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Autore: jas_    25/04/2013    32 recensioni
Aprii gli occhi di scatto e spostai il cuscino, mettendoci un attimo a far riabituare i miei occhi assopiti alla forte luce che entrava dalla finestra vicina a me. Mi guardai intorno e sussultai: quella non era la camera di Molly, né tantomeno la mia.
Un altro movimento mi fece voltare di scatto alla mia sinistra, un ragazzo seminudo dormiva sereno nel mio stesso letto. Prima di rendermene veramente conto urlai, guardando poi il mio di corpo: indossavo solo la biancheria intima. Cominciai improvvisamente a sentire caldo, mi passai una mano tra i capelli in preda al panico e cercai di ricordare gli avvenimenti della serata precedente.
Ricordavo la festa, i diversi cocktail che Molly mi aveva portato, quelli che invece mi ero arrangiata io a prendere, la pista affollata, quasi soffocante, io che non trovavo più Molly e cercavo di uscire da quella trappola umana e... Due mani che mi cingevano i fianchi, poi il vuoto.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Right side, wrong bed'
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Capitolo 12

 
 

Sorrisi nel vedere Angela e il suo neo-marito uscire dalla chiesa sorridenti mentre venivano sommersi da una pioggia di chicchi di riso. Lanciai uno sguardo fugace ad Harry, anche lui incantato dalla scena, e mi soffermai a guardarlo.
Era dannatamente bello, soprattutto in quel completo elegante che lo rendeva un "ragazzo per bene" come l'avrebbe definito mia madre. Fortunatamente fino ad allora non ci aveva parlato molto, durante l'andata in auto era troppo agitata per il matrimonio per fargli qualunque tipo di domanda e non appena eravamo arrivati in chiesa era scomparsa a cercare la sua amica nonché madre della sposa. Quando Angela lanciò il bouquet, mi nascosi dietro Harry, lasciando che lo prendesse qualche zitella ossessionata da quelle stupide tradizioni, un mazzo di fiori non significava niente.
«Perché non ti sei azzannata con le altre per il bouquet?» mi domandò Harry, mentre ci dirigevamo verso l'auto, per andare nel ristorante dove si sarebbe svolto il resto della cerimonia.
«Non me ne sarei fatta niente» mi giustificai, stringendomi nelle spalle.
Harry prese inaspettatamente la mia mano, facendo incatenare le sue dita affusolate e calde con le mie, gelate.
Mi sentii arrossire, quel pomeriggio Harry era dannatamente dolce con me, premuroso, sensibile, come mai lo avevo visto, e quel suo atteggiamento mi lasciava abbastanza interdetta e spiazzata soprattutto perché ogni volta che mi sfiorava, mi sorrideva o mi sussurrava qualcosa nell'orecchio sentivo dei brividi percorrermi il corpo e le immagini di quel che era successo nel primo pomeriggio mi ritornavano in mente.
Harry mi sventolò una mano davanti agli occhi, sussultai voltandomi a guardarlo smarrita, «eh?» domandai poi.
«Ti ho chiesto se dobbiamo aspettare i tuoi per andare il ristorante» ripeté lui divertito, indicando con un cenno della testa l'auto in prossimità della quale eravamo giunti.
Ci pensai su un attimo, «non ne ho idea» mi giustificai poi, cercando nella borsa il cellulare per chiamare mia madre.
 
Rigirai il cucchiaino nella mia coppa di gelato ormai sciolto, ascoltando poco interessata i discorsi tra mio padre ed Harry. Era incredibile quante poche cose sapessi su di lui, del tipo che suo papà lavorava negli Stati Uniti e lui viveva con il suo padrino e sua madre. Non appena mia madre gli aveva posto la fatidica domanda su che lavoro facessero i suoi, avevo quasi trattenuto il respiro dall'ansia, invece Harry se l'era cavata alla grande e aveva iniziato a parlare animatamente con mio padre di affari - di cui capivo ben poco - e delle feste di beneficenza a cui aveva partecipato da piccolo, con mia madre. Ovviamente lei se n'era uscita con una frase decisamente inappropriata del tipo "l'avrei dovuto capire subito dal completo Prada che indossi", mentre per quanto ne sapevo io quel completo poteva anche essere semplicemente stato acquistato ad una bancarella del mercato.
«E dimmi, cosa studi Harry?» domandò poi mio padre, sinceramente interessato.
«Frequento la stessa scuola di Ciop-Victoria» si corresse, schiarendosi la voce, gli diedi un leggero colpo sul braccio sorridendo divertita.
«Allora anche per te il prossimo sarà l'ultimo anno» osservò mia madre.
Harry annuì.
«E cosa vorresti fare dopo?» continuò mio padre.
Harry sembrò messo piuttosto in difficoltà da quella domanda, feci per intervenire in suo salvataggio ma mi anticipò. «Mi piacerebbe frequentare la facoltà di legge, oppure anche medicina mi interessa molto, non so» ammise sincero, grattandosi la nuca.
«Sono materie molto diverse tra loro» osservò mio padre.
«Sì lo so, ma mi affascinano molto entrambe, sono indeciso.»
«Non sei l'unico» obiettò lui invece, lanciandomi un'occhiata truce.
Abbassai lo sguardo imbarazzata, non era colpa mia se non avevo idea di cosa mi sarebbe piaciuto o no fare, dovevo ancora trovare la mia strada.
«Sono sicuro che anche Victoria troverà qualcosa che la affascinerà» spiegò Harry, voltandosi poi verso di me e sorridendomi gentile, ricambiai timida, mentre sentivo la sua mano appoggiarsi sulla mia gamba e accarezzarmi la dolcemente la coscia.
Rabbrividii a quel tocco, ma mi sforzai di sorridere - seppur nervosamente - a mio padre che mi guardava confuso.
In quel momento le note di un lento sovrastarono il chiacchiericcio diffuso in tutta la sala e gli sposi si misero nel centro della pista rimasta vuota fino ad allora ed aprirono le danze. Sorrisi, contenta anch'io nel vederli così felici, Angela avvolta in quel meraviglioso vestito bianco.
«Ti va di ballare?» mi domandò Harry, sorridendo divertito.
«Non credo sia una buona idea» mormorai, ero impedita, più rigida di un tronco di legno  e non avevo certamente intenzione di rendermi ridicola davanti a tutta quella gente.
«Victoria l'educazione!» intervenne mia mamma, riprendendomi.
Non aveva idea della figura che avrebbe fatto davanti alle sue amichette, ma infondo se la stava cercando.
Harry rise alzandosi dalla sedia e porgendomi la mano, che non potei fare a meno di prendere. Mi diressi titubante verso la pista, lui mi appoggiò una mano sul fianco destro mentre l'altra l'alzò, fino  alle nostre spalle più o meno, senza riuscire a togliere quello strano sorriso dal viso.
«Che c'è di divertente?» mormorai stizzita.
Harry scosse la tesa, attirandomi ancora di più a sé e abbassando la mano verso il mio sedere. Sentivo il suo respiro caldo solleticarmi il viso, proprio com'era successo poche ore prima. Deglutii cercando di darmi un contegno, eravamo ad un matrimonio, nel bel mezzo di una pista da ballo, non che tutti ci stessero guardando ma... Mia madre di certo.
«Niente» rispose lui, lo guardai confusa ricordandomi solo dopo della domanda che gli avevo posto. «È solo che mi piace quando arrossisci, te l'ho già detto, sei graziosa» spiegò.
«Ti piace mettermi in imbarazzo, insomma» osservai, seccata.
Harry scosse la testa, «non è vero, non stiamo facendo nulla di male in questo momento, se non ballare. Anche se...» si arrestò.
«Anche se?» ripetei allarmata.
Harry avvicinò il viso al mio orecchio, «anche se ho una voglia matta di baciarti, e l'avrei già fatto se non ci fosse tua mamma che non ci leva gli occhi di dosso.»
Una scarica elettrica mi percosse il corpo, mista ad uno strano brivido che sembrava partire dall'interno, una sensazione stranissima ma allo stesso tempo piacevole, in particolare per le parole che Harry mi aveva appena detto.
«Io...» borbottai in difficoltà.
«Shh» mi sussurrò Harry, sfiorandomi l'orecchio con le labbra, «non c'è bisogno che tu dica niente.»
Annuii, appoggiando la testa sulla sua spalla, col viso rivolto verso il suo collo, e lasciandomi cullare da quel lento che aleggiava nell'aria.
Respirai a pieni polmoni il suo profumo, dannatamente piacevole, e quando la musica s'interruppe bruscamente purtroppo fui costretta ad allontanarmi, ma Harry non mi lasciò la mano.
«Andiamo a fare un giro?» propose.
Annuii seguendolo fuori dal ristorante, verso il vasto giardino che sorgeva sul retro e che si espandeva per svariati metri.
Cominciammo a camminare in silenzio, lasciandoci cullare dal rumore di alcuni uccellini che cinguettavano e delle fronde degli alberi mossi dal leggero venticello che soffiava.
«Non sapevo che fossi ricco» buttai poi lì, riferendomi alla piacevole sorpresa che mi ero ritrovata quando Harry aveva iniziato a parlare delle imprese di suo padre.
«Non mi sembrava importante» si difese lui, stringendosi nelle spalle.
«Non sono arrabbiata» lo tranquillizzai, forse ero un pochino scocciata, ma non arrabbiata. «Più che altro avresti potuto dirmelo così che io avrei evitato di preoccuparmi nelle ultime ventiquattrore di come avresti reagito di fronte all'interrogatorio di mia madre» spiegai soltanto.
Harry si arrestò, voltandosi a guardarmi, «mi dispiace» mormorò poi, «è che solitamente non lo dico, insomma, io vivo con mia madre.»
Annuii, «non c'è problema, davvero» ribadii.
«Meno male, non avrei retto il pensiero di averti fatta stare male» disse lui, accarezzandomi il viso col dorso della mano. Inclinai istintivamente la testa verso sinistra, assecondando i suoi movimenti, e chiusi gli occhi confortata da quel contatto. Quando li riaprii il viso di Harry era ad un centimetro dal mio, sussultai lievemente e lo vidi sorridere.
«Ora non c'è più tua madre che ci fissa» scherzò, «e mi sembra che tu ieri ti sia vendicata abbastanza», senza attendere risposta annullò le distanze tra di noi.
Le sue labbra erano morbide e calde, esattamente come le avevo immaginate, e si muovevano in perfetta sincronia con le mie, anche quando le nostre bocche di dischiusero per far si che le nostre lingue si incontrassero. Passai una mano tra i capelli di Harry mentre le sue braccia forti e muscolose mi cinsero i fianchi attirandomi ancora di più a lui. Potevo percepire il calore del suo corpo attraverso il leggero vestito che portavo, e per un attimo ebbi paura che lui si sarebbe accorto del mio cuore che batteva all'impazzata.
Mi staccai ansimante, con le guance bollenti e probabilmente anche rosse.
«Devo dirti una cosa» mormorai, d'impulso.
Harry mi guardò confuso, e anche leggermente preoccupato, «che c'è?» domandò.
Presi un grande respiro, congiungendo le mani in grembo e cominciando a giocherellare con le dita,  «non mi sono dimenticata del mio... Nostro... Problema» iniziai, a disagio. Sentivo lo sguardo insistente e confuso di Harry addosso ma cercai di darci poco peso e continuai a parlare, «ho deciso di parlarne con mia madre e prendere un appuntamento dal ginecologo per vedere se... Beh, se sono ancora vergine o no» conclusi in un fiato.
Harry strabuzzò gli occhi a quelle parole, «non credo ne valga la pena» cercò di persuadermi.
«Non credi che ne valga la pena?» ripetei a voce più altra, incredula.
Harry cominciò a passarsi una mano tra i capelli, evidentemente a disagio, «secondo me non abbiamo fatto niente» mormorò poi.
Alzai gli occhi al cielo, «secondo te... Secondo me... Non importa quello che pensiamo, Harry, importa la verità e non riesco a rimanere col dubbio, davvero.»
«E tua madre? Come potrebbe reagire? Insomma...»
«È lei il mio problema maggiore» ammisi, «però tu gli piaci quindi ho pensato che forse avrebbe preso la cosa meno peggio...» bofonchiai incerta.
Harry sospirò, «non vale la pena rischiare, noi non abbiamo fatto niente, punto e basta. Non ti va bene così?»
Sbuffai estenuata, «Harry smettila di comportarti da bambino! Avremmo potuto fare tutto, che ne sai te?!» sbottai infastidita.
«Lo so e basta» disse lui, stizzito.
Mi misi a braccia conserte e lo guardai in silenzio, assottigliando lo sguardo, «c'è qualcosa che devi dirmi?» domandai, sentendo la rabbia cominciare ad invadermi.
Harry scosse la testa risoluto, «se mi stai nascondendo qualcosa ti conviene parlare adesso» lo avvertii.
Lui deglutì, visibilmente agitato. «Non ti arrabbierai?» domandò.
Scossi la testa,  nonostante in realtà non gli stessi garantendo nulla.
«Ti ho mentito su quella sera, mi ricordo tutto alla perfezione e non abbiamo fatto niente, solo dormito» confessò.
Lo guardai impalata, troppo scioccata per muovere qualunque muscolo, dovevo recepire veramente ciò che mi aveva appena detto.
«Dimmi che stai scherzando» lo pregai, quasi.
Harry rimase impassibile.
«Harry, ti prego, dimmi che mi stai prendendo per il culo» ripetei, mentre la vista mi si appannava a causa delle lacrime.
Lui scosse la testa, «mi dispiace» sussurrò.
«Ti dispiace?» strillai io, incredula, cominciando a camminare a passo svelto verso non sapevo nemmeno io dove.
«Victoria aspetta lasciami spiegare!» gridò lui, mentre mi seguiva, ma lo ignorai.
«Victoria non volevo ti giuro, l'ho fatto perché volevo conoscerti e quella era l'unica maniera per avvicinarmi a te!»
Mi arrestai di scatto e mi voltai a guardarlo, «conoscermi? Harry mi sono aperta a te come credo non abbia mai fatto con nessun altro ragazzo e tu mi ripaghi così? Mi chiedo quante altre cose tu mi abbia nascosto e chi sia la persona che ho conosciuto in questi giorni visto che tu mi hai riempita di menzogne!» esclamai, puntandogli un dito sul petto.
«Victoria ti giuro che questa è l'unica cosa su cui ti ho mentito» disse lui, sicuro.
«L'unica?» ripetei, «ci mancherebbe altro!» Presi un respiro profondo cercando di riordinare le idee ma l'unica cosa che riuscii a fare fu farmi salire le lacrime, «mi hai guardata soffrire in silenzio, Harry» mormorai, a bassa voce, «quando tu avevi la soluzione ai miei problemi.»
«Io...» tentò lui, ma lo interruppi.
«Era l'ultima cosa che mi sarei aspettata da te» continuai, «sarai anche un donnaiolo vanitoso, egoista, e tutto quello che vuoi, ma mi sei sempre sembrato schietto e sincero, a quanto pare mi sbagliavo di grosso» mormorai. «Mi hai delusa Harry, come non pensavo avresti mai fatto» conclusi, prima di voltarmi ed andarmene, certa che lui non mi avrebbe più seguita.



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Eccomi qua, abbastanza puntuale dai :)
Finalmente ve li ho fatti baciare quei due sciagurati ma l'inghippo c'è stato subito dopo, Harry ha fatto la cazzata ahahaha
Secondo voi è stato un vero e proprio stronzo oppure alla fine il suo comportamento era a fin di bene?
Fatemi sapere che ne pensate!
Jas



 

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