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Autore: irene862    02/05/2013    1 recensioni
INTERROTTA - IN FASE DI REVISIONE
Sookie (Sara) è adottata, ancora in fasce, dai vampiri Godric ed Eric. Questa è la storia dei suoi poteri, della sua crescita (da bambina neonata a giovane ragazza 27enne) e dell'evolversi del rapporto tra i tre con la creazione di legami molto profondi.
Dal 3° Capitolo:
"Le fate, come ben saprai sono creature leggendarie ormai diffuse in tutto il mondo ma ho trovato figure mitologiche affini nei racconti medievali dell’Europa dell’est. Vi sono moltissimi miti sull’ origine di queste creature. Alcuni racconti parlano di un piccolo popolo, di fate che hanno avuto contatti con la razza umana altri racconti si riferiscono a loro chiamandoli fairies, per loro il contatto con gli umani è proibito. La durata di vita di queste creature è incredibilmente lunga, sono dotate di doti particolari legate alla creatività o doti intellettive superiori. La loro indole è buona, certo questo non per tutti gli esemplari. Caratterialmente sono vanitose ed un poco egocentriche e fortemente permalose.”
“Ma questa è Sara!” esclamò Eric colpito “Lei è vanitosa, permalosa e adora che il mondo le giri intorno! Lei è buona e allegra!”
“E incredibilmente sveglia e intelligente” gli fece eco Godric con un sorriso sereno
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eric Northman, Godric, Sookie Stackhouse
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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3° Capitolo

 

 

 
3° Capitolo I sogni

 

“Eric?”

“Mhm”

“Perché cambiamo sempre casa?”

La domanda era sorta spontanea in quella piccola testolina bionda e dato che il suo papà, che sapeva sempre tutto, era via da qualche giorno, lei lo aveva chiesto al suo Eric.

“Perché è più sicuro” le aveva risposto continuando a leggere

“E’ per me?”

 A quelle parole, Eric mise da parte il giornale per dedicare tutta la propria attenzione a quella bambina di sette anni, appena compiuti, che gli stava di fronte con gli occhioni azzurri sgranati.

“Certo che no, Sara. Non è colpa di nessuno. Godric pensa sia più sicuro se, ogni tanto, cambiamo città” rispose accarezzandole i capelli per poi sollevarla e prenderla sulle ginocchia.

“E’ perché io sono strana? Oppure perché non potevamo uscire di giorno?”

“Tu non sei strana”

“E’ perché sono una bambina bellissima?”

Eric scoppiò a ridere “Chi ti ha detto che sei una bambina bellissima?”

“La nostra vicina, la Sig.ra Dupont. Ieri sera, quando eri fuori per mangiare, lei veniva a trovarmi”

“Che cosa?” domandò Eric stupito ed arrabbiato  “Sara, sai bene che non devi fare entrare nessuno in casa. E poi sono rimasto fuori nemmeno un’ora. Quando è venuta? Che cosa voleva? Cosa ha detto? Ti ha toccato?” domandò lui osservando con scrupolosa attenzione il suo visino in attesa di risposte e poi braccia e gambe in cerca di segni, lividi o ustioni

“Sono in castigo?” domandò lei abbassando gli occhi e stropicciandosi il suo vestitino rosso

“Non sei in castigo ma hai fatto una cosa che non devi fare. Mai. E’ pericoloso! Potevi farti male. Ed io non voglio che ti succeda niente. Adesso raccontami tutto.”

“Veniva quando tu stavi fuori e mi ha portato le fragole. E le ho mangiate ed erano così buone. Mhm! Tutte rosse rosse e alcune ci avevano dei puntini verdi e io me li sono mangiati pure a loro!”

“Stai parlando in maniera assurda. Hai sbagliato tutti i tempi verbali!”

“Uffa! Non è colpa mia… è questa lingua … non mi piace!” sbuffò lei arricciando in maniera buffa la sua boccuccia

“Siamo in Francia solo da qualche mese … ti ci abituerai. Comunque che voleva quella vecchia  impicciona?”

“Mi ha chiesto se ero da sola in casa. Se avrebbi mangiato e se mi piacevano le fragole.”

Eric annuì aggiungendo “E tu che gli hai detto?”

“Che si, avevo già cenato e che le fragole mi piacerebbero sempre. E lei me le ha date e io le ho mangiate tutte. Domani me ne compri altre?”

Eric sorrise della sua parlantina ripensando che molto tempo prima si lamentava del fatto che parlasse poco. “Hai di nuovo sbagliato i tempi verbali, Sara. Domani dedicheremo mezzoretta in più alla grammatica francese.”

“Nooo, uffi! Non mi piace. So già il tedesco e svedese e inglese. Perché devo impararla?”

“La grammatica di queste lingue si somiglia molto ecco perché non hai avuto difficoltà ad apprenderle velocemente. Il francese, al contrario, è una lingua di origini latine come lo spagnolo e l’italiano. Hanno una grammatica differente ed una pronuncia differente. Ora non preoccuparti di questo. Corri a lavarti i denti e a metterti il pigiama. E’ tardi, sono quasi le quattro e dovresti essere sotto le coperte già da un pezzo!”

Sorrise ancora quando la sentì in bagno, strofinarsi i denti per poi correre in camera per infilarsi il pigiama. Quando scese aveva ancora i capelli legati in due lunghe trecce.

“Mi fai i capelli?”

Annuì per poi cominciare a sfilarle gli elastici e scioglierle le trecce “Stanno diventando lunghi”

“Lo dice sempre anche papà … dice che sono belli e morbidi”

“E’ vero” replicò lui con un sorriso divertito 

“Anche a me mi piacciono molto perché papi me li lava sempre con lo shampoo profumato alla frutta, che è solo per le bimbe. E poi il profumo resta su tutti i miei capelli e loro profumano sempre. E a me mi piace tanto perché sono bellissimi come me”

“Vanitosa” borbottò lui con un sorrisino impertinente

Finito con i capelli, la prese in braccio e la portò di sopra. In camera sua.

“Forza sotto le coperte, pulce!”

“Non sono più una pulce … sono grande adesso! Ho controllato sul mio libro degli animali e le pulci saranno piccole e brutte e tu non mi potessi più chiamare pulce perché io sono una bambina bellissima e grande!” replicò lei saltando sul letto ed infilandosi in fretta sotto le coperte

“Quando diventerai alta come me smetterò di chiamarti pulce … nel frattempo continuerò a farlo. Ora dormi. Fai sogni d’oro Sara!” le rimboccò le coperte e le diede un bacio sulla guancia

“Eric?”

“Mhm?”

“Quando torna papi? Mi manca…” sussurrò quasi addormentata

“Tornerà presto. Ora dormi. Sogni d’oro” replicò lui alzandosi per andare a spegnere la luce

“Ti voglio bene, Eric”

“Anche io, pulce” sussurrò uscendo dalla sua cameretta

 

 

 

Stava scendendo lentamente le scale quando sentì il cellulare nella tasca vibrare. Schiacciò il tasto invio e lo posai all’orecchio.

“Godric?”

“Figlio mio, ho buone notizie.”

“Davvero? Dimmi” lo pregò Eric chiudendo la porta del salotto e accomodandosi in poltrona

“Come sta Sara? Dorme?”

“Si, l’ho appena messa a letto. Stasera era un vulcano, ha parlato tutto il giorno a macchinetta. E da quando ha scoperto le fragole quasi non mangia altro. Con il francese invece non ci siamo proprio. Sbaglia tutti i verbi” gli riferì ridacchiando

“Dobbiamo avere pazienza. Non è facile continuare a cambiare posto ed imparare sempre una lingua diversa. E’ molto intelligente ma rimane sempre una bambina.”

“Mi ha chiesto quando torni … perché sente la tua mancanza”

“Ed io la sua” rispose dolcemente Godric  “E la tua. Tornerò entro la fine della settimana. Ora dimmi, ci sono novità inerenti il suo potere?”

“No, alcuno. Coglie immagini ed emozioni come al solito. Purtroppo la maggior parte di queste non riesce a comprenderle appieno quindi riferirle o spiegarle le riesce difficile. Non sempre riesco a capire cosa realmente vede o percepisce. In merito alle nostre uscite, ho notato che i suoi mal di testa aumentano in maniera proporzionata al tempo che sta a contatto con gli umani” continuò ad aggiornarlo ancora “Mentre per quanto riguarda il licantropo, quello a cui avevi parlato, ha seguito il tuo suggerimento ed è andato via due giorni fa”

“Molto bene. Presta maggiore attenzione a questi mal di testa o ad altri fastidi.”

“Lo farò. Tu invece? Cosa hai trovato? Fin dove ti sei spinto?”

“Ho trovato elementi e testimonianze che non lasciano dubbio alcuno. Credo di aver compreso quale sia la natura del padre biologico di Sara”

“E quale sarebbe?”

“Si tratta di un fairy, Eric.”

“Una fata?” domandò Eric sollevandosi in piedi di colpo  “Sono creature leggendarie … non esistono … le fate …”

Una risata allegra si diffuse tramite l’apparecchio  “Creature leggendarie che non esistono? Qualcuno potrebbe dire altrettanto dei vampiri, non ti pare?”

“Ma padre … una fata … in tutta la nostra esistenza non ne abbiamo mai incontrate e non cred…”

“Ne incontrai un esemplare, una volta. Moltissimo tempo fa, alcune centinaia di anni prima che incontrassi te.”

“Raccontami per favore…” lo pregò Eric

“Non ora e non per telefono. Ho racconto molto materiale e porterò tutto con me. Tornerò a casa entro tre giorni. A presto” ed interruppe la comunicazione

Eric sospirò e, dopo aver controllato per bene porte e finestre, salì al piano di sopra. Controllò che Sara stesse dormendo serenamente e si infilò nel suo rifugio. Aveva bisogno anche lui di riposo. Si sdraiò supino e chiuse il coperchio, sigillandolo dall’interno. Si sistemò meglio e finalmente serrò gli occhi. Un oblio di nulla lo attendeva.

 

 

 

 

Il momento del risveglio arrivò fin troppo presto, per quel giorno, tuttavia Eric lo percepì immediatamente. Spalancò gli occhi d’improvviso e sbloccò il sigillo di chiusura. Sollevò il coperchio e si alzò velocemente.

Per prima cosa controllò Sara e la trovò rannicchiata su se stessa, sul bordo del suo lettino, ancora addormentata. Quindi si diresse in cucina, aprì la dispensa e prelevò un paio di bottigliette di true blood che si premurò di inserire nel fornetto a microonde.

Si sedette al tavolo della cucina e fece la sua solita colazione. Nel silenzio della stanza, si concentrò meglio ripensando alla conversazione telefonica che aveva avuto il giorno prima con Godric.

Possibile che si tratti davvero di un fairy?

Gettò velocemente le bottigliette vuote della colazione nel sacco dell’immondizia e si accinse a lavarsi le mani. La sua piccola principessa  si stava svegliando perciò la raggiunse nella sua cameretta.

“Ben svegliata, bella addormentata” la accolse, come ad ogni suo risveglio, Eric

Lei però non rispose con la sua solita frase né si gettò, come era solita fare, fra le sue braccia per la sua dose di coccole e solletico mattutina. Rimase immobile, sotto le coperte, con il visino nascosto.

“Sara, cosa c’è? Stai male?” il tono preoccupato

“Quando torna papi?” domandò lei, senza rispondere

“Fra tre giorni al massimo”

“Davvero? Davvero torna fra pochi giorni?” schizzando fuori dal letto, fiondandosi su di lui che l’accolse con un sorriso rasserenato

“Certo. Ora dimmi, cosa vuoi per colazione?”

“Fragole!” esclamò lei correndo allegramente in bagno per fare pipì e lavarsi mani e faccia.

“Niente fragole, Sara. Le hai finite ieri. Più tardi usciamo a comprarle ma per colazione dovrai scegliere altro”

Quando tornò in camera aveva un visino imbronciato e strascicava i piedi a terra, poi si avvicinò sino ad attaccarsi alla sua camicia.

“Davvero sono finite?”

“Si, Sara. Te le sei finite tutte, golosona senza fondo!” la prese in giro arruffandole i capelli spettinati.

“Allora mi toccherà latte e biscotti, uffa!”

“Manco fosse qualcosa di terribilmente amaro!” borbottò lui

Scesero insieme in cucina e, mentre lei immergeva una valanga di biscotti nella sua tazza di latte, come ogni mattina lui le domandò

“Hai fatto qualche bel sogno?”

“Il solito … sempre quella signora che mi parla ma non la capisco … però oggi mi ha detto il suo nome” borbottò lei a bocca piena sputacchiando pezzi di biscotti ovunque

“Non si parla con la bocca piena, Sara, lo sai” la rimproverò porgendole poi un tovagliolino di stoffa  

“E’ colpa tua! Non si chiedono le cose alle bambine quando mangiano latte e biscotti!”

“E’ sempre la stessa signora? Sei sicura?” continuò lui sogghignando, senza badare alla sua replica

 “Si, sempre la stessa signorina.”

“Perché dici signorina? Di solito la chiami signora.”

“Stavolta mi ho avvicinata perché la vedevo bene e non avevo paura. E in faccia è giovane”

“Giovane come me e Godric?” domandò curioso ed interessato

“Si, si” rispose annuendo con il capo

“E qual è il suo nome?”

“Mi ha detto che si chiama Saphira e io gli ho detto che il suo nome era bello. Non so se mi avesse capito però… ma mi ha sorriso.”

“E poi?”

“E poi basta … perché il sogno fu finito” rispose lei finendo di bere il latte

“A proposito di fu finito e altre delizie del genere…  Sai cosa ci aspetta questa mattina, mia bellissima bambina?”

“Oggi è giovedì … la mia materia preferita!” esclamò lei tutta allegra

“Oh no, no, no! Non stamattina, storia è rimandata al pomeriggio. Stamattina facciamo grammatica francese!” esclamò con un sorrisetto sadico in volto

 

 

 

https://www.youtube.com/watch?v=VvsMzU0HnFY

 

Esattamente tre giorni dopo, Godric tornò a casa per la gioia della piccola Sara. La sera stessa mentre Sara lavava i denti e metteva il pigiama Godric ed Eric iniziarono a discutere.

“Sono arrivato fino alle remote lande scozzesi per riuscire a seguire tracce valide ed è lì che ho avuto la conferma. L’idea mi è venuta quando Sara ha sentito quella strana musica al parco, ricordi?”

“Il mese scorso, certo. Ma era musica di strada, cosa c’entra?” domandò Eric non riuscendo a trovare l’immediato collegamento

“Ricordi cosa fece non appena sentì quella musica?”

“Si è messa a danzare…”

“Esatto” annuì Godric “La melodia successiva era molto diversa e lei smise immediatamente. Disse una cosa particolare dopo … disse che si sentiva triste ma allegra insieme, che quella musica le piaceva tanto perché era allegra ma subito dopo si è sentita triste. Ed io le risposi che l’emozione che sentiva si chiamava malinconia”

Eric si alzò in piedi e cominciò a camminare avanti e indietro quasi inseguendo un pensiero fuggiasco “La malinconia è un’emozione quasi inconsapevole, consiste nel profondo desiderio di un qualcosa, una cosa o una persona mai conosciuta oppure un sentimento mai provato, ma di cui si sente forte la mancanza… la danza!” esclamò all’improvviso voltandosi verso il suo creatore che rispose annuendo soddisfatto

“Ti raccontai tutto quello che Sarah mi raccontò prima di morire e di affidarci la piccola perciò mi resi conto di dover scavare più a fondo. Ed è seguendo questo ragionamento e formulandone di nuovi che sono giunto alla conclusione che non possa trattarsi che di un esemplare di Fairy.”

“Cosa sappiamo delle fate che si discosti dalle favole?” domandò Eric sedendosi nuovamente

“Le fate, come ben sai sono creature leggendarie ormai diffuse in tutto il mondo ma ho trovato figure mitologiche affini nei racconti medievali dell’Europa dell’est. Secondo le radicate credenze dei paesi dell’Europa meridionale, forse influenzati dalla religione e dai suoi credi, la fata non ha nulla di umano e solo in rari casi presenta caratteristiche umanoidi. Tu ben sai che gli esseri umani sono considerati una forma di vita molto recente rispetto ad altre creature e agli animali stessi, quindi che ha ancora molto da imparare. La maggior parte di queste leggende accosta la natura di queste creature a quelle dell’uomo come sua guida e fra queste vi  sono proprio le fate. Vi sono moltissimi miti sull’origine di queste creature, esattamente come ce ne sono centinaia per la nostra. Alcuni racconti parlano di un piccolo popolo, quello delle fate che hanno avuto contatti con la razza umana mentre altri racconti si riferiscono a questi esseri chiamandoli con il nome di fairies e per queste il contatto con gli umani è proibito”

“Proibito!” esclamò Eric sollevandosi di nuovo in piedi  “Ecco perché suo padre è stato ucciso. E’ stato punito per essersi mostrato!”

“Già, ritengo che sia successo proprio questo” mormorò Godric annuendo “Durante le mie ricerche, ho notato nonostante le diverse teorie, i differenti miti o credi alcune caratteristiche ricorrenti. La durata di vita di queste creature è incredibilmente lunga, sono dotate di doti particolari legate alla creatività, come l’arte o la danza, o doti intellettive superiori. Gli umani le accostano quasi alle muse perché sembra suscitino ispirazione ed intenzioni a forme di cultura molto alte. La indole di queste creature è buona ma questo, naturalmente, non vale per tutti gli esemplari della specie. Caratterialmente, invece, sembrano essere piuttosto vanitose, un poco egocentriche e permalose.”

“Ma questa è Sara!” esclamò Eric alzandosi in piedi nuovamente  “Lei è vanitosa e permalosa e adora che il mondo le giri intorno! Lei è buona e allegra”

“E incredibilmente sveglia e intelligente” gli fece eco Godric “E dotata di doni e poteri inimmaginabili!”

La loro discussione venne interrotta dall’arrivo di un piccolo ciclone in pigiama rosa

“Come sto?” domandò la piccola Sara facendo mezze giravolte in modo da farsi ammirare da ogni angolo “Adesso sono una bambina molto più bellissima!” esclamò ridacchiando allegramente

“Tu sei bella sempre, Sara” le sussurrò Godric all’orecchio mentre lei lo abbracciava ridacchiando allegra

 

 

“Sara, ti va di raccontare anche a Godric della signora del sogno?” domandò Eric andando a spegnere le luci e accendendo un paio di candele profumate. Lentamente, si avvicinò al grande impianto stereo e premette il pulsante di avvio.

Una dolce musica di sottofondo riempì subito la stanza, rilassando tutti e tre all’istante.

Avevano scoperto il potere delle musica new age per riuscire a far dormire Sara, nei primi mesi. Si accorsero subito che la musica era il suo tallone d’Achille. Questo genere, infatti, la metteva sempre KO e la rilassava arrivando quasi ad influenzare la sua coscienza rendendola più mansueta e malleabile.

Sara difatti si rilassò subito e si accoccolò meglio tra le braccia di Godric.

“Da qualche giorno sogno sempre una signora … ma prima non la vedessi bene perché era un po’ confuso ed io ho paura e non mi avvicinavo. Ma oggi l’ho vista bene ed è una signorina”

“Vuoi dire che è giovane?”

“Si, si. Ed è anche bella ed ha un bel nome. Non capisco quando lei parla ma oggi si e io lo trovo molto bello il suo nome. Però è più bello il mio perché io ne ho tanti” aggiunse Sara, ormai quasi addormentata

“E come si chiama questa signorina, Sara?”

“Saphira, papi” rispose lei, in un sussurro, prima di addormentarsi completamente

Godric alzò di scatto gli occhi verso Eric che lo guardava ed annuiva sorridendo.

“Saphira?” sussurrò incredulo Godric  “Era il nome di sua madre”

“Così sembra, padre” rispose Eric prendendo Sara dalle sue braccia e stringendola tra le proprie  “La porto di sopra”

E come ogni giorno, dopo averle rimboccato  le coperte le diede il bacio della buonanotte.

“Sogni d’oro, pulce”

 

  
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