3. Always be together.
Quando Louis giunge a casa, l'odore del pollo gli invade le narici.
Frettolosamente si toglie il cappotto e lo appende all'attacca panni per poi camminare con passo deciso verso la cucina dove, sicuramente, avrebbe trovato sua madre.
“Mamma!” esclama facendo voltare la donna che si sta pulendo le mani con uno straccio. “Che succede, Lou?” domanda la donna con un sorriso.
“Devo parlarti.” annuncia spostando la sedia e provocando un rumore assordante che la signora Tomlinson ignora, sedendosi davanti al figlio.
“Ti ascolto.” gli sorride prendendogli la mano ed accarezzandone il dorso. Louis, dopo aver preso un respiro profondo, è pronto a raccontargli tutto.
“Come sai, ieri sono andato all'ospedale a trovare i bambini, ma ieri pomeriggio c'era qualcosa di strano.” inizia. La signora Tomlinson corruga le sopracciglia non capendo.
“Non c'erano più i soliti bambini piccoli, ma vi era un ragazzo di sedici anni.” prosegue rispondendo alla domanda mai fatta dalla madre.
“E quindi?” domanda questa volta non capendo. “I bambini con cui gioco, mi han detto che è un tipo strano e mi sono incuriosito..Poi ho sentito urlare e ho visto le infermiere correre lungo il corridoio così, senza troppe cerimonie, mi sono alzato e le ho seguite.”
Si interrompe un momento per far assemblare alla madre tutti i pezzi, per poi continuare. “Nella stanza, c'era il ragazzo considerato pazzo.”
Louis vede la madre trattenere il fiato. “Cercavano di calmarlo, ma non ci sono riuscite ma poi, quando i nostri occhi si sono incontrati e gli ho detto di calmarsi, lo ha fatto.”
La signora Tomlinson sospira il fiato trattenuto e, interessata, invita il figlio a continuare. “E oggi sono andato a trovarlo di nuovo.” conclude.
Louis si sente un codardo, perché non ha il coraggio di raccontarle cos'ha Harry, la fine che farà e la promessa che gli ha fatto.
Johannah si sistema meglio sulla sedia, grattandosi il mento come a voler pensare a una domanda da fargli.
“E come mai è in ospedale?” domanda allora.
Louis trattiene il respiro e sente le mani sudare anche se in casa non fa decisamente freddo.
“Un incidente d'auto e i suoi genitori sono... morti.” conclude. La madre sgrana gli occhi “E che ne sarà di lui?” domanda.
“Proprio di questo volevo parlarti.. E' solo al mondo e finirebbe in un orfanotrofio, m non voglio e non posso permetterlo. Gliel'ho anche promesso.” sospira sussurrando l'ultima frase.
“Quindi volevo chiederti se potevamo adottarlo.” annuncia infine.
Johannah sospira e si alza dalla sedia, per poi posare le mani sulle spalle del figlio.
“Louis, lo sai che a stento mantengo te, me e le tue sorelle: siamo in cinque, e da quando tuo padre se ne è andato sono io che mantengo voi tutti.”
“Ma io..” la madre lo interrompe con un gesto della mano. “No Louis, non se ne parla.”
Il moro stringe i pugni e si alza dalla sedia, spostando le mani della madre che sono poggiate sulle sue spalle per poi uscire dalla cucina e scontrarsi con Lottie a cui da una spallata prima di superarla e salire le scale.
“Ma che gli prende?!” la sente chiedere ma non ascolta il resto perché si chiude il camera e si stende sul letto.
Louis fissa il soffitto mentre l'ipod preso poco prima riproduce musica dei The Script a tutto volume.
E' arrabbiato perché vuole portare Harry con se.
E' arrabbiato con se stesso perché non rispetterà la promessa.
E' arrabbiato con sua madre perché non l'ha compreso.
E' arrabbiato e non sa cosa dire a Harry il giorno dopo.
Dopo un po', sente il materasso abbassarsi così si volta verso destra, incontrando gli occhi della madre.
Svogliatamente, si toglie le cuffie dalle orecchie e mette in pausa la musica. “Che c'è?” domanda sgarbatamente.
Johannah sospira e gli carezza i capelli. “Mi spiace Louis. Non è che non voglio adottarlo, ma non sono sufficienti i soldi.” spiega.
Louis annuisce capendo e stringe la mano della donna. Improvvisamente, si illumina. “E se iniziassi a lavorare?” domanda.
Johannah strabuzza gli occhi e guarda il figlio come se fosse un alieno. “Si insomma, pagherò il vivere di Harry e il resto lo darò per voi!” sorride.
“Ma Louis, tu stai ancora studiando..” dice incerta la madre. “Lo so mamma, ma io non voglio lasciarlo solo, non posso.”
La donna ci pensa un po' su per poi annuire. “E va bene. Infondo, sei maggiorenne.” gli sorride.
Il volto di Louis si illumina e, gioioso, abbraccia la madre. “Grazie mamma, grazie davvero.”
Lei gli sorride e gli scompiglia i capelli, per poi alzarsi e dirigersi verso la porta. “Allora domani andiamo all'ospedale e lo adottiamo, ok?”
Il moro annuisce sorridendo e, con un balzo, si alza dal letto e segue la madre giù per le scale così da aggiungersi a cena.
Quando il giorno seguente la sveglia è suonata, Louis si è subito alzato dal letto senza rigirarsi e trovar scuse per tornare a dormire.
E' sempre stato un ragazzo pigro, ma quella mattina non avrebbe perso tempo: doveva andare da Harry.
Ha indossato la sua maglietta a righe, i pantaloni rossi abbinati alle Toms dello stesso colore per poi scendere in salotto e trovare la madre con le chiavi della macchina e un sorriso sulle labbra che lo aspetta.
Solo dopo cinque minuti di tragitto, sono arrivati all'ospedale e Louis ha trascinato la madre su per le scale percorrendo lo stesso tragitto di ogni giorno.
“Dottoressa Smith!” la saluta agitando il braccio e subito, quando vede il ragazzo, si incammina preoccupata verso di lui.
“Che succede?” domanda andandole incontro seguito dalla madre, perdendo il sorriso sulle labbra.
“Harry, sono venuti a prenderlo poco fa Louis, sono al quinto piano ora. Lo porteranno in un orfanotrofio!” dice gesticolando e balbettando qualche parola.
Subito, Louis afferra la mano della madre e la trascina all'ascensore: la scatola elettronica sta scendendo dal quinto piano e si dirige al piano terra.
“Merda.” sussurra a denti stretti correndo verso le scale che scende a due a due seguito dalla madre.
Quando scende l'ultimo scalino, nota il riccio tra due uomini che lo tengono per le braccia mentre lui cerca di divincolarsi urlando come due giorni fa.
“Lasciatelo!” urla andandogli incontro e spostandoli, facendo lasciare loro la presa.
Subito, Harry si rifugia tra le braccia di Louis che lo stringono possessivamente, mentre lui allaccia le braccia attorno al collo del maggiore bagnandogli la maglietta delle sue lacrime.
“Il ragazzino viene con noi, non si discute!” risponde burbero quello. “Io voglio adottarlo!” si intromette Johannah parandosi davanti ai due ragazzi.
Harry alza lo sguardo su di Louis placando le lacrime e il maggiore gli sorride. “Avevo promesso non ti avrei lasciato in un orfanotrofio.” sussurra.
L'uomo arriccia il naso e annuisce. “Bene, allora deve firmare della carte.” dice estraendo dei fogli e porgendoli alla donna.
Mentre Johannah firma le carte, Louis tiene stretto tra le braccia Harry e lo culla per calmarlo.
“Tranquillo ci sono io, vieni a casa con me. Ci sono io.” sussurra baciandogli il capo.
Ed Harry, si sente al sicuro...
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