampi rossi incombere contro di me ed avvolgermi soffocandomi. Era come se tutto stesse tremando. Continuavo a ripetermi di non farlo ma alla fine lo feci. Mi voltai indietro e non c’era niente. Vincent era scomparso. Continuai a correre perché avevo troppa paura e semplicemente non ricordavo più come si facesse. Come si diceva alle gambe di fermarsi o agli occhi di non lacrimare? La mia mente era troppo appannata. Appena arrivai alla macchina mi guardai intorno cercando qualcuno, chiunque, per non sentirmi disperata, per chiedere aiuto. Ma non c’era nessuno e il fiatone mi piegava in due. Stavo ancora cercando di aprire la portiera dell’auto quando una mano bianca si schiantò sul finestrino accanto alla mia faccia. Mi spaventai talmente tanto che non riuscii nemmeno ad urlare. Né un rumore né un riflesso avevano anticipato la sua presenza. Mi voltai velocemente e la prima cosa su cui si fissò il mio sguardo fu la sua bocca. Il suo labbro era arricciato lasciando scoperti denti bianchissimi con due canini lunghi ed affilati. I suoi occhi erano completamente rossi ed erano come infossati, circondati da un reticolo di quelle che sembravano essere vene nere. Era come un demone. Un … vampiro?

<< tu … hai rovinato tutto … i miei sforzi, il mio autocontrollo … tu sei il vero mostro. Ti odio. Sei la mia rovina, ragazzina. >>

Le parole a stento venivano fuori tra i denti serrati. Sentivo quello che diceva senza ascoltare, senza capirne il senso. Ero troppo occupata a chiedermi cosa mi sarebbe successo. Mi odiai per non aver mai preso nessuna lezione di autodifesa, anche se in questo caso dubito servisse a qualcosa, così quando con l’altra mano mi afferrò i capelli sulla nuca non potei fare altro che piegare il collo all’indietro, cercando di sentire meno dolore possibile. Sentivo il sangue pulsarmi nelle vene e irradiarsi sulle guance e sulle orecchie riscaldandomi talmente tanto che il respiro di quella … creatura mi ghiacciava la pelle. Istintivamente portai le mani sul suo petto nel tentativo di spingerlo via ma era come tentare di spostare una statua. Quando sentii la pressione dei denti sul collo chiusi gli occhi e senza rendermene conto iniziai a sussurrare, chiedendo aiuto. Per un secondo la pressione si fermò ed io mi illusi che sarei sopravvissuta a tutto quello. Ma le mie speranze finirono quando un bruciore atroce mi squarciò la carne, come se due lame bollenti mi perforassero la pelle per scavare sempre più in profondità. Quella sensazione fu tremenda ma durò solo qualche istante perché la mia mente si appannò all’improvviso mentre tutto il mio corpo si intorpidiva, perdendo lentamente forza. Mi lasciai semplicemente andare, sorretta soltanto dalle sue braccia mentre continuava a mordermi. Il dolore era scomparso come tutti gli altri sensi, l’ultima cosa che percepivo era il suono del battito del mio cuore, ma a poco a poco anche questo sfumò, lasciandomi nella completa oscurità. Il mio ultimo pensiero fù: che morte del cazzo.

<< come hai potuto!? Dovevi proteggerla! >>

<< non è da lui! Non aveva mai fatto nulla del genere da quando lo conosco! >>

<< dovevi esserci tu con lei! Se non dovesse, se non aprisse più gli occhi io … io morirei! Come potrei vivere!? Oh Dio Gabriel come hai potuto non pensarci!? >>

Voci. Una maschile e una femminile. Che urlavano. Cazzo, perché urlare?! Era come se una scimmietta sbattesse dei piatti direttamente nel mio cervello e quei due non facevano altro che urlare. O meglio solo mia sorella urlava. Si quella era decisamente mia sorella. Mossi lentamente le dita delle mani,accertandomi di averle ancora, per poi muoverle andando a coprirmi gli occhi. In questo modo riuscii ad aprirli senza eccessivi danni nonostante la luce bruciasse terribilmente. Quando i miei occhi si furono abituati mi sollevai a sedere pigiando sui gomiti fermandomi però quasi subito. Come risvegliata da un sogno portai bruscamente una mano sul collo e invece della pelle sentii la consistenza ruvida di un cerotto. Era tutto vero, naturalmente. Lo tolsi lentamente aspettandomi di trovare uno squarcio sanguinante e doloroso ma appena poggiai le dita sulla pelle non vi trovai nulla di strano. Né cicatrici né ferite aperte. Solo pelle sporca di sangue rappreso.

<< non vorrei disturbarvi ma credo si sia svegliata >>

Voltai lo sguardo verso la porta che subito si aprì lasciando entrare un Andrea col volto pallido e rigato di lacrime. Non ebbi il tempo di formulare neanche un pensiero coerente che mi si gettò al collo stringendomi in modo soffocante.

<< Mel! Mi dispiace! Mi dispiace così tanto! Avrei dovuto dirti qualcosa, avvisarti! >>

Con la coda dell’occhio vidi Gabriel e Seline entrare in quella che avevo riconosciuto essere la mia stanza. Il primo guardava mia sorella dispiaciuto, la seconda guardava lui accigliata, come se si stesse trattenendo dall’aggredirlo.

Mi ricordai di quegli occhi rossi e subito mi resi conto che probabilmente, anzi, sicuramente quei due erano come Vincent. Il solo pensare il suo nome mi faceva rabbrividire. Con uno scatto portai mia sorella dall’altro lato del letto frapponendomi tra me e gli altri due.

<< Andrea questa gente … dobbiamo andarcene di qui! Loro … loro sono … >>

Venni fermata dalla sua mano che si andò a posare sulla mia spalla. Mi voltai verso di lei e lessi nel suo sguardo solo una cosa: colpevolezza. Lei sapeva, naturalmente.

Mi allontanai di scatto da lei appiattendomi contro la parete, il più lontano possibile da tutti. Mi sentivo tradita. Io non avevo segreti per mia sorella e Lei si frequentava con un vampiro. E la cosa peggiore era che ne era perfettamente consapevole. Mi domandai quante delle leggente che esistevano fossero vere. Se avessi pugnalato uno di loro con una matita sarebbe morto?

<< Melina, mi dispiace. Non potevo dirtelo. Ora però ti spiegherò tutto, te lo prometto >>

Mi spiegherà tutto? Ma dove pensa che ci troviamo, in un film tipo twilight? Eh no, Vincent non era decisamente il prototipo di Edward. Scrutai gli altri due aspettandomi una minima mossa ma nessuno dei due si spostò di un solo centimetro. Feci un profondo sospiro e attinsi a tutta la razionalità e al sangue freddo che avevo.

<< ok, voglio sapere tutto. Tanto ho visto sulla mia pelle quanto sia impossibile uno scontro diretto con … voi. Ma voglio che mi diciate TUTTO, senza tralasciare nulla. >>

Entrambi annuirono senza muoversi ancora d’un passo. Mi spostai in avanti per andare in salotto ma la vista tutt’un tratto mi si annebbiò in una sensazione che conoscevo abbastanza bene. Un calo di pressione. Riuscii comunque a vedere Gabriel tendere un braccio per sorreggermi ma prima che ci riuscisse mi spostai fulminandolo con lo sguardo.

<< non. Toccarmi. >>

Lui si limitò a tornare al suo posto incrociando le braccia. Se ci era rimasto male non lo dava a vedere e comunque non me ne preoccupai minimamente. Infondo era stato il suo amico ad avermi quasi ucciso.

<< allora. Prima di tutto come vi siete conosciuti? >>

Eravamo nel soggiorno, seduti sui divani rossi. Di fronte a me c’erano Gabriel, composto come sempre, e Andrea che gli stringeva una mano senza riuscire a guardarmi negli occhi. Seline era invece per terra ai piedi del divano, con le ginocchia piegate e una sigaretta tra le labbra.

<< è stato per caso. Ero al parco per scattare delle fotografie quando semplicemente lo vidi. Gli scattai una foto e lui se ne accorse. Ero talmente tanto imbarazzata che gli chiesi scusa e lui mi chiese a sua volta di fargli vedere le foto che avevo fatto. e così … beh è iniziata così >>

Era imbarazzata così decisi di non insistere su quel punto anche perché al momento non mi interessava.

<< al parco? Voi potete stare alla luce del giorno? Perché siete vampiri no? >> quella parola mi uscì così spontaneamente che stupii tutti quanti, prima di tutto me. questa volta a rispondere fu Gabriel.

<< no, la luce del sole ci fa bruciare. Ma alcuni di noi, grazie a degli oggetti particolari, riescono a vivere alla luce del giorno >> disse per poi indicare un anello d’argento che portava all’anulare destro. Seline si scostò una ciocca di capelli mostrandomi un orecchino con una giada.

<< ok quindi alcuni di voi possono vivere di giorno … e anche … >>

<< si anche Vincent >>

Deglutii alla risposta secca di Gabriel. Era tutto troppo strano. Soprattutto il fatto che io stessi lì, seduta insieme a due vampiri a parlare delle loro caratteristiche. Dov’era Buffy quando serviva?

<< naturalmente voi bevete sangue. >> aspettai una conferma che non arrivò. Evidentemente era una cosa scontata.

<< uccidete le persone quando lo fate? >>

<< a volte. >> guardai Seline allibita. Improvvisamente sentii di nuovo dei brividi attraversarmi la pelle.

<< quello che vuole dire Seline, è che alcuni, molti di noi non si curano di uccidere o meno una persona. Certo si scelgono persone la cui scomparsa non verrà notata o passerà inosservata. Barboni, senza tetto o prostitute. Altri invece, come me, Seline o Vincent si limitano a prendere il necessario ma solitamente usiamo sacche per il sangue. Non ti mentirò dicendo che beviamo sangue animale per non ferire le persone, perché non è vero. Non possiamo sopravvivere in quel modo. >>

Presi un profondo respiro prima di porre la domanda che forse mi interessava di più in quel momento.

<< sono stata morsa. Diventerò un vampiro? E se è così vuol dire che anche tu sei … >>

Dissi rivolgendomi verso mia sorella. Fortunatamente venni smentita subito dopo.

<< no non è così semplice. Prima devi bere il nostro sangue, poi devi morire e infine devi nutrirti di sangue umano. A quel punto diventi un vampiro. >>

<< quasi sempre. >> aggiunse Seline. Decisi che per il momento non volevo saperne altro.

<< la storia del paletto di legno? >>

<< vera. Dritto nel cuore. >>

<< la verbena? >>

<< anche quella vera. È velenosa, non mortale. >>

<< è falso che non potete entrare nelle case senza essere invitati? >>

<< è vero. >>

Lo guardai sconcertata per poi fissare arrabbiata mia sorella.

<< prima che inizi a urlare, Vincent non l’ho invitato. Gabriel e Seline sono fidati, non ci farebbero mai del male. >>

<< Andrea, non per offendervi, ma sono appena quasi stata uccisa da uno che voi ritenevate essere fidato ed affidabile. Scusami se non ho fiducia del vostro giudizio >>

<< ha ragione. Chiunque non si fiderebbe di noi. >> decretò Seline prendendo un profondo tiro dalla sua ormai finita sigaretta. Gabriel dopo averle lanciato uno sguardo sospirò pesantemente.

<< ascolta, io amo Andrea. Di conseguenza non la farei mai stare vicino a qualcuno di pericoloso. MAI. Seline e Vincent sono gli unici di cui mi fidi e prima che tu giustamente obietti, non so davvero spiegarmi perché Vincent abbia fatto quello che ha fatto. lui era quello con più autocontrollo tra tutti e tre e … davvero non so cosa dire. Ma non farà mai più una cosa del genere, te lo prometto. >>

<< vuoi dire che siamo al sicuro?! Vuoi davvero dire che non ci capiterà nulla di male con voi al fianco? E non sto parlando di Vincent, non solo almeno >>

Ci fu un momento di silenzio. Almeno non avevano l’ipocrisia di mentirmi faccia a faccia. Avevo talmente tante di quelle domande da fare che non sapevo da dove iniziare e ad essere sincera non ne avevo neanche la forza. Stavo per dire a tutti che me ne andavo in camera mia ma Andrea mi precedette

<< Gabriel, Seline, forse è il caso che andiate. È il momento di parlare un po’ da sola con mia sorella >>

Gabriel le prese delicatamente una mano stringendogliela e prima che si scambiassero quello che sicuramente sarebbe stato un bacio romantico e smielato la mia attenzione fu attirata da Seline che mi si piazzò davanti.

<< devi scusarlo. >>

<< si ormai ci sono abituata a vedere mia sorella pomiciare davanti a me quindi … >>

<< mi riferivo a Vincent. >>

<< oh >>

Non sapevo cosa dire. Seline mi piaceva ancora, nonostante fosse .. un vampiro. Mi era stata fin da subito simpatica ma ora che mi chiedeva di scusare quel … tipo. Non sapevo cosa pensare.

<< hai dipendenza da qualche droga? >>

<< come? >>

<< sei dipendente da qualcosa? Eroina, cocaina, erba? >>

<< ho fumato solo una canna in tutta la mia vita. Ma questo cosa centra? >>

<< centra perché per noi, vivere come viviamo è come per un tossico prendere solo un goccio della sua droga e poi rifiutare il resto. È difficile. Ma lo facciamo perché lo vogliamo. Solo che a volte … semplicemente non ci riesci. E da li partono i sensi di colpa. >>

<< vorrei vedere che non ne avesse! Mi ha quasi ucciso. >>

<< lo sa. Ma si è fermato. E lo so che non puoi capirlo, ma sta soffrendo tanto. Più di quanto immagini. Non ti chiedo di non odiarlo o di non avere paura di lui, solo, quando lo vedrai … non farlo sentire in colpa. >>

<< aspetta, stai facendo passare lui per la vittima! Non è normale come cosa! >>

<< tutto questo ti sembra normale? >>

Ero sconcertata, incazzata, allibita e ancora incazzata. Un altro po’ e sarebbe finito che ero stata io a provocarlo e lui era solo la povera vittima succube dei propri istinti. Seline non sembrava aggressiva né arrogante, sembrava solo triste e rassegnata. Come se il fatto che io non capissi fosse insormontabile. Forse aveva ragione.

<< ci proverò, basta che lui non … provi più ad uccidermi >>

<< grazie. Non succederà >>

<< lo spero. >>

  
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