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Autore: BloodGirl    01/05/2013    4 recensioni
Salve ragazzi/e!!
Qui è la vostra BloodGirl che vi parla!!
avete mai pensato che cosa accadrebbe se una ragazza entrasse a far parte dell'Inazuma Japan? No? Bene e allora questa è la fic che fa per voi!!
Coppia: Het(assolutamente) Sorprese: tante!!
Buona lettura!!!
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Dal testo
"- La palla non può farti del male…!- scherzo cercando di tirarla un po’ su con qualche risata ma ottengo la reazione opposta.
- E invece si! È colpa di un pallone da calcio che ho perso tutto!- mi urla in faccia in lacrime."
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PS: spero di avervi fatti incuriosire...recensite !!!!
PPS: ci sarà anche qualcuno che si credeva morto!!!
Genere: Avventura, Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hayden Frost/Atsuya Fubuki, Nuovo personaggio, Shawn/Shirou, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 1: NUOVA VITA
Mi sono trasferita da Nayoro, un piccolo paesino nell’Hokkaido. Ora sono qui immobile, davanti alla mia nuova scuola, mentre gli altri studenti mi passano accanto. E’ enorme, imponente, insomma è grandissima. A piccoli passi inizio a dirigermi verso l’interno del cortile. Alla mia destra vedo che ci sono dei campi, ancora vuoti. Mentre a sinistra c’è un edificio molto grande, con tantissime finestre. In alto, verso il tetto, vi si trova una specie di insegna sulla quale c’è scritto ”Dormitorio”. Sto continuando a camminare(certo che c’è un sacco di gente strana). Non indosso l’uniforme della scuola perché non me l’hanno ancora consegnata(infatti quelli che mi passano vicino mi guardano un po’ storto); indosso solo un paio di pantaloni blu lunghi e una maglia azzurra. Salgo le scale dell’entrata e mi dirigo verso l’interno. Una volta dentro rimango a bocca aperta: è bellissimo, e ancora più grande da come sembrerebbe fuori. Tiro la mia valigia color neve verso la segreteria. Mi affaccio allo sportello e una donna sulla trentina mi recita, con un falso sorriso:-Buongiorno, in cosa posso esserle d’aiuto?-
- Sono Aida Hunt, dall’orfanotrofio di Nayoro!- rispondo molto gentilmente e agitata.
-Cortesemente, mi fai vedere il modulo di iscrizione!-
Da una tasca della valigia, estraggo un foglio che è stato compilato dalla mia ex preside. Lo ripongo sul piano e quella signora lo prende. Lo legge velocemente.
-Bene, il preside è stato avvisato del tuo incidente menzionato qui?-
Annuisco tristemente, ma in fondo è un bene che sia stato avvisato prima, così evito spiegazioni inutili. La signora si alza dalla sua sedia girevole e si dirige verso un pannello di legno a cui sono appese delle chiavi numerate. Ritorna da me e me le porge. Su di esse è inciso un numero con uno stile decisamente gotico: il numero nove. Mentre guardo le strane chiavi, la donna ha preso la mia uniforme. È in un celofan a cui è attaccato un cartellino con il mio nome scritto con una calligrafia da nobile. Mi ripone sopra un paio di scarpe nere, tipiche scolaresche. Afferro tutto e, stringendomelo al petto e dopo aver fatto un piccolo inchino, mi dirigo all’esterno. Il cortile è più affollato di prima e vedo parecchi studenti venire sia dal cancello sia dell’edificio con scritto “Dormitorio”. Scendo la scalinata e mi dirigo verso quest’ultimo. Entro e rimango a bocca aperta: è molto grande con studenti che vanno e vengono in continuazione. Prendo le scale a destra, le quali sono indicate con un’insegna che dice “Dormitorio Femminile”, scritto con uno stile simile a quello del numero sulle chiavi. Salgo le scale fino al secondo piano e inizio a percorrere il corridoio alla ricerca della stanza nove. Finalmente la vedo: è quella in fondo. Prima di entrare busso(è sempre meglio farlo quando ti ritrovi in un dormitorio). Una voce femminile, molto decisa, mi risponde di entrare. Aprendo la porta con cautela, entro. A rispondermi è stata una ragazza(che sembra frequenti il terzo anno) dai capelli lilla, e da occhi azzurri. Probabilmente sta per uscire perché indossa già l’uniforme e ha in mano una cartellina grigia. Ma rimane stupefatta e terrorizzata dal mio occhio bendato con una benda bianco panna.
-Ciao! Tu devi essere quella nuova. Sono Camelia Trevis, ma se ti va puoi chiamarmi Cammy!- si presenta facendomi un sorriso a trentadue denti, sempre un po’ impaurita. Le ricambio il sorriso e mi presento:-Sono Aida Hunt, e non ho soprannomi!-
Ci mettiamo tutte e due a ridere. Quando smettiamo inizio a sistemare le mie cose sul letto libero. Sam però non sembra avere intenzione di andare perché si siede sul suo letto pieno di peluche. Sento dal silenzio che si è creato che vuole chiedermi cosa ho fatto all’occhio.
-Non mi sono fatta niente di grave all’occhio, stai tranquilla!- cerco di rassicurarla voltandomi.
-Come fai a sapere che volevo farti quella domanda? Sei per caso una sensitiva?-
-Ah…no! Diciamo che me l’aspettavo!-
-Posso vedere?!-
-Che cosa?-
-Il tuo occhio?-
-Sei sicura che non ti spaventi?!
-Sicura, te lo prometto!-
La guardo ma lei non intende mollare così mi tolgo la benda. Rimane senza parole, letteralmente. Diciamo che è da tantissimo tempo che non la tolgo e quindi ci metto qualche secondo per mettere a fuoco quello che vedo. Non parla, rimane lì a bocca spalancata con gli occhi quasi fuori dalle orbite.
-Ti fa impressione?- chiedo preoccupata, prima che le faccio venire un trauma.
-E’…sei bellissima senza benda. È di vetro?!-
-No, è vero!-
-Quindi vuol dire che ci vedi?-
-Si, ci vedo benissimo!-
Faccio per rimettermi la benda ma:
-Ferma! Perché la rimetti?-
-Vuoi che non la metta? Non ti dà fastidio?-
-Nient’affatto! Anzi ti dà un’aria innocente e dolce!-
Non controbatto e continuo a riordinare i miei vestiti e i miei sopramobili.
-Il professore ci ha detto che vieni dalla regione dell’Hokkaido…e che ti sei già iscritta al club di pallavolo!- continua cambiando argomento.
-Già…aspetta un attimo! Ciò vuol dire che siamo nella stessa classe?!-
-Si. Perché la cosa ti sorprende?-
-Perché sembri molto più grande. Giochi a pallavolo?!-
-No, faccio parte dello staff della squadra di calcio!-
Ci mettiamo di nuovo a ridere, mentre continuo a sistemare la mia valigia.
-Mi parli della gabbia di matti con cui dovrò stare questi due giorni?-
-Con molto piacere!…-risponde ridacchiando un po’-… Nella nostra classe ci sono quasi tutti i giocatori della nazionale giovanile del Giappone. Anche il capitano Mark Evans! Sai chi è, vero? Anche se suppongo che non segui il calcio!-
 -Certo che so chi è! Chi non conosce il capitano dell’Inazuma Japan, che ha vinto il Football Frontier Internetional?!-
-Vedo, che mi sono sbagliata!- e ridiamo ancora(credo che andrò d’accordo con questa tizia pazza, quasi al mio stesso livello).
Cammy tira fuori il suo cellulare e mi dice, guardando probabilmente l’ora:
-Ora devo andare, ho un appuntamento con le nostre compagne. Finisci pure con calma e non preoccuparti a dove si trova la nostra “gabbia di matti”. Te lo dirà il preside dopo averti fatto fare il giro di tutte le classi e ti avrà presentata a tutti!-
Esce dalla stanza con la sua cartellina. Si richiude la porta alle spalle e tiro un sospiro di sollievo: modestamente preferisco rimanere sola anche se mi fa piacere la sua compagni. Finisco di riporre tutti i miei vestiti nell’armadio e mi infilo nel bagno con la divisa. Mi spoglio e la indosso: devo dire che mi sta bene, risalta i miei occhi neri. Esco e, dopo aver frugato in un cassetto, indosso un fiocco rosso. Prendo la mia cartella nera come la pece ed esco anch’io. Appena fuori dall’edificio mi ritrovo Cammy con una coppia di ragazze.
-Cammy!- la chiamo mentre agito la mano. Lei mi vede e mi fa cenno di raggiungerla. Corro verso di lei. Quando le sono vicino dice:-Lei sarà la nostra nuova compagna sia di pallavolo che di classe. Te le presento: sono Nelly Raimon e Sylvia Woods !-
-Piacere, sono Aida Hunt!- mi presento sorridendo e facendo un piccolo inchino.
Me le indica una per uno. Nelly ha capelli castani e occhi del medesimo colore. Mentre Sylvia ha capelli verde scuro. L’unica a sembrare che stona in quel quartetto, sono io: capelli bianchi platino, occhio grigio e pelle chiarissima a causa della mia provenienza.
Ci dirigiamo verso la vera e propria scuola mentre le mie nuove compagne mi tormentano con mille domande di ogni genere: dal colore preferito, al tipo di ragazzo ideale.
Quando entriamo nell’atrio, il preside mi viene incontro. È un signore sulla cinquantina con già il capelli grigi e una barbetta dello stesso colore, piuttosto robusto.
-Devi essere Aida. Piacere sono il preside di questa scuola. Vieni con me ti faccio fare il giro della scuola-
Annuisco e lo seguo dopo aver salutato le mie compagne. Mi porta a fare il giro di tutta la scuola, e mi presenta nelle classi prime. Fortunatamente ce ne sono solo quattro la sezione A, la B, la C e la D, la mia classe.
Nella prima stanno facendo inglese e, quando entro, non sembra che si stanno divertendo, al contrario. Il preside recita la solita battuta che si recita ogni volta che c’è una nuova compagna o compagno. È composta dalla maggior parte da ragazze, che sembrano tutte delle che se la tirano un sacco. Tra i pochi ragazzi riconosco un altro componente dell’Inazuma Japan: Jude Sharp.
Nella seconda classe non c’è nessuno di interessante tranne una noiosissima professoressa di storia.
Nella terza, invece, c’è Axel Blaze che (onestamente) me lo immaginavo diverso, nonostante non l’ho mai visto in una foto.
Infine il preside mi porta, finalmente, nella mia classe, dove sono nel pieno della lezione di scienze.
-Ragazzi e ragazze, lei è Aida Hunt la vostra nuova compagna di classe!- recitò il preside alla perfezione come se fosse stato a provare quella sola battuta per ore. Ho anche riconosciuto Mark, ugualissimo alla foto che avevo visto sul giornale tranne per il fatto che non indossa una tuta. A primo impatto non vedo nessun posto ma mi accorgo che ce ne uno libero vicino a uno stano ragazzo, che sembrerebbe, albino. Mi sembra di averlo già visto, ma ne ho vista tanta di gente.
Mi siedo accanto e appendo la mia cartella al gancio che si trova sotto il banco. Un tizio dall’altra parte della classe mi chiama e mi sussurra:
-Ehi! Cosa hai fatto all’occhio!-
-Dovrei chiedere la stessa cosa ai tuoi capelli!-
Non ho nessun problema a ribattere contro i ragazzi soprattutto se hanno una “cresta” in mezzo alla testa e tutt’intorno rasato, con uno sguardo da maniaco omicida che ti vorrebbe schiacciare tutto il giorno.
Il mio compagno di banco è rivolto verso la finestra. Non sembra essersi accorto di me.
Passano due ore interminabili di scienze che, modestamente, ho passato a farmi un’idea della professoressa e dei diavoletti che sarò costretta a sopportare per il resto della giornata.
Appena suona la campana di fine ora e la prof. se ne va, una folla incredibile e immaginabile si riunisce intorno al mio banco(praticamente tutta la classe è lì).
Tengo lo sguardo basso mentre preparo il libri per l’ora successiva e perciò potete immaginarvi che spavento mi hanno fatto prendere.
-Ciao!- mi saluta Mark.
-Ciao…-faccio io, dando poca importanza a quel saluto e alzandomi.
-Cosa hai fatto a l’occhio?-
-Niente di che...-rispondo svogliatamente. Sento da dietro che un tale sta cercando di avvicinarsi per togliermi la benda. Mi volto di scatto e gli parcheggio cinque dita sulla faccia. Per fortuna all’orfanotrofio ho imparato come difendermi.
In quel momento entra la prof. e fa sedere tutti. Credo che sia l’insegnante di inglese perché ha iniziato a parlare nella lingua che insegna. Mi volto verso il ragazzo che ho colpito prima: ha una  specie di toppa di ferro sul suo occhio dentro e sembra anche che sia fissata con dei bulloni, dei capelli azzurri confetto. Guarda l’unico adulto in classe come se fosse davanti a un film che ha visto talmente tante di quelle volte che conosce le battute a memoria.
Finalmente suona l’intervallo. Esco dall’aula, come fanno tutti, e mi metto a sedere vicino allo stipite della porta(mi piace abbastanza stare sola). Intorno a me se ne vedono di tutti i colori: gente che balla, coppiette innamorate che si baciano, peperine che si vantano…chi più ne ha più ne metta.
La campanella risuona e tutti si affrettano a rientrare nelle proprie classi prima dei professori. Io, invece, mi alzo tranquilla e rientro. Appena varco la soglia, tutti mi fissano(chissà come mai quando c’era l’intervallo ero come invisibile). Mi dirigo, sempre con molta calma, verso il mio posto e mi siedo.
Tutti stanno parlando a gran voce, anche l’albino sta parlando con Mark e un tizio con i capelli rosa molto corti, e dalla carnagione piuttosto scura.
Visto che sono una piuttosto curiosa, mi metto a sentire di cosa stanno parlando e, a quanto pare, la prof di matematica non c’è e c’è una buona probabilità che ci rimandino a casa prima.
Dopo circa un quarto d’ora entra in classe la bidella e dice:
-Preparate le vostre cose e andatevene a casa!-
La classe inizia ad esultare mentre io mi limito ad impacchettare le mie cose e uscire. Accompagnata da Cammy, Sylvia e Nelly ci dirigiamo verso il dormitorio femminile. Saliamo le scale e lì scopro che la camera di Sylvia e Nelly è accanto alla nostra.
Io e la mia compagna entriamo e lancio la mia cartella sul mio letto, mentre Cammy lo adagia delicatamente.
-Posso farti una domanda?-
-Puoi farmene quante ne vuoi!-
-Puoi toglierti la benda?-
-E perché?-
-Perché…vorrei rivedere il tuo occhio!-
E così faccio: tolgo la benda e la ripongo sul comodino. Ancora una volta, lei rimane ipnotizzata. Mi prendo il mio libro preferito, ”Angel”  e inizio a leggerlo comodamente, sdraiata a pancia in giù sul mio letto. Senza che me ne accorga passano due ore. Cammy sta guardando fuori dalla finestra con il vento che le scompiglia i capelli. Chiudo il libro e mi porto accanto a lei.
-Che ne dici, andiamo a mangiare?-
-E’ già così tardi?-
Annuisco e ci dirigiamo verso la mensa(mi guida lei perché nel mio giro turistico non l’ho vista).
Ci aggreghiamo alle altre due e ci sediamo accanto a un tavolo dove vi sono seduti Mark e altri ragazzi compresi l’albino, Axel, Jude, il tizio con i capelli rosa e altri i quali non so i nomi.
Le ragazze parlano, e io mi limito ad ascoltarle.
Finita la pausa mensa corro in camera, mi metto una tuta e scappo al club di pallavolo.
Ad accogliermi vi è un’allenatrice dallo sguardo molto serio ma anche dolce, con capelli a caschetto neri.
-La tua domanda di iscrizione?-
-Ecco! Sono Aida Hunt!- dico tutta emozionata.
-Bene, per oggi non allenarti, limitati a guardare. Domani mattina recati nella hall del dormitorio.- detto questo se ne va. Rimango lì a guardare, ma non riesco a starmene ferma e così prendo l’iniziativa di raccogliere i palloni. Finito l’ ”allenamento” ritorno in camera e ci rimango fino a sera.
Non vado a cenare perché in orfanotrofio mangiavamo due volte al giorno. Così mi addormento molto presto, pensando a domani. 
 
   
 
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