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Autore: NiagaraFalls    24/04/2013    4 recensioni
- Fai finta che io sia il tuo diario.
- Come?
- Fai finta che io sia il tuo diario segreto. [...]
- Oh, Mary andiamo!
- Che ho fatto? - chiese spaesata.
- Almeno la lettera maiuscola! Sono pur sempre una persona. Quindi scrivi "Diario", non "diario".
*
Tutte abbiamo avuto una cotta per il ragazzo ammiccante e bello. Anche un po' sciupa femmine. Mary, la portagonista, non è certo un'eccezione. Ma forse quello che crediamo di volere non è quello di cui abbiamo bisogno.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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e...

Lo so, lo so... Sono in ritardo! Ma ho un milione di ragioni, che non starò qui a spiegare. Avrei voluto pubblicare giorni fa, ma la tecnologia e il tempo si sono alleati contro di me. Quando l'ispirazione mi fa visita, tutto il resto si mette a crearmi problemi. Bah, sarà il karma. Comunque sia, spero che vi piaccia (:D) e spero di aggiornare presto! 

Bacialsaporedipioggia!

3. È...

Appena pronunciò quelle due parole, nacque un sorriso quasi invisibile sulle labbra di Nic. Smisero di ondeggiare ma mantennero la stessa posizione.

- Sul serio?

Lei annuì e senza realmente accorgersene scaricò la tensione stringendo la mano del ragazzo.

- Sei sicura? Non pensavo di ricevere un 'sì' tanto presto, onestamente - disse calmo, senza smettere di osservarla a quella misera distanza.

Neanche lei lo pensava. Ma percepiva qualcosa di indefinito... L'istinto le diceva che poteva affidarsi a lui. E poi, sarebbe stata una cosa da poco. Insomma, poteva aprirsi con uno sconosciuto/nuovo amico fidato, scaricare quelle spiacevoli sensazioni che l'avvolgevano e sentirsi meglio, per una sera. 

Lei fece spallucce, sfuggendo al suo sguardo e sentendo quella mano sulla schiena sempre più presente. Aveva detto di fidarsi, ma l'imbarazzo in certe occasioni non spariva. Gli occhi di Nic, sempre diretti verso il suo viso, non miglioravano la situazione. Lui se ne stava impeccabilmente immobile, sicuramente studiando qualcosa nella sua espressione, mentre lei era un fascio di nervi. Ecco cosa le provocavano i ragazzi, tremolii continui e rossore diffuso. 

Le sembrò di scorgere un ghigno divertito sul volto di Nic, velocemente nascosto appena riportò l'attenzione su di lui. 

- Ti senti a disagio? - domandò.

Mary scosse la testa rapidamente. - No.

Nic rimase in silenzio per alcuni istanti, poi la lasciò gentilmente e alzò le mani in alto, in segno di resa. Sembrava aver capito alla perfezione e accettato ciò che Mary non aveva detto. Fece un passo indietro, sotto lo sguardo perplesso di Mary.

- Mi sembravi di nuovo accaldata - spiegò.

Lei arrossì maggiormente e non disse nulla. Lui sollevò teatralmente le braccia ai lati del corpo e proferì: - Aprimi la tua anima.

Mary ridacchiò. Alzò un sopracciglio. - Che dovrei fare? Rivelarti i miei segreti più intimi?

- Rivelarmi perché piangevi è un buon inizio.

Mary chiuse la bocca di scatto e deglutì. 

Nic si sedette sul letto, facendole segno di mettersi accanto a lui. Lo raggiunse in pochi passi e si accomodò al suo fianco, voltando la testa verso di lui.

Prese un respiro profondo e fece vagare lo sguardo per la camera, evitando accuratamente il viso di Nic. - Penso che mi piaccia qualcuno. 

Nic aggrottò la fronte, inclinò il capo e chiese: - Pensi?

Mary sbuffò. - Non ne sono del tutto certa. Non riesco a capire davvero cosa... provo.

Incrociò le mani in grembo. Si sentiva così in imbarazzo a confessare delle cose che non aveva mai ammesso nemmeno a se stessa. 

- Mia madre dice che quando una donna si innamora diventa acida e insopportabile - disse Nic, annuendo, come se si trattasse di una verità inconfutabile.

Mary cercò di trattenere una risata. La mente volò a tanti minuti prima, quando Michele le aveva detto che 'sembrava uno yogurt scaduto'

Arricciò le labbra pensierosa. - Solo inacidita?

- Dice anche che ha un sorriso perenne sulle labbra, il che è un controsenso. 

Mary cominciò a pensare a Daniel. Acidità e sorriso. Finì i suoi ragionamenti ancora più confusa.

- Penso ancora che mi piaccia qualcuno.

- E non ne sei innamorata.

- Non lo so - disse, irrigidendosi.

- Mi hai detto che non ha le caratteristiche del tuo prototipo di uomo perfetto, quindi no.

La ragazza incrociò le braccia al petto, sentendosi presa in contropiede. 

- Non puoi sminuire così ciò che provo per Daniel - esclamò, stizzita. Si rese conto della gaffe commessa quando era ormai troppo tardi per rimediare.

Nic sembrò soddisfatto. - Quindi si chiama Daniel, eh?

Il rossore sulle guance di Mary fece capolino. Nic scoppiò a ridere.

- Sembra che farti arrabbiare sia l'unico modo di farti parlare.

- Sei scorretto - disse sbuffando.

- Io, scorretto? Sei tu quella che dice di fidarsi e poi si chiude a riccio - ribatté deciso, fissandola negli occhi. 

Mary non sopportava le provocazioni, quindi esclamò: - Va bene. Piangevo perché lui non mi noterà mai. 

- Solo per questo?

- 'Solo'?! - disse sconcertata.

- Qualcosa deve aver scatenato il pianto.

Genny e Daniel. Genny e Daniel che si mangiavano al piano di sotto. Che si parlavano complici e lascivi. Che l'avevano esclusa, per dedicarsi a loro stessi. Più ci pensava e più si sentiva stupida, per aver pensato di essere un po' più importante di una qualsiasi bella ragazza nella sua vita. 

Aveva lo sguardo perso nel vuoto e si morse il labbro inferiore. Sentiva la tristezza bruciarle gli occhi e il naso pizzicare. 

- Mary... - sussurrò Nic sorpeso e fece un movimento impacciato in avanti, come per stringerla.

- Non abbracciarmi - lo avvertì lei immediatamente, cercando di non versare neanche una lacrima mentre torturava le labbra con i denti. Si odiava, perché stava mostrando la sua vulnerabilità. - Se lo fai, scoppierò definitivamente a piangere.

Era vero. Gli abbracci simboleggiavano una casa sicura dove sfogare le proprie emozioni. Una volta circondata da un paio di braccia, le risultava impossibile non lasciarsi andare. Nic accettò quella condizione, bloccandosi e osservandola. Mary spostò lo sguardo a terra e lo tenne fisso sul pavimento anche quando sentì Nic alzarsi e passarle accanto. Tornò un paio di secondi dopo. Mary alzò gli occhi a lui. 

- E se suonassi un po', ti sentiresti meglio? 

Chitarra in grembo ed espressione indecifrabile.

- Perché sei così gentile? - domandò Mary. 

- Educazione, presumo. E poi, ti ho fatta piangere io. 

No. Non era stato lui, era stato Daniel. Fece per dirglielo, ma ormai Nic era concentrato sullo strumento e stava cominciando ad accarezzare le corde. Si schiarì la voce e si posizionò meglio sul materasso. Una melodia tenue invase l'ambiente. Nic teneva il tempo con un piede, l'attenzione sulle sue mani e il corpo voltato verso Mary. Quando la musica si fece più decisa, alzò gli occhi a Mary, le sorrise e cominciò a cantare.

Mary, dal canto suo, aveva quasi smesso di respirare. Non riusciva a muoversi. Non era semplicemente bravo, era come un balsamo per le sue orecchie e acqua fresca per i suoi pensieri. 

Nic possedeva una voce eccezionale. L'aveva composta lui quella canzone? Ora capiva cosa intendesse quando diceva di sentirsi a casa, suonando. Quello era il suo mondo. Non era come prima, quando lui si limitava a canticchiare e lei se ne stava seduta a terra. In quel momento cantava con passione, dedicandosi e affidandosi alla sua chitarra. Mary sentiva di poter stare lì per tutta la notte, ad ascoltarlo e perdersi con lui nel vortice di note. 

Fece segno a Nic di non smettere. Si formò un cipiglio confuso tra le sue sopracciglia, ma continuò. Mary si alzò e si chinò accanto al comodino. Aprì il primo cassetto. Trovò quello che cercava e tornò a sedersi. Stappò la penna rossa, strappò un foglio da un piccolo block notes e iniziò a scrivere.

Passarono più o meno cinque minuti. Lei se ne stava leggermente chinata, Nic cantava. Quando la musica nella stanza cessò e quella al piano di sotto tornò alle sue orecchie, aveva appena alzato la penna dalla carta. Notò Nic che cercava di sbirciare.

- Oh, Mary andiamo! - esclamò.

- Che ho fatto? - chiese spaesata.

-  Almeno la lettera maiuscola! Sono pur sempre una persona. Quindi scrivi "Diario", non "diario" - spiegò, imitando una D nell'aria e facendo un'espressione eloquente.

Lei corresse velocemente ed esitò alcuni secondi, prima di ripiegare il foglio. Nic la contemplava curioso. 

- Ora tocca a...

- Mary!

Un urlo aveva interrotto la frase della ragazza. Si voltarono entrambi verso la porta, oltre la quale una voce femminile chiamava il suo nome. 

- Marina! - chiamò Jessica allarmata, questa volta più vicina. 

Mary si girò verso Nic. - Devo andare - gli afferrò la mano e ci ficcò in mezzo il foglio.

Si alzò di scatto e uscì veloce come un fulmine, lasciandosi un Nic perplesso alle spalle. Sbatté la porta e si scontrò con Jessica.

- Eccoti! Ti stavo cercando - esclamò sollevata quest'ultima.

- Sì, ero...

- Laura ci riporta a casa, sta piovendo - disse, prendendola per mano e trascinandola giù per le scale. Mary inciampò, ma l'altra non se ne curò. - In più, Daniel è ubriaco e Lisa sta male. 

Si fermarono sull'ultimo scalino. - Cos'ha Lisa? - domandò preoccupata. 

Jessica, come al solito, cadde dalle nuvole. - Non so, piangeva. 

- Cosa? Perché? 

Jessica fece spallucce. - Ho cercato di chiederglielo, non me lo dice. Abbiamo parlato un secondo, prima. Poi se n'è andata e Laura l'ha beccata in bagno. Loro due sono già in macchina. Io sono venuta a cercarti, manca solo... - si guardò intorno e puntò il dito verso il soggiorno. - Daniel - disse, dopo averlo trovato. 

Corse verso di lui con Mary alle calcagna. Lo afferrò per un orecchio. - Laura ti aveva detto di non bere, imbecille!

Daniel la guardò un paio di secondi, poi passò gli occhi a Mary e ghignò. 

- E adesso che hai da sorridere? Lo so che Mary è carina, però alzati - lo fece sollevare, mentre lui si lamentava.

- Mi fai male!

- Ti sta bene. Laura si incazza se bevi quando lei ti dà un passaggio. 

Lui fece un gesto noncurante con la mano e si liberò da Jessica. La superò e si affiancò a Mary.

- Genny non ci è stata - sussurrò. Non era ubriaco, solo brillo. 

Mary si morse l'unghia del pollice. Non le importava di ciò che aveva e non aveva fatto con Genny. La sua preoccupazione più importante era Lisa, in quel momento. 

- Tu dov'eri? - chiese Daniel.

Mary arrossì, ricordando la voce di Nic. Fortunatamente Jessica li spinse all'esterno della casa. Corsero sotto la pioggia fino ad una macchina nera parcheggiata dall'altra parte del marciapiede. Si infilarono tutti e tre nei sedili posteriori.

- Finalmente - disse Laura, una ragazza con i capelli a caschetto mori, avviando il motore e controllandosi il trucco nello specchietto retrovisore.

- Mary era sparita - si giustificò Jessica. 

Mary sentì gli occhi curiosi di Daniel che la fissavano. Fece finta di nulla ed ignorò la gamba del ragazzo accanto alla sua. Lisa era rannichiata davanti a lei e contemplava le gocce d'acqua rigare il finestrino. Le toccò una spalla e quando Lisa voltò appena la testa le chiese sottovoce cosa fosse successo. 

- Ti spiego domani - rispose. Notò che non piangeva più. 

Mary annuì, mentre il calore di Daniel la invadeva.

- E dai, che hai fatto ieri sera? - domandò un ragazzo minuto sui diciassette anni con i capelli neri, gli occhiali quadrati e spessi e un accento tedesco appena presente. Si trovava in un caffè con altri due ragazzi, mentre all'esterno i contorni dei passanti erano confusi dal temporale estivo. Era un bar tranquillo, una specie di tavola calda. 

Nic alzò le spalle. - Niente di che - mormorò, rubando una patatina fritta a Trullo, un ragazzo con la stazza di un guardaroba e la loquacità più o meno lì. 

Sven socchiuse gli occhi e si rivolse al ragazzone accanto a lui: - Ha o non ha la faccia di uno che è andato a letto con una modella norvegese?

Trullo alzò il mento in un piccolo cenno positivo e tornò a dedicarsi al suo hamburger. Sven si girò nuovamente verso Nic, il quale commentò: - Da dove le tiri fuori queste similitudini?

Sven sventolò una mano come per scacciare una mosca. - La nostra vita sessuale è pari a zero in questo momento, quindi se hai cose interessanti da dire, dille. So che c'entra una ragazza. L'hai conosciuta alla festa?

E poi, siccome Nic se ne restò buono a fissarlo e continuò a tacere, disse: - Da quando sei così riservato?

- Non c'è niente da dire. 

- Certo, è carina? 

Nic alzò le sopracciglia. 

- È intelligente? - e poi: - Ha le tette grandi? - ed infine: - Ho visto una faccia interessata quando ho parlato delle sue forme. Ne deduco che non le hai viste. Quindi non te la sei fatta! - concluse, soddisfatto di sé.

- Per chi mi hai preso? 

- Sì, in effetti sei troppo gentiluomo per anche solo sfiorare una donna senza prima chiedere il permesso a suo padre.

- Simpatico. 

Sven si allungò sul tavolo, come un uomo in fin di vita, e alzò gli occhi supplicanti a Nic. - Ti prego! Sono o non sono il tuo migliore amico? 

Sobbalzò quando Trullo gli mollò una pacca poco gentile sulla schiena. 

- Oh, lo sei anche tu. Ma hai storie di ragazze da raccontare? 

Trullo scosse la testa, spargendo maionese dappertutto. 

- Visto? Quindi Nic, parla. 

- Questo tuo interessamento morboso mi preoccupa. 

Sven sbuffò e venne distratto da una voce che lo chiamava dall'ingresso.

- Ehi Sven!

Un ragazzo alto e sorridente si avvicinò al loro tavolo. 

- Daniel! - esclamò Sven, raddrizzandosi. - Come va?

- Bene. A te? 

- Bene. Ti presento i miei amici. Lui è Nic - disse indicando il rosso, che alzò la mano e lo salutò - ... e questo è Trullo. 

Trullo bofonchiò un "ciao". 

- Sei solo? Vuoi sederti con noi? - chiese Sven, indicando un posto libero accanto a Nic. 

- No, aspetto degli amici - disse, poi la sua attenzione venne attirata da una biondina che lo guardava interessata da un tavolo all'angolo. - È stato bello vederti. Stammi bene! 

E si defilò veloce come un razzo, andando a salutare la ragazza. 

- E quello era Daniel, casanova per professione e gigolò per hobby. Non so come faccia, ma le conquista tutte - commentò Sven, con un sospiro invidioso.

Alzò gli occhi a Nic, che era improvvisamente incuriosito da qualcosa. Stava guardando oltre le spalle di Sven, il quale si girò verso l'ingresso, dove due ragazze salutavano sorridenti la cameriera e si toglievano la pioggia dai capelli.

Sven spostò lo sguardo da Nic alla ragazza mora e snella che era appena entrata. Avanti e indietro, da Nic a lei. Poi si illuminò, come se avesse scoperto il segreto dell'universo. Infranse l'occhiata sognante di Nic esclamando: - È lei!

*

- È lui! - sussurrò Mary, sobbalzando sul posto e sentendo il cuore battere all'impazzata contro le costole. Afferrò Lisa per un braccio e si catapultò nei bagni femminili, accanto all'entrata. - Oddio! 

L'amica non ebbe neanche il tempo di realizzare il tutto, un secondo prima stava parlando con Eva la cameriera e un secondo dopo una Mary rossa e scossa le stritolava il polso davanti ai lavandini. 

- Cosa? 

- È lui! Il ragazzo di ieri sera, è di là! 

- Chi? Quello della chitarra? 

Mary annuì nervosa. Affondò il viso nelle mani mentre Lisa la osservava perplessa. 

- Mary, calmati. 

La mora rialzò il capo.

- Come faccio a calmarmi? Pensavo di non rivederlo mai più. Dio, mi ha vista piangere...

- Non è niente di grave, perché ti agiti?

Perché si stava agitando in quel modo? Non lo sapeva neanche lei. 

- Non lo so, è solo che... Insomma, mi ha colta di sorpresa!

- Lui ti ha vista entrare?

- No, non credo. 

Mary cominciò a torturarsi le dita. Ripensò al foglio che aveva scritto e sentì le guance infiammarsi. Di quello non ne aveva parlato con Lisa. Aveva solo detto di aver pianto per Daniel e che un ragazzo l'aveva beccata. L'aveva sentito suonare la chitarra e avevano parlato del più e del meno. Non aveva menzionato le cinque domande, o il ballo, o l'aquila. 

- Stai calma. Adesso torniamo di là, lo saluti e andiamo al tavolo. Piuttosto, sei pronta per vedere Daniel? 

Mary annuì amaramente. - E tu sei pronta per vedere Andrea?

Lisa fece una smorfia. - Lui non è ancora arrivato. L'importante è non vedere Jessica. 

Mary le accarezzò e strinse un braccio, cercando di confortarla. - Andiamo. 

Quando uscirono, però, Mary rimase delusa quando voltò la testa verso il tavolo dove aveva visto Nic e non lo trovò. Il sorriso di finta sorpresa che si era preparata svanì. I due ragazzi seduti con lui erano ancora lì, che la fissavano. Distolse imbarazzata lo sguardo e analizzò velocemente il locale, alla ricerca segreta del rosso. Non lo scorse da nessuna parte, quindi si sedette ad un tavolo con Lisa. 

Daniel, poco lontano da loro, salutò una ragazza bionda, che uscì dal bar. Si accomodò accanto a loro e ancora prima di salutarle annunciò: - Ho il suo numero. 

Mary alzò gli occhi al cielo insieme a Lisa. 

- Hai già ordinato? - chiese a Daniel, fingendo indifferenza mentre si toglieva la giacca. 

Prima ancora che lui potesse rispondere, una mano pesante le batté sulla spalla. Si voltò. Un ragazzo enorme le porgeva un foglio piegato.

- Per me? - chiese sorpresa, indicandosi. 

Lui annuì con un grugnito e se ne andò quando Mary prese il biglietto. 

- Cos'è? - domandò Daniel. 

- Non lo so - rispose Mary. Ma lo scoprì non appena lesse le prime parole.






 Caro Diario,
      mi piace la pioggia. Ti va di condividerla con me? 
   Raggiungimi alla statua davanti al municipio, 

                                                              Nic.

  
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