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Autore: Billie_Jean    02/05/2013    3 recensioni
Seven Spells - o Perchè Harry Styles e Niall Horan sono una pessima coppia; una storia di Louis Tomlinson.
Louis Tomlinson è un fiero Serpeverde dell'ultimo anno, e ci tiene a precisare che non ha assolutamente una cotta per Harry Styles. Non siamo ridicoli, quel ragazzino gli piace soltanto perchè ha le labbra più belle di tutta Hogwarts, e perchè i suoi occhi s'intonerebbero benissimo alla sua divisa; e poi, andiamo, Niall Horan? Lui è mille volte meglio di quel Tassorosso da strapazzo, e ha un piano perfetto per farlo capire anche a Harry. Basta un piccolo incantesimo, e il gioco è fatto.
Hogwarts!AU
[Dal secondo capitolo]
-Se ti do retta, poi te ne vai?- sospirò rassegnato. Louis si concesse un ghigno soddisfatto, prima di replicare:
-Certo. A meno che non sia tu a chiedermi di restare-.
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Niall Horan, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buon pomeriggio, popolo di EFP! 
Ebbene sì, ce l'ho fatta :P In ritardo marcio rispetto al solito, ma finalmente anche il sesto capitolo di Seven Spells è arrivato, in esclusiva (non tanto :P) per voi :)
Innanzitutto: grazie. Grazie mille a tutti voi meravigliosi lettori che seguite (siete tantissimi :D) leggete e recensite questa storia; non sapete quanto mi faccia piacere scrivere sapendo che ci sono persone dietro uno schermo che si danno anche il disturbo di leggere le mie cosette e a cui piacciono pure :P
Lumos è un capitolo che, a dire la verità, è partito un po' sfortunato, perchè avevo deciso solo cosa sarebbe successo alla fine; il resto è nato scrivendo perchè davvero, ormai 7S si scrive da sola. Comunque sono in un periodo molto fluff, perciò aspettatevene tanto! 
Il prossimo capitolo è l'ultimo, prima dell'epilogo, e devo dire che l'idea di essere sul punto di finire questa fic mi rattrista un po', perchè mi ci sono affezionata. Comunque! Come al solito sarò più che felice di sapere cosa pensate del capitolo, della storia, o anche del nuovo tatuaggio di Louis se preferite; se volete lasciare una recensione, ne sarò felice: ma sono anche contattabile via twitter  diciotto ore al giorno :)
Vi ringrazio ancora enormemente, e senza aggiungere altro, vi lascio alla storia! 
Un bacio, 
<3

(vi amooooooooooo)



 

***



Il tonfo ritmico della pallina di gomma che rimbalzava contro il soffitto era l’unico rumore che spezzasse il silenzio del dormitorio di Tassorosso, mentre dalle piccole finestre circolari svanivano anche gli ultimi raggi del pallido sole di febbraio. Niall chiuse le dita attorno al boccino giocattolo, flesse il polso e lo lanciò di nuovo, per poi riprenderlo con la maestria di riflessi che si addiceva ad un Cercatore.
 
Doveva essere ammattito, pensò, mentre eseguiva l’ennesimo lancio, se pensava a quella pallina e la paragonava a Harry. Era normale, certo, che il suo ragazzo fosse sempre nei suoi pensieri; ma ultimamente era diventato una presenza quasi ingombrante, martellante, che non gli dava mai pace. Spuntava tra le sinapsi del suo cervello a piacimento e non se ne andava mai del tutto: rimbalzava nella sua scatola cranica come quella pallina sul muro, e ogni volta che Niall s’illudeva di averlo in pugno, gli sfuggiva di nuovo.
 
Probabilmente era anche colpa sua, rifletté. Era sempre stato fin troppo orgoglioso e categorico, e non ci aveva messo molto a rendersi conto che aveva esagerato, quel pomeriggio fuori dal suo dormitorio. Ora, avrebbe davvero voluto aggiustare le cose con Harry, ma come poteva farlo, se lui stesso non combatteva neanche un po’ per tenere in piedi la loro relazione?
 
L’ennesimo lancio rimbalzò sul muro, la pallina compì una graziosa parabola e torno indietro; ma le dita di Niall strinsero l’aria, e quella cadde a terra.
 
C’era qualcosa che non andava in tutto quello che stava succedendo, e Niall aveva paura anche solo a chiedersi che cosa potesse essere.
 
Si alzò sbuffando, per recuperare il gingillo che era rotolato sotto il letto di un compagno; e fu allora che notò Josh, in piedi accanto alla porta con le braccia incrociate, che lo fissava con espressione corrucciata. Niall inarcò un sopracciglio e quello arrossì, come colto sul fatto.
 
 -Che ci fai qui?- chiese, chinandosi per afferrare la pallina di gomma –Non dovresti essere a cena?-
 
Josh si fece avanti, e si sedette alla scrivania che affiancava il letto del ragazzo.
 
 -Anche tu dovresti- replicò, stendendo le gambe davanti a sé e incrociando le caviglie –Ma non ci sei. Così ho pensato di venire a vedere come stai-.
 
Sotto lo sguardo inquisitore dell’amico, Niall sospirò e si stese sul letto, ad occhi chiusi. Per essere la persona che lo conosceva meglio di chiunque altro, a volte Josh era proprio ingenuo, si disse.
 
 -Come vuoi che stia?- borbottò –Praticamente non vedo Harry da una settimana. La settimana prima di questa ci siamo parlati a malapena. Oggi non è neanche venuto a salutarmi, e lo fa sempre la sera prima di una partita; l’ha fatto anche quella volta che avevamo litigato follemente dopo la festa di Amy, figurati- Niall deglutì il groppo che aveva in gola, socchiudendo appena le palpebre –Non so più cosa pensare- mormorò alla fine, con un filo di voce.
 
Tra le palpebre socchiuse, vedeva solo il soffitto curvo del suo dormitorio, mentre si sforzava di mantenere una dignità che sussistesse perlomeno di facciata. Il letto accanto a lui s’infossò, e la mano robusta di Josh gli strinse una spalla.
 
 -Non so che dirti, Ni- confessò a bassa voce, facendogli aprire gli occhi di scatto –Harry si sta comportando in modo un po’ strano, ultimamente-.
 
Niall scattò a sedere, mentre il cuore prendeva a battere all’impazzata nel suo petto, un tonfo sordo che gli risuonava nelle orecchie.
 
 -Che vuoi dire?- domandò –Tu sai qualcosa che io non so?- aggiunse, fissandolo negli occhi e scoprendosi quasi timoroso a sapere la risposta. Per tutta risposta Josh abbassò lo sguardo, prima di parlare.
 
 -Io non so niente- precisò, arrossendo –Ma se proprio devo essere sincero, secondo me Tomlinson ha allungato ancora le mani-.
 
Niall serrò la mascella e strinse il pugno, fissando lo sguardo sul parco oltre la finestra. Tomlinson, certo: era sempre in mezzo ai piedi, era la causa stessa per cui avevano litigato; era ora che facessero un discorsetto faccia a faccia, loro due.
 
 

***


 
 -Tu sei il più grosso idiota che abbia mai conosciuto, lo sai questo?- il bisbiglio concitato risuonò lungo il corridoio, buio e deserto.
 
 -Me lo dicono in tanti- fu la replica allegra –Se è per questo, tu sei il fuorilegge più rumoroso della storia. Se continui così tutto il castello sarà sveglio entro dieci minuti-.
 
Harry arrossì e tacque, mentre seguiva Louis verso una meta ignota, attraverso il labirinto di muri pietra e vicoli ciechi che si snodava per la scuola. Non era mai uscito dal dormitorio di notte, prima; la sola idea gli metteva i brividi, ma più per l’emozione che per la paura. Louis, invece, si muoveva nella scuola deserta con la stessa disinvoltura che avrebbe avuto durante il giorno, e Harry affrettò il passo per restargli accanto.
 
Quando Louis ridacchiò, Harry lo guardò storto.
 
 -Che c’è?- sibilò, infastidito. Il Serpeverde scosse il capo, lanciandogli un’occhiatina divertita, ma affatto maliziosa. Adorante, forse.
 
 -Nulla. Pensavo solo che voi Grifondoro foste molto più coraggiosi- lo canzonò; Harry gli colpì una spalla con fare offeso, ma continuò a seguirlo senza dire nulla. Era stato Ed, a fare da messaggero: lo aveva raggiunto dopo cena, mentre tornavano al dormitorio, e gli aveva sussurrato che Louis voleva vederlo quella sera, e che l’avrebbe aspettato davanti al suo dormitorio. Doveva dirgli una cosa importante, aveva aggiunto.
 
Harry sapeva bene cosa avrebbe significato, uscire con Louis di notte. Anche se fossero rimasti a una distanza di sicurezza l’uno dall’altro di minimo otto metri – come si era prefissato il suo volenteroso lato sensibile – chiunque li avesse visti avrebbe fiutato una situazione compromettente; per di più, Harry si era reso conto che era davvero facile zittire i suoi sensi di colpa, quando si trattava di Louis.
 
Era tutto un’enorme, confusa contraddizione: stava con Niall, eppure voleva Louis; e quando stava con Louis, sapeva di star ferendo Niall. Così cercava di allontanarsi, ma non c’era verso: il Serpeverde non si arrendeva mai, davanti ai suoi continui tira e molla, davanti alle sue indecisioni; pareva davvero convinto che Harry, alla fine, sarebbe caduto ai suoi piedi. E lui lo lasciava fare: perché anche se non l’avrebbe mai ammesso, adorava essere al centro delle attenzioni di Louis.
 
Così aveva passato l’intera serata seduto accanto alla finestra, a fissare il parco di Hogwarts che veniva gradualmente inghiottito dalle ombre, immerso in un dialogo con se stesso; e senza che se ne accorgesse si era fatta mezzanotte. La Sala comune era deserta, e il crepitio del fuoco che andava spegnendosi era l’unico rumore che accompagnava il respiro lento di Harry che, senza permettersi di rimuginare oltre, si era alzato, aveva attraversato la stanza e, con il cuore a mille, era uscito in corridoio.
 
Louis era appoggiato al muro con le mani affondate nelle tasche, e sfoggiava un’espressione indiscutibilmente afflitta; quando lo aveva visto, i suoi occhi si erano illuminati, e non aveva contenuto il sorriso di puro sollievo che gli era spuntato sul viso.
 
 -Dove mi stai portando?- sussurrò Harry, all’ennesima rampa di scale. Louis si premette un dito sulle labbra e, nella penombra, scostò un lembo dell’arazzo sulla Terza Guerra dei Giganti, rivelando un varco nascosto. Si voltò a guardarlo, un moto di sfida negli occhi; poi fece un cenno con il capo, sorridendo e :
 
 -Vieni?- lo invitò, prima di sparire nel buio.
 
Harry rimase immobile per una manciata di secondi, incerto. C’erano infinite possibilità, riguardo a quello che avrebbe potuto trovare oltre quel varco. Magari, Louis lo aveva portato lì per metterlo nei guai; anche se la sola idea era di per sé così ridicola che Harry la scartò immediatamente, dandosi dello stupido. Ma se, invece, lo aspettava qualcosa di incredibile? Di talmente superiore alle sue aspettative, da fargli dimenticare ancora una volta chi fosse il suo ragazzo?
 
Harry si mordicchiò il labbro, incerto. Era arrivato fin lì: non poteva tirarsi indietro proprio in quel momento. Così seguì Louis nel passaggio segreto, mettendo finalmente a tacere le voci nella sua testa, che lo ammonivano di non farlo.
 
Non aveva fatto che due passi immerso nell’oscurità più completa, quando urtò contro qualcosa di duro davanti a lui.
 
 -Ahio!- gemette, massaggiandosi il naso: aveva sbattuto contro la fronte di Louis, che lo aspettava poco distante. O almeno credeva: non vedeva neppure la sua spalla, immerso in quel buio. Udì il ragazzo ridacchiare, a pochi centimetri dal punto in cui Harry era entrato in collisione con lui; pochi secondi dopo, la mano incerta del Sepeverde trovò la sua, a tentoni, e intrecciò le loro dita.
 
 -Ci sei?- gli chiese, dolcemente. Harry arrossì fino alla radice dei capelli, ringraziando l’oscurità che lo celava; annuì, prima di ricordarsi che non poteva vederlo, e sussurrò un assenso, lasciando che Louis lo guidasse lungo il passaggio buio.
 
Camminarono in silenzio per circa un minuto, e sotto i suoi piedi Harry percepiva il pavimento inclinarsi in una salita, e curvare continuamente, a spirale. Divorato dalla curiosità, stava per chiedere a Louis dove fossero diretti, ma il Serpeverde parlò per primo.
 
 -Non credevo saresti venuto- disse piano; anche senza vederlo, Harry sapeva che doveva essere arrossito. Si mordicchiò il labbro, prima di rispondere.
 
 -Non ero sicuro di voler venire- mormorò, appena udibile sopra l’eco dei loro passi nel corridoio. Louis attese che proseguisse, con il fiato sospeso; quando Harry rimase zitto, esalò:
 
 -Ma?-
 
 -Ma- Harry sospirò, cosciente che quello che stava per dire avrebbe segnato un punto di non ritorno nella loro non-relazione –Sono rimasto tutta la sera a pensarci, e alla fine mi sembrava l’unica cosa sensata da fare-.
 
Louis non disse nulla, ma qualcosa nel suo passo cambiò: strinse la mano di Harry con una sicurezza e un’emozione che non credeva di poter trasmettere, da una semplice stretta di mano, e accelerò leggermente, con impazienza appena percettibile.
 
Harry preferiva non pensare al fatto che aveva appena ammesso a Louis che preferiva uscire di notte con lui che cercare di aggiustare il rapporto con il suo ragazzo; si limitò a ricambiare la sua stretta vigorosa, come se la mano del ragazzo fosse un talismano contro i sensi di colpa che gli soffocavano il petto ogni volta che i suoi pensieri si avventuravano in zona Niall.
 
Proseguirono per qualche minuto ancora; poi Louis si fermò e Harry, stringendo le palpebre, scorse i contorni illuminati di una porta davanti a loro. Il Serpeverde armeggiò con i vestiti per estrarre la bacchetta, mormorò “Alohomora” e la ripose senza mai lasciare la mano di Harry; poi ci fu un cigolio, e la porta si aprì.
 
Sebbene fosse notte, la flebile luce costrinse Harry a socchiudere gli occhi, mentre Louis lo trascinava all’esterno; l’aria fredda gli colpì il torso, il viso e le gambe, e il ragazzo rabbrividì d’istinto, poi aprì gli occhi, e spalancò la bocca per la sorpresa. Si trovavano in cima a quella che doveva essere la torre di Astronomia, la più alta del castello; davanti e sotto di loro, a trecentosessanta gradi, si estendeva il parco di Hogwarts, il lago, le montagne e la Foresta Proibita, e una leggera nebbiolina copriva il paesaggio come un lenzuolo. Sopra di loro invece, il cielo era un’esplosione di stelle e costellazioni, limpido come mai era stato in sei anni che Harry aveva passato lì: era uno spettacolo straordinario.
 
Harry, a bocca aperta, si voltò verso Louis che lo osservava, trepidante e un po’ ansioso, torturandosi un labbro con i denti.
 
 -È davvero incredibile- disse –Non ho mai visto niente del genere-.
 
Per tutta risposta Louis si aprì in un sorriso che gli illuminò tutto il volto, come se qualcuno gli avesse ficcato una bacchetta magica giù per la trachea e avesse eseguito un Lumos; strinse più saldamente la sua mano e sollevò l’altra, accarezzando la sua guancia con un timido timore che non gli apparteneva affatto.
 
 -Sai- mormorò, avvicinando il viso al suo –Non avevo mai detto a nessuno di questo posto prima, ma a volte ci vengo, quando voglio stare da solo-.
 
Harry sentì il proprio respiro fermarsi e il cuore battere più forte in sincrono con quello di Louis, mentre il ragazzo si faceva più vicino, e posava la fronte contro la sua.
 
 -Sai Harry- continuò –Non sono mai stato giusto, nei tuoi confronti, e me ne rendo conto. Non ho fatto che combinare casini nella tua vita, e voglio scusarmi con te per questo- prese un respiro profondo, la voce ridotta ad un flebile bisbiglio –Vorrei che tu sapessi che sei davvero importante per me, Harry. Per quanto incoerente, sdolcinato e stupido questo possa sembrarti, io tango tantissimo a te. In un modo che neppure riesco a spiegare-.
 
Harry alzò lo sguardo, colpito dal tremore della voce di Louis mentre parlava. Teneva gli occhi bassi e aveva le guance rosse e bollenti; quando lui non parlò, alzò lo sguardo.
 
Non sapeva davvero come rispondere, alla confessione a cuore aperto di Louis. Lo aveva scosso nel profondo, e non era davvero sicuro di cosa prevalesse, nel casino cosmico dei suoi sentimenti in quel momento: voleva fuggire e restare lì, schiaffeggiarlo e baciarlo allo stesso tempo.
 
Strinse le labbra in una linea sottile, e abbassò lo sguardo, consapevole di avere quello di Louis fisso su di sé. Avvolse le braccia attorno al suo torace e nascose il viso nel suo collo; Louis lo strinse a sé di riflesso, e Harry si abbandonò al tepore della sua pelle, e la leggerezza del suo fiato sul viso.
 
 -Non so cosa fare, Louis- confessò, con un filo di voce –Non so più cosa pensare, non so come comportarmi: non ci capisco niente- mugolò nel suo collo, e Louis rabbrividì al tocco delle sue labbra.
 
 -Non ti sto chiedendo niente- replicò Louis, passando una mano tra i suoi capelli e massaggiandogli lo scalpo con le dita –Tu pensaci, e basta. Nel frattempo, se c’è qualcosa che posso fare per te, non devi fare altro che dirmelo-.
 
Harry strizzò le palpebre, cullato dalla voce dolce, quasi femminile di Louis, e dal suo impercettibile ondeggiare sul posto; alzò il viso e lo fissò negli occhi, che riflettevano la luce delle stelle sopra di loro e s’illuminavano ogni volta che incrociavano i suoi. Lo fissò senza dire nulla, per qualche secondo; poi avvicinò le labbra alle sue, e quando fu abbastanza vicino da sentire il suo fiato accarezzargli la screpolatura dovuta al continuo mordicchiare, sussurrò:
 
 -Baciami-.
 
E Louis, sotto la luce delle stelle del cielo di Hogwarts, senza pensarci due volte, lo baciò.
 
 

***

 

L’aria gelida di febbraio gli schiaffeggiava il viso mentre Louis si librava in volo, la divisa da Quidditch che gli svolazzava attorno. La mattinata era limpidissima e, nonostante il freddo che gli penetrava nelle ossa, le condizioni erano ideali per una partita: a due minuti dal fischio d’inizio, stava già cercando il Boccino, il bagliore dorato che gli avrebbe consegnato i centocinquanta punti della vittoria non appena lo avrebbe stretto tra le dita.
 
Louis amava volare più di ogni altra cosa al mondo – fatta eccezione per i baci di Harry – e sapeva di avere un discreto talento per il Quidditch; ogni volta che si librava in aria sulla sua SkyRocker e sentiva tutta la sua casa acclamarlo, si sentiva vivo. Zayn lo prendeva sempre in giro, dicendo che si nutriva dell’apprezzamento che gli altri mostravano per le sue doti a Quidditch; a Louis davvero non importava, finché lo sollevavano in trionfo e lo riportavano a scuola cantando il suo nome.
 
Questa partita poi, non era come tutte le altre: giocavano contro Tassorosso, il che equivaleva a dire che Louis Tomlinson giocava contro Niall Horan, e avrebbe provato, alla scuola e a Harry, di essere migliore di lui in tutti i sensi. Non c’era verso: Louis sarebbe stato il primo a stringere il boccino, e Harry l’avrebbe acclamato con tutti gli altri, sarebbe corso verso di lui sul campo e l’avrebbe baciato davanti all’intera scuola.
 
Euforico, Louis si esibì in un giro della morte e prese a sfrecciare per il campo, sorvolandolo in cerca del Boccino; infine lo scorse, che svolazzava pigramente vicino alla tribuna di Grifondoro, e si lanciò al suo inseguimento. Non erano passati neppure due secondi, che una forte spallata lo colse di sorpresa.
 
 -Hai messo gli occhi su qualcos’altro che non puoi avere, Tomlinson?- lo schernì una voce dal marcato accento irlandese alla sua destra. Louis si voltò di scatto, l’adrenalina che scorreva nelle vene fino ad assuefarlo: gli concesse solo una breve occhiata prima di tornare a concentrarsi sul boccino.

 -Solo su qualcosa che tu non ti meriti, Horan!- replicò a gran voce, un ghigno sul viso. Anche se non poteva vederlo, sapeva che Niall doveva essere arrossito dalla rabbia.

 -Devi lasciarlo in pace! Lui non ti vuole!- esclamò Niall, spintonandolo nuovamente e tentando di sorpassarlo, senza successo. Aveva scoperto le carte in tavola senza indugiare un attimo: dopotutto, che senso avrebbe avuto, parlare per metafore? Niall e Louis non stavano gareggiando solo per il boccino d’oro, e lo sapevano: si rincorrevano, spintonavano e sbraitavano per arrivare dritti al cuore di Harry.

 -Davvero?- sputò Louis, ridendo senza allegria -Eppure non mi era parso così riluttante, ieri sera- caricò il peso da un lato, si diede una spinta e assestò a sua volta una spallata decisa a Horan; le sue dita scivolarono leggermente sul manico della scopa, ma riprese il controllo in fretta e scese in picchiata, seguendo il boccino.

Niall aveva esitato un secondo, preso alla sprovvista dalle sue parole; si lanciò immediatamente al suo inseguimento mentre Louis arrestava la picchiata bruscamente e riprendeva a salire, seguendo la scia dorata.

 -Stai mentendo!- tuonò, con furia. Per tutta risposta Louis gli rise in faccia e scivolò qualche centimetro più avanti, guadagnando un flebile ma importante vantaggio sull’avversario.

 -Mentire, io? Sei tu che sei troppo stupido per accorgerti di quello che ti succede intorno!- lo schernì, canzonatorio, accelerando all’improvviso e costringendo Niall a fare lo stesso. Tra i due Cercatori e il boccino ormai, non distava più di un metro.

 -Ti senti importante a comportarti così, vero? Vorresti trascinare tutti nella tua condizione per elemosinare un po’ di pietà!- Niall strillò l’ultima frase con un misto di cattiveria e disperazione, ma fu sufficiente perché Louis si distraesse e rallentasse. Si accorse dell’errore in tempo per recuperare il Tassorosso e lo spintonò con rabbia e violenza mentre volavano, testa a testa.

 -Di cosa stai parlando?- non riuscì a trattenersi dal chiedere, costringendosi a tenere gli occhi fissi sulla pallina davanti a lui, e non cercare tra le tribune lo sguardo di Harry che – ne era certo – era incollato su di loro.

 -Sei solo come un cane, Tomlinson!- gridò Niall, facendolo sussultare per un momento -Credi davvero che Harry voglia avvicinarsi a te? Al massimo gli fai pietà, come a tutti del resto-.

La risata di Louis risuonò chiara e vuota, mentre i due sfrecciavano a pochi centimetri da Devine e la sua mazza da Battitore, che per poco non gli spaccò il naso. Non aveva intenzione di farsi distrarre dalle chiacchiere senza senso di quell’illuso di Horan: Harry provava di certo qualcosa per lui, e non era pietà.

 -Dimmi, è questo che ti racconti per dormire la notte? Per giustificare il fatto che tu Harry non lo conosci nemmeno?- fu la sua risposta, gongolante e piena di scherno. Ormai il boccino era vicinissimo e stavano volando rasenti alle tribune, a poco più di dieci metri da terra.

 -Stai dicendo cazzate!- sbraitò Niall, con tutta la voce che aveva in corpo; era come volare accanto ad un drago arrabbiato e forse, se Louis non fosse stato così teso verso la conquista del boccino, avrebbe pensato due volte prima di parlare. Invece allungò il braccio, le dita che quasi sfioravano il metallo freddo, e disse:

 -L’unica cazzata che vedo è quella che ho davanti-.

Per un attimo, gli parve che Niall fosse svanito mentre serrava le dita attorno alla pallina dorata che aveva finalmente smesso di sfuggirgli: poi un dolore accecante esplose dietro le palpebre, e la mano che ancora stringeva il manico di scopa perse la presa. Un attimo prima di perdere i sensi, Louis si sentì cadere nel vuoto.
 

***

   
 
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