Libri > Black Friars
Segui la storia  |       
Autore: Maharet    22/04/2013    2 recensioni
"Si erano assaggiati, morsi, respirati per un'istante infinito prima di separarsi di pochi millimetri, guardandosi negli occhi. Avevano cercato in quelli dell'altro un motivo per andarsene, ora, prima che tutto diventasse ancora più difficile. E non l'avevano trovato."
Questa storia nasce come OS, ma è diventata in fretta una sorta di raccolta di storie diverse, legate tra loro dai protagonisti, i miei adorati Elestin.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elenoire Sinclair, Justin Sinclair
Note: OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

A Min. Semplicemente a Min. <3


Da ragazzino, ad Alteries, Justin aveva trovato per caso un falco ferito dalla freccia di un cacciatore. Era uno splendido esemplare, ma il dolore all’ala rotta e la fame che aveva probabilmente sofferto a causa dell’impossibilità di volare l’avevano fiaccato ed indebolito. Il suo sguardo color ambra, un tempo probabilmente fiero e glaciale, sembrava in qualche modo sperduto mentre si nascondeva tra i cespugli, cercando di sfuggirgli.

L’aveva blandito con pezzi di carne fresca rubati nelle cucine del palazzo ed una dose infinita di pazienza, restando seduto per terra interi pomeriggi, osservandolo farsi ogni giorno più forte e meno spaventato dalla sua presenza. Mentre inizialmente era costretto ad appoggiare il cibo a terra ed allontanarsi di almeno dieci passi perché il rapace si decidesse a nutrirsi, nel giro di una settimana era lo stesso volatile a precipitarglisi incontro quando lo vedeva arrivare, trascinandosi malamente dietro l’ala spezzata e arrivando a strappare lembi di carne cruda direttamente dalle sue mani.

La prima volta che l’aveva afferrato, stringendo tra le mani il corpo del falco e l’ala sana, e tentando di non sfiorare quella spezzata, aveva temuto che si rivoltasse. I falconieri del palazzo portavano spessi guanti di cuoio quando maneggiavano gli animali, e si trattava di esemplari spesso nati e cresciuti in cattività. Acheron, così aveva battezzato l’animale, era al contrario selvatico e per di più ferito, e Justin aveva scelto di non mettere alcuna protezione sulle mani, temendo di provocare dolore al falco se avesse sfiorato per errore la sua ferita.

Ma il rapace era rimasto immobile tra le sue mani, fissandolo con sguardo atterrito, mentre avvertiva sotto le dita il battito impazzito del suo piccolo cuore. Il suo corpo era esile sotto il piumaggio superbo, e Justin poteva avvertire tutta la fragilità delle sue ossa cave. Quell’animale stupendo, che un tempo aveva certamente volato libero nei cieli di Alteries, incurante di quel mondo insignificante che si stendeva sotto di lui, era ridotto ad un terrore immoto misto, probabilmente, ad un germe di fiducia nel ragazzo che l’aveva lentamente riportato alla vita.

Justin non poté non ricordare Acheron mentre stringeva tra le braccia Elenoire, il suo corpo esile ed il suo cuore impazzito gli ricordavano disperatamente l’animale fiero ma ferito che aveva salvato anni prima.  La ragazza tremava tra le sue braccia, e ciò che li univa era ancora talmente incerto che non riusciva ad indovinarne il motivo, se fosse per paura, desiderio o... Non osò neppure formulare quel pensiero, conscio di quanto grande sarebbe stata la delusione se si fosse permesso di illudersi, ed i fatti l'avessero poi smentito. Gli occhi grigi di El, specchi d'argento in cui perdersi pareva semplice quanto respirare, erano spalancati e fissi nei suoi. Quegli occhi parevano volergli trasmettere qualcosa che ancora non poteva essere espresso a parole. Poteva leggervi confusione per quel gesto inaspettato, e un tormento che gli strinse il cuore.

Non fu razionale, chinarsi lentamente su di lei, lasciandole tuttavia il tempo di scostarsi, se avesse voluto. Sfiorò appena le sue labbra, un tocco leggero come il battito d’ali di una farfalla, ed assaporò su di esse la dolcezza della crema al cioccolato che lei aveva appena mangiato. Al di sotto ebbe appena il tempo di intuire il suo sapore, ancora più dolce ed inebriante del cioccolato, prima che El puntasse le sue piccole mani contro il suo petto e lo spingesse via. Lo fece lentamente, il tocco più simile ad una carezza che ad una spinta, ma fu sufficiente a farlo allontanare e ad aprire una voragine nel suo cuore.

-        Noi… non possiamo! Scusami, Justin…

Elenoire mormorò quelle parole a voce talmente bassa che fece quasi fatica a coglierne il significato, la testa china e le mani ancora artigliate a tormentare la stoffa della camicia di Justin. Il ragazzo rimase immobile, attendendo che lei aggiungesse qualcosa a quella condanna appena sussurrata, ma quelle labbra soffici, che aveva baciato solo un istante prima, restarono ostinatamente chiuse. La staccò da sé con un sospiro, avvertendo un gelo improvviso che non era dovuto soltanto all’improvviso venire meno del calore di lei. Era stato un azzardo, baciarla. Ma se non avesse almeno tentato, ne era certo, l’avrebbe rimpianto per il resto della sua vita. La vide fissarlo smarrita, da sotto in su, mentre le sfiorava il volto con le nocche, in una carezza appena accennata.

-        Elenoire… non devi scusarti. Non ci si dovrebbe mai scusare per il fatto di non ricambiare un sentimento. Come io spero di non essermi guadagnato il tuo biasimo per quello che ho fatto poco fa…

Elenoire lo fissava in silenzio, tormentandosi il labbro inferiore tra i denti candidi. Averla ancora così vicina era troppo, in quel momento. Sentiva l’impellente necessità di allontanarsi, fisicamente ed emotivamente, almeno per gli istanti necessari a riprendere il controllo di sé, resistendo all’impulso irrazionale di baciarla ancora. Impulso che, se l’avesse assecondato, gli sarebbe probabilmente costato cinque dita stampate in faccia e la fine definitiva di quell’amicizia che restava comunque per lui troppo importante per essere messa a rischio. Fece un passo indietro e le voltò le spalle, sperando in cuor suo che lei capisse e lo lasciasse solo.

Passarono alcuni istanti, e lui fu quasi certo che Elenoire avesse lasciato la stanza, silenziosa come suo solito, quando una mano esile ma decisa si posò sulla sua spalla, inducendolo a voltarsi. Prima che la sua mente sorpresa potesse realizzare cosa stava accadendo due braccia sottili circondarono il suo collo, intrecciando le mani sulla sua nuca, e la labbra soffici di Elenoire furono sulle sue. Fu un bacio rapido ma bruciante, ben diverso dal tocco esitante di poco prima. Quando la ragazza si staccò da lui aveva gli occhi brillanti e le gote arrossate.

-        Buonanotte, Justin Sinclair…

Mormorò guardandolo negli occhi, un sorriso leggero ad incurvarle le labbra, prima di voltarsi ed uscire velocemente dalla stanza. Il ragazzo rimase in silenzio a fissare la porta chiusa, incapace di realizzare quello che era appena accaduto, mentre un esile germe di speranza tornava a sbocciare nel suo cuore. Acheron era ancora ad Alteries, ed ogni volta che tornava a casa la falconeria era la sua prima meta. L’animale era il suo orgoglio più grande, la dimostrazione che l’amore e la costanza possono vincere qualsiasi ostacolo. Elenoire l’aveva appena relegato al secondo posto.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Black Friars / Vai alla pagina dell'autore: Maharet