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Autore: Yoan Seiyryu    30/04/2013    0 recensioni
[SOSPESA]
Yoan Seiyryu, dell'Antica Stirpe dei Draghi d'Oriente. Una guerra tra due fratelli che sconvolge i Quattro Regni e che porta in subbuglio i Signori dei Draghi. Suo padre e sua madre vengono uccisi, le sue sorelle sono scomparse, Yoan parte alla loro ricerca sfuggendo a mille pericoli e situazioni in cui crede di poter ritrovare la felicità perduta. Insieme a Zell, un aspirante erborista, e a Rebecca che svelerà in seguito la sua identità, dovrà mettere fine ad un'inutile guerra fraterna per riportare la pace tra i Regni e preservare il Sonno dei Draghi, restituendo loro i Guardiani che da secoli hanno vegliato su di loro.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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1° Capitolo





 
Era ad Oriente uno dei quattro degli Antichi Regni del Popolo Custode dei Draghi, come quattro erano quegli esseri alati che governavano i continenti dall’alto e dal ventre della terra. Riposavano ognuno nelle Montagne Sacre in un sonno eterno, non si sarebbero più risvegliati.
Sacrificarono se stessi affinchè gli esseri umani non tentassero di soggiogarli al loro potere, proprio per evitare che i Regni da loro fondati crollassero uno per uno, per mano di qualche re troppo avaro.

Suddivisero i loro lembi di terra in cinque parti eguali: ad Oriente soggiornava Andramoth, il governatore dell’Aria, ad Occidente regnava Varmor signore della Terra, al Nord riposava Symein padrone dell’Acqua e al Sud presenziava Foradan re del Fuoco. I quattro Draghi, re su tutti gli altri, avevano fondato i loro Regni ma vollero unificarsi per dar vita ad un unico regno in cui un solo uomo avrebbe regnato.

Al centro esatto corrispondente le quattro terre, ne crearono una nuova, dove fecero erigere il Palazzo reale in cui un eletto avrebbe preso parte all’impresa.

Il più forte tra tutti, il più valoroso, colui che avrebbe donato la pace ai quattro Signori degli Elementi. Egli divenne il Re delle terre dei Draghi, consentendo loro il riposo tanto desiderato, governando i Regni in modo equo e giusto.

Ognuno degli antichi regni aveva con sé il Signore di quella terra che custodiva personalmente parte della popolazione, proteggendola da attacchi esterni, ma rispondendo all’Unico Re che risiedeva al centro del potere.

Era questo il caso della famiglia Seiyryu, di cui Yoan era la figlia primogenita, che sarebbe divenuta una volta sposata Signora dell’Antico Regno d’Oriente. Suo padre era sempre stato un degno custode, amato e rispettato dal popolo, seppure doverosamente severo quando necessario.

La primavera risaliva lungo i fiumi e le Montagne Sacre, il sole splendeva caldo sulla terra rigogliosa, i venti del Nord avevano terminato di spirare incessantemente durante quel lungo inverno.
Il tempo di rinnovare la propria vita era giunto, con l’arrivo di una nuova stagione tutto sarebbe cambiato, sarebbe divenuto più bello.

I capelli biondi ondeggiavano seguendo il fluire del vento che si discostava da ogni ciocca, impedendole a volte lo sguardo, altre nascondendosi dietro le orecchie puntute.

-Un ultimo sforzo, siamo quasi arrivati!- sussurrò all’orecchio del cavallo che sembrò aver percepito gli ordini della padrona, il quale accelerò dopo che il colpo di tacco ai fianchi arrivò in modo profondo.

Mancavo poco all’ora di cena e  se non fosse giunta in tempo avrebbe dovuto subire una delle ramanzine che sua madre amava tanto farle ogni volta che era in ritardo.

Ci rise su, scalpitando sul destriero perché andasse più veloce, almeno finchè questo non si ribellò all’improvviso arrestandosi tutto d’un tratto, lasciando che la ragazza cadesse a terra accanto alle zampe recalcitranti.

“Così imparerai a tenere le redini lente” sentì uno dei rimproveri di sua madre nella testa, se solo quella caduta non le avesse provocato un gran dolore alla coscia sinistra su cui c’era stato il forte impatto.
Si rialzò lentamente, aggrappandosi alle briglie del cavallo per farlo calmare.

-Cos’hai? Cos’hai visto?- gli domandò iniziando a dargli piccole pacche sul collo, ma sembrava troppo spaventato per poter tornare ad essere un destriero comunicativo e capire le intenzioni del proprio padrone.

Yoan si voltò verso la radura che stavano attraversando, le sembrò di vedere una lieve ombra scomparire al di là della foresta che si sporgeva lungo la montagna.
Corrugò la fronte, stringendo le redini e mordendosi le labbra.

-Sciocchezze, non mi farò spaventare dalla mia immaginazione- ringhiò a se stessa, prima di rimontare a cavallo. Una volta in groppa lo aizzò verso il sentiero che dovevano percorrere e questo non se lo fece ripetere di nuovo.

Il castello era ormai visibile ai loro occhi, avrebbero attraversato il ponte levatoio in gran fretta, sperando di essere ancora in tempo per riuscire a cambiarsi prima di cena.
Il tramonto stava scendendo lentamente al di là delle Montagne Sacre, il cielo si dipingeva poco a poco di colori accesi e sanguigni, come in una di quelle poesie che amava leggere la sera prima di andare a dormire.

Si adoprò ad affrettare l’andatura del cavallo nel momento in cui si accorse che le guardie stavano per far chiudere il ponte levatoio, erano quasi arrivati, non poteva perdere quell’attimo che l’avrebbe salvata da un troppo lungo rimprovero.

Così facendo, mentre il ponte levatoio stava iniziando a distaccarsi da terra, fece scattare il cavallo di modo che compiesse un salto per poter arrivare dall’altra parte. Per poco non cadde di nuovo a terra, ma questa volta si strinse al crine bianco per tenere stretta la presa.

Il ponte ricadde rumorosamente, lo squillo della sua risata giunse fino alle guardie che si lamentavano di dover ancora una volta subire uno scherzo simile, accadeva troppo spesso ormai.
Giunta di fronte all’entrata del castello smontò dal destriero con un balzo, lasciando le redini allo scudiero che le corse incontro come ogni volta e restituendo una pacca sul collo dell’animale in segno d’amicizia.

Così facendo corse all’interno superando gli ostacoli che le impedivano di correre, cosa che sua madre le vietava di fare quasi ogni giorno, ma nel momento in cui aveva iniziato a saltare sugli alti gradini bianchi, vide scendere una figura alta e leggera, dall’abito verde che scivolava con eleganza dietro i suoi passi.

Alzò gli occhi cerulei su quelli freddi di sua madre che la guardò con animo indispettito e forse anche scoraggiato.

-Ti sei ancora addentrata nella foresta del Confine?- le domandò prima di avvicinarsi e scacciarle una ciocca di capelli intrecciati dalla polvere della terra dietro l’orecchio appuntito.

-No, madre!- cercò subito una scusa valida per la sua uscita –Sono andata a perlustrare la radura, è bene che qualcuno lo faccia, di tanto in tanto- sorrise in modo poco convinto.

In risposta non ebbe altro che un lungo sospiro, un bacio posato sulla fronte e una carezza sulla guancia arrossata.
-Quante volte ti è stato detto di non allontanarti troppo? In questi mesi stanno accadendo eventi particolari di cui non sappiamo dare una spiegazione. Non possiamo preoccuparci anche delle tue avventure quotidiane, Yoan. Hai delle responsabilità, molto presto ci sarai tu al posto di tuo padre e posso assicurarti che non sarà semplice-.

Yoan alzò gli occhi al cielo, mostrando un broncio insoddisfatto, ma abbassò lo sguardo per evitare di mostrarle il suo stato d’animo.
-Lo avete ripetuto tante volte, ma preoccuparsi è inutile. So badare a me stessa, conosco queste terre, mi è stato insegnato tutto ciò che era possibile insegnarmi. Non voglio rimanere chiusa in questo castello come se fosse una prigione, io voglio conoscere il mondo-.

Ricevette uno sguardo intristito, come se comprendesse esattamente ciò che le veniva detto.
-Mia cara, tutti vorrebbero conoscere il mondo, ma la curiosità non sempre è un bene. Piuttosto bisogna essere riflessivi, misurati, non avventati. Prima o poi finirai nei guai ed io e tuo padre dovremo tirartene fuori. Ma non puoi fare affidamento su di noi-.
La prese per mano per scendere le poche scale rimaste e guardandola ora dal punto più basso.

-So badare a me stessa, ho cresciuto le mie sorelle, chi meglio di me saprebbe come cavarsela?- cercò di sorridere per ricevere parole di conforto, che pure non arrivarono.

-Sei solo appassionata, sei giovane, intraprendente. Ma non ti rendi conto del peso che hai sulle spalle, mia cara figlia, essere l’erede della famiglia Seiyryu non è facile e prima o poi te ne renderai conto-. Concluse voltandole le spalle, per poi riprendere –Vorrei che per cena ti presentassi in modo dignitoso, le tue sorelle sono già nella sala da pranzo, ti abbiamo mandato a cercare-.

Per un momento si specchiò negli occhi della madre, mordendosi le labbra con vigore. Erano così simili, dal temperamento testardo e fiducioso, ma era quasi impossibile non arrivare ad uno scontro diretto.

Lady Seiyryu apparteneva alle Terre di Confine, non rientrava nell’Antico Regno d’Oriente, poiché nel suo sangue scorreva quello degli Elfi e quello degli Uomini che un tempo unirono le razze, ma che in pochi considerarono come un evento di pacificazione. Gli Elfi scomparvero dalle Terre di Confine, avevano costruito i loro Regni lontano dagli Uomini, affinchè non accadesse più che le razze tornassero a mescolarsi tra loro.

Yoan aveva ereditato il sangue mezzelfico della madre, tanto da aver raccolto in sé tutte le caratteristiche della bellezza di Lady Seiyryu. Mentre le sue sorelle, Selya e Fedora, avevano ereditato il sangue umano del padre.

Vide scorrere via il lungo abito verde di Lady Seiyryu che scomparve nella prima sala lasciando dietro di sé una scia di sensi di colpa che iniziano a farsi strada lentamente nella mente della figlia.
Un giorno avrebbe dovuto prendere il posto del padre, ma in fondo non si trattava semplicemente del futuro? Un futuro non ancora imminente e lei non voleva porvi riflessione, non voleva nemmeno credere che sarebbe giunto quel momento.

Lentamente, con passo calmo e cauto, salì le scale lasciando lievi impronte di fango che giaceva sulle suole degli stivali consumati. Troppe responsabilità per la libertà che desiderava, troppi sogni irrealizzabili in quelle mura che la costringevano ad essere qualcuno che non desiderava diventare.

Si inoltrò nella sua stanza non appena superò il corridoio colmo di ritratti, nascondendosi all’interno della camera adombrata e non illuminata. Una folata di vento entrò dalla finestra spostando le tende dai drappeggi purpurei e pesanti che le gonfiarono come le vele di una nave.

Il volto si illuminò quando accese la candela posta sullo scrittoio davanti al quale si sedette per potersi ripulire. Era stata lei ad averlo trasformato in uno spazio dove conservare i suoi scritti, seppure originariamente era adibito alle creme e alle polveri utilizzate per il trucco.

Lo specchio era rimasto appeso alla parete, il quale mostrava un fioco riflesso scuro e adombrato, dai capelli in disordine e il viso fuligginoso. Si guardava cercando una risposta, lo faceva spesso, ogni volta che veniva messa a dura prova.

Gli occhi cerulei splendevano poco a poco, accanto alla fiamma che consumava la candela bianca, erano sempre gli stessi, i suoi sogni non erano cambiati. Prima o poi avrebbe raggiunto le Terre di Confine, prima o poi sarebbe potuta essere se stessa.

Si alzò annoiata per potersi ripulire il viso, per poi gettare i vestiti sporchi da un lato e infilarsi in un abito fastidioso che le impediva di muoversi come desiderava fare. Si lisciò appena i lembi della gonna, si acconciò i capelli come meglio poteva, sciogliendoli dai nodi e rilegandoli sopra la nuca.

Era il momento di presenziare alla cena, spegnere la candela e far tornare la stanza all’originaria ombra e tornare su quelle scale dove spesso era messa alle strette dalle responsabilità che sua madre non mancava mai di ricordarle.

Scivolò fino in sala da pranzo silenziosamente, come un lupo che silenzioso attraverso il bosco in attesa di scorgere la Luna. Quella Luna, lei, l’avrebbe mai trovata?

Un caldo sorriso apparve non appena fu accolta dalle sorelle che le indicarono di sedersi tra di loro, la cena era stata servita e non ce la facevano più ad aspettarla.

-Dov’è nostro padre?- domandò non appena si sedette, allietata dai sorrisi di Selya e Fedora che si scambiavano sguardi divertiti e complici.

-E’ stato richiamato da Sir Llowan, sembra che vi siano state delle problematiche nel villaggio adiacente alle sue terre- rispose Lady Seiyryu, sebbene non riuscì a mantenere uno stato di quiete sui lineamenti del viso.

-Sir Llowan…- sospirò Selya con occhi sognanti.

-Devi mostrare sempre a tutti quello che provi per Sir Llowan?- la rimproverò Fedora con aria accigliata.

-Sir Llowan è promesso a Lady Dulne, farei più attenzione Selya, il tuo comportamento non è accettabile. Fedora ha ragione, alcune cose vanno mantenute segrete, o tutti potrebbero schernirci abbassando le nostre difese- rincarò Lady Seiyryu lanciandole uno sguardo colmo di fermezza.

Selya sbuffò cercando la mano di Yoan per poterla stringere alla sua.
-Quando capiranno che i sentimenti non si possono reprimere quando sono così forti?- un altro sospiro colmo di leggerezza e di quella gioventù che rendeva Selya affascinante e ammirata da tutti.

-Sir Llowan sarà anche un valoroso cavaliere, ma non meno di molti altri. Piuttosto vorrei sapere che tipo di problematiche ci sono state- Yoan volse il capo verso la madre, cercando di farle capire che stava facendo un tentativo, per mostrarsi un po’ più matura, o semplicemente per fingere con se stessa di tenere davvero al futuro che avrebbe intrapreso presto o tardi.

-Non mi è stato possibile comprendere i contenuti della missiva, Lord Seiyryu è partito immediatamente e ha disposto l’ordine di attenderlo per domani- rispose accompagnando le parole con un mezzo sorriso, soddisfatta da quel rinnovato interesse per i problemi dell’Antico Regno.

Fedora e Selya trascorsero tutta la cena a selezionare i cavalieri più valorosi di Sir Llowan, mentre Lady Seiyryu abbandonò la sala da pranzo per un’emicrania improvvisa che le impedì di proseguire il pasto assieme alle figlie.
Yoan non aveva motivo di rimanere ancora lì, voleva riflettere e dimenticare una parte di quella giornata, per tornare a sentirsi spensierata come tanto amava essere.

Tornò nelle sue stanze, accendendo di nuovo la candela e sedendosi sul davanzale in pietra della finestra, per osservare il cielo stellato sopra di sé.
La luna si nascondeva dietro le nuvole schiarite che si scostavano lentamente verso Est, mentre le stelle scomparivano al di là della vista, perdendosi in un universo che non riusciva a fermare con un solo sguardo.

Ricordò l’ombra che vide al tramonto, il destriero che si era spaventato, qualcosa di diverso che si aggirava al margine della radura. Sospirò, ancora una volta la sua immaginazione stava prendendo piede, così spense la luce della candela per togliere via ogni dubbio e potersi riposare, nell’attesa di una nuova giornata.


 
 
// Salve lettori,
in questo capitolo ho voluto dare spazio ad una parte dell’aspetto familiare della protagonista, cosa che non vorrei approfondire nei seguenti capitoli, ma attendere almeno fino alla metà quando diventeranno ricordi.
Nel prossimo capitolo tornerà Lord Seiyryu e svelerà il motivo della sua improvvisa partenza, una nuova guerra potrebbe contrastare la pace che si è conservata per secoli negli Antichi Regni. 
   
 
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