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Autore: Alphesiboei    21/04/2013    4 recensioni
Harry ha alcune certezze nella vita; la più salda è che diventerà un giornalista di successo. Zayn, d’altro canto, è tutto un’insicurezza.
[Zarry]
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo tre.

 

Una settimana dalla festa

Il Times, il Times! Non poteva crederci. Era come il sogno proibito di qualsiasi giornalista, e lo stava vivendo lui! Lui! Che era ancora fresco di laurea! Non era possibile essere così fortunati nella vita: aveva trovato per pura serendipità lo scoop dell’anno, del decennio!, e tutto quello che avrebbe dovuto fare era passare tempo con Zayn.

Harry sapeva di essere un novellino, ma non era idiota. Ovviamente si era tenuto il nome per sé e al direttore non aveva fatto altro che dire di poter scrivere un articolo sul vero volto dietro la maschera di Stone. E ovviamente l’uomo si era messo subito sull’attenti. Harry gli avrebbe quasi riso in faccia. Quando era entrato, l’aveva squadrato, probabilmente l’aveva reputato troppo giovane, per essere in gamba, e nella sua testa stava già pensando a un modo per sbarazzarsi di lui. Ma Harry era davvero, davvero tenace, non si sarebbe fatto abbattere da nessuno sguardo disinteressato. E poi sapeva di avere tra le mani un articolo potenzialmente dorato. E se era andato dal giornale più prestigioso d’Inghilterra invece che da una qualsiasi rivista scandalistica era perché non voleva semplicemente vendere un’informazione preziosa e far sapere al mondo di Zayn, ma perché voleva scrivere un articolo che fosse degno di essere chiamato tale e che avrebbe dato il via alla sua carriera, se possibile.

Rientrò in casa che probabilmente i suoi piedi si trovavano a trenta centimetri dal pavimento, per la gioia.

Trovò Louis sul divano e lo salutò, la voce che non poteva non far trapelare tutta la sua contentezza.

Il suo coinquilino si voltò e lo guardò un po’ stranito, perché evidentemente si era svegliato male e non riusciva a credere che qualcun altro non fosse abbattuto quanto lui.

«Che cos’hai da essere così felice?» gli chiese, infatti, con tono acido, ritornando subito dopo a guardare la televisione.

«Guardi Dragonball?» disse Harry, senza rispondere alla domanda. Non perché non volesse raccontarglielo (anzi, non vedeva l’ora di vantarsi con lui), ma perché voleva la sua completa attenzione.

«Già. Zitto, Goku sta per sconfiggere Majin Bu. È un momento pieno di pathos» esclamò, con gli occhi ancora incollati allo schermo.

«Ma se l’avrai visto mille volte!» lo prese in giro Harry, perché era vero. Lo conosceva a memoria ed era assurdo che invece di lavorare perdesse tempo così. «Non hai un articolo da scrivere?»

Louis lo guardò male. Era il tipo di persona che arrivava sempre all’ultimo, a fare le cose, che si malediceva quando si trovava con pochissimo tempo e che si riprometteva di non ritrovarsi mai più in quella situazione. Solo per venir meno al suo impegno già il giorno dopo.

Anche se l’altro era più grande, Harry gli faceva da fratello maggiore, nonché da agenda e da cuoco. Senza di lui, Louis si sarebbe dimenticato di qualsiasi impegno e avrebbe mangiato solo cereali.

«Indovina chi ho incontrato oggi» ovviamente non glielo aveva detto che si sarebbe visto col direttore del Times, perché anche se era quasi impossibile, non era detto che gli avrebbe davvero pubblicato un articolo del genere, e a Harry non piaceva parlare delle sue sconfitte, grandi o piccole che fossero.

«La fata Turchina che ti ha detto che se non starai zitto ti trasformerà in un ciocco di legno» proferì Louis.

«Tu guardi troppi cartoni animati, Louis, e ti fai troppe poche docce» aggiunse, dopo essersi seduto vicino all’altro.

Per quanto potesse non sembrare, Harry adorava l’amico, e l’altro adorava lui anche di più; per questo il loro rapporto era così perfetto. Louis per lui avrebbe fatto di tutto e Harry, d’altro canto, non si faceva sfuggire nessuna occasione per chiedere favori all’altro.

Si erano conosciuti all’università, perché Louis era rimasto indietro in un paio di corsi. Non aveva voglia di studiare, diceva. C’era sempre una festa a cui partecipare o una ragazza o un ragazzo da viziare e il tempo da dedicare ai libri diventava sempre di meno. Poi, aveva conosciuto Harry, appunto. Aveva cercato di tirarselo dietro a ogni party o in qualsiasi mattata il suo cervello pazzo congegnasse, ma l’ambizione del più piccolo era tale che nulla, neanche Louis Tomlinson, sarebbe riuscito a farlo distrarre. E, infatti, era successo il contrario: per quanto potesse sembrar strano, erano diventati così amici da essere inseparabili e, piano piano, la determinazione di Harry era diventata quella di Louis.

Appena anche Harry si era laureato, a distanza di un anno e qualche mese da Louis, i due erano andati a vivere insieme. L’appartamento era modesto, anche perché, all’inizio specialmente, era stato difficile trovare incarichi. Louis era stato assunto come giornalista sportivo da un quotidiano della città, e lavorare lì gli piaceva, perché era fissato col calcio, e gli sarebbe piaciuto da impazzire lavorare in televisione, in uno di quei programmi dedicati allo sport. Harry, invece, era più interessato alla politica, ma in fondo, per arrivare in alto, era disposto a fare e a scrivere di tutto.

«Non ci crederai mai» iniziò, perché tanto la puntata stava per finire e se avesse aspettato che l’altro fosse pronto ad ascoltarlo sarebbero passate ore. «Avevo un appuntamento con il signor Bennett» aspettò una qualche forma di riconoscimento da parte dell’altro. Un grido di sorpresa, un sobbalzo, una mano al cuore. Qualcosa. Tutto quello che ottenne fu un sopracciglio alzato e un cambio di canale. Ma è serio? si disse Harry, è impazzito o è scemo. Io lo ammazzo.

«Ma sei scemo?» glielo chiese, per sicurezza.

Louis si voltò verso di lui, girando anche il busto. Oh, se per avere la tua attenzione dovevo offenderti, bastava dirlo, pensò, traendo un sospiro di sollievo. «Finalmente» borbottò a mezza voce.

«Il signor Bennett, capisci?» perché in fondo ripetita iuvant. «Del Times» aggiunse quando gli fu chiaro che altrimenti non sarebbe arrivato da nessuna parte.

Negli occhi dell’amico passò una luce di comprensione. «Quel Bennett? Mi prendi per il culo? E che dovevi dirgli, scusa?» disse, come fosse assurda l’idea che lui avesse bisogno di parlare con il direttore del giornale più importante del paese.

«Dovevo proporgli una storia» disse solamente.

«Ma» boccheggiò il più grande. «Ma… che storia? E poi si può fare? E comunque ti ha ascoltato davvero? Sul serio? Ma sei certo che fosse il giusto Bennett, eh?»

Harry lo guardò male, perché non si meritava altro che quello. Però era molto più importante gratificare il suo ego che rimanere offesi, per cui aveva bisogno dei complimenti che, inevitabilmente, Louis gli avrebbe fatto dopo aver sentito la sua storia.

«Sì. Ovvio, quel Bennett. Comunque, avrò bisogno del tuo aiuto. Che tu mi regga il gioco, insomma» chiosò Harry.

«Eh? Sì, ci sto» fece, annuendo, anche se ancora non sapeva nulla e non ci stava più capendo niente.

«Hai presente la festa della settimana scorsa? Ti ricordi il tipo che ho rimorchiato, no? Quello che ho rivisto anche un paio di giorni fa?» iniziò Harry, partendo dall’inizio.

«Zayn qualcosa» confermò l’altro.

«Malik» completò Harry per lui. «Be’, la sera della festa siamo andati a casa sua. Dovresti vederla. Un super attico, giuro, ma lì per lì non c’ho fatto caso» disse con un sorriso saputo. «Solo che ero stanco e mi sono fermato a riposare un po’. Sai come faccio, no? Esco sempre prima dell’alba e tutto. E, infatti, saranno state più o meno le tre o giù di lì, mi sono svegliato e mi sono messo a cercare il bagno. Solo che, in breve, al suo posto trovo uno studio. E nello studio una scrivania. E in un cassetto della scrivania» attimo di silenzio per creare la giusta dose di suspance. Louis si stava innervosendo, Harry lo vedeva. «Il manoscritto del libro, che deve ancora uscire, di Mick Stone. Quel Mick Stone, il suo nome almeno ti dice qualcosa?» si accertò, perché evidentemente Louis stava invecchiando e iniziava ad avere seri problemi a collegare volti e nomi.

«Non ci credo» cacciò uno strillo Louis, che evidentemente quella volta aveva capito tutto senza bisogno di sostegno. Stiamo migliorando, pensò l’altro quasi malignamente. «Cioè, tu sei andato a letto con Mick Stone? Mick Stone è Zayn?»

«Zayn Malik è Mick, direi» lo corresse Harry.

«Non ci posso credere. Con tutto il sesso casuale che fai, uno si aspetterebbe che ti ritrovassi tra le mani un caso di sifilide, non una scoperta del genere! E tu sei andato da Bennett a dirglielo?» disse tutto d’un fiato l’altro.

«Sì, cioè no» rispose Harry, emozionato per la reazione del collega. «Gli ho detto che sono nelle condizioni di scrivere un pezzo sul passato della persona che si nasconde dietro al nome di Stone. Lui mi ha preso per pazzo. Ma io sono il genio del convincimento, quindi a fine incontro mi ha quasi pregato di fargli avere l’articolo» ok, non è che l’avesse proprio pregato, ma la verità non era troppo distante.

«E quindi?» chiese Louis, che adesso sembrava sul serio interessato.

«E quindi dovrò scrivere un pezzo su Zayn, svelare la sua identità, ma soprattutto il suo passato e la sua personalità. Capire cosa c’è dietro la streghetta e tutte quelle cazzate lì. Una cosa da inserto culturale, insomma. Non proprio il mio genere, ma chi se ne frega. Il Times, Louis, il Times!» ripeté, impazzito. «E non sai neanche la parte migliore! Ho fino a metà febbraio per scrivere questo articolo, e se Bennett ne sarà soddisfatto – e lo sarà perché sono un genio – mi assumerà! Il Times! Certo, il contratto è solo di tre anni e all’inizio specialmente dovrò scrivere di stronzate e farò un sacco di gavetta, ma il T-»

«Il Times, abbiamo capito tutti, in sala» concluse per lui, sorridendo. «Wow, non so che dire. Non ci credo»

«Ha detto che probabilmente ho un fiuto incredibile per le buone storie» si vantò, scrollando le spalle.

«No, dico, non posso credere che tu ti scopi uno e poi scopri che è tipo l’uomo più ricco d’Inghilterra ma che, non si sa come, nessuno sembra conoscere né di nome, né di faccia. A proposito, com’è?» perché anche l’occhio vuole la sua parte.

«Mi sono mai portato a letto uomini di brutto aspetto?» domanda retorica. «Ti dico solo che passare tempo con lui per scoprire ogni suo segreto sarà la cosa più semplice che abbia mai fatto»

«E sei sicuro che lui voglia passarne con te, di tempo?» domandò Louis. Harry non avrebbe voluto degnarlo di risposta, perché insomma, ma era contento e si sentiva buono e gentile.

«Sono sicuro. Te l’ho detto, l’ho già rivisto. Usciamo anche stasera. Comunque, qui mi serve il tuo aiuto» disse, arrivando al punto. «Dopo aver scoperto tutto, sono tornato a letto, invece di andarmene. Ovviamente. E la mattina ho fatto finta di essere tipo l’uomo perfetto e gli ho fatto la colazione. Non è che potessi dirgli che sono un giornalista, quindi gli ho detto che, dopo una lunga pausa, ho iniziato a studiare inglese e che lavoro part time in un panificio. Vedi di non dimenticartene, eh. Non buttarmi tutto all’aria o ti strozzo» concluse.

«Ma se neanche lo conosco» obiettò giustamente Louis.

«Be’, non si sa mai. Anzi, dovresti trovarti una specie di falsa identità anche tu, giusto in caso. E evita di inventartela sul momento, se no ti confondi. E niente cose idiote o che abbiano a che fare con supereroi; e no,» disse, prevenendo l’altro. «non puoi fare lo skater. E neanche il cantante di fama mondiale»

«Rovini sempre tutto il divertimento» sentenziò l’altro, braccia incrociate ed espressione imbronciata.

«Ma mi ami lo stesso» gli sorrise Harry.

«Sei fortunato che sia vero» sbuffò Louis, quasi ghignando di rimando.

Harry si alzò dal divano. Era l’ora di iniziare a prepararsi. Cominciava lo show, e lui doveva essere perfetto.

 

 

Note:

Ok, qui facciamo un balzo in avanti di una settimana e scopriamo cosa ci facesse Harry, nel primo capitolo, al Times (che ho scelto perché volevo una cosa figa e un giornale credibile. Insomma, Harry ha degli standard elevati).

C’è anche Louis <3 tanto per, nel prossimo arriva Liam!

Non c’è Zayn, in questo (e lo so che la cosa è taaaanto triste), perché è più che altro un capitolo di passaggio che mi serviva per spiegare meglio le ragioni e le reazioni di Harry. Che, sì, è un po’ meschino, per usare un eufemismo. J

Uhm… non credo ci sia altro da aggiungere (?).

Grazie mille a chi legge e segue e perde tempo sopra questa cosa!

Alla prossima ;-)

  
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