3° Capitolo – I sogni
“Eric?”
“Mhm”
“Perché
cambiamo sempre casa?”
La domanda era sorta spontanea in quella piccola testolina
bionda e dato che il suo papà, che sapeva sempre tutto, era via da qualche
giorno, lei lo aveva chiesto al suo Eric.
“Perché è più sicuro” le aveva risposto continuando a leggere
“E’ per me?”
A quelle parole, Eric mise
da parte il giornale per dedicare tutta la propria attenzione a quella bambina
di sette anni, appena compiuti, che gli stava di fronte con gli occhioni azzurri
sgranati.
“Certo che no, Sara. Non è colpa di nessuno. Godric pensa sia
più sicuro se, ogni tanto, cambiamo città” rispose accarezzandole i capelli per
poi sollevarla e prenderla sulle ginocchia.
“E’ perché io sono strana? Oppure perché non potevamo uscire
di giorno?”
“Tu non sei strana”
“E’ perché sono una bambina bellissima?”
Eric scoppiò a ridere “Chi ti ha detto che sei una bambina
bellissima?”
“La nostra vicina, la Sig.ra Dupont. Ieri sera, quando eri
fuori per mangiare, lei veniva a trovarmi”
“Che cosa?” domandò Eric stupito ed arrabbiato “Sara, sai bene che non devi fare entrare
nessuno in casa. E poi sono rimasto fuori nemmeno un’ora. Quando è venuta? Che
cosa voleva? Cosa ha detto? Ti ha toccato?” domandò lui osservando con scrupolosa
attenzione il suo visino in attesa di risposte e poi braccia e gambe in cerca
di segni, lividi o ustioni
“Sono in castigo?” domandò lei abbassando gli occhi e
stropicciandosi il suo vestitino rosso
“Non sei in castigo ma hai fatto una cosa che non devi fare.
Mai. E’ pericoloso! Potevi farti male. Ed io non voglio che ti succeda niente.
Adesso raccontami tutto.”
“Veniva quando tu stavi fuori e mi ha portato le fragole. E
le ho mangiate ed erano così buone. Mhm! Tutte rosse rosse e alcune ci avevano
dei puntini verdi e io me li sono mangiati pure a loro!”
“Stai parlando in maniera assurda. Hai sbagliato tutti i
tempi verbali!”
“Uffa! Non è colpa mia… è questa lingua … non mi piace!”
sbuffò lei arricciando in maniera buffa la sua boccuccia
“Siamo in Francia solo da qualche mese … ti ci abituerai.
Comunque che voleva quella vecchia
impicciona?”
“Mi ha chiesto se ero da sola in casa. Se avrebbi mangiato e
se mi piacevano le fragole.”
Eric annuì aggiungendo “E tu che gli hai detto?”
“Che si, avevo già cenato e che le fragole mi piacerebbero
sempre. E lei me le ha date e io le ho mangiate tutte. Domani me ne compri
altre?”
Eric sorrise della sua parlantina ripensando che molto tempo
prima si lamentava del fatto che parlasse poco. “Hai di nuovo sbagliato i tempi
verbali, Sara. Domani dedicheremo mezzoretta in più alla grammatica francese.”
“Nooo, uffi! Non mi piace. So già il tedesco e svedese e
inglese. Perché devo impararla?”
“La grammatica di queste lingue si somiglia molto ecco perché
non hai avuto difficoltà ad apprenderle velocemente. Il francese, al contrario,
è una lingua di origini latine come lo spagnolo e l’italiano. Hanno una
grammatica differente ed una pronuncia differente. Ora non preoccuparti di
questo. Corri a lavarti i denti e a metterti il pigiama. E’ tardi, sono quasi
le quattro e dovresti essere sotto le coperte già da un pezzo!”
Sorrise ancora quando la sentì in bagno, strofinarsi i denti
per poi correre in camera per infilarsi il pigiama. Quando scese aveva ancora i
capelli legati in due lunghe trecce.
“Mi fai i capelli?”
Annuì per poi cominciare a sfilarle gli elastici e
scioglierle le trecce “Stanno diventando lunghi”
“Lo dice sempre anche papà … dice che sono belli e morbidi”
“E’ vero” replicò lui con un sorriso divertito
“Anche a me mi piacciono molto perché papi me li lava sempre
con lo shampoo profumato alla frutta, che è solo per le bimbe. E poi il profumo
resta su tutti i miei capelli e loro profumano sempre. E a me mi piace tanto
perché sono bellissimi come me”
“Vanitosa” borbottò lui con un sorrisino impertinente
Finito con i capelli, la prese in braccio e la portò di
sopra. In camera sua.
“Forza sotto le coperte, pulce!”
“Non sono più una pulce … sono grande adesso! Ho controllato
sul mio libro degli animali e le pulci saranno piccole e brutte e tu non mi
potessi più chiamare pulce perché io sono una bambina bellissima e grande!”
replicò lei saltando sul letto ed infilandosi in fretta sotto le coperte
“Quando diventerai alta come me smetterò di chiamarti pulce …
nel frattempo continuerò a farlo. Ora dormi. Fai sogni d’oro Sara!” le rimboccò
le coperte e le diede un bacio sulla guancia
“Eric?”
“Mhm?”
“Quando torna papi? Mi manca…” sussurrò quasi addormentata
“Tornerà presto. Ora dormi. Sogni d’oro” replicò lui
alzandosi per andare a spegnere la luce
“Ti voglio bene, Eric”
“Anche io, pulce” sussurrò uscendo dalla sua cameretta
Stava scendendo lentamente le scale quando sentì il cellulare
nella tasca vibrare. Schiacciò il tasto invio e lo posai all’orecchio.
“Godric?”
“Figlio mio, ho buone notizie.”
“Davvero? Dimmi” lo pregò Eric chiudendo la porta del salotto
e accomodandosi in poltrona
“Come sta Sara? Dorme?”
“Si, l’ho appena messa a letto. Stasera era un vulcano, ha
parlato tutto il giorno a macchinetta. E da quando ha scoperto le fragole quasi
non mangia altro. Con il francese invece non ci siamo proprio. Sbaglia tutti i
verbi” gli riferì ridacchiando
“Dobbiamo avere pazienza. Non è facile continuare a cambiare
posto ed imparare sempre una lingua diversa. E’ molto intelligente ma rimane
sempre una bambina.”
“Mi ha chiesto quando torni … perché sente la tua mancanza”
“Ed io la sua” rispose dolcemente Godric “E la tua. Tornerò entro la fine della
settimana. Ora dimmi, ci sono novità inerenti il suo potere?”
“No, alcuno. Coglie immagini ed emozioni come al solito. Purtroppo
la maggior parte di queste non riesce a comprenderle appieno quindi riferirle o
spiegarle le riesce difficile. Non sempre riesco a capire cosa realmente vede o
percepisce. In merito alle nostre uscite, ho notato che i suoi mal di testa
aumentano in maniera proporzionata al tempo che sta a contatto con gli umani”
continuò ad aggiornarlo ancora “Mentre per quanto riguarda il licantropo, quello
a cui avevi parlato, ha seguito il tuo suggerimento ed è andato via due giorni
fa”
“Molto bene. Presta maggiore attenzione a questi mal di testa
o ad altri fastidi.”
“Lo farò. Tu invece? Cosa hai trovato? Fin dove ti sei
spinto?”
“Ho trovato elementi e testimonianze che non lasciano dubbio
alcuno. Credo di aver compreso quale sia la natura del padre biologico di Sara”
“E quale sarebbe?”
“Si tratta di un fairy,
Eric.”
“Una fata?” domandò Eric sollevandosi in piedi di colpo “Sono creature leggendarie … non esistono …
le fate …”
Una risata allegra si diffuse tramite l’apparecchio “Creature leggendarie che non esistono?
Qualcuno potrebbe dire altrettanto dei vampiri, non ti pare?”
“Ma padre … una fata … in tutta la nostra esistenza non ne
abbiamo mai incontrate e non cred…”
“Ne incontrai un esemplare, una volta. Moltissimo tempo fa,
alcune centinaia di anni prima che incontrassi te.”
“Raccontami per favore…” lo pregò Eric
“Non ora e non per telefono. Ho racconto molto materiale e
porterò tutto con me. Tornerò a casa entro tre giorni. A presto” ed interruppe
la comunicazione
Eric sospirò e, dopo aver controllato per bene porte e
finestre, salì al piano di sopra. Controllò che Sara stesse dormendo
serenamente e si infilò nel suo rifugio. Aveva bisogno anche lui di riposo. Si
sdraiò supino e chiuse il coperchio, sigillandolo dall’interno. Si sistemò
meglio e finalmente serrò gli occhi. Un oblio di nulla lo attendeva.
Il momento del risveglio arrivò fin troppo presto, per quel
giorno, tuttavia Eric lo percepì immediatamente. Spalancò gli occhi d’improvviso
e sbloccò il sigillo di chiusura. Sollevò il coperchio e si alzò velocemente.
Per prima cosa controllò Sara e la trovò rannicchiata su se
stessa, sul bordo del suo lettino, ancora addormentata. Quindi si diresse in
cucina, aprì la dispensa e prelevò un paio di bottigliette di true blood che si
premurò di inserire nel fornetto a microonde.
Si sedette al tavolo della cucina e fece la sua solita
colazione. Nel silenzio della stanza, si concentrò meglio ripensando alla
conversazione telefonica che aveva avuto il giorno prima con Godric.
Possibile che si tratti
davvero di un fairy?
Gettò velocemente le bottigliette vuote della colazione nel
sacco dell’immondizia e si accinse a lavarsi le mani. La sua piccola principessa si stava svegliando perciò la raggiunse nella
sua cameretta.
“Ben svegliata, bella addormentata” la accolse, come ad ogni
suo risveglio, Eric
Lei però non rispose con la sua solita frase né si gettò,
come era solita fare, fra le sue braccia per la sua dose di coccole e solletico
mattutina. Rimase immobile, sotto le coperte, con il visino nascosto.
“Sara, cosa c’è? Stai male?” il tono preoccupato
“Quando torna papi?” domandò lei, senza rispondere
“Fra tre giorni al massimo”
“Davvero? Davvero torna fra pochi giorni?” schizzando fuori
dal letto, fiondandosi su di lui che l’accolse con un sorriso rasserenato
“Certo. Ora dimmi, cosa vuoi per colazione?”
“Fragole!” esclamò lei correndo allegramente in bagno per
fare pipì e lavarsi mani e faccia.
“Niente fragole, Sara. Le hai finite ieri. Più tardi usciamo
a comprarle ma per colazione dovrai scegliere altro”
Quando tornò in camera aveva un visino imbronciato e
strascicava i piedi a terra, poi si avvicinò sino ad attaccarsi alla sua
camicia.
“Davvero sono finite?”
“Si, Sara. Te le sei finite tutte, golosona senza fondo!” la
prese in giro arruffandole i capelli spettinati.
“Allora mi toccherà latte e biscotti, uffa!”
“Manco fosse qualcosa di terribilmente amaro!” borbottò lui
Scesero insieme in cucina e, mentre lei immergeva una valanga
di biscotti nella sua tazza di latte, come ogni mattina lui le domandò
“Hai fatto qualche bel sogno?”
“Il solito … sempre quella signora che mi parla ma non la
capisco … però oggi mi ha detto il suo nome” borbottò lei a bocca piena
sputacchiando pezzi di biscotti ovunque
“Non si parla con la bocca piena, Sara, lo sai” la rimproverò
porgendole poi un tovagliolino di stoffa
“E’ colpa tua! Non si chiedono le cose alle bambine quando
mangiano latte e biscotti!”
“E’ sempre la stessa signora? Sei sicura?” continuò lui
sogghignando, senza badare alla sua replica
“Si, sempre la stessa
signorina.”
“Perché dici signorina? Di solito la chiami signora.”
“Stavolta mi ho avvicinata perché la vedevo bene e non avevo
paura. E in faccia è giovane”
“Giovane come me e Godric?” domandò curioso ed interessato
“Si, si” rispose annuendo con il capo
“E qual è il suo nome?”
“Mi ha detto che si chiama Saphira e io gli ho detto che il
suo nome era bello. Non so se mi avesse capito però… ma mi ha sorriso.”
“E poi?”
“E poi basta … perché il sogno fu finito” rispose lei finendo
di bere il latte
“A proposito di fu finito e altre delizie del genere… Sai cosa ci aspetta questa mattina, mia
bellissima bambina?”
“Oggi è giovedì … la mia materia preferita!” esclamò lei
tutta allegra
“Oh no, no, no! Non stamattina, storia è rimandata al
pomeriggio. Stamattina facciamo grammatica francese!” esclamò con un sorrisetto
sadico in volto
https://www.youtube.com/watch?v=VvsMzU0HnFY
Esattamente tre giorni dopo, Godric tornò a casa per la gioia
della piccola Sara. La sera stessa mentre Sara lavava i denti e metteva il
pigiama Godric ed Eric iniziarono a discutere.
“Sono arrivato fino alle remote lande scozzesi per riuscire a
seguire tracce valide ed è lì che ho avuto la conferma. L’idea mi è venuta
quando Sara ha sentito quella strana musica al parco, ricordi?”
“Il mese scorso, certo. Ma era musica di strada, cosa
c’entra?” domandò Eric non riuscendo a trovare l’immediato collegamento
“Ricordi cosa fece non appena sentì quella musica?”
“Si è messa a danzare…”
“Esatto” annuì Godric “La melodia successiva era molto
diversa e lei smise immediatamente. Disse una cosa particolare dopo … disse che
si sentiva triste ma allegra insieme, che quella musica le piaceva tanto perché
era allegra ma subito dopo si è sentita triste. Ed io le risposi che l’emozione
che sentiva si chiamava malinconia”
Eric si alzò in piedi e cominciò a camminare avanti e
indietro quasi inseguendo un pensiero fuggiasco “La malinconia è un’emozione
quasi inconsapevole, consiste nel profondo desiderio di un qualcosa, una cosa o
una persona mai conosciuta oppure un sentimento mai provato, ma di cui si sente
forte la mancanza… la danza!” esclamò all’improvviso voltandosi verso il suo
creatore che rispose annuendo soddisfatto
“Ti raccontai tutto quello che Sarah mi raccontò prima di
morire e di affidarci la piccola perciò mi resi conto di dover scavare più a
fondo. Ed è seguendo questo ragionamento e formulandone di nuovi che sono
giunto alla conclusione che non possa trattarsi che di un esemplare di Fairy.”
“Cosa sappiamo delle fate che si discosti dalle favole?”
domandò Eric sedendosi nuovamente
“Le fate, come ben sai sono creature leggendarie ormai
diffuse in tutto il mondo ma ho trovato figure mitologiche affini nei racconti
medievali dell’Europa dell’est. Secondo le radicate credenze dei paesi
dell’Europa meridionale, forse influenzati dalla religione e dai suoi credi, la
fata non ha nulla di umano e solo in rari casi presenta caratteristiche
umanoidi. Tu ben sai che gli esseri umani sono considerati una forma di vita molto
recente rispetto ad altre creature e agli animali stessi, quindi che ha ancora
molto da imparare. La maggior parte di queste leggende accosta la natura di
queste creature a quelle dell’uomo come sua guida e fra queste vi sono proprio le fate. Vi sono moltissimi miti
sull’origine di queste creature, esattamente come ce ne sono centinaia per la
nostra. Alcuni racconti parlano di un piccolo popolo, quello delle fate che
hanno avuto contatti con la razza umana mentre altri racconti si riferiscono a
questi esseri chiamandoli con il nome di fairies e per queste il contatto con
gli umani è proibito”
“Proibito!” esclamò Eric sollevandosi di nuovo in piedi “Ecco perché suo padre è stato ucciso. E’
stato punito per essersi mostrato!”
“Già, ritengo che sia successo proprio questo” mormorò Godric
annuendo “Durante le mie ricerche, ho notato nonostante le diverse teorie, i
differenti miti o credi alcune caratteristiche ricorrenti. La durata di vita di
queste creature è incredibilmente lunga, sono dotate di doti particolari legate
alla creatività, come l’arte o la danza, o doti intellettive superiori. Gli
umani le accostano quasi alle muse perché sembra suscitino ispirazione ed
intenzioni a forme di cultura molto alte. La indole di queste creature è buona
ma questo, naturalmente, non vale per tutti gli esemplari della specie.
Caratterialmente, invece, sembrano essere piuttosto vanitose, un poco
egocentriche e permalose.”
“Ma questa è Sara!” esclamò Eric alzandosi in piedi
nuovamente “Lei è vanitosa e permalosa e
adora che il mondo le giri intorno! Lei è buona e allegra”
“E incredibilmente sveglia e intelligente” gli fece eco
Godric “E dotata di doni e poteri inimmaginabili!”
La loro discussione venne interrotta dall’arrivo di un
piccolo ciclone in pigiama rosa
“Come sto?” domandò la piccola Sara facendo mezze giravolte
in modo da farsi ammirare da ogni angolo “Adesso sono una bambina molto più
bellissima!” esclamò ridacchiando allegramente
“Tu sei bella sempre, Sara” le sussurrò Godric all’orecchio
mentre lei lo abbracciava ridacchiando allegra
“Sara, ti va di raccontare anche a Godric della signora del
sogno?” domandò Eric andando a spegnere le luci e accendendo un paio di candele
profumate. Lentamente, si avvicinò al grande impianto stereo e premette il
pulsante di avvio.
Una dolce musica di sottofondo riempì subito la stanza,
rilassando tutti e tre all’istante.
Avevano scoperto il potere delle musica new age per riuscire
a far dormire Sara, nei primi mesi. Si accorsero subito che la musica era il
suo tallone d’Achille. Questo genere, infatti, la metteva sempre KO e la
rilassava arrivando quasi ad influenzare la sua coscienza rendendola più
mansueta e malleabile.
Sara difatti si rilassò subito e si accoccolò meglio tra le
braccia di Godric.
“Da qualche giorno sogno sempre una signora … ma prima non la
vedessi bene perché era un po’ confuso ed io ho paura e non mi avvicinavo. Ma
oggi l’ho vista bene ed è una signorina”
“Vuoi dire che è giovane?”
“Si, si. Ed è anche bella ed ha un bel nome. Non capisco
quando lei parla ma oggi si e io lo trovo molto bello il suo nome. Però è più
bello il mio perché io ne ho tanti” aggiunse Sara, ormai quasi addormentata
“E come si chiama questa signorina, Sara?”
“Saphira, papi” rispose lei, in un sussurro, prima di
addormentarsi completamente
Godric alzò di scatto gli occhi verso Eric che lo guardava ed
annuiva sorridendo.
“Saphira?” sussurrò incredulo Godric “Era il nome di sua madre”
“Così sembra, padre” rispose Eric prendendo Sara dalle sue
braccia e stringendola tra le proprie
“La porto di sopra”
E come ogni giorno, dopo averle rimboccato le coperte le diede il bacio della
buonanotte.
“Sogni d’oro, pulce”