Capitolo 2
"Un buon risveglio"
Il sole era calato da un
pezzo, e la luna regnava.
Alcune nuvole navigavano lentamente nel blu del cielo. Accarezzando la
luna,
coprendosi di luce e schiarendosi a tratti. Aveva smesso per un attimo
di
piovere, sembrò che il tempo si fosse fermato in
quell’istante.
L’aria in camera era piuttosto fredda, avevo
dimenticato di chiudere la finestra prima di uscire. Ero ancora del
tutto
bagnata, mi cambiai con degl’abiti più leggeri,
lasciandomi poi sdraiare sul
letto con lo sguardo fisso sul soffitto, mille pensieri mi circondavano
per la
testa. Cominciai a
sentirmi un peso, non
dovevo trovarmi qui. Andarmene nel cuore della notte e sparire? ma se
non avrei
affrontato la situazione, sarei rimasta per tutta la vita con queste
domande. Guardai
l’ora, si era fatta già notte fonda. Mi alzai
decisa dal letto, recandomi
davanti la porta della camera di George. Poggia un orecchio,
c’era silenzio, doveva
essersi addormentato, aprii con cautela la porta… la stanza
era vuota. Dove
poteva essere? Se era fuggito dalla sua stanza ciò voleva
dire che era come la
pensavo… aveva bisogno di un suo spazio. Non diedi
importanza a quello che
credevo, ora o mai più. Entrai andandomi a sdraiare sul suo
letto, nell’attesa
del suo ritorno.
Un leggero raggio di sole
varcò nella stanza,
facendomi riscaldare parte del corpo. Era l’alba. Lentamente
aprii gli occhi,
focalizzando il tutto. Un orchidea bianca, era poggiata sul morbido
cuscino.
Sorrisi. L’afferrai e ne odorai il suo dolce e incantevole
profumo, ma dov’era
lui. Dovevo essermi addormentata. Mi alzai dal letto, e scesi
giù per le scale
facendo attenzione a non svegliare gli altri. Lui era lì che
dormiva sul
divano, accanto al camino. Mi avvicinai, chinandomi davanti al suo
viso. Gli
accarezzai delicatamente un guancia, quanto mi era mancato il tocco
sulla sua
pelle, ebbi un leggero brivido lungo la schiena, quasi
sembrò tremarmi la mano.
Aprì gli occhi, e lo vidi di nuovo sorridere.
“Buongiorno”
“…giorno a te”
“dormito bene? Perché non mi sembra che tu stia
sdraiato su un letto”
“bè, qualcuno deve essersi impossessato del
mio”
Rise leggermente, accarezzandomi a sua volta la
mia mano poggiata sul suo viso.
Sentii qualcuno scendere le scale e giungere in
cucina.
“Signora Weasley”
Mi alzai in fretta da terra.
“Mia cara quante volte ti ho detto di chiamarmi
Molly. Avevo sentito dei rumori e così sono scesa, ho
interrotto qualcosa?
...George come mai sei lì sul divano?”
“Temo sia colpa mia”
“Oh capisco, bè vi preparo subito la
colazione”
“Le do una mano”
Mi avvicinai a lei nell’aiutarla.
“Insisto, siediti”
Era sempre stata così gentile, vidi anche in lei
quel sorriso che aveva quando la conobbi.
Diedi un’occhiata a George che si alzava dal
divano, e
sedendomi, lui prese a
mettersi accanto a me, non prima di avermi baciato con affetto il capo.
La magia che era in casa era stupefacente che in
un attimo la colazione era già pronta.
“Ecco qui”
Mi guardò e sorrise, poggiando i piatti sul tavolo
e sedendosi poi a tavola.
"Vedervi insieme mi rallegra”
Ricambiai il sorriso ma questa volta in preda ad
un leggero imbarazzo. Guardai con la coda dell’occhio George,
anche lui
sorrideva.
“Ora ci sei tu al suo fianco”
Non sapendo cosa dire mi limitai ad annuire. Notai
un piccolo luccichio nei suoi occhi, ma non incrociai lo sguardo con
quelli di
George, potevo immaginare.
“bè su via, la colazione si sta
raffreddando”
Dalla porta prese ad entrare il Signor Weasley.
“Già in piedi a quest’ora?”
“Arthur, mio caro. Non
potevi
sistemare il giardino facendoti aiutare dai ragazzi?”
“Ma no, non avevo intenzione di
farli alzare così presto. Anche se devo ammettere che oggi
dovrà essere una
bella giornata, dopo il temporale di ieri sera.”
“Lo credo anch’io Papà”
Poco dopo presero a scendere
anche Ron e Ginny. Charlie dopo essere rimasto per breve tempo in casa,
ritornò
in Romani approfondendo i suoi studi, mentre Bill da tempo viveva
oramai con
sua moglie Fleur, e in quanto a Percy era spesso impegnato a lavorare
al
Ministero. Faceva uno strano effetto vedere quelle sedie vuote.
Vidi George scherzare su Ron,
la sua solita vittima per gli scherzi. Non lo interruppi in un momento
così e
finita la colazione mi recai nella camera per potermi vestire.
“Aspetta ma dove vai”
Mi voltai di scatto in mezzo
alle scale, perdendo quasi l’equilibrio.
“A vestirmi”
“E chi ha detto che dobbiamo
andarci a cambiare, io ho ancora sonno, non ho dormito abbastanza e a
te mi
pare che sia la stessa cosa”
“Mh, e cosa te lo farebbe
pensare?”
“Oh proprio non vorresti addormentarti fra le mie
braccia?”
Rise. Stava per ritornare quello di se, mi era
mancato… anche troppo. Cos’era che gli aveva fatto
direzionare i suoi pensieri?
quella lunga notte in cui si era assentato doveva essere successo
qualcosa.
“bè io vado a farmi una
dormita…” Mi guardò
sorridendo, e facendo gli scalini si direzionò verso la sua
camera.
Infondo dovevo ammettere che avevo sonno, lo
seguii.
Si era già sdraiato a letto, senza dire nulla mi
avvicinai mettendomi sotto le coperte. Eravamo viso a viso.
“Mi manca, Cathryn”
Gli afferrai una mano, stringendogliela.