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Autore: a cello song    17/04/2013    5 recensioni
« Hey, Malfoy, ci credi nell’amore a prima vista? »
Colpo di fulmine. Rose Weasley non sapeva neanche quasi cosa significasse, questa espressione, prima di caderne vittima. Lui era uno sconosciuto; non conosceva il suo nome né la sua Casa, prima di quel primo settembre.
Colpo di fulmine. Scorpius Malfoy non ci credeva, come non credeva nell'anima gemella; non esisteva il destino, ciò che volevi dovevi creartelo con le tue mani. O con quelle di qualcun altro.
Amicizia. Chloe Ryan conosceva bene Liam Nott, suo amico d'infanzia, o almeno così credeva. Da quel primo settembre, cominciò a dubitarne.
Amicizia. Alex Lloyd odiava sua sorella Allen; ma ancor di più odiava la sua migliore amica Sarah Calvinson.
Stelle. Orion Aldebaran era il nuovo insegnante di Divinazione, e amava prevedere il futuro guardando le stelle.
Stelle. Adhara Sullivan era l'insegnante di Astronomia, e amava la sua materia quanto odiava la Divinazione.
"Ma all’amore non scappò nessuno di loro."
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Altro personaggio, Lily Luna Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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hey the 12

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Grazie a: Luce62442, Bess Black, Duvrangrgata, BurningIce, Flaqui, Vanilla_Rose, Nipotina.

I don't want to be another wave in the ocean
I am a rock, not just another grain of sand
(Because we can, Bon Jovi)


A
lex era entrata, come ogni lunedì mattina, in ritardo alla lezione di Storia della Magia che condivideva con i Grifondoro. Albus notò subito che aveva due occhiaie abbastanza profonde e l’aria terribilmente stanca, ma lei liquidò la cosa con un semplice «ho dormito male».

A quell’affermazione il ragazzo sorrise ironico; appena Rüf affondò la testa in uno dei tre volumi impolverati che aveva aperto sopra la cattedra riprese a parlare con la vicina di banco. «Oh, avanti. Se pensi che siano tutti stupidi da non notarlo, ti sbagli di grosso. Con chi hai fallito?»
Alex aggrottò la fronte. «Di che parli, Potter? Non ti capisco.»
«Ah ah, sì, certo.»
Che Potter sapesse? Ma no, era impossibile. Solo i Serpeverde conoscevano quella particolarità di Alex, di come “impiegava il tempo libero” – in realtà, solo Sarah, Liam, Scorpius, il gruppo di Big M al completo, Audy e, purtroppo, Allen.
Eppure, a cos’altro avrebbe potuto riferirsi?
«Cosa vuoi farmi credere, Lloyd? Che non è vero? Che mi sbaglio? Ti prego! So che sei tu la responsabile di metà delle coppie che hanno rotto ad Hogwarts da due anni a questa parte.» Sussurrò. «Quindi ora puoi anche rispondermi. Con chi hai fallito?»
Sapeva, dunque. E se Albus Potter sapeva, voleva dire che solo lui ne era al corrente o era una voce che circolava per tutta Hogwarts?
«Come sai?» Mormorò Alex a denti stretti.
«Ti osservo da un po’.» Albus scrollò le spalle. «Il tuo segreto è al sicuro con me. Non ne farò parola con nessuno.»
“Il ricatto arriverà fra 3... 2... 1.5... 1...”, pensò. Ma Albus non aggiunse altro. Si limitò a tornare a quell’assurda lezione sulla storia dell’origine delle prime comunità Antimagia e congedare ogni chiacchiera con uno dei suoi consueti e disarmanti sorrisi.

*

Adhara si svegliò di soprassalto, quella mattina. La prima cosa che focalizzò fu lo specchio di fronte a sé, che le rifletteva i capelli scarmigliati e l’espressione incredula; ancora sconcertata dal sogno che l’aveva riportata alla realtà, si alzò e si sciacquò il volto.
Era uno dei suoi primi ricordi, quello che aveva rivissuto quella notte. Aveva sette anni, nel suo sogno come nei ricordi, e giocherellava con un astrolabio; puntandolo verso il mese corrente – che era sicuramente autunnale o invernale – aveva letto il nome di una costellazione, Orione. “Quella con le tre stelle tutte vicine!” aveva pensato, e si era subito fiondata alla finestra: nel cielo buio, non si stagliava altra costellazione che quella. Non c’era la luna, non c’erano stelle di alcun tipo, c’era solo Orione.
Adhara estrasse dal cassettone il primo paio di jeans che vide e il primo maglione, che risultò essere blu notte a pois grigio perla. Innervosita da quell’inconveniente coincidenza – perché era una coincidenza! Lei non ci credeva, nel destino, quelle erano robacce da Divinazione e Aldebaran poteva tenersele anche per sé – ne afferrò un altro, azzurro chiaro.
Orione... Dannazione, perché il suo odiato collega doveva avere un nome tanto affascinante? Cercando di ignorare sogno e coincidenza, scese a prendere una tazza di caffè, consapevole che ormai, vista l’ora, la Sala Grande doveva essere vuota.
«Dormito male?» Le domandò qualcuno prima ancora che potesse anche mettere piede nella stanza.
«Posso almeno finire di svegliarmi prima di cominciare a rispondere alle tue irritanti domande, Orion?» Replicò dopo essersi seduta. La tazza di ceramica bianca che aveva appena voltato si riempì di caffè.
Orion si bloccò a pochi passi da lei. «Mi hai chiamato per nome.»
Adhara fece per prendere un sorso di caffè, ma rimase con la tazza a mezz’aria. Che diavolo aveva fatto? L’aveva chiamato per nome? La sua espressione stupita, come i suoi occhi sgranati, si riflettevano perfettamente nel volto di Orion. «Ti sbagli.» Decise posando la tazza.
«Oh, no. Mi hai chiamato per nome.» Orion accennò un sorriso.
Ma che diavolo le succedeva? A forza di pensare a quel sogno l’aveva anche chiamato per nome, lei che insisteva col cognome a spada tratta, quando si trattava di lui? «Ti ho detto che ti sbagli. Ti sembra possibile che io chiami te per nome? Non accadrà mai!»
«Sai, forse non mi odi quanto pensi.»
Questo non poteva reggerlo. «Sai, forse invece sei tu che non mi odi quanto pensi, e continui a sperare che io ti abbia chiamato per nome, Aldebaran, quando sai benissimo che non è così e che così non potrà essere!» Replicò, afferrando le sue cose per andarsene.
«Il punto è che io non ti odio, Adhara.»
E in un attimo fu come se qualcosa di esterno avesse aspirato tutta l’aria che c’era dentro la Sala Grande, lasciandoli senza possibilità di respirare. Adhara abbassò lo sguardo e si limitò a mormorare un «Ecco, appunto» prima di andarsene.
Come erano arrivati a quel punto?

*

Rose non si era mai sentita così.
Così felice, così leggera, così spensierata... okay, no, di pensieri per la testa ne aveva anche troppi, ma erano allegri. Erano quel genere di pensieri che fanno sorridere ogni volta che passano davanti agli occhi, cui è impossibile resistere; quei ricordi così piacevoli che sono sempre fonte d’emozione, che sia felicità o malinconia.
Non c’era il sole, quella mattina, ma il mondo brillava; erano le quattro del mattino quando si era svegliata, eppure non si sentiva per niente assonnata. Era la persona più vitale seduta al tavolo dei Grifondoro.
«Ti prego, Rose, scollati quel sorriso ebete prima che te lo stacchi io a forza», la minacciò James, rannuvolato.
«Hey, Potter, non è colpa mia se sei così negativo.» Replicò lei con una smorfia allegra. «Guarda, anche Al stamattina è sorridente! Sei il solo di malumore, vergognati.»
«È successo qualcosa, Rose?» Domandò Lily con fare indagatore, tentando di distrarsi dal lanciare occhiate alla parte opposta della tavolata, dove Matt stava chiacchierando animatamente con i suoi compagni tra un cornetto e l’altro.
Rose fece per rispondere inventandosi qualcosa quando incrociò lo sguardo di Liam, che le lanciò un sorriso e le fece l’occhiolino.
Lily osservò l’espressione della cugina e poi, seguendo il suo sguardo, si voltò e intercettò quella di Liam Nott. «Non mi dirai che...?»
Rose arricciò il naso e, sorridendo, annuì più di una volta. Lily non riuscì a trattenere un debole urlo di sorpresa e, incurante di quanti ora la osservavano, si alzò e fece il giro della tavolata per correre ad abbracciare la cugina.
«Ma che caz- Al, tu ne sai qualcosa?» Domandò James, irritato da tutto quel buonumore iper-diffuso; Albus tuttavia non lo stava nemmeno ad ascoltare, lasciando morire la sua domanda.
*

-Aprile/maggio del terzo anno di Scorpius

«E così sono andato da lei e gli ho detto-»
«Le», lo corresse d’istinto Scorpius.
«Come, scusa?» Big M si voltò di scatto, la fronte corrugata.
«È una donna. Si dice ‘le’, non ‘gli’.» Replicò a fatica; perché aveva avuto la brillante idea di correggerlo?
«Ah, scusa» disse acidamente il ragazzo, tornando a parlare con i suoi compagni. Liam scoccò a Scorpius uno sguardo di rimprovero e avanzò al fianco del ragazzone, lasciando l’amico indietro.
La combriccola era a metà della rampa di scale, diretta all’aula di Incantesimi, quando una trafelata Rose Weasley intimò loro di spostarsi mentre correva con una pila di libri in mano dalla parte opposta. Scorpius vide Big M farsi da parte e poi Rose misteriosamente inciampare in qualcosa; la rossa si riprese appena in tempo lasciando cadere i libri a terra.
«Sta’ un po’ attenta, Weasley!» Disse Big M ridendo più degli altri; non si voltarono indietro nemmeno per un secondo, continuarono la loro salita come se nulla fosse successo.
«La simpatia...» La Weasley si chinò con l’intento di impilare i libri che aveva perduto, ma li trovò già uno sopra l’altro.
«Lasciali perdere» fece Scorpius prima di correre e raggiungerli.

-La sera in sala comune

«La Weasley è la classica persona che si prende in giro facilmente, non trovate?» Big M tirò fuori dal suo nascondiglio una bottiglia di Vodka Volante che era riuscito a portar dentro Hogwarts, Merlino solo sapeva come.
«È che non si ribella. Le hai fatto lo sgambetto e non ha detto nulla. Né un insulto, né una parola, niente!» Fece qualcun altro ridacchiando.
«Già. Mi piacerebbe provocarla, vedere se reagisce, in qualche modo... Scorpius!»
Scorpius sentì il cuore in gola. Odiava Big M, non l’aveva mai sopportato: quell’aria di superiorità che aveva, come se fosse il Serpeverde più bello e più capace di tutti (quando in realtà era di bellezza ampiamente discutibile), quel suo continuo burlarsi di tutto e tutti e fare il bullo con chiunque... Scorpius non lo soffriva, ma al tempo stesso ne era intimorito. Big M era temuto da tutti, e perciò aveva grande influenza: poteva rovinare la reputazione di uno studente semplicemente schioccando le dita. E quella del giovane Malfoy era già abbastanza in bilico. «Uhm?»
«Che c’è, sei interessato alla Weasley? Oggi sei rimasto ad aiutarla coi libri...»
Scorpius lasciò correre la provocazione e si limitò a scuotere la testa con sguardo apatico.
«Sai, stavo pensando... potrebbe essere il tuo turno di farci divertire un po’.» Big M rimase ad osservare Scorpius in attesa di una qualche reazione. «Scommetto che riuscirai ad uscire con la Weasley prima del settimo anno.»
Scorpius sgranò gli occhi e fece per dire qualcosa, quando Liam gli fece segno di fare silenzio e parlò al posto suo. «Lo farò io. Sarà più divertente.»
«Sarà... più divertente, dici?» Big M sembrò pensarci su un po’. «Bene, dovrà esserlo allora. Sempre fino al settimo anno, eh! Buonanotte, ragazzi.» Big M si alzò e contemporaneamente i suoi due “scagnozzi” lo imitarono, quasi fossero legati a lui da un incantesimo.
«Liam, tu-»
«Zitto, ora parlo io.» Liam aveva un’aria scura e una strana rabbia negli occhi. «Ora tu, piccolo biondino, dovrai aiutarmi, visto che per non so quale moto l’altruismo ho voluto pararti il culo. Hai tempo fino al primo settembre del settimo anno per procurarmi quel cazzo di appuntamento oppure, oltre che tornare a essere lo sfigato totale che eri al primo anno, vorrai scavarti la tomba da solo.» Liam si alzò e, senza aggiungere altro, uscì dalla sala comune.
Da quel giorno smisero di andare in giro con Big M e i suoi. Da quel giorno Scorpius cominciò a dubitare di tutto ciò che aveva attorno: la fratellanza che legava i compagni di Casa, l’amicizia, il fatto che Liam avesse una sua personalità. Capì che era tutta una questione di convenienza: non c’era fratellanza, non c’era amicizia, ognuno legava con chi poteva fargli comodo; Liam non aveva un carattere, cambiava a seconda di come tirava il vento.
Se questa era la casata Serpeverde, lui perché era lì dentro?





Hi guys!
Ebbene sì, ladies and gentlemen (?), non sono morta. Affatto. Sono più vitale del solito. Oh, dovreste vedermi! Un sorrisino ebete dalla mattina alla sera, un’allegria palpabile e milioni e milioni di farfalle nello stomaco, io. Che si stanno divorando tutto ciò che mangio, visto che ho perso un chilo e mezzo e ho dovuto fare un altro buco alla cintura ^^
Allora? Vi chiedevate in tanti perché Scorpius avesse deciso di aiutare Rose, al primo capitolo. Ebbene, ecco qui. Big M. Un nome, una condanna. Oh, ne vedrete, ne vedrete delle belle! Ho già buttato giù mezzo capitolo in cui combinerà un disastro, il nostro povero Michael Minace.
E Liam? Vi dicevo che non era affidabile, che era un idiota. Più che idiota ora posso dirlo: non ha una personalità, diventa ciò che gli altri vogliono che sia. E ciò che a lui rimane più congeniale essere.

«La primavera è la più terribile delle stagioni!», scrive T. Mann in Tonio Krogër. Ebbene, ha ragione. In primavera non si combina niente, non si riesce a mettere in fila un pensiero sensato! Mi sento un po’ Tonio ultimamente, ma non riesco davvero a fare altro che non fare niente. Quindi mi troverò con mille insufficienze da recuperare mooolto presto. Quindi perdonatemi, davvero, prima o poi diventerò una brava ragazza e aggiornerò in tempi decenti ç-ç

Grazie a tutti :’)

   
 
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