Eravamo
sdraiate sul mio letto, come quando facevamo da piccole. Io a pancia
sotto con
i piedi sul cuscino, Andrea con la testa appoggiata al cuscino e le
caviglie
incrociate.
<<
lo so che pensi che sia un incosciente, e hai ragione. In realtà la
cosa va
avanti da un bel po’ e … semplicemente non posso stare lontana da lui.
>>
<<
può ucciderti senza rendersene conto. >>
<<
lo so. E ho paura. Ma appena gli sto vicino … tutto scompare. Mel ci ho
provato. Ci abbiamo provato entrambi. E so che non potrà durare per
sempre …
però proprio per questo voglio godermela finché posso. È da egoisti?
>>
<<
si. Però siamo tutti un po’ egoisti. >>
Sentii
che sorrideva, e alla fine mi lasciai contagiare anche io. Solo un po’.
<<
comunque tu non c’entri nulla. Non dovrai più vedere nessuno di loro.
>>
<<
Andy pensi davvero che ti escluda dalla mia vita? >>
<<
non permetterò che ti succeda qualcosa di nuovo. Ti ricordo che sono
pur sempre
la maggiore >>
<<
maddai!! >> dissi alzando un sopracciglio e dandole poi un
pizzico sulla
coscia. Iniziammo a ridere come cretine. Che poi non c’era proprio
nulla da
ridere. Dovevo permettere a mia sorella di lanciarsi in un rapporto
suicida? Ne
valeva la pena? Che poi io che ne sapevo dell’amore. A stento avevo
dato
qualche bacio in tutta la mia vita.
<<
Andrea … ti voglio bene. >>
Mia
sorella si alzò di scatto a sedere guardandomi con tanto di occhi
spalancati.
<<
oddio Melina, dovevano quasi ucciderti per fartelo dire!? Erano anni
che non me
lo dicevi! >>
<<
certe cose non c’è bisogno di dirle!! >>
Sentivo
le guance in fiamme nonostante stessi parlando solo con mia sorella.
Quanto
facevo pena? Andrea intraprendeva con coraggio una relazione pericolosa
come un
cavaliere con l’armatura splendente e io a stento riuscivo a dire alla
mia
gemella quanto le volessi bene.
Suonò
il campanello ed Andrea scattò come una molla.
<<
sarà Gabriel >>
<<
vado ad aprire io tranquilla, tu rimettiti in senso che sembra che hai
un
pagliaio in testa >>
Andrea
fece una faccia sconvolta correndo subito in bagno per riassettarsi.
Mentre mi
incamminavo verso la porta di ingresso sorridendo tra me e me mi dissi
che non
c’era nulla che non fosse insormontabile. Aprii sicura di trovarmi
Gabriel.
<<
ma sei .. tu? >>
<<
hey >>
Mi
appoggiai alla maniglia della porta osservandolo stranita. Cosa ci
faceva quel
ragazzo scombinato dell’altra volta? Persino gli occhiali non
riuscivano ancora
a stare dritti.
<<
hem … desideri? >>
<<
è imbarazzante ma … ricordi il caffè che ti offrii? Beh al momento non
ho più
soldi e … accidenti che straccione che sono. Il fatto è che non ho
abbastanza
soldi per il pullman >>
Lo
guardai un po’ meglio ed effettivamente aveva l’aspetto un po’
malconcio.
Bianco come un cencio e con quegli occhiali storti. Quello era per caso
nastro
adesivo?
<<
hem … non l’hai offerto a me il caffè. Ricordi? Io sono quella a cui
sei finito
addosso. >>
<<
oh si, certo … scusa >> disse iniziandosi a passare una mano tra
i
capelli scompigliati.
<<
no tranquillo .. non ti ho ancora chiesto come ti chiami. Io sono
Melina
>>
<<
piacere Melina. >>
Restammo
qualche istante in silenzio poi, come risvegliato da una trance, fece
un
movimento brusco con le mani andando ad incespicarsi con gli occhiali.
<<
scusa, scusa .. mi chiamo Leo >>
Mi
faceva davvero tenerezza nonostante avessimo la stessa età. Mi chiesi
com’era
possibile che non fosse arrossito.
<<
ok, entra pure Leo ti offro qualcosa da bere e ti restituisco i soldi
>>
<<
ti ringrazio. >>
Mi
voltai per dirgli che non doveva ringraziarmi per così poco ma non feci
in
tempo a dire nulla perché sentii una mano premermi sulle labbra e
un’altra
torcermi dolorosamente il collo. Spalancai gli occhi quando incontrai
lo
sguardo infuocato di Leo, subito prima di soffermarmi sui suoi canini
pericolosamente vicini al mio volto.
<<
sai, dovresti stare più attenta a chi inviti in casa, piccina. Ora, fa
la
brava, ed urla. >>
Si
piegò su di me e per la seconda volta sentii le lame perforarmi la
carne. Mi
lasciò libera la bocca e non riuscii e reprimere un urlo. Questa volta
era
decisamente più doloroso. Aspettai quella sensazione di torpore ma non
arrivò,
così non potei fare altro che piantare inutilmente le unghie nel suo
braccio
mentre mia sorella arrivava sconvolta, bianca e terrorizzata.
<<
lasciala! >>
Leo
si staccò da me lasciandomi cadere per terra con un doloroso tonfo.
<<
con piacere. >>
Sentii
uno spostamento d’aria e mia sorella produrre un mezzo urlo soffocato.
Mi alzai
sui gomiti ignorando il sangue che continuava a scorrere lungo tutto il
braccio
sinistro. Era come vedere la scena di poco fa da un’altra prospettiva.
Solo che
possibilmente ora faceva ancora più male di prima. Mi guardai
febbrilmente
intorno e mi maledii per non avere neanche una sedia in legno. Cercai
di
alzarmi ma un capogiro complice delle mani scivolose di sangue mi
impedì di
mettermi in piedi.
<<
è incredibile quanto due gemelle possano avere sapori così diversi. Se
vuoi
proprio saperlo preferisco Andrea, è più dolce … >>
<<
non la toccare! Perché lo stai facendo!? >> urlai mettendomi in
ginocchio. La vista iniziava a sfocarsi ma volevo, dovevo restare
lucida.
<<
perché? Lo sai, sono un vampiro. È nella mia natura. Però questa volta
c’è
un’altra motivazione, e il suo nome è Vincent. >>
<<
Vincent? Lui non c’entra niente con Andrea! >>
<<
ma è il migliore amico di Gabriel. Ho aspettato tanto ma Vincent non si
è
creato mai legami con nessuno a parte con Gabriel e l’unico modo per
arrivare
al primo è passare per il secondo, capisci? >>
Non
avevo più fiato per parlare. Andrea era sempre più immobile e pallida e
io non
sapevo cosa fare. Mi sentivo così inutile. Ad un certo punto lasciò
cadere
anche Andrea e scomparve per qualche istante. Ritornò subito dopo con
il
cellulare di mia sorella in mano. Mi afferrò il mento con una mano
costringendomi a fissare lo sguardo in quegli occhi disumani,
illuminati da una
luce macabra e folle. Potevo sentire distintamente l’odore del sangue
occuparmi
completamente le narici.
<<
lo farei fare a lei, ma credo non ne abbia le forze. Mi raccomando,
ricordati
di fare il mio nome. >> disse infilandomi il cellulare in una
mano. Si
leccò le labbra e dopo un’ultima occhiata a mia sorella scomparve. Non
mi
voltai a vedere se se ne era realmente andato ma mi avvicinai ad Andrea
il più
velocemente possibile ignorando il dolore acuto che sentivo in ogni
pezzo di
pelle del mio corpo.
<<
Andrea!! >> la chiamai più volte ma ottenni solo qualche colpo di
tosse
appena accennato. Con mani tremanti pigiai il nome di Gabriel pregando
con
tutta me stessa che non impiegasse molto a rispondere.
<<
Andrea? >>
<<
Gabriel! Vieni, ti prego, sbrigati! Ti prego … >> non riuscii più
a dire
nulla che la mia gola si chiuse in un nodo doloroso. Non riuscivo più a
parlare, non riuscivo a piangere, potevo solo stringere mia sorella che
si
faceva sempre più fredda. Aspettai e aspettai e aspettai. Probabilmente
non ci
mise molto ad arrivare ma a me parve un’eternità. Quando entrarono non
mi
accorsi della loro presenza fino a quando Seline non mi separò da
Andrea
lasciando il posto a Gabriel.
<<
aiutala! Ti prego! Gabriel, sta morendo! Fa qualcosa! Qualunque cosa!
>>
artigliai il braccio di Seline nel tentativo di sporgermi il più
possibile
verso mia sorella ma ero talmente tanto debole e talmente tanto stanca
che non
riuscii a vedere quasi nulla ed avevo difficoltà a respirare, come se
soffrissi
d’asma. Sentii le braccia di Seline circondarmi chiudendomi gli occhi e
io
semplicemente crollai. Chiusi gli occhi e persi coscienza. Cos’altro
potevo
fare? Era tutta colpa mia.
Quando
riaprii gli occhi Andrea non si era ancora svegliata. Gabriel non
distoglieva lo
sguardo dal suo viso, stringendole ed accarezzandole una mano. Seline
era
seduta accanto a me con una sigaretta tra le labbra e un posacenere
pieno di
cicche tra le mani. Non mi ci volle molto a capire che mia sorella era
morta.
Ma non ci misi nulla neanche a capire cosa stava diventando. Ne ebbi la
conferma quando aprì gli occhi. Mi avvicinai a lei sfiorandole una
guancia. Lei
mi afferrò il polso con un movimento così rapido che non riuscii a
notarlo. Aveva
la mano fredda e dura, lei che aveva sempre le mani calde e morbide. Ma
non fu
tanto quello ad attirare la mia attenzione, quanto i suoi occhi. Rossi,
infossati, circondati da vene nere. Gli occhi di un vampiro.
Per prima cosa volevo ringraziare tantissimo Mirrine per il suo commento! senza di te penso che mi sarei depressa tantissmo xD spero di poter ricevere altri tuoi pareri! e mi scuso per le somiglianze con the vampire diaries ma ne sono inevitabilmente influenzata xD mi scuso anche per il capitolo corto ma visto il già incredibile ritardo volevo pubblicare comunque qualcosa! =)