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Autore: justalittlepatience    19/04/2013    0 recensioni
Bene, è la prima cosa che pubblico su questo sito, e spero non l'ultima. E' una riflessione, anzi, più che altro il flusso dei miei pensieri, su dei cambiamenti, sul non volerli accettare, su una relazione strana, ma a dire il vero, su un po' di cose, tutte quelle che mi vengono in mente. Insomma, spero che vi piaccia. Avverto che non è affatto raffinato, anzi può risultare un po', come dire, grezzo, ma è il mio modo di scrivere. Ah, e non ho la più pallida idea del perché sia andata a capo in quel modo. Recensite, per favore, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3 Definitivo Mi rigiro nel letto inspirando
è questo
girarsi, affondare la faccia nel cuscino
e trovarlo impregnato del tuo odore.
E poi apro gli occhi e non ci sei.
Mi lasci sola perfino nella squallida stanza
di un motel
volevo andarmene prima io.
Le cose che mi sussurravi prima che mi addormentassi
complice il vino
sicuro che non me le sarei ricordate
me le ricordo tutte
dalla prima
all'ultima.
Ma la notte è strana.
E ci ripensi la mattina
fissando
lo squallido
soffitto
bianco
di questa cazzo
di stanza
cambiamo motel almeno per favore.
Sono un'abitudinaria.
Piego il foglio per non farti leggere
ma tanto poi lo farò lo stesso perché non riesco a tenere la mia stupida bocca
chiusa.
Tutto questo rigettare di parole per cercare di capirsi
e alla fine siamo sempre gli stessi.
Non ti voglio fare pressioni sentire a disagio scusa e questa crudele cortesia ci manda tutto a puttane.
E tutta questa finezza.
Ho sbagliato tutto con te.
Vorrei tanto farti sentire a disagio
ma forse non serve a niente.
Le tue ordinate opere in bianco e nero sui fogli a quadretti
che odi.
I jeans si appiccicano alla pelle
come le parole non dette
e hai il fiato corto mentre porti la tua bici
e io non ti chiedo niente
e tu parli.
Vogliono sapere a tutti costi cos'abbiamo da dirci.
Adesso ho quella strana sensazione
nostalgia di qualcosa che non ho mai avuto.
Abbracciami ti prego.
Lo studieremo l'anno prossimo ragazzi
l'anno prossimo
mi si rannuvolano gli occhi.
Non ti girare ti prego.
Tanto dimenticherai anche tu.

Che ti senti una pseudo donna vissuta
quando parli dei tuoi dolori con la o aperta e lunga
mettere canzoni che ti viene voglia di cantare mentre scrivi
non aiuta
ma alla fine qualcosa riesco a cacciarla fuori da queste dita.
Ti ho fatto leggere questo
e ti ho fatto leggere quello
non so nemmeno il nome dei tuoi.
Se ti avessi conosciuto prima probabilmente non mi saresti piaciuto.
Vorrei non doverti ridare tutti questi dolorosi interessi quando mi presti il tuo cuore.
e di te invece non so niente
non mi dici niente
non ti cambia la vita se ti dico di che colore sono i tuoi occhi
e allora ti prego parlami
ma non voglio metterti in imbarazzo ti prego scusa parlami.
Quelle canzoni deprimenti che sai sarebbe meglio evitare ma non lo fai non lo fai non lo fai e le riascolti
da masochista quale sei
Cercare di scavarti dentro quando ti dico che mi sentirei un po' bisognosa d'affetto
non è che non abbia bisogno di dolcezza-
hai detto.
Che tipo cioè vorrei abbracciarti
e praticamente non lo faccio
e Smettila di sfottermi
vorrei riuscire a frenare prima che sia troppo tardi
scusa
non te lo dico inutilmente
-una buona volta che non ti dico qualcosa di inutile-
E certe altre canzoni invece che no non ci voglio ripensare
non mi voglio abituare
di nuovo.
Metti il tuo tema sulla poltrona
e poi ti rendi conto di averlo lasciato da solo.
E mi piacciono foto strane di schiene nude e ganci di reggiseni slacciati da soli e un dito medio.
Dormiremo nello stesso letto e tu mi dici che nessuno si è mai lamentato
ti prenderò a calci
e a pugni
farò quello che dovrei fare di giorno
ma poi tu mi svegli
io ti chiedo che c'è
e tu scuoti la testa
e mi dici solo abbracciami
sprofondando la faccia nella mia pancia
bagnata
del tuo dolore di cui non mi parli.
E baciarci per strada
e morire per strada
tanto ci porterà tutto dalla stessa parte.

Merda- hai detto quando ti sei tagliato.
ti ho baciato il taglio sul dito
ma eri bello lo stesso
eri bello lo stesso
e sei sicuramente più bravo di me.
Ti sei chinato
sfiorando accidentalmente apposta il mio sedere per girare il sugo.
Continuando a ricordarmi di quella volta che ho bruciato la presina.
E continua a dirmi che devo smetterla di non mettere il sale
continua ad aprirmi la scatoletta del tonno
trattandomi come se avessi cinque anni
continua a sbucciarmi le carote senza che io te lo chieda
senza pietà
continua a tossire più forte perché mi da fastidio
continua a sederti con le gambe piegate
e a sorridere quando mi rannicchio tra te e il divano
continua a farti accarezzare
a fare le fusa come un gatto
e a strusciarti su di me
come un gatto.
Continua a cantare per me ti prego
continua a dedicarmi canzoni
continua a dirmi che sì, qualcuno recensirà
continua a dirmi che ci proverai a parlarmi
continua a sorridere quando mi arrabbio e ti picchio col cuscino che non fa male
continuiamo a mangiare nutella sul divano coi cucchiaini
parlando di cose inutili
e tentando di non far vedere all'altro che fa male
fa male
salutarsi dal finestrino
fa male anche se sei in prima classe
non gradisco dell'acqua, no
mi asciugo gli occhi quando te ne vai
e urlo vaffanculo nel bagno della stazione
organizziamo una rivoluzione
dormiamo qui
che tanto è praticamente il posto dove ci vediamo più spesso.
Continua a schiacciare il viso contro il vetro della doccia.
Continua a
chiamarmi di notte
dalla stanza accanto
ti prego
non potremmo dormire insieme
dimenticarsi le ciabatte mentre vengo da te
e il pavimento è freddo
poi quando sto per toglierti le mutande mi dici che avresti voglia di parlare
e a me viene da piangere perché vorrei disperatamente proteggerti
ma non lo do a vedere.
Ti metti a ballare prendendomi le mani e io cerco di sciogliermi.
Continua a
guardarmi
e ad accarezzarmi descrivendo ogni singolo centimetro della mia pelle
forse i momenti più belli sono quelli dopo aver scopato.
Continua a fare l'offeso.
Continuiamo ad arrivare in ritardo perché non riusciamo a smettere di ignorare il letto
quando ce lo abbiamo.
Continua ad offrirti di tagliarmi la carne ghignando
Che cos'ha che non va il mio modo di impugnare la forchetta?
Continua ad usare il cucchiaio per mangiare gli spaghetti
Finto italiano quale sei.
Finta americana quale sono.
Continua a sottolineare col righello anche se lo odio.
Siamo due linee parallele che però hanno le braccia e si toccano
si toccano anche troppo
e continuo a dirti ti prego parlami ma tu mi ignori
continuo a dirti che farei meglio a metterti a disagio
continua a cadere dalla bici
continuerò a metterti i cerotti più brutti e preventivamente più grossi.
Continua a fare il possessivo
ad aggrottare la fronte
ad arricciare le labbra
a farmi venire voglia di mangiarti baciarti saltarti addosso
amarti.
Elimineremo la parola amore dal nostro vocabolario
così forse potrò uscire e dire che mi hai toccato tutto tranne il cuore
e mi mordi.
Continua a guardarmi male quando me ne esco con una canzone deprimente
che poi ti ritrovi a cantare anche tu
stupriamoci le orecchie
con musica commerciale.
Continua a sospirare quando ti rendi conto di conoscermi
quando ti rendi conto che ti conosco
quando capisco che cosa stai per dire solo guardandoti
continuando a dire che ci vediamo troppo poco
sfottendo sfottendoci allegramente imbronciati sul letto
poi buttiamo a terra tutto i vestiti i sentimenti il computer
e sporchiamo altre lenzuola
come mille altre persone prima di noi
e dopo di noi
ti giri e mi guardi e mi dici ti amo
che mi lasci senza fiato anche solo guardandomi
e adesso sono morta
dimostrami il tuo amore
eliminare ti
eliminare amo
ti prego torna.
E ascoltare wish you were here e rendersi conto che cazzo sì mi manchi.

Ti cade a terra la custodia del cd mentre la agiti per sottolineare quanto sia importante che io lo ascolti
e non ho nemmeno scaricato quelle canzoni che mi avevo scritto
non è che non mi interessi ma vedi ho cose più importanti a cui pensare
come accarezzarti i capelli
dondolare insieme al ritmo di Bob Dylan.
Ignorare i loro sorrisi quando sembriamo felici
seppellire nei piumoni le nostre paure il nostro amore il tuo sperma.
Mi spingi
e sai che io odio perdere così all'improvviso il controllo.
Mi ci abituerò al tuo piercing
mentre faccio finta di non essere offesa perché non me l'hai detto
e i miei sproloqui con la testa sopra le tue cosce
gesticolare
ma mai quanto lei.
Ignoriamo tutto e insultiamo a squarciagola i muratori ti prego
e continuiamo a litigare in macchina per quale cd ascoltare
che qualche volta riesco anche a vincere
basta che non mettiamo la radio.
Mi rigiro il tuo anellino di legno al dito
non so perché sopporto tutto questo
sono una ragazza potenzialmente problematica
ma sostanzialmente troppo logorroica.
Fammi ballare sotto la nostra luna il lampadario nudo
un giorno ti conoscerò da capo.
Mi sembri freddo, ci rimango male ma non te lo dico
né te lo dirò mai credo
e sedersi con le cosce nude sui divani di pelle a scrivere
mentre tu perdi foglietti stropicciati di qua e di là.
Il tuo naso perfetto.
Rinnovano tutto
rinnovano il ristorante rinnovano il giardino
e quando l'erba sarà ricresciuta
io non ci sarò più.
Hai due valigie ma hai dimenticato la droga che di sicuro assumi per sopportarmi
e il mio regalo
e il tuo quaderno.

Cosa?-chiedi avvicinandoti a me.
Su questo letto ancora così bianco, così puro, così immacolato.
Il materasso è troppo molle.
Il tuo corpo ci affonda.
Non rispondo, non ci riesco, sto affogando nei tuoi occhi.
Di nuovo.
Sei come il David di Michelangelo. Aspettavi solo che ti liberassero.
Adesso ne hai fin troppa, di libertà.
O perlomeno, quella che basta per alzarmi la gonna.
Le tue dita corrono di nuovo sul mio corpo, veloci, impazienti, affamate. Ne vuoi ancora, ancora e ancora.
E anche io. 
Ti userò, mi userai, e poi ci butteremo via a vicenda. Come un preservativo usato. Ed è stato bello conoscerci ma addio.

La testa appoggiata ad un altro petto, altri capelli, altre dita, un'altra bocca, e piedi più freddi dei miei.
Al contrario dei tuoi che sembrano sempre appena sfornati. I tuoi non troppo grandi piedi.
Capelli biondi, ci starebbero degli occhi verdi ma sono castani.
In tre fingiamo di non sapere.
Le mie unghie ti graffiano, e tu ti aggrappi a me.
Non ti posso salvare, mi dispiace.
Preferiamo lasciare la luce spenta per non vedere troppo lontano, facciamo solo previsioni a breve termine sul nostro futuro.
Non darmi a vedere che ci tieni a me
tanto non ci tieni.
Continua a camminare
continua
nasconditi sotto i capelli
sotto il cappello
la bandana
il cappuccio
sotto il piumone
da me.
Lo so che stai piangendo.
Vaffanculo.
Permettimi di aiutarti ti prego.
Ma tu dici Sono stanco e ti volti dall'altra parte
Posso capire che non lo capisca nemmeno tu.
Ho freddo ma preferisco coprirmi che ammettere che forse non è ancora il momento di mettersi i pantaloncini.
Ad aprile.
Perché voler accelerare i tempi, poi?
Fa tutto da solo.

E io sto dormendo, forse sto sognando di toccarti, e poi tu lo fai veramente e mi svegli.
Che c'è?-ti chiedo.
Facciamo finta che me lo dirai.
Ti odio.
E infatti non mi dici niente, ti limiti ad usarmi
come se potessi aiutarti.
Come posso farlo se tu non mi dici niente?
Io sono una diga
aperta.
Mi dispiace-mi ritrovo a singhiozzare.
Perché?
Forse non abbiamo più niente da dirci ma conserviamo questa pseudo grande amicizia.
Non te ne frega niente.
Non te n'è mai fregato.
Stupida.
Avrei dovuto capirlo prima.
Che quando lo dicevi era solo perché te lo dicevo prima io
io
stupida idiota.





















  
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