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Autore: Yellow Submarine    16/04/2013    1 recensioni
< “Puckerman” il ragazzo con la cresta seduto – o meglio, adagiato come se fosse stato su di una sdraio – davanti a Brittany alzò la testa, irrigidendosi. “Via gli accendini: sarebbe gradito evitare un altro accidentale incendio, per questa settimana,” concluse, in faccia un'espressione scocciata. Quindi, si voltò verso la lavagna, stappò un pennarello e prese a scrivere qualche formula – qualche stupida formula che aveva certamente sbagliato a identificare nel test, pensò Kurt.
“Anderson” disse il professore, ancora voltato verso la lavagna, “lo stesso vale per te.” >
< La si può riconoscere in qualsiasi cosa, la violenza, dallo sbattere di una porta all'eco di passi in un corridoi, da uno spintone a dei singhiozzi attenuati dalla porta chiusa di un bagno, da un comportamento brusco o insensato ad una cicatrice sulla schiena. >
Kurt ha deciso che non vuole più sentirsi come prima, che ha abbandonato il vecchio sé stesso come se fosse stato un'isola. Eppure ne sente la mancanza ogni giorno.
Blaine deve trovarsi nei panni di qualcuno che non è e scavare nelle macerie del suo passato di cui non vuole nemmeno ricordare l'ombra.
Sono superfici crepate in un mondo liscio, sono cicatrici che non si lavano via.
Genere: Angst, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Nuove Direzioni, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt, Brittany/Santana, Puck/Quinn
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Scars

cicatrici

 

di Yellow Submarine

 

 

 

Kurt portava con un'abbondante dose di fierezza e orgoglio la sua divisa dei Cheerios: ne amava i pantaloni comodi, le linee morbide della stampa sulla maglia e l'accostamento dei colori semplice e d'effetto. Seppure non fosse un completo McQueen e fosse costretto a indossare un unico outfit per la maggior parte della settimana, Kurt aveva deciso sin dall'inizio che avrebbe potuto farci benissimo l'abitudine.

Era una specie di talismano contro tutti i mali e Kurt riusciva a guardare negli occhi chiunque e permettersi di dar loro un giudizio, grazie a quell'uniforme. Probabilmente era schiavo delle etichette e degli status symbol, ma in fondo era meglio che esserlo del capitalismo.

O almeno credeva.

Prima di diventarlo, si era sempre chiesto cosa i pochi membri maschi della squadra di cheerleader facessero e perché non si notassero mai durante le esibizioni: quando lo aveva chiesto alla coach Sylvester, sebbene con imbarazzo - “nessuno ha mai avuto un culetto tanto bello come il tuo da dimenare, Porcellana”, aveva detto – e si era sentito subito meno intimorito.

Oltre a far ruote e tutte acrobazie che Kurt non avrebbe mai sperimentato di sua spontanea volontà, era una buona base per qualsiasi tipo di piramide, due spalle un po' strette ma abbastanza solide da tenere due ragazze nello stesso momento.

La vita era bella: bastava accatastare i pensieri negativi in un angolo e godersi la giornata.

 

**

 

Chimica era come infilare una gamba in una pozza di fango: fastidiosa e pressoché disgustosa.

Seriamente, se Kurt non si fosse prefisso il compito di arrivare al diploma col massimo dei voti in ogni singola materia che sarebbe stato in grado di seguire, non avrebbe mai accettato di prendere parte a quel corso.

Era difficile, un gioco infinito di lettere, numeri e memoria e il professor Lewis puzzava decisamente di solitudine: ogni volta che Kurt provava a avvicinarsi per chiarire un punto della lezione – a suo discapito, capitava piuttosto spesso – gli sentiva addosso tutto quello che odorava da sé stesso fino a pochi mesi prima. Non sapeva se fosse quella giacca decisamente anni Novanta, la pelle o i capelli radi sulla testa lucida, ma Kurt sentiva un forte impulso di allontanarsi ogni volta che c'era bisogno di andargli vicino.

Il risultato? Scarso rendimento in seguito a estenuanti ore di lavoro e concentrazione.

Ciò che non migliorava affatto il suo rapporto con la materia era l'orario a cui gli era proposta: dalle nove alle dieci di martedì, dalle undici alle dodici di giovedì.

Non era un caso infatti imbattersi in lui, in piena crisi da martedì mattina, intento a sbattere con violenza l'anta del proprio armadietto, fissare con disappunto prima l'ora sul cellulare e poi la sua immagine riflessa nello schermo, sbuffare e recarsi infastidito verso l'aula di Chimica.

Si sedette con irruenza, non prima di aver gettato la borsa per terra e aver inviato al professore un'occhiataccia; stese le braccia sopra il banco e cominciò a borbottare frasi dal dubbio significato.

Una ragazza bionda, abbigliata in un modo simile al suo, si affacciò alla porta della classe, guardando i volti degli studenti con fare smarrito. Una volta individuato quello di Kurt, si illuminò in un bel sorriso e trotterellò tra i banchi fino al suo, sedendosi al suo fianco.

Ciao, Kurtie.”

Odio la Chimica.” La ragazza sorrise.

Era buffa, Brittany: ingenua e innocente, parlava sempre di cose strane e faceva ridere Kurt ogni volta che era arrabbiato, triste o frustrato.

Non aveva paura di ferirla, mai, perché lei era in qualche modo in grado di capirlo quando faceva lo sgarbato e non se ne preoccupava.

Non è male, infondo” tentò Brittany, continuando a sorridere al ragazzo seppure lui continuasse a fissare torvo il professore, intento a girarsi tra le mani una pila di fogli.

E' un po' come leggere una storia, qui” riprese, poggiando un dito sulla tavola periodica sul banco di Kurt e attirando la sua attenzione, “solo che le parole non hanno molto senso: fidati, te lo garantisco io.”

Kurt si lasciò sfuggire una risatina e lasciò sulla guancia di Brittany un lieve bacio, perché ogni volta, con affermazioni del genere, gli ricordava perché non avesse tutta quella voglia di tornare a essere quello che era prima.

Bene, ragazzi. A posto, per corte-” prima che il professore riportasse la classe all'ordine – e prima che Kurt gli rivolgesse un'ennesima occhiata torva – una coppia di ragazze dai capelli raccolti e l'aria affannata raggiunse la porta e tentò di mormorare qualche scusa col fiato corto.

Scusi, professore. La mia macchina ha forato e-”

Sì, signorina Lopez, continua pure a parlarmi di come la tua macchina abbia forato mentre prendevi un caffè in caffetteria con le amiche, stamani.”

La ragazza dai capelli scuri parve impallidire – un po' per la sorpresa, un po' per la risposta pronta con cui era stata smascherata – per qualche secondo. Poi però mise su l'espressione strafottente per cui era meglio conosciuta, incrociò le braccia al petto e si diresse senza dire nient'altro verso il posto accanto a Brittany, seguita immediatamente dall'altra.

Il professore rimase un attimo in silenzio, lasciando vagare gli occhi sulle gonne svolazzanti delle due ragazze. Poi scosse il capo, sbuffando, e Kurt sentì l'impulso di alzarsi e andare a tirargli un pugno sopra il naso.

Ho qui con me i test della scorsa settimana” proruppe, alzando in aria e sventolando una pila di fogli. Il suo sguardo volò velocemente dalla classe ai banchi poco davanti a quello di Kurt: il professore strinse le labbra e prese un grosso respiro.

Puckerman!” il ragazzo con la cresta seduto – o meglio, adagiato come se fosse stato su di una sdraio – davanti a Brittany alzò la testa, irrigidendosi. “Via gli accendini: sarebbe gradito evitare un altro accidentale incendio, per questa settimana,” concluse, in faccia un'espressione scocciata. Quindi, si voltò verso la lavagna, stappò un pennarello e prese a scrivere qualche formula, qualche stupida formula che aveva certamente sbagliato a identificare nel test, pensò Kurt.

Anderson” disse il professore, ancora voltato verso la lavagna, “lo stesso vale per te.”

 

In un breve arco di tempo – tutto il quarto d'ora necessario a rovinare la mattinata a Kurt con una D-, un implicito rimprovero per il suo scarso interesse e applicazione e un ennesimo ed inutile ciclo di rabbia in procinto di riavviarsi – il professor Lewis era riuscito a liberarsi dall'impiccio di una banda di studenti annoiata con l'unico mezzo con cui un insegnante era in grado di passare quaranta minuti di mascherato dolce far niente: ricerca di gruppo. Da consegnare.

Aveva disposto gli studenti casualmente, aveva trascritto velocemente i nomi e le suddivisioni e aveva lasciato che la classe si sistemasse e cominciasse a organizzarsi.

Per Kurt, sebbene non adorasse l'idea di approfondire argomenti che non gli interessavano, non era un problema lavorare assieme alle sue amiche: Brittany non era un granché come partecipazione, ma Quinn era molto intelligente e il padre di Santana era un dottore, aveva studiato chimica all'università. Potevano sempre supplicarlo di dargli una mano e lasciar fare a lui.

I problemi sorgevano dall'entrata in squadra di tre nuovi membri: Noah Puckerman, Blaine Anderson e la sua faccia da scemo.

Il fatto che fossero seduti davanti a loro, non giustificava Lewis da averglieli appioppati: Kurt sentì che l'odio che provava verso quell'uomo aveva superato ogni limite.

Bene, immagino che dovremo iniziare da...” aveva cominciato Quinn, sebbene un po' intimorita: nonostante Brittany la ascoltasse con un enorme sorriso in faccia, Kurt continuava a lanciare la sua sequenza di occhiate terribilmente fulminanti verso la cattedra e Santana si arrotolava la coda di cavallo tra le dita con uno sguardo decisamente malizioso rivolto tutto a Puckerman.

Non era esattamente un ambiente confortevole o che incoraggiasse a unire le forze per lo studio – non lo era affatto – ma se c'era una cosa che Quinn Fabray non reggeva era essere messa in disparte o essere ignorata.

Tu!” aveva indicato improvvisamente Puckerman, facendo deformare sul suo viso l'espressione seducente che stava rivolgendo a Santana. “Prendi una penna, ricordati più o meno l'alfabeto che ti hanno insegnato fino ad adesso e inizia a scrivere l'introduzione sulle reazioni dei diversi composti a contatto con il fuoco. Pare che tu ne sappia abbastanza, almeno delle fiamme.” lo provocò, mettendo su quella che Kurt definiva l'espressione sono una stronza talmente grande che non puoi farci assolutamente niente.

Non ficcare il naso nei miei affari, Fabray. Non ti conviene.”

Perché?” rispose Quinn, notando con piacere la sorpresa per la sua intraprendenza, “il sangue e la cenere potrebbero macchiarmi l'uniforme?”

Non osare, Fabray!”

Lasciala in pace, d'accordo?” intervenne Kurt, dividendo i due con una mano e guardando Puckerman con ferocia: seppure Quinn alle volte amasse la provocazione al limite dell'inverosimile, nessuno aveva il permesso di risponderle male. Non se gli era possibile evitarlo.

Il ragazzo lo guardò, lasciandosi scoppiare le brutte parole in bocca come una bolla di sapone. Quindi, prese un blocco di fogli dal suo banco e iniziò a scrivere. Dal posto accanto al suo, sorse una risatina mal trattenuta.

Cos'è che ti fa ridere precisamente, nano da giardino?” intervenne Santana, con uno sguardo cattivo tutto rivolto al compagno di Puckerman, “l'incredulità di fronte al fatto che il tuo amico si lascia schiacciare le palle da una biondina dei quartieri alti?”

Santana adorava Quinn, davvero, e non c'era occasione in cui non lo sbandierava al mondo intero. Questo non toglieva ovviamente che fosse una stronza patentata, decisamente peggio di lei.

A causa proprio di questo aspetto del suo carattere, vedere come risposta alla sua provocazione un'ulteriore risatina e un sospiro divertito, non aiutò lo stato di noia di Santana trasformarsi in rabbia scalpitante e incontrollabile.

Kurt, abituato dalla politica di terrore instaurata dall'amica, era infastidito e oltremodo sorpreso che qualcuno avesse osato provocarla in quella maniera: ma dove viveva, quello lì, in un'altra città? Possibile che non conoscesse la reazione di Santana alla derisione e/o ribellione alla sua supremazia?

Sentite” intervenne prontamente Quinn, fermando appena in tempo l'amica dall'alzare un pugno e picchiarlo in faccia al malcapitato, “invece di giocare a chi è il più cattivone tra di noi, che ne dite di iniziare a lavorare?”

Lavorare?” la interruppe Blaine, un'espressione quasi stupefatta e decisamente incredula, “non credo di aver mai detto di aver intenzione di alzare un dito per questa stupida ricerca.”

Sta zitto e ascolta Quinn, Anderson, perché a nessuno di noi – specialmente a te, immagino – serve un'insufficienza,” rispose aspramente Kurt, freddando ogni sua intenzione di farla franca in quel progetto.

Kurt non aveva mai rivolto la parola a Blaine Anderson prima di allora, un po' perché lo spaventava a morte e un po' perché era almeno a due o tre scalini sotto di lui nella piramide sociale del liceo McKinley: lui era una celebrità, bramato da tutti, benvoluto da tutti. Blaine Anderson non era altro che un ennesimo teppista uguale a quello precedente, inutile e fastidioso, probabilmente in grado solamente di creare pasticci e arrecare disturbo a insegnanti e studenti.

Ogni volta che lo incrociava nei corridoi o intravedeva la sua faccia durante le lezioni, sentiva di non avere la minima voglia di interagire con lui o di sapere cosa aveva combinato quella volta.

Ci volle parecchio tempo per organizzare il lavoro – la maggior parte per spiegare a Brittany il perché non potesse scrivere la sua parte con i pastelli – ma quando calò una calma accompagnata dal lieve brusio delle chiacchiere degli altri gruppi, Kurt tirò un sospiro di sollievo sentì di poter giungere alla fine anche di quell'ennesima ora di Chimica del martedì mattina.






































Notes
Ok... ammetto che questo capitolo non ha molto senso.
cioé, sì, però è diciamo solo un passaggio, un ponte...ok, basta. 
Che dire, here they aaaare: Britt, Santana e Quinn. Unholy Trinity. Avranno un ruolo moolto importante nella storia quindi non perdetele d'occhio (sì, scrivere di una Straight!Santana fa male anche a me, ma datele tempo).
Detto questo...ecco a voi anche mr. Anderson! Non volevo fosse qui adesso, ma eccolo invece. Lo caratterizzerò molto meglio in seguito, in quanto è uno dei protagonisti quindi stay tuned.
Spero v'aggradi, 
YS

  
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