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Autore: Waterproof    19/04/2013    1 recensioni
Dal XII capitolo:
"Harry, vaffanculo." Borbottai, voltandomi per andarmene.
"Ci andrei, ma ci vai spesso tu. Mi toccherebbe condividere con te anche quel posto."
Ora gli spacco la faccia.
*
"
Mi stai toccando il sedere, Styles? " Domandai, scostando violentemente la sua mano.
" Io posso. "
" Ah, sì? E chi lo dice? " Incrociai le braccia al petto, aspettandomi una risposta esauriente.
" Questo. " Sussurrò, indicando il segno rosso sul collo.
Genere: Commedia, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3.










Lasciai andare il capo contro il palmo aperto della mia mano, socchiudendo le palpebre. Ero certa che sarei andata via con conoscenze in meno, dopo quelle sei settimane, soprattutto tenendo in considerazione il fatto che l’insegnante aveva decisamente poca voglia di essere lì.
Del corso di letteratura eravamo venti, equamente suddivisi in dieci donne e dieci uomini, e la mia vicina di banco sembrava poco entusiasta di essere qui. Insomma, non che mi lamentassi dell’opportunità ricevuta, ma quel professore stava uccidendo la nostra voglia di vivere. Sbuffai sonoramente, chiedendo il permesso di uscire.
Quando mi fu concesso, mi ridestai e mi diressi in corridoio, prendendo il cellulare dalla tasca. Inviai un messaggio a Elena, poi controllai la lista chiamate. Ce n’era qualcuna di mia nonna, ma dei miei neanche l’ombra.
Non che m’importasse. Ero abituata ad essere sola da quando avevo l’età di dieci anni. Forse avevo passato così tanto tempo a casa Styles per il semplice fatto che mia madre non si era mai fatta in quattro per prendersi cura di me. Anne era sempre stata gentilissima nei miei confronti, a differenza del figlio.
Come i nostri genitori si conoscessero, era storia nota a tutti; amici sin dal college, le due ragazze erano rimaste incinte nello stesso mese. Solo una delle due era rimasta soddisfatta. Evidentemente, durante la gravidanza mia madre si era resa conto di non volere un figlio, di non desiderare una vita racchiusa entro quattro mura domestiche. Ma era troppo tardi.
Non le davo neanche la colpa della mia paura per il mondo. In fondo, starle così lontana avrebbe dovuto permettermi di crescere da sola, ed invece..
Scossi il capo, per mandar via quei pensieri assurdi.
Mi sciacquai il volto e mi guardai allo specchio, per cancellare qualsiasi traccia di riflessione. Quando tornai in classe, neanche mi resi conto delle cinque volte in cui Josh mi chiamò, e capii ben poco di quello che mi disse. Semplicemente annuivo, ormai ero persa.
Al suono di quella che doveva essere una campanella, tutti si alzarono. Ricontrollai il cellulare, ma nulla.
Dio, si poteva essere così indifferenti al proprio creato?
<< Ehi, stai bene? >> Neanche mi ero resa conto della vicinanza di Josh.
Sollevai lo sguardo verso di lui.
<< Sì. >> Mormorai, alzandomi. << Andiamo? >>
 
Insieme a Josh mi allontanai dal resto del gruppo per raggiungere un albero particolarmente grande, che proiettava un’ombra consistente sul terreno. Ci mettemmo a sedere lì e mangiammo il nostro pranzo, chiacchierando delle nostre vicende scolastiche.
<< Tu ed Harry vi conoscete? >> Chiese, improvvisamente.
<< Purtroppo sì. >> Risposi, mangiucchiando il mio sandwich. << Non ci vogliamo molto bene. >>
Era un eufemismo vero e proprio, quello.
<< Quindi ti turberebbe sapere che potrebbe pranzare con noi? >> Il pezzo che avevo appena addentato rischiò di andarmi di traverso; scherzi del genere non li accettavo.
<< Josh, perché qui? >> Sollevai minacciosamente lo sguardo verso quella voce, distogliendolo subito dopo per non permettergli di capire quanto la sua presenza mi infastidisse.
<< Si sta bene, no? Lì sotto il sole si muore dal caldo, e dopo la sbronza di ieri vorrei evitare un’insolazione. >>
Ricordai la festa della sera prima, alla quale ero rimasta sì e no un’ora. Giusto un paio di presentazioni prima di dileguarmi altrove. Ora avrei voluto fare lo stesso, ma non potevo.
Harry si mise a sedere di fronte a noi due, prima di afferrare il suo panino e iniziare a mangiarlo.
<< Dio, quella tipa di ieri meritava due schiaffi in faccia. >> Commentò Josh, ridendo.
Lo fissai interrogativa, ma subito Harry lo seguì, poggiandosi con il gomito a terra per stendersi.
<< Si chiamava Sally… Sully… >> Lo vidi mentre cercava di ricordare il suo nome, senza successo.
<< Sandy? >> Provai, sperando ardentemente non si trattasse dell’oca giuliva che ero costretta a tenermi in camera. Purtroppo, le mie speranze furono disilluse, dato che Josh parve ridere ancora di più quando pronunciai quel nome.
Era abbastanza famosa, quella ragazza, nella sua scuola. Da quando se n’era andata dalla nostra, aveva fatto parlare di sé per le bravate e le sciocchezze che aveva commesso; come si trovasse a quel corso, non lo sapevo. Forse suo padre aveva sborsato un patrimonio per permetterle di seguirlo.
<< La conosci? >>
<< E’ la mia compagna di stanza… >> Ammisi, afflitta. << E ci conosciamo dai primi anni del liceo. Non andavamo molto d’accordo. >>
<< Come mai? >> Josh sembrava realmente incuriosito.
Volsi per sbaglio lo sguardo su Harry, che lo distolse subito, indifferente. Cercai di non badare a lui e risposi al nostro amico, che ancora aspettava una mia risposta.
<< Non le sono mai andata a genio, non capisco perché. >> Sentii Styles tossicchiare e Josh reprimere un sorriso. Gli rivolsi un’occhiataccia minacciosa, ma lui fece finta di niente. << Però non è come le altre. Non pensa solo a se stessa. E’ abituata a criticare me, quindi non vede ciò che c’è di sbagliato in lei. >>
<< A me è parsa abbastanza frivola. >> Disse Josh, mordendo il suo sandwich. << Cos’avrebbe da criticarti? >>
<< La mia femminilità. O meglio, la mancanza di essa. ‘Hai così poche tette che ti ci vedrei nei panni di ragazzo, sai?’ E’ stato il massimo della sua filosofia.. >> Ripensai alla medesima discussione avuta in camera il giorno prima, e a come fossi stata costretta a non risponderle in modo sgarbato.
<< Ha bisogno di un paio d’occhiali. >> Notai lo sguardo di Josh mentre cadeva sul mio petto, ma prima che potessi rimproverarlo gli arrivò un calcio da Harry.
Lo guardai confusa, ma Josh non mi diede il tempo di pormi domande, perché gli saltò addosso e iniziò a punzecchiarlo. Mi vidi sorridere flebilmente, colta alla sprovvista da quella scenetta da migliori amici. Harry rotolò su un fianco e lo atterrò, costringendo Josh ad implorare aiuto.
Carponi mi avvicinai a loro e cercai di tirare via il braccio di Josh dalle grinfie di Harry, ma senza risultati. Tuttavia il mio amico riuscì a liberarsi e spingere Styles indietro, facendomelo capitombolare addosso. Mentre lui ci derideva, io ero intrappolata sotto il corpo di Harry, che non era certo esile e piccolo.
Incrociai il suo sguardo, e per un attimo, un solo attimo, mi parve una persona diversa. Onde evitare di cadere nella trappola dell’analisi, distolsi il mio e cercai una via di fuga, che mi concesse lui stesso sollevando un braccio e cadendo di lato. Con l’aiuto di Josh mi sollevai da terra e mi ripulii i pantaloni dei fili d’erba finiti tra capelli e sui pantaloni.
<< Devo andare. >> Senza neanche darci il tempo di ribattere, Styles sparì, portando con sé la sua roba.
Josh mi guardò confuso, ma non seppi cosa dirgli. Gli consigliai di raggiungerlo, mentre io, nel frattempo, tornai in camera mia per armarmi della mia Canon prima di uscire. Ignorai le parole di Sandy e mi avviai lungo il corridoio, uscendo poi dalla porta principale. Armandomi di cartina, iniziai a seguire un percorso che non riuscivo a comprendere.
Probabilmente mi avrebbe portata in prossimità di un lago.
Mentre camminavo sentivo scricchiolare sassi sotto le converse, e tutt’a un tratto il rumore delle auto fu solo un lontano ricordo. Non seppi dire se quella cosa fosse positiva o negativa, ma mi dava un senso di pace immenso. Spostai dei rami dal mio percorso e continuai a procedere, fino a quando non mi vidi costretta a guardare di nuovo sulla carta per cercare informazioni.
Quando sollevai gli occhi dalla mappa, per poco non svenni. Dove diavolo ero finita? Un passo di troppo, e mi sarei ritrovata ad urlare durante una caduta dovuta ad un baratro enorme. Vidi chiaramente il lago, a qualche trenta metri di distanza. Deglutii, arretrando, e cercando di non pensare a dove fossi.
Mi misi a sedere a terra, e osservai il cielo azzurro del pomeriggio, il sole alto che rifletteva i raggi sulla superficie increspata del lago e gli alberi lievemente mossi dalla brezza leggera d’estate. Era il paradiso, quel posto.
Scattai un paio di foto, ma la luce non mi convinceva affatto. Forse avrei potuto leggere in attesa del tramonto.
 

*

 
Sentivo un formicolio indistinto sul braccio, e probabilmente fu quello a svegliarmi. Un momento. Come avevo fatto ad addormentarmi?
Mi guardai intorno confusa, tastando il terreno alla ricerca della mia borsa. Udivo una vibrazione, proveniente dalle mie spalle, così mi voltai e trovai lo zainetto appallottolato a mo’ di cuscinetto. Vi scavai all’interno e quando finalmente trovai il mio cellulare, lessi i quattro messaggi e le tre chiamate perse. Tutte di Harry.
Perché diavolo mi stava chiamando?
Ricomposi il numero e attesi un paio di squilli prima che si degnasse di rispondermi.
<< Che vuoi? >> La solita gentilezza che lo aveva reso tanto amabile ai miei occhi.
<< Sei stato tu a chiamarmi, bello. Senza contare i messaggi. >>
<< E’ stato Josh. >> Spiegò. << Non aveva il tuo numero e ti stava cercando ovunque. A proposito, dove sei? >>
<< Digli che torno tra un’oretta. >> Feci per chiudere la chiamata ma sentii dall’altra parte della cornetta una sorta di ringhio.
<< Dove. Sei? >>
Io non dovevo dargli spiegazioni, non lo avevo mai fatto e non avrei iniziato certamente ora.
<< Non ne ho la più pallida idea, ma conosco la strada. Digli solo che sono al lago. >>
Così dicendo, chiusi la comunicazione.
Mi chinai per prendere la macchina fotografica, e trovata la luce giusta, scattai qualche foto. Quella volta erano perfette. Soddisfatta, mi alzai, e messo lo zaino in spalla mi avviai sul sentiero che avrebbe dovuto riportarmi in strada, verso la civiltà.
Cercai di guardare l’ora, ma avevo fatto male i miei calcoli. Il sole sarebbe calato del tutto entro una mezz’ora, e io non sarei riuscita ad uscire da lì in così poco tempo. Inoltre, non ricordavo perfettamente la strada, come invece avevo fatto credere ad Harry e Josh.
Bene, ero fottuta.
Cercai di ricordare da dove fossi venuta, ma era assai difficile dal momento che avevo tenuto la testa incollata sulla cartina gran parte del viaggio.

E ora?

Incerta sul da farsi camminai a vuoto, incontrando spesso lo stesso sentiero intrapreso pochi istanti prima. Decisi di scalfire il tronco degli alberi, così da rendermi conto se fossero davvero gli stessi che avevo incontrato, e quando vidi la “x” disegnata, sospirai.
Non ce l’avrei mai fatta di quel passo. Girare in tondo non mi avrebbe riportata mai al campus, soprattutto se il sole fosse calato ancora. Stava iniziando a fare buio, e della civiltà neanche l’ombra. Pescai il cellulare dalla tasca e controllai se ci fosse campo.

Non è possibile.

Doveva trattarsi di uno scherzo, non era possibile che la Provvidenza ce l’avesse così tanto con me. Insomma, addirittura senza rete… Non ero attrezzata per passare una notte in balia di… di quello che c’era in quel bosco. Ero stata in campeggio solo due volte in vita mia, e l’unica volta in cui mi ero ritrovata in condizioni estreme era stato quando con i miei dovetti provvedere a tutto io.
Forse sarei potuta tornare sulla rupe, evidentemente lì c’era segnale dato che avevano potuto mettersi in contatto con me. Quella via sarebbe stata più semplice, essendo la strada completamente in salita. Cercai di abituare i miei occhi al crepuscolo e mi avviai lungo il sentiero tracciato da passi di coloro che prima di me erano stati in visita lì.
Arrancai quei cinquecento metri che mi separavano dalla meta e quando arrivai fui costretta a prendere fiato. Era ormai buio, iniziava a fare freddo e io sentivo un lieve tremore lungo tutta la spina dorsale. Avevo paura. 
Ricomposi il numero dell’essere che più odiavo al mondo e attesi, fino a quando non mi rispose urlando.
<< Passami Josh! >> Gridai di rimando, per farmi sentire. Probabilmente l’ennesima festa. Inoltre, non avevo intenzione di chiedere aiuto a lui, non quando avrei dovuto semplicemente evitarlo. E poi mi tornavano costantemente alla mente quegli occhi, quel che forse vi avevo letto, e dannazione non potevo lasciarmi sopraffare. Un paio di giorni e saremmo tornati come prima.
<< Josh è in camera, chiama lui. >>
<< Non ho il numero, idiota. >> Spiegai. << Chiedigli di venirmi incontro perché altrimenti non torno a casa per la notte. >>
<< Sei ancora lì? >> Lo sentii a malapena, dato un gridolino isterico elevatosi al di sopra di tutte le voci della stanza. Ma cosa stavano combinando?
<< E ci resterò forse tutta la vita. >> Mormorai, chinando il capo. Perché dovevo ammettere la mia difficoltà proprio con chi ci godeva a vedermi in quello stato. Ma se fossi voluta tornare nella mia stanza, avrei dovuto chinarmi dinanzi a quell’obbligo. << Digli di far presto, per favore… >>
Forse non avrei dovuto incrinare la voce in quel modo, non avrei dovuto usare quella formula di cortesia né tantomeno mostrarmi così spaventata: ma una folata di vento gelida e l’ululare lontano di un lupo, di un cane randagio o quel che fosse, mi aveva fatto venire i brividi.
<< Da che parte sei? >> Le voci sembravano lontane, ora. Riuscivo a sentire meglio la voce di Harry; forse stava tornando nella sua stanza per avvisare Josh. Meno male.
<< Sono su una rupe, all’andata era una strada completamente dritta, ora non sono riuscita a… Ehm… Orientarmi abbastanza bene. >>
Improvvisamente dall’altro capo della cornetta non udii più nulla. Un sordo segnale acustico mi perforò i timpani e una paura immensa che potesse essere sparito il segnale si impossessò di me. Quando tutti i miei timori si concretizzarono, rischiai di andare nel panico.
Inspirai ed espirai profondamente, poggiandomi alla corteccia dell’albero, sperando che Josh arrivasse presto.
 
Sentii un rumore sospetto provenire dalle foglie, così acuii l’udito. Quando si ripeté, drizzai la schiena e mi misi in allerta, arretrando ogni qualvolta lo sentissi più vicino.
<< Josh? >> Chiamai, ma non ottenni nessuna risposta.
Un rametto calpestato produsse un suono macabro, e sentii la pelle d’oca inondarmi le braccia e la schiena. Arretrai di un altro passo, e un altro ancora, fino a quando non sentii il tallone aleggiare nel vuoto. Riuscii a tenermi in equilibrio sull’orlo del precipizio, quando un ulteriore scricchiolio mi provocò un brivido lungo tutto il corpo che me lo fece perdere. Senza che potessi controllarlo in qualche modo, un gridolino spaventato proruppe dalle mie labbra, mentre immaginavo di stare cadendo nel vuoto.
Immaginavo.
In realtà sentivo le mie braccia avvolgere un corpo caldo e ciò che udivo era solo il mio cuore che batteva all’impazzata. Strinsi la presa intorno al busto senza neanche curarmi di chi si trattasse: solo quando aprii gli occhi, mi resi conto dell’enorme errore che stavo commettendo.
<< Tu! >> Dissi, allontanandomi di scatto, e neanche stavolta mi resi conto del pericolo che stavo correndo. Fortunatamente – o forse no – le braccia di Styles mi presero nuovamente portandomi sulla terra ferma.
<< Vuoi per caso uccidermi?! >> Gridai, spostandomi.
<< Ma sì, prego. >> Disse, sarcastico, voltandosi a guardarmi.
Non potevo crederci. Dov’era Josh? Perché quell’essere megalomane era lì al posto suo?
<< Perché non hai risposto quando ti ho chiamato? >> Chiesi, incrociando le braccia, furiosa.
<< Hai chiamato Josh, non me. >> Puntualizzò quel fatto quasi fosse di fondamentale importanza. Io stavo cercando solo di trattenermi dal saltargli addosso e farci cadere lui, da quella rupe. << E poi volevo vedere in che condizioni eri. Non delle migliori, devo dire. >>
Iniziò a ridere di me, quell’idiota. Onde evitare di ammazzarlo, feci retrofronte e iniziai a camminare. La sua risata si spense definitivamente, mentre cercava di stare al passo. Certo, non era poi così sicuro il fatto che guidassi io quella specie di manovra, ma se non mi stava contestando, allora la strada era giusta.
Almeno quelle erano le mie aspettative, fino a quando non lo sentii ridacchiare e strattonarmi per un braccio per costringermi a voltarmi.
<< E’ di là. >> Indicò uno spiazzato che non avevo notato neanche con il sole, prima. Lo seguii a ruota, senza proferire parola.
Avrei dovuto ringraziarlo, in fondo. Mi era venuta a cercare lui, nonostante ci detestassimo sino al midollo da quando eravamo in fasce, nonostante i miei ripetuti tentativi di boicottarlo, nonostante il fatto non gli piacessi affatto. Era lì, e mi stava in qualche modo salvando – il fatto che avesse tentato di uccidermi era un fattore a parte che forse lo rendeva ancora il vecchio Harry.
Il problema era che non riuscivo a spiccicar una parola con lui, a meno che non si trattasse di insulti di vario genere. In quel caso, sia il mio che il suo repertorio erano abbastanza ampi.
Silenziosa, gli camminai dietro, seguendolo ad un passo di distanza, e forse mi parve di capire di non volergli essere ulteriormente di peso; era una sensazione nuova.
Cinque minuti dopo, eravamo all’ingresso del bosco. Quando attorno a me vidi auto sfrecciare sulla strada, mi sentii quasi scossa. Non sarebbe stato male restare su quella rupe, ma in circostanze più favorevoli: inoltre non credevo mi fosse concesso il permesso di pernottare al di fuori dello studentato.
<< Il campus è da quella parte. >> Dissi, notando che si stesse dirigendo dal lato opposto.
<< Il taxi ci aspetta qui. >>
Un taxi? Aveva preso un taxi? Ovviamente. Una volta dentro l’auto, iniziai a scavare nella borsa alla ricerca del mio portafogli, per ripagarli almeno la corsa. Quando riuscii a tirarlo fuori, la sua mano afferrò la mia, mi liberò dall’impiccio e lo ripose nello zainetto. Notando quanto mi dimenassi, l’autista aveva chiesto se fosse tutto a posto ed Harry di tutta risposta intrecciò le nostre dita prima di mostrargliele.
Cosa stava facendo?
<< Anche io ho una fidanzata che si lamenta spesso. >> Affermò, sorridendo. Un momento, cosa? << Però non scappa mai per andare al lago. >>
<< Harry… >> Bisbigliai, chiedendogli spiegazioni.
<< Ci vuole molta pazienza con lei, ma sa com’è. L’amore passa su tutto. Vero tesoro? >>
Lo fissai intontita, balbettando un “sì” davvero poco convincente come risposta.
Quando finalmente arrivammo al campus, scesi dallo stesso lato di Harry e ringraziai il signor Fernandez, che ci aveva gentilmente scortati fin dove gli era possibile.
Camminammo lungo il vialetto che ci avrebbe portati all’interno del dormitorio, e quando arrivammo, il primo a correrci incontro fu Josh, che si fermò a pochi passi da noi, chinando lo sguardo. Seguii la linea immaginaria disegnata dai suoi occhi e sussultai nel vedere le dita mie e di Styles ancora intrecciate. Ci fissammo un lungo istante prima di scioglierle bruscamente ed infilarle in tasca. Era stato così semplice tenergli la mano? Così… Inavvertito. Quella situazione mi creò uno stato di confusione che sarebbe potuto sparire solo con otto ore di sonno profondo. Salutai entrambi e mi avviai in camera mia, dove ad attendermi c’era Sandy, ancora vestita come una sgualdrina. Non risposi neanche ad una delle sue mille domande, chiudendomi nel bagno per una lunga doccia.
Aprii l’acqua calda e attesi che diventasse tiepida prima di sciacquarmi. Quando chiusi il rubinetto per versarmi lo shampoo sulle mani, sentii la mia compagna di stanza imprecare.
<< Ma ti rendi conto?! >> Di quel passo l’avrebbero sentita anche gli insegnanti che dimoravano sul lato opposto del campus.  << Mi ha lasciata lì, quasi fossi la sua puttanella. Per andare dove? Da quella. >>
L’ennesimo ragazzo che la scaricava dopo una notte di sesso? Quasi mi dispiaceva per lei; solo che purtroppo ci trovava troppo divertimento nel farsene uno a sera.
Cercai di ricordare perché fosse lì.
Ah, soldi.
Fui sul punto di riaprire il rubinetto, quando sentii il mio nome.

<< Lewis me la pagherà. >>





TADAAAAAAAAAAA
Sono già al lavoro per il quarto, ma come vi ho già anticipato avrò un'immersione totale nella storia, quindi... *aiutatemi*
Mi fa un sacco piacere che la storia piaccia, grazie a chi la segue e chi la preferisce. Siete bellissime :3
Il prossimo capitolo sarà cruciale, vi dico solo che... No, niente. Scherzavo. Lo scoprirete lunedì, care.
Fatemi sapere cosa ne pensate, aspetto critiche o commenti.
Se vedo abbastanza partecipazione potrei postare anche prima e lasciarvi uno spoiler
.
Baci baci, A.

 
  
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