Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: DaGio    21/04/2013    1 recensioni
"Molte sono le storie che narrano di leggendarie imprese, in mondi ed emisferi inesplorati, riguardanti città incantate e intere civiltà perdute. Nel continente di Beastarh, però, ce n'è una in particolare che sembra essere nota a tutti".
Questo fantasy non mira tanto all'utilizzo della magia, comparsa di creature o personaggi con abilità innate o doti soprannaturali. Si tratta invece di un libro contenente un storia in parte realistica in cui gli umani hanno un modo di pensare simile a quello delle persone che abitavano il mondo nel medioevo. E' un libro fantasy semplicemente perché la storia si svolge in un mondo inventato e le creature ed alcuni fatti narrati sono del tutto frutto dell'immaginazione. Una grande tematica è sicuramente quella riguardante la religione vista da punti di vista differenti ma ora sta al lettore comprendere appieno il significato che si cela all'interno del racconto.
Genere: Fantasy, Guerra, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 5 - Un Viaggio Rischioso -


Nessun rumore, il silenzio totale colmava quell'atmosfera, dove la nebbia si faceva largo tra gli alberi nudi, privi di foglie. I ramoscelli secchi e umidi scricchiolavano ogni tanto, mentre la brina ricopriva quella poca erba tra il fango e terriccio cosparso di pozzanghere.
Rion Tenbri tirò sù col naso, sentendo il freddo fin dentro le sporche narici, quando si accorse che si era fatto tardi. Il sole era sorto da un paio di minuti ma le nuvole lo coprivano in parte. Anche il cugino Rart si era svegliato e dopo neanche cinque secondi era già in piedi pronto per tornare in marcia, nonostante Jirk si rannicchiasse ancora su sé stesso, avvolto da una spessa coperta di lana sporca e bagnaticcia.
"Avanti signorino, dobbiamo camminare ancora un po' prima di raggiungere il Vallo" disse Rion calciando la gamba del ragazzo.
Proprio così: i tre si erano allontanati dall'accampamento con il consenso del Capitano Gunìn Villi e avevano deciso di tornare a Foraz-Dor per avvisare gli altri della situazione, mentre i Pemry non dovevano venire a conoscenza di quel loro spostamento. Eonas Felictis era rimasto al fronte per avvertire e informare il resto del loro contingente, badando anche a non far destare sospetti agli altri soldati. La prima tappa sarebbe stata proprio il Vallo dei Prodi, città teoricamente sotto il controllo dei Tenbri e a loro fedeli. Il piano era semplice ma non sarebbe stato facile percorrere quel lungo tragitto da lì fino a Foraz-Dor, dove la strada era sinuosa e molti più pericoli avrebbero potuto ostacolarli. Il rischio era elevato ma se non fossero riusciti a raggiungere la capitale del feudo, le probabilità di essere dominati e distrutti dagli ex-alleati sarebbero divenute più che certe. Non erano plausibili né percepibili errori durante quel loro spostamento, perché i Pemry dovevano aver previsto eventuali azioni e per cautela avevano sicuramente posto sentinelle e mercenari lungo la strada per la grande città dei Tenbri.
"Ancora una ventina di minuti e saremo dentro il Vallo, forza!" annunciò Rart, incalzando gli altri a muoversi in fretta.
Erano tutti stanchi e assonnati, dopo la notte passata a marciare per allontanarsi dall'accampamento lungo il fronte, dove erano stati aggrediti. Fortunatamente il primo luogo fortificato dove avrebbero potuto accamparsi non distava molto dal confine e lì si sarebbero riposati come si deve, magari i prodi li potevano scortare per un bel pezzo di strada, in modo da viaggiare più sicuri.
Il confine sembrava ancora così vicino ma era solo un'apparenza, dato che, in realtà, i tre avevano già camminato per ben quattro chilometri, evitando la strada principale che poteva essere controllata dai Pemry. Fu così che dopo altre due ore e mezza, il capitano, affiancato dal cugino e dal ragazzo, giunsero di fronte alla mitica montagna dentro alla quale si ergeva probabilmente la più grande fortificazione di tutti i tempi su quel continente. Davanti a loro, ancora una volta, si vedeva la soglia d'accesso per un luogo diverso da quello in cui si trovavano, forse più calmo e non deturpato da guerre ma ricco di pericoli: il gigantesco portone Himlok si rifletteva nella luce degli occhi dei tre. Ancora una volta avrebbero passato un po' di tempo al Vallo dei Prodi ma non di certo l'intera giornata, poiché bastava loro farsi carico del necessario per continuare. Avrebbero preso cavalli, coperte e viveri in abbondanza, dato l'abbassarsi netto della temperatura. Rart gemette per qualche secondo.
"Ehi! Tutto bene?" domandò Jirk.
"A posto, tranquillo. Devo solo riposare un po'" rispose il capitano.
In realtà l'uomo non ebbe altro che una fitta di dolore alla coscia, dov'era stato ferito durante la battaglia al fronte e se n'era ricordato solo in quel momento. Non si trattava di un taglio particolarmente grave ma abbastanza profondo e probabilmente nn era stato pulito in tempo. Bisognava solo sperare che non dovesse ricorrere all'amputazione.
"Siamo di Ennearel, fateci passare!" gridò Rion sperando che Himlok venisse loro aperto.
"Non dirmi che ci credi davvero? Chiunque potrebbe affermare di essere un alleato e se le guardie dovessero aprire a tutti coloro che urlano, con ogni probabilità la nostra regione sarebbe sotto dominio nemico da un pezzo..." commentò Rart.
"E allora che cosa suggerisci, genio?" domandò il cugino, irritato.
"Ehi ascoltate! Sono il Capitano Rart Tenbri, dite a Norr di controllare lui stesso! Fateci passare!"
La frase si rivelò la soluzione per i tre che videro aprirsi, dopo qualche istante, il portone imponente del Vallo, dove una trentina di guardie armate fino ai denti erano state schierate per sicurezza, non che fossero necessarie in ogni caso. Diversi calderoni erano pronti a rovesciare dall'alto una sostanza corrosiva ottenuta dalla decomposizione di funghi particolari, senza contare la miriade di arcieri che tenevano sotto tiro gli individui ancora al di fuori della città. Man mano che si avvicinavano, Rart si accorgeva sempre di più che al centro del piccolo schieramento doveva esserci una persona in particolare, un'uomo dall'aria compiaciuta. Egli portava una lunga tunica grigio-nera e una maglia di una tessitura non riconoscibile avvolta da una cintura in cuoio nera. Un paio di stivali marroni e una spada al fianco, non dimenticando l'amuleto che gli pendeva dal collo.
"Norr!" esclamò il capitano con un sorriso.
L'altro gli diede un'occhiata, poi si voltò e fece cenno con una mano ad alcuni uomini, permettendo ad un cavaliere di avanzare verso i tre appena arrivati.
Quel soldato aveva l'armatura dei Pemry e il simbolo stesso era inciso nello scudo che portava, poi anche un'altra dozzina di armati dello stesso feudo si affrettarono a circondare i fuggitivi.
"Che cosa significa?!" mormorò Rion esterrefatto.
"Norr, loro non sono dalla nostra parte! Fai qualcosa!" esclamò Rart in preda al panico, non capendo cosa diamine stesse accadendo e per quale motivo.
"Voi traditori dovete essere giustiziati immediatamente, prima di entrare in città" annunciò un soldato dei Pemry estraendo la spada, mentre i suoi commilitoni avevano accerchiato del tutto i tre, puntado loro le lance contro. Non poteva essere la fine, di già, in quel punto così distanti dalla patria.
"Signore le consiglio di fare uscire anche le truppe qui dietro. Non si sa che il nostro capitano non ci abbia fatto una sorpresa! Magari ha portato con sé parte del suo stesso contingente" disse Norren rivolgendosi all'ufficiale dei Pemry, il quale diede l'ordine ad un centinaio di truppe di andare a verificare che nel tratto di strada prima non ci fossero altri eventuali nemici.
"Ora però il tuo compito è finito! Non seccarmi e osserva la giustizia di Ennearel!"
"A dire il vero no" rispose il prode con assoluta tranquillità.
Il cavaliere Pemry pareva proprio non aver capito cosa l'uomo stesse dicendo, quindi aggrottò la fronte come per esigere spiegazioni.
Non passò molto che una dozzina di dardi trapassarono i soldati intorno, liberando un varco ai tre che si trovavano circondati. Allora non si era schierato veramente dalla parte degli ex-alleati, non aveva tradito sul serio la casata che avevano giurato di servire per sempre.
Norren estrasse un pugnale ed infilzò l'ufficiale nemico dritto in pancia, sussurrandogli qualcosa di veramente umiliante e spiacevole o almeno così doveva essere, a giudicare dall'espressione del cavaliere mentre moriva lentamente.
Non appena si accorsero dell'accaduto, i cento uomini che erano andati a controllare la strada iniziarono a correre indietro, temendo di rimanere chiusi fuori ma non ce n'era bisogno: come già spiegato, quelle trenta guardie erano lì solo per motivi di sicurezza. Rart, Jirk e Rion si diressero di corsa verso l'interno della città, mentre Norr aveva continuato ad eliminare gli altri pochi soldati che si trovavano già lì, affrontandone anche cinque alla volta.
Il resto della truppa dei Pemry non riuscì a raggiungere il portone che una selva di frecce li investì tutti, fatta eccezione per qualcuno che era dotato di scudo e riuscì a farne un giusto uso ma a questi era bastato scagliare contro dardi più grandi, lanciati da potenti baliste situate proprio lungo feritoie dentro Himlok.
Intanto l'ufficiale moribondo biascicava qualcosa di continuo, emettendo le sue ultime parole.
"Finito, il tuo compito era... finito"
Probabilmente il cavaliere faceva riferimento alla frase detta in precedenza, quando aveva fatto spostare il resto dei soldati più avanti sulla strada ma Norr non esitò a dare il colpo di grazia e trafisse il petto del Pemry con la spada.
"Ora lo è" disse semplicemente, alludendo a quello che doveva essere il suo compito in realtà, "bentornato capitano Rart".
Un gran frastuono segnalò la chiusura dell'immenso portone alle spalle dei fuggiaschi, qualche minuto più tardi. Il prode Corassath, console del Vallo insieme a Norren, li aveva raggiunti con un manipolo di guardie, armato con una daga e sporco di sangue sul volto.
"A quanto pare non avete riscontrato grossi problemi! Grazie al cielo" disse l'uomo col fiatone, dando ordine alla scorta di fermarsi.
"Non abbiamo subito perdite e voi?" domandò Norr.
Corassath fece segno con la mano unendo indice e pollice, rappresentando un cerchio: stava a significare zero perdite.
"A quanto pare avevano previsto la nostra possibile fuga" disse Rion, il quale cominciava a comprendere che i Pemry avevano intenzione di corrompere l'intera città dei prodi.
"Noi non stiamo fuggendo! Vogliamo solo tornare a Foraz-Dor per avvertire la nostra casata del tradimento!" intervenne Rart.
Norren annuì e gli fece cenno di seguirlo, quindi li condusse fino ad un'armeria situata nel primo livello della città fortificata, dove si erano raggruppati una ventina di uomini e donne. Una volta entrati, il capitano e gli altri due compagni rimasero sbalorditi dalla moltitudine di armi e materiale bellico. C'era veramente di tutto: dalle spade alle lancie; dai bastoni alle mazze chiodate; scudi di ogni forma e dimensione; armature ricamate in centinaia di modi differenti e ancora coltelli e sciabole; dardi e archi; balestre e baliste; frecce dalle punte più complicate che avessero mai visto; boccette colme di veleni, acidi o purghe; medicinali e attrezzi per il riparo dell'equipaggiamento, briglie per cavalli elaborate, pesanti o leggere, corazzate con materiali diversi.
"Ma questa è casa mia..." mormorò Rion esterrefatto.
"Da questa parte" li richiamò all'attenzione Norr che si accingeva a scendere una scalinata, poco illuminata e dal pavimento bagnato dall'umidità.
"Ecco, qui abbiamo due casse colme di viveri e vestiti, qualche moneta che può fare comodo durante il viaggio e molte armi. Prendete quello che volete" annunciò il prode.
Rart abbracciò l'uomo che gli stava offrendo aiuto gratuitamente, quel comandante che non aveva esitato ad eliminare il contingente Pemry che avrebbe potuto ricompensarli in cambio della vita dei tre fuggiaschi.
"Non so come ringraziarti, davvero!"
"Oh oh, bé a dire il vero potresti portare qui un po' di oro e più viveri. In realtà confido in te per la conclusione di questa inutile guerra" rispose Norr.
Il capitano dei Tenbri non poteva fallire, non lui e soprattutto non dopo aver ascoltato quelle parole. Rart aveva capito che in molti avevano riposto fiducia nella sua figura e da lui stesso dipendevano molte persone, compresi i suoi amici e la sua casata che, ora, più di ogni altro tempo, necessitava aiuto.
"Che gli dei ci aiutino!" esclamò Jirk.
"Credo che ci stiano pensando i prodi" disse Rion vedendo arrivare un ufficiale delle guardie.
Dopo essere usciti dall'armeria, i tre videro una decina di cavalieri armati salutarli alzando in alto le spade, mentre Norr portò il pugno al petto come saluto in onore ai Tenbri. Anche Rart fece lo stesso in tutta risposta.
"Mi ero dimenticato di dirvi che ci saremo anche noi ad accompagnarvi" li informò il prode.
"Ma tu servi qui! Anche i tuoi uomini perché già il Vallo è a corto di uomini..." replicò il capitano, senza riuscire a concludere il discorso poiché interrotto dai volti offesi e colmi di rabbia di quel manipolo di prodi. I soldati e gli abitanti del posto erano molto fieri e orgogliosi, pertanto non potevano accettare blasfemie riguardo alla insicurezza della loro città, protetta più che mai da possenti mura.
"Fidati che quei pochi cavalieri basterebbero a respingere l'intera Ennearel e qualsiasi esercito di Sikowalth, se uniti alle fortificazioni del Vallo" aggiunse Norren.
Dopo tutto si trattava dei prodi e non di un qualsiasi reggimento di fanteria composto da mercenari o bifolchi, nonostante l'aspetto potesse far pensare proprio ad individui del genere.
E così un'altra piccola mossa a favore dei Tenbri aveva fatto in modo che il destino si predisponesse ad essere migliore per tutti loro, in quel momento in cui forze più a nord e ad est progettavano l'invasione della capitale del feudo centrale della regione. La meta era ancora parecchio lontana ma le probabilità di successo erano aumentate tanto quanto bastasse per avere più fiducia e più speranza, grazie proprio all'intervento dei prodi che avevano ribaltato la situazione in sfavore dei Pemry.
A nord est, invece, qualcosa di ben più temibile era in atto, tra le viscere del sottosuolo, alle pendici dei Monti Folli, dov'era situata una delle roccaforti più antiche mai esistite, ora quasi in decadenza. Nelle segrete, sotto a cunicoli e camere sotterranee, luoghi alquanto angusti, abitati da sorci e muffa, un'ambasciatore aveva appena raggiunto la stanza dov'era atteso da un uomo alto e dalla barba ben colta, il quale indossava abiti regali, tra i quali un mantello verde acceso ricamato da filettature dorate. Sul capo aveva una piccola corona splendente ma senza alcuna incisione, semplice e leggera.
"Sire, è arrivato l'ambasciatore" annunciò una guardia avvicinandosi all'uomo, che annuì e fece cenno con la mano di far passare l'ospite.
"Spero tu abbia validi motivi per farmi giungere sino a questo posto così squallido, Darren Lubers, signore del nobile e indipendente omonimo feudo" disse l'ambasciatore.
"Salute, Temphol Pemry. Conferiremo qui a causa delle spie che potrebbero origliare, uomini, donne e bambini che vorrebbero attentare alla mia vita. Di cosa volevi parlarmi così urgentemente?" domandò in tono seccato il signore della casata Lubers.
Temphol fece qualche passo, diede un'occhiata alle putride pareti circostanti e al soffitto così umido da gocciolare acqua e muffa, prima di rispondere con un ghigno.
"Tuo figlio, il secondo genito Jirk, è morto!" annunciò.
"Chi? Chi è stato?" chiese Darren stringendo le mani ad un tavolino, facendolo scricchiolare.
"Rart Tenbri" fu la risposta.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: DaGio