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Autore: NiagaraFalls    01/04/2013    3 recensioni
- Fai finta che io sia il tuo diario.
- Come?
- Fai finta che io sia il tuo diario segreto. [...]
- Oh, Mary andiamo!
- Che ho fatto? - chiese spaesata.
- Almeno la lettera maiuscola! Sono pur sempre una persona. Quindi scrivi "Diario", non "diario".
*
Tutte abbiamo avuto una cotta per il ragazzo ammiccante e bello. Anche un po' sciupa femmine. Mary, la portagonista, non è certo un'eccezione. Ma forse quello che crediamo di volere non è quello di cui abbiamo bisogno.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Dear d. 2 Allora. Non so mai cosa dire. Ringrazio le persone che mi stanno seguendo e spero che questo capitolo vi piaccia, sul serio! Se avete domande o critiche da fare, no problem. Se volete darmi la vostra opinione, ancora meglio! Buona lettura, mie care!




2. Cinque domande.




Appena sciolsero le dita, entrambi si posizionarono a gambe incrociate sulle lenzuola, uno di fronte all'altro. Mary era ancora indecisa e diffidente. E poi, avrebbe sempre potuto mentire se la domanda era troppo personale. Mentre lui si toglieva le scarpe e le metteva ai piedi del letto, Mary valutò il ragazzo. Non sembrava avere cattive intenzioni, ma meglio essere attenti. La musica arrivava attutita e leggera dal piano terra. Se l'aggrediva, avrebbe sempre potuto urlare e l'avrebbero sentita senza troppi problemi.

- Chi comincia? - chiese Mary. 

Nic si slacciò la felpa e la appoggiò accanto a loro. Fece spallucce e poi la invitò a iniziare con un gesto della mano. Mary non aveva mai fatto quella specie di gioco prima, ovviamente. Cosa avrebbe dovuto domandare? 

Si morse il labbro ed espose i suoi dubbi: - Ehm, non so cosa chiedere.

- Quello che vuoi.

Cominciò a torturarsi le mani e abbassò lo sguardo. - Ok. Qual è il tuo colore preferito?

E poi, siccome non ottenne alcuna risposta, lanciò un'occhiata a Nic. La guardava con un sopracciglio alzato e una risata nascosta.

- Cinque domande, Mary. Cinque, e ne sprechi una per chiedermi il mio colore preferito?

Mary si indignò. Non aveva idee, nessuna. 

- E poi, ci puoi benissimo arrivare da sola - disse ridacchiando e indicandosi i capelli e poi l'indumento steso vicino a lui.

- L'arancione?

Nic annuì. - Sono strano, lo so.

Non era strano. Lei cambiava colore quasi ogni giorno, un paio di settimane prima era stato il marrone. Il marrone non piaceva nessuno.

- Non esageratamente - rispose lei, abbozzando un sorriso imbarazzato. - Qualche consiglio? - chiese timida.

- Domande un po' più profonde. Dobbiamo stabilire un rapporto di fiducia, ricordi? Quindi, domande da psicologo. 

Mary ridacchiò. - Tipo "cosa hai provato quando i tuoi genitori si sono lasciati"? Quel genere?

Lui annuì tranquillo. 

- Sicuro? Non è un po' troppo... personale? - domandò a disagio.

- È proprio quello il punto.

Mary fece cenno d'aver capito e prese un respiro profondo guardandolo negli occhi. Occhi verdi. - Che rapporto hai con la tua famiglia?

Nic sorrise. - Ho due fratelli piccoli e una sorella grande. Si chiamano Marco, David e Caterina. Marco e David sono gemelli e hanno tredici anni. Caterina ne ha venti, io diciotto. I miei genitori si chiamano Arianna e Matteo. Siamo una famiglia molto unita, forse perché una volta al mese organizziamo questa "serata film". Guardiamo un film scelto da un membro della famiglia e poi commentiamo tutti insieme. Va sempre a finire che Caterina litiga con mio padre e che i gemelli commentano ogni singola ragazza che appare sullo schermo. Io do loro corda. Mia madre semplicemente cerca di farci andare d'accordo. Nonostante tutto, ci raccontiamo molte cose e siamo felici. Sono molto fortunato, so che avere una famiglia unita e allegra non è una cosa proprio scontata.

Raccontava tutto con un sorriso sulle labbra e lo sguardo perso. Voleva loro molto bene, si vedeva. Trasmise un senso di sicurezza anche a Mary, che sorrise con lui.

- Avrei dovuto avere un'altra sorella, due anni dopo i gemelli, ma è nata morta. 

- Oh - disse. Era senza parole.

Nic alzò le spalle amaramente. - Già.

- Poverino - mormorò.

Capì di aver detto la cosa sbagliata quando Nic la guardò negli occhi con divertimento sotto il velo di tristezza. Arrossì di vergogna.

- No, cioè, non volevo... Oddio - nascose la faccia tra le mani. Che figura.

- Di solito si dice "mi dispiace" - disse lui. 

- Oh, lo so, ma "mi dispiace" è troppo poco. "Mi dispiace" si dice anche quando versi un po' d'acqua addosso a qualcuno.

- "Poverino" invece è perfetto.

Mary sbirciò tra le dita. La stava prendendo in giro.

- Scusa - biascicò.

Lui scoppiò a ridere. - Dillo pure, ti faccio pena. Tranquilla, ho capito cosa intendi...

- Grazie.

- ... più o meno.

Nic era rilassato e di nuovo a proprio agio, il contrario di Mary. 

- Cambiamo discorso. Tocca a me, giusto? 

Mary annuì e squadrò Nic che, pensieroso, si grattava la nuca. Poi sembrò avere un'illuminazione.

- Hai mai avuto rapporti sessuali con qualcuno?

Adesso sì, che era davvero senza parole. Spalancò la bocca e lo guardò scandalizzata. Lui se ne stava lì ad aspettare, innocente.

- Cosa?!

- Hai capito.

- Sì, ma... Questa sarebbe una domanda profonda?! - chiese, imbarazzata come non mai.

Lui sembrò davvero calibrare la serietà della domanda fin troppo intima che aveva appena posto. - Be', scommetto che tu non l'abbia detto a molte persone, quindi vale. Insomma, è una domanda personale.

- Scherzi?!

- Mai stato più serio di così.

Lei scosse la testa, sempre più rossa. - Nicola... No.

- No, non hai mai avuto rapporti con nessuno?

- No nel senso che non voglio rispondere!

Nic la guardò risentito. Poi improvvisamente Mary si ricordò del dettaglio famigliare e doloroso che le aveva appena rivelato. Sospirò stizzita. 

- Me lo stai davvero chiedendo? - domandò arrendevole.

Nic sentì la vittoria avvicinarsi e annuì malizioso. 

- No - ammise irritata. Vide qualcosa di indefinito passare negli occhi di Nic. Qualcosa che non voleva sapere.

- E avresti voluto?

- Sai cos'è il pudore?

Lui la ignorò. - Avresti voluto?

La mente volò subito a Daniel. Daniel, che l'attraeva. Daniel, che se ne stava di sotto avvinghiato a Genny. 

- No - disse deglutendo.

- La tua faccia dice qualcos'altro. Devi dire la verità, Mary.

- ... Forse, ok? Non ne sono sicura - quando la mettevano alle strette finiva sempre per dare alle persone quello che volevano.

Nic sembrò soddisfatto da quella risposta.

- Hai già usato due domande - disse Mary.

- No - disse Nic dubbioso.

- Sì. Erano entrambe personali.

Una piccola rivincita. 

- Va bene - alzò gli occhi al cielo. - Tocca a te.

- Hai mai avuto rapporti sessuali con qualcuno? 

- Che copiona. 

Mary arricciò il naso e poi sorrise. - Rispondi.

- Sì. Due volte, con due ragazze diverse. La mia prima volta avevo quindici anni. Stavamo insieme da cinque o sei mesi, non ricordo... Ci siamo lasciati un paio di settimane dopo.

Mary fece un finto broncio. - Non eri molto bravo? - suggerì, trattenendo a stento una risata quando Nic fece una faccia buffissima e si offese. 

- Per tua informazione, la seconda ragazza è rimasta molto soddisfatta - disse, cercando di riprendere il suo ego maschile.

Mary scoppiò a ridere. - Siete tutti uguali. Guai a sminuire le vostre prestazioni.

- Forse dovresti provare, prima di giudicare.

Le guance di Mary diventarono bollenti. Spalancò gli occhi. Nic la guardava, contento di aver avuto l'ultima parola in quella battaglia verbale. 

- Ok, faccio la prossima domanda. Mi sembri un po' accaldata.

Mary colpì leggermente il ginocchio di Nic con il piede. - Sono solo un po' sensibile sull'argomento - sbuffò, senza perdere un solo tono di rosso.

- Ho notato - disse lui, cercando di nascondere una risata e continuando ad osservarla malizioso. - Perché piangevi?

Mary stava per dire che non era vero, lei non stava piangendo affatto!, quando lui l'ammonì con lo sguardo. - Era comunque l'inizio di un pianto, Mary. Perché eri triste?

Non se la sentiva per niente di parlare di Daniel, perciò trovò un compromesso: - Te lo dirò alla fine delle domande, se mi fido.

Lui sembrò accettare facilmente. - Ok. Quindi... Qual è stata la peggiore figuraccia della tua vita?

Ecco, questa andava già meglio, anche se ricordare momenti imbarazzanti non era certamente il suo hobby preferito. Ci pensò su per un minuto.

- Hm. È accaduta un mese fa. Era pomeriggio, pensavo di essere a casa da sola e quindi ho preso l'MP3 e ho alzato il volume al massimo. Quando ho tempo o quando sono un po'... triste, mi diverte ballare. Quindi ho cominciato a ballare come una pazza in giro per casa, mentre pulivo i mobili e passavo l'aspirapolvere. Mi sono girata un secondo verso la porta di casa, mentre mettevo a posto in soggiorno e BAM! Ecco mio padre con tre amici che mi guardano scandalizzati. 

Nic scoppiò a ridere. -  E che hai fatto?

Mary fece una smorfia d'imbarazzo. - Non è neanche questa la parte peggiore. Visto che avevo caldo stavo ballando... mezza nuda, diciamo.

Nic spense la risata così in fretta che Mary pensò fosse svenuto. - Ah - disse lui senza voce. - In che senso?

- Be', avevo solo una canottiera. Niente pantaloni. 

Visto che Nic sembrava letteralmente perso nella sua fantasia, Mary gli diede un pugno sulla gamba. - Non azzardare ad immaginarti la scena! 

Nic alzò le mani in alto. - Scusa. Figuraccia per te, forse. Gli amici di tuo padre devono aver apprezzato.

Mary inclinò la testa e arcuò le sopracciglia. - Ne dubito. Mio padre era più imbarazzato di me. Non mi sono fatta vedere per il resto della giornata.

- Potevi stare più attenta.

- Basta, non ne parliamo - decise, visto che Nic sembrava ancora pensarci. - Qual è la cosa che ti piace fare di più al mondo? - domandò. 

Nic si posizionò meglio sul letto e poi indicò la chitarra alle sue spalle. - Suonare. Me la porto sempre dietro. 

Mary sorrise sincera. - Componi musica?

Lui annuì. - Ci provo.

- Sembri bravo. Da quanto suoni?

- Da quando avevo sei anni. Mi piace davvero. Quando ho una chitarra in mano, mi sento come a casa.

Si guardarono negli occhi. Mary accentuò il sorriso, intriso di tenerezza. 

- Tocca a me. Qual è stato il momento più triste della tua vita? - disse Nic, distogliendola.

Mary abbassò gli occhi. - Quando è morta la mia cuginetta di cinque anni. 

Nic annuì leggermente. Lui poteva capire. - Aveva un tumore ai polmoni. Non la vedevo moltissimo, però mi è sembrato così crudele. Insomma, perché una bambina di cinque anni? Non è giusto. 

Nic appoggiò una mano su quelle di Mary, strette in grembo. Mary le sfilò dalla sua presa. Si schiarì la voce.

- Quante domande mancano?

Nic fece finta di non aver dato peso a quel gesto. - Io te ne ho fatte quattro. Tu tre.

- Ok. Mmmh... Ti sei mai innamorato?

- No.

Mary aggrottò la fronte. - E...?

- E cosa?

- Be', per le altre domande hai cominciato a spiegare. Qui solo un "no"?

Nic la guardò sarcastico. - Che altro c'è da dire?

- Be', non so... qualche cotta vicina all'innamoramento?

Nic scosse la testa, sempre più divertito. - Non so. Attrazione, per la maggior parte delle volte. Sono un maschio, non arrivo a definire qualcosa di più complesso.

Mary sbuffò, vacendo volteggiare un ciuffo di capelli. - Bella scusa.

Lui si strofinò le mani e sorrise. - Ecco l'ultima: cosa deve avere un ragazzo per farti innamorare?

Wow. Questa sì che era una domanda complicata. Cominciò a torturarsi il labbro inferiore. Nic la osservava paziente.

- Deve rispettarmi.

Nic ponderò la risposta. - E poi?

- E... deve capire chi sono e cosa voglio. Un complice, ma anche un migliore amico. Deve riuscire a farmi battere il cuore. E deve trattarmi alla pari.

Nic non rideva, non ammiccava, non la prendeva in giro. Semplicemente la guardava.

- Presumo che il fantomatico ragazzo di cui tu non vuoi parlare abbia queste qualità.

Daniel aveva quelle qualità? Un fulmine la colpì a ciel sereno. No. Non tutte, per lo meno. Quella scoperta fu semplice quanto scombussolante. Non si era mai davvero soffermata su quello che voleva in un uomo e, ora che l'aveva fatto, si rese conto che Daniel non rispecchiava pienamente ciò che lei desiderava. La bocca le si asciugò.

- Non... non esattamente.

Nic non disse niente. La lasciò pensare. 

- Quante persone sanno il segno dell'aquila, oltre alla tua famiglia? - chiese decisa, alzando la testa. 

Lui si sorprese per il cambiamento improvviso. - Questa sarebbe la tua ultima domanda?

Mary annuì.

- Il mio migliore amico. E te.

Mary gli sorrise sincera. Nic la studiò confuso, poi fece una domanda: - Sei ancora triste?

Non poteva dire di stare alla perfezione, dopo aver visto Daniel appolipato a Genny. Ma non stava male come prima. 

- Non così tanto - disse, cercando di sminuire la questione. 

Nic cercò qualcosa nella sua espressione. Socchiuse gli occhi, attento. Poi si alzò fluidamente dal letto e le porse galantemente una mano. 

- Vieni.

- Dove? - chiese Mary, presa alla sprovvista. 

- Sei ancora triste. Hai detto che ballare ti rende felice. Vieni.

Mary appoggiò la mano in quella di Nic, che la fece alzare e la portò al centro della stanza. Dal piano di sotto arrivava una canzone tranquilla, né da discoteca né un lento. Nic guidò la mano che non era stretta nella sua sulla schiena di Mary, in basso ma non troppo. Mary portò timidamente la sua sulla spalla di Nic, dove appoggiò anche la testa. Sentiva Nic respirare a due centimetri da lei. Cominciarono a ondeggiare e girare lentamente sul posto. Nic non forzava troppo i movimenti, lei si abbandonò e chiuse gli occhi. I loro respiri erano calmi. La mano di Nic era calda e accogliente. Mary si sentiva leggera come una piuma, fluttuante. Si sentì in pace e svuotò la mente di tutti i pensieri. 

Mary non sentiva più la musica, non sentiva nient'altro, solo il battito del suo cuore. Aprì lentamente gli occhi dopo un paio di minuti, alzò la testa e si stupì della vicinanza con il viso di Nic. Nic, che non fece nulla se non ricambiare il suo sguardo.

E, sull'onda della loro danza, sussurrò: - Mi fido.

  
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