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Autore: Rayon_    19/04/2013    7 recensioni
Parti della storia:
“Svoltai, come tutte le volte, l'angolo che portava al vicolo con passo sicuro, ma improvvisamente qualcosa mi fece fermare. O meglio, qualcuno.„
**
“Il suo volto si girò velocemente verso di me, guardandomi negli occhi per alcuni secondi; poi, finalmente, sentii la sua voce per la terza volta.
Ma questa volta sembrava più tranquilla, aveva una voce stupenda.
-Light- Lighter.-„
**
“-Lighter.-
La chiamai con voce delicata. Mi accorsi che mi ascoltava quando sentì la testa girarsi sul cuscino.
-Ti voglio bene.-„
**
“-Louis.-
Mi chiamò lei che non aveva ancora smesso di piangere.
Aprìi gli occhi e mi schiarìi debolmente la voce, per far capire che la stavo ascoltando.
Passò qualche secondo di singhiozzi prima che continuasse.
-Abbracciami.-„
**
“Poi non so cosa feci, non so cosa pensai, so solo che sentivo il cuore scoppiare, e che le sue labbra erano soffici, esattamente come me le immaginavo.„
Potreste trovare diverse somiglianze con la storia Color My Life di anqis a causa di un mio errore.
xx, Flying_
|STORIA INTERROTTA|
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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 Winter In Heart.


 



 


Capitolo 1.

 
Louis' Pov.
 
-Ciao Haz! Ci vediamo domani!-
-Ciao!-
Mi salutò un'ultima volta Harry, prima che mi fossi allontanato dal vialetto di casa sua per tornare.
Camminavo a passo svelto sia per il gelo di dicembre, sia per il fatto che avevo l'impressione che molto probabilmente avrebbe piovuto.
Odiavo il freddo, e odiavo la pioggia. Ma abitavo a Londra.
Probabilmente se non fosse stato per i ricordi, per gli amici, e per il legame che avevo con il posto mi sarei già potuto trovare in posti come Francia, Grecia, Italia, dove almeno si vedeva il sole.
Mi fermai, vedendo il piccolo omino rosso del semaforo illuminarsi al di là delle strisce pedonali, e proprio in quel momento sentii il telefono vibrare nella tasca posteriore della mia tuta grigia.
Allungai subito la mano, prendendolo dalla tasca, e mi venne spontaneo sorridere, quando vidi il mittente del messaggio. Eleanor.
Mi sentii improvvisamente felice, ma la sensazione durò ben poco; 
"Hei Cucciolo :)) Senti, scusami tantissimo, ma sta sera non posso di nuovo venire, ho una cena con i miei. Mi dispiace, ci vediamo Amore."
Era la quarta volta. Ormai erano due settimane che puntualmente, quando dovevamo uscire, aveva una cena in famiglia, un compleanno, gli era morto il cane, c'era stato stato un terremoto, uno squalo aveva mangiato una gamba a suo padre, doveva costruire un grattacielo.
Io non volevo dubitare di lei, io ero sicuro che lei non mi avrebbe mai mentito. 
Ormai stavamo insieme da due anni, ed erano stati due anni fantastici con lei. Ci eravamo conosciuti semplicemente in classe, siamo diventati migliori amici, e in quinta finalmente capimmo che insieme stavamo bene. E stavamo davvero bene.
Solo che ultimamente la vedevo di rado, quando dovevamo uscire era impegnata, e le scuse erano sempre le stesse, banali, scuse.
Se proprio non vuole dirmi la verità, che almeno si impegni ad inventare le scuse, pensai, mentre senza rispondere ributtavo il telefono nella tasca posteriore.
Notando il semaforo verde mi incamminai sulla strada per andare sull'altro marciapiede.
Quando arrivai dalla parte opposta mi accorsi che alcune goccie stavano iniziando a bagnarmi, così mi nascosi sotto al cappuccio della felpa che indossavo sotto al giubotto di pelle. Aumentai il passo percorrendo la solita strada che portava ad un vicolo di scorciatoia per arrivare alla mia via.
Nel frattempo la pioggia diventò più insistente, rendendo così i miei abiti più pesanti, e il mio ciuffo un caos di capelli.
Svoltai, come tutte le volte, l'angolo che portava al vicolo, ma improvvisamente qualcosa mi fece fermare. O meglio, qualcuno.
Non riuscivo a vederne il viso, coperto dalle chiare ciocche di capelli che uscivano dal cappuccio, completamente bagnato.
Notai che aveva le maniche che coprivano parte delle mani, lasciando fuori uscire le dita, che giocherellavano con le goccie, accompagnate dal tremolio di tutto il corpo.
Subito rimasi sul posto incapace di fare qualcosa, e lei non si accorse di me.
Solo quando sentii più singhiozzi provenire da quel fragile corpo abbandonai i miei pensieri per tornare alla realtà.
Non potevo lasciarla lì, da sola, sotto alla pioggia, con una felpa e due gradi sotto zero, pensai.
Mi grattai la nuca oltre il cappuccio e mi guardai intorno, notando che eravamo completamente soli, e che ancora non si era accorta della mia presenza.
Così mi avvicinai di un passo a lei, schiarendomi la voce.
Quando lo feci parve spaventata, mentre alzava il viso di scatto, ma poi lo riabbassò lentamente, facendo finta di nulla. Così finalmente mi decisi a parlare.
-Ciao. Va, va tutto bene?-
Chiesi, stupidamente. Ma non mi rispose.
Forse perchè la risposta era ovvia? O forse perchè semplicemente non aveva sentito. O forse era perché avrei dovuto farmi i cazzi miei?
Incerto, mi avvicinai ancora di poco, chinando leggermente la schiena.
Cosa diavolo ci faceva una semplice ragazza seduta in un vicolo nascosto a piangere sotto la pioggia?
-Perchè sei qui?-
Tentai piegandomi sulle gambe, nel tentativo di vedere i suoi occhi.
Non rispose subito, ma poi la sentii tirare su con il naso prima di parlare.
-Dove dovrei andare?-
Aveva una voce fine, pensai, ma nonostante il timbro delicato della sua voce riuscì a far uscire quella domanda secca e distaccata da far venire i brividi.
-Non so, a casa?-
Non la sentì rispondere, ancora una volta, così lo interpretai in non so quale modo, e feci per riprendere a parlare, ma rimasi sorpreso quando la sua voce mi interruppe.
-Non ho bisogno della tua carità. Puoi andare.-
Rimasi ancora sorpreso dal tono duro che usciva dal quella testa china in quel corpo fragile.
-Non ti posso lasciare qui, in queste condizioni.-
Ancora una volta non mi rispose, così mi sollevai e feci un giro su me stesso mentre pensavo a cosa fare, e da chissà quale pulpito mi avvicinai di nuovo, stufo di quella situazione e dell'acqua che ormai mi aveva riempito, le afferrai una mano sollevandola da terra, e lasciandola perplessa. Ma non me ne importai molto, e senza pensarci la sollevai con una mano dietro le ginocchia e l'altra a sorreggere la schiena.
Rimasi ancora più sorpreso quando vidi che non si opponeva, ma semplicemente si stringeva nella sua felpa lercia.
Restai fermo per qualche secondo per assicurarmi che non fosse contraria, e quando mi accorsi che non reagiva presi a camminare, verso il fondo del vicolo.
Raggiunta l'uscita attraversai, come sempre, la strada, trovandomi così di fronte alla mia casa.
Pensai che, fortunatamente, i miei genitori erano fuori per lavoro, mentre mia sorella era via con il ragazzo, quindi non avrei avuto molti problemi.
Alzai un ginocchio per reggerla, mentre con la mano destra afferravo le chiavi nella tasca e aprivo il basso cancelletto bianco per entrare nel giardino. Allo stesso modo aprii la porta di casa, richiudendola poi con un calcio.
Durante tutto quel tempo la ragazza non aveva aperto bocca, solo guardato dritto avanti a se, in un punto indefinito.
Pensai anche che potesse essere una matta scappata da un manicomio, non sapevo niente sul suo conto, e da quanto avevo capito non era del tutto "normale".
Non sapendo cosa fare mi avvicinai al divano, facendola sedere in silenzio. Il silenzio aumentava, mettendomi sempre più a disagio, mentre lei sembrava non importarsene, continuando a guardare avanti con uno sguardo perso.
Presi un respiro, poi grattandomi la nuca con una mano presi a parlare.
-Ehm senti, io vado in camera a cambiarmi, lì c'è la cucina, di lì il bagno. Se hai bisogno bussa.-
Mi aspettai una risposta per farmi capire che potevo andare, ma mi dovetti accontentare di vederla annuire lentamente.
Così mi spostai velocemente verso la camera per andare a cambiarmi.
Quando mi girai per chiudere la porta feci giusto in tempo a vedere che si alzava lentamente diretta verso il bagno.
Chiusi la porta, appoggiandomici.
Cosa cavolo sta succedendo? Pensai.
Poi mi cambiai con calma, asciugandomi per bene con un asciugamano. Mi infilai un paio di pantaloni della tutta rossi, una maglietta bianca e un maglione grigio con delle fantasie strane, poi uscendo dalla camera trovai la ragazza, sulla soglia della porta con l'intenzione, per come avevo intuito, di uscire.
-Dove vai?-
Chiesi d'impulso, per poi cominciare ad avvicinarmi.
Accorgendosi di essere stat vista si girò velocemente, mi guardò, ma non rispose.
-E' tardi, resta qui per questa sera. Non c'è nessuno problema.-
Provai a convincerla con la prima scusa che mi venne in mente. In effetti era vero, fuori si stava facendo scuro, avrei avuto un peso per tutta la notte sapendo che lei stava ancora lì fuori.
Con calma la sua mano scivolò via dalla maniglia, tornando lungo il fianco.
-Grazie.-
Soffiò in un sussurro.
Poi lentamente la osservai sfilarsi le scarpe e il cappotto. 
Mi accorsi solo dopo qualche secondo che si trovava leggermente a disagio nello stare ferma davanti a me, la felpa in mano. Così mi avvicinai ancora di poco, e le porsi una mano, per prendere l'indumento ancora completamente bagnato.
La vidi leggermente insicura nel porgermi il capo, lo afferrai con delicatezza.
-Hai bisogno di qualcosa?-
Passarono alcuni secondi di silenzio prima che reagisse, riportando lo sguardo dalla maglia ai miei occhi.
-Sono solo stanca.-
Una persona di tante parole, pensai. Ma subito tornai alla situazione.
Le sorrisi in un tentativo di conforto, senza avere risposta, poi parlai.
-Vieni, ti porto nella mia camera.-
Mi incamminai per le scale, sperando di essere seguito.
Aperta la porta della stanza, le feci segno di entrare, ma quando vidi che non intendeva farlo prima, entrai io facendomi seguire.
Mi chinai sul cassettone per prendere un paio di pantaloni e una maglietta che mi stavano leggermente stretti. Glieli porsi, iniziando a parlare.
-Lì dietro c'è il secondo bagno, se ti vuoi cambiare. Se vuoi riposarti un po' usa pure il letto, io vado in cucina a mangiare qualcosa.
Leggermente insicura, sempre in silenzio, afferrò i vestiti, e con un lieve cenno annuì.
Non avendo più niente da aggiungere, mi diressi verso le porta della camera, e ne uscii, rivolgendo un ultimo lieve sorriso prima di chiudere, sempre non ricambiato.
Dopo aver chiuso la porta, vi rimasi appoggiato per qualche secondo nel tentativo di far sparire tutte ledomande, e con esse il dolore alla testa, per poi alzarmi e camminare verso la cucina, ancora abbastanza sconvolto.
C'era davvero una ragazza nella mia camera, o me lo stavo sognando?
















Uaaaah!
Come va? Sono riuscita a pubblicare il primo capitolo, come avrete notato lol c:
Spero che questo inncontro abbastanza particolare vi abbia incuriosito, io ho già un secondo capitolo pronto che pubblicherò appena avrò tempo ;)
Oltre questo non mi sembra di avere molto da dire, se non qualche breve spiegazione.
Louis è a casa da solo perchè la sorella diciassettenne Lottie sta partecipando con la scuola ad un Tour d'euroba, insieme al suo fidanzato irlandese.
I genitori invece si trovano a Doncaster per lavoro, e a proposito di questo se ne parlerà anche più avanti.
Ah si, scusate, forse è un po' corto, ma i prossimi saranno più completi.
Ora mi dileguo, cieo!

xx, _Flying
  
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