Axl
sorride, soddisfatto.
Il suo viso s’illumina di furbizia: occhi aguzzati e labbra piegate in ghigno.
La bocca di Izzy è semichiusa, desiderosa di cogliere ogni lieve piega che quei sorridenti petali di rosa esibiscono.
Il chitarrista rimane immobile, dedito a contemplare la delicata figura di Rose, chino su dei fogli, uno dei quali totalmente scribacchiato.
Stradlin sussulta impercettibilmente quando Axl incrocia il suo sguardo. Si perde nel verde mare dei suoi occhi accorti.
Nuovamente, il volto di Axl si occulta dietro la chioma rossa.
Nuovamente, il debole stropiccio della carta domina sul silenzio dello studio.
La penna -sul quel mare bianco e nero- ondeggia, indugia; ancora incerta. Riprende poi a volare sul foglio, con grazia e movimenti leggeri.
Controllata da un’ispirazione momentanea, precaria come il volo di una piuma.
Izzy ne segue i movimenti, fino a quando la mano di Axl si ferma, di botto.
Isbell solleva le iridi brune sul suo volto aguzzo.
«Non riesco a continuare».
Axl sorride di nuovo, con la stessa furbizia di prima.
«Blocco», mormora soltanto. «Dammi una mano».
Un comando dettato in un soffio, eppure aspro. Izzy inspira a fondo.
C’è atmosfera. Un’aria tesa e gremita di elettricità.
Vento passionale, che lambisce la carta sgualcita.
«Non vuoi aiutarmi, Isbell?». Se possibile, il tono di Rose diventa ancora più flebile.
Axl cerca gli occhi di Stradlin.
Un ordine diretto, si cela dietro a quel dolce interrogativo. Un’imposizione con un fine ben definito.
Può opporsi?
«Fa’ vedere».
Con una mano, avvicina il foglio a sé e vi posa lo sguardo, arreso.
“I been lookin’ for a trace
Lookin’ for a heart
Lookin’ for a lover in a world that's much too dark…”
“…You don’t want my love
You want satisfaction, oh yeah.”
S’impone la solita maschera di calma e serenità quando incontra quegli occhi verdi, di nuovo.
Lo scambio di sguardi non frena l’impeto immediato del voler mettere le mani addosso ad Axl, e non per appagare i propri istinti famelici. Le dita di Izzy si chiudono sul bavero sbrindellato della maglietta nera.
Axl ride, strattonato da una collera innamorata di quella risata.
«Ora smettila di fare il cazzone, Isbell».
Le mani di Rose circondano i polsi di Izzy. Sono fredde e macchiate d’inchiostro nero.
Solo adesso Stradlin nota quanto il volto dell’angelo ribelle sia vicino al suo.
Inspira, espira.
Lo percepisce ancor meglio: l’eterogeneo odore d’inchiostro, di fogli e sudore. I suoi occhi si concentrano sulle labbra sottili di Axl. Non ghignano più.
«Non hai il diritto, tu…», scandisce Isbell in un mormorio.
Una supplica?
China il capo, digrignando i denti.
«Ho bisogno della tua rabbia, Isbell», risponde dolcemente Axl. Poggia con riguardo il mento sui capelli scuri e morbidi del chitarrista. «Incazzati, ora».
Un ordine, un comando.
L’affilato rumore di fogli svolazzanti – precipitati dal tavolo – riempie lo studio.
Il suo viso s’illumina di furbizia: occhi aguzzati e labbra piegate in ghigno.
La bocca di Izzy è semichiusa, desiderosa di cogliere ogni lieve piega che quei sorridenti petali di rosa esibiscono.
Il chitarrista rimane immobile, dedito a contemplare la delicata figura di Rose, chino su dei fogli, uno dei quali totalmente scribacchiato.
Stradlin sussulta impercettibilmente quando Axl incrocia il suo sguardo. Si perde nel verde mare dei suoi occhi accorti.
Nuovamente, il volto di Axl si occulta dietro la chioma rossa.
Nuovamente, il debole stropiccio della carta domina sul silenzio dello studio.
La penna -sul quel mare bianco e nero- ondeggia, indugia; ancora incerta. Riprende poi a volare sul foglio, con grazia e movimenti leggeri.
Controllata da un’ispirazione momentanea, precaria come il volo di una piuma.
Izzy ne segue i movimenti, fino a quando la mano di Axl si ferma, di botto.
Isbell solleva le iridi brune sul suo volto aguzzo.
«Non riesco a continuare».
{Tutte
balle, Bill.}
«Perché?
Stavi andando bene».Axl sorride di nuovo, con la stessa furbizia di prima.
«Blocco», mormora soltanto. «Dammi una mano».
Un comando dettato in un soffio, eppure aspro. Izzy inspira a fondo.
C’è atmosfera. Un’aria tesa e gremita di elettricità.
Vento passionale, che lambisce la carta sgualcita.
«Non vuoi aiutarmi, Isbell?». Se possibile, il tono di Rose diventa ancora più flebile.
Axl cerca gli occhi di Stradlin.
Un ordine diretto, si cela dietro a quel dolce interrogativo. Un’imposizione con un fine ben definito.
Può opporsi?
{No…}
Izzy
si
ricompone e si schiarisce la gola, sedendosi meglio sullo sporco
canapè. «Fa’ vedere».
Con una mano, avvicina il foglio a sé e vi posa lo sguardo, arreso.
“I been lookin’ for a trace
Lookin’ for a heart
Lookin’ for a lover in a world that's much too dark…”
{Cosa,
Bill? Tu cerchi… amore?}
“…You don’t want my love
You want satisfaction, oh yeah.”
{Oh,
cazzo. Fai sul
serio, allora…
Sei solo un emerito bastardo.}
Isbell
sorride, amareggiato. Sei solo un emerito bastardo.}
S’impone la solita maschera di calma e serenità quando incontra quegli occhi verdi, di nuovo.
Lo scambio di sguardi non frena l’impeto immediato del voler mettere le mani addosso ad Axl, e non per appagare i propri istinti famelici. Le dita di Izzy si chiudono sul bavero sbrindellato della maglietta nera.
Axl ride, strattonato da una collera innamorata di quella risata.
{Profonda,
sommessa,
calma… Non grida di euforia, non grida di passione.}
Axl
ride, e ad ogni sogghigno un frammento
dell’anima di Stradlin si stacca e si frantuma, cadendo
nell’oblio dello
sconforto. «Ora smettila di fare il cazzone, Isbell».
Le mani di Rose circondano i polsi di Izzy. Sono fredde e macchiate d’inchiostro nero.
Solo adesso Stradlin nota quanto il volto dell’angelo ribelle sia vicino al suo.
Inspira, espira.
Lo percepisce ancor meglio: l’eterogeneo odore d’inchiostro, di fogli e sudore. I suoi occhi si concentrano sulle labbra sottili di Axl. Non ghignano più.
«Non hai il diritto, tu…», scandisce Isbell in un mormorio.
Una supplica?
China il capo, digrignando i denti.
«Ho bisogno della tua rabbia, Isbell», risponde dolcemente Axl. Poggia con riguardo il mento sui capelli scuri e morbidi del chitarrista. «Incazzati, ora».
Un ordine, un comando.
L’affilato rumore di fogli svolazzanti – precipitati dal tavolo – riempie lo studio.
{Io,
come un coglione, eseguo.}