Six Fool Moons
William estrasse
la propria falce dalla schiena di
Grace e osservò il sangue fuoriuscire brutalmente dalla
ferita aperta. Non
avrebbe voluto essere così violento con lei, tuttavia non
aveva avuto altra
scelta: voleva avere accesso a quanti più Cinematic Records
possibili.
La sua speranza
era che, nel rivedere la propria
vita scorrerle davanti, Alice (o come si faceva chiamare, Grace)
sarebbe
riuscita a ricordare chi era stata e, forse, a ritornare in
sé.
In caso
contrario, William avrebbe avuto un serio
problema.
Un brivido gli
corse lungo la schiena quando il suo
sguardo incrociò quello estasiato di Grell.
L’estasi
di Grell non comportava mai nulla di buono.
I Cinematic
Records riempirono presto la stanza
delle memorie di Alice McKenzie.
Mostrarono Grell
Sutcliff intento a fare da
insegnante a un gruppetto di reclute, tra le quali lei.
I capelli raccolti, talmente viola da sembrare neri, i denti
perlacei e l’espressione mite di Alice erano in netto
contrasto con l’attuale
aspetto di Grace.
Grell non teneva
delle vere e proprie lezioni,
piuttosto amava impelagarsi in lunghi racconti circa la sua esperienza
in
quanto shinigami, acquisendo pian piano la bizzarra abitudine di
parlare di se
stesso al femminile.
Nonostante tutto
Alice lo ascoltava, rapita e
ammirata.
Voleva essere
come lui.
Cominciò
a seguirlo ovunque andasse, a volte di nascosto,
altre alla luce del sole. Lo spiava mentre civettava con uomini aitanti
e
novellini dalle bizzarre inclinazioni; una volta lo pedinò
ed ebbe perfino la
fortuna di vederlo all’opera, mentre prendeva
l’anima di una ragazzina
malmenata a morte da un criminale.
Il suo obiettivo
era somigliargli il più possibile.
Purtroppo
fallì miseramente.
Sostenne
l’esame finale: doveva occuparsi dell’anima
di un bambino di soli sette anni, investito da una carrozza mentre
giocava per
strada.
All’ultimo
minuto, Alice era stata sopraffatta dalla
pietà per quella creatura così piccola e
innocente, e non aveva trovato il
coraggio di finire il lavoro. Così era tornata indietro.
Venne relegata a
vita alle Risorse Umane.
Tra i monotoni
spezzoni della sua vita da impiegata,
apparvero le immagini di un vicolo buio.
Whitechapel
Road.
Una prostituta,
morta. Il suo cadavere,
completamente sventrato, e una donna in rosso china su di lei, con un
coltello
sanguinante tra le mani.
I suoi occhi
scarlatti si posarono su Alice e quella
scappò senza esitare, incurante del fatto che per gli
shinigami era impossibile
morire per qualche ferita.
Riuscì
a seminarla e si guardò intorno. Poi indietro.
Poi in alto.
Appena in tempo
per vedere una figura in rosso
piombare giù da un tetto su di lei.
Il viso del
carnefice passò dal puro piacere alla
sorpresa, e dalla sorpresa all’orrore.
Aveva una
motosega e la teneva puntata verso Alice.
Tentò
di spostarsi, pur sapendo che non ne avrebbe
mai avuto il tempo.
L’arma
le trapassò l’utero da parte a parte.
Fu
così che Grell Sutcilff credette di aver ucciso
Alice McKenzie.
Grace fissava
quei fotogrammi, quasi malinconica:
era una storia triste, come ne aveva viste a migliaia, ed era
sinceramente dispiaciuta
per Alice.
Benché
quei ricordi stessero dolorosamente sgorgando
dalla sua schiena, però, lei non li sentiva affatto suoi. Li guardava come avrebbe guardato
un brutto spettacolo messo
su in una bettola di quart’ordine: con apatia e totale
disinteresse. Come se
quella vita triste e penosa fosse appartenuta a
qualcun’altra.
Forse, in fondo,
era la verità.
Sentiva un
dolore sordo squarciarle il petto,
anziché la schiena, e sperava che presto quello stesso
dolore tramutasse in
rabbia, con la quale aveva ormai imparato a convivere da tempo.
Tese la mano
verso quella bobina infernale e, in
quel momento, vide una figura profilarsi al centro della stanza.
Alice.
Era proprio
lì, davanti a lei, e piangeva
sommessamente. Grace sorrise.
-Tu!- le
urlò contro. –Eccoti finalmente. Temevo che
non sarei mai riuscita ad incontrarti.
Fece schioccare
la lingua e le andò vicino,
parlandole con quel tono mellifluo che di solito si usa con i bambini:-
Cosa
combini, Alice? Insegui miss Sutcliff
come fossi un cagnolino ubbidiente, ti fai prendere dalla compassione
verso un
bambino e getti al vento la tua opportunità di diventare una
shinigami. Ti fai
quasi ammazzare.– scosse il capo, ridacchiando.
–Non si fa, Alice. Proprio non
si fa.
Le
girò attorno, mentre quella frignava disperata.
-La tua vita
è proprio una noia mortale, dolcezza
mia. Oh, dimenticavo.- il suo sorriso si spense e i suoi strilli acuti
riempirono la stanza. –Quella era la mia
vita! Non me la ricordo più, non riesco
più nemmeno a riconoscerla,
ed è solo colpa tua! Perché Alice?
Perché mi hai
fatto questo?!
Le si
piazzò di fronte. Grace ed Alice, uguali e
diverse come solo la disperazione aveva potuto renderle.
-Guarda il tuo
passato, Alice. La tua vita è stata
un’umiliazione.- ringhiò. –Forse il mio
è un passato rubato, ma è stato un passato
dignitoso ed eccitante, non mi sono
mai piegata a nessuno. Io ero
padrona
della mia vita e io decidevo cosa
era
meglio per me. Anche se non l’ho mai vissuta, per me
è stata questa la vita!
Non poteva
sopportare oltre.
Si
scagliò su Alice trasformando le parole in un
urlo infuriato.
Ma cadde sul
pavimento freddo. Completamente sola.
I Cinematic
Records attorno a lei erano scomparsi,
riavvolti nella sua carne lacerata.
-Dov’è
andata?- chiese tristemente.
William le
posò una mano sulla spalla. –Alice, in
questa stanza non c’è nessun altro a parte noi.
Si
voltò di scatto verso di lui, digrignando i denti
per trattenere la rabbia. Come
l’aveva
chiamata? –Che stai dicendo? Ho parlato con lei
fino a pochi secondi fa.
La mano del moro
tremava sulla sua pelle. La
stringeva, per evitare di lasciarsi andare al terrore.
-No. Tu hai
parlato da sola fino a pochi
secondi fa.- precisò.
Non poteva
essere.
Non doveva
accadere.
Grace aveva gli
occhi lucidi.
Aveva davvero
visto Alice?
Poteva essere,
come poteva non essere.
E
infondo era un
po’ la stessa cosa, no?
La sua voce era
un sussurro spezzato. -Quindi avevi
ragione? Sono davvero impazzita?- chiese titubante.
-Temo di
sì.
Grace
lasciò che una lacrima le rigasse una guancia,
e fece l’impensabile.
Scoppiò in una risata irrefrenabile, senza riuscire a
contenersi.
Non smise di
ridere neanche quando la portarono via.
Nemmeno quando
la trascinarono fino ad un’altra
stanza, minuscola ed opprimente.
Non smise,
quando la incatenarono al muro. Lei stava
ferma e li lasciava fare, e nel frattempo rideva.
Non smise,
quando la lasciarono da sola con i polsi
in catene, quasi crocifissi al muro.
Rise
finché non svenne per tutto il sangue che aveva
perso.
Quanto tempo era
passato? Un’ora forse, o un giorno.
Grace non lo sapeva.
Aveva smesso di
ridere, come di sperare. Non tentava
più nemmeno di liberarsi: non ne aveva la forza. Aveva
fallito e ora si sentiva
svuotata, quasi violata dalle sue stesse memorie.
Fu un attimo.
Un rumore la
destò dalla sua assenza di pensieri:
qualcuno aveva aperto la porta della sua “cella”.
Sentì
il ritmico battito dei tacchi sul pavimento.
Capì
immediatamente chi era entrato.
Una risatina
curiosa e inquieta solleticò Grace nel
profondo, là dove risiedevano la sua rabbia e la sua sete di
vendetta.
-Guarda un
po’ chi si rivede!- squittì quella
voce familiare. -La brutta copia
della sottoscritta.
Grace
sollevò la testa di scatto, e la visione del
sorriso sornione di Grell bastò a far resuscitare tutto il
suo dolore. Si
lanciò su di lui, ma le catene bloccarono la sua folle corsa.
-Non essere
così violenta, o ti resteranno i segni
sui polsi, cara.- proseguì, appena indignato. –Hai
creato un tale scompiglio
presentandoti qui. Will ha un diavolo per capello: non sa proprio come
fare per
liberarsi di te. Dice che secondo chissà quale regola, non
può farti fuori. Ma
ha paura che se ti tiene qui, tu prima o poi riuscirai ad uscire e,
pensa,
vuole punire me per questo!
Secondo
lui è tutta colpa mia, Alice cara.
-Io mi chiamo
Grace!- strillò quella, dimenandosi
invano.
Grell le si
piazzò di fronte, abbastanza vicino da farsi
quasi raggiungere, ma non abbastanza da permetterle di sfiorarlo. La
torturava
lentamente, imponendole e al contempo privandola della sua presenza.
-Se preferisci,
è così che ti chiamerò.-
batté le
mani, sbrigativo.
-Vattene via!-
urlò questa, talmente forte che Grell
sentì le proprie ciglia vibrare. Rise entusiasta come fosse
un bambino.
Le
andò più vicino e si avvolse uno dei suoi
riccioli
attorno al dito, ma lo ritrasse subito dopo: i capelli della shinigami
erano
ancora impregnati di polvere e sangue raggrumato e il semplice
contatto, anche
attraverso il tessuto del guanto, lo nauseava.
-Grace, che
cos’hai fatto?- sospirò Grell. –Che cosa
speravi di ottenere presentandoti qui?
-Io...
-Cosa pensavi di
fare?-
la interruppe sorridendo. –Uccidermi? Diventare una
shinigami? Come, vorrei
sapere. Avanti, spiegami come pensavi di procedere, una volta arrivata
qui.
Grace
spalancò la bocca per parlare, ma ciò che le
uscì dalla bocca fu un sibilo smorzato.
-Su, sto
aspettando.- Grell trattenne una risata.
-Volevo
riprendermi ciò che era mio con la forza!-
confessò d’un fiato, non senza un minimo di
vergogna.
-Con la forza?-
sussurrò l’altro.
Una risata
spontanea gli sfuggì dalle labbra,
irritando Grace fino all’inverosimile.
Il suo tono era
di rimprovero:- Sul serio, credevi
che semplicemente venendo qui e agitando le acque saresti riuscita a
diventare una
dea della morte?
Quelle parole
erano un flagello per la debole mente
di Grace, che non poté fare a meno di sentirsi mortificata.
Sperava che, una
volta trovato Grell, l’avrebbe
affrontato e forse anche ucciso. Ora vedeva il suo piano per quello che
era: il
delirio di una pazza.
Allungò
le mani verso di lui e lo prese violentemente
per il cappotto scarlatto.
Grell
tentò di divincolarsi, ma non ci riuscì.
Lui era
più forte di Grace, ma lei era furiosa
e la furia era tutto ciò su cui
poteva contare. Le conferiva una forza inaudita.
-Ascoltami bene,
perché non mi ripeterò.- strillò
con le lacrime agli occhi e un ghigno entusiasta. –Un giorno
mi libererò di
queste catene e uscirò da qui, come ho fatto quando sono
scappata da quella
tomba in cui tu mi hai rinchiusa.-
prese un respiro e la sua voce uscì, più forte e
più roca che mai. –E quando
uscirò da qui pregherai
perché io ti
ammazzi, Grell Sutcliff! È una promessa!
Finalmente Grell
riuscì a liberarsi.
-Sei una pazza
isterica, Grace!- affermò,
rassettandosi. –Chiunque dica che tu sei come me,
è un bugiardo e un
calunniatore!
Poi se ne
andò a passo di marcia.
Grace si
lasciò andare a una risata entusiasta.
Mise un piede su
ciò che aveva abilmente sottratto a
Grell durante il suo sproloquio e lo tirò fuori da sotto la
gonna rossa.
La lista della
morte di Grell, la lista delle anime
da prendere.
Mentre lui la
guardava fisso, lei gliel’aveva presa
da dentro la giacca, per poi lasciarla cadere e nasconderla con la
gonna lunga.
Avrebbe spezzato
quelle catene: doveva dimostrare, a
se stessa come a Grell, e come allo stesso William, che la sua pazzia
non le
impediva di fare ciò di cui aveva
bisogno.
Mietere.
Grell stava
ridendo.
Quella
sgualdrina credeva davvero che Grell non se
ne fosse accorto?
Quando aveva
capito che lei stava cercando di
sottrargli la lista delle anime, l’aveva semplicemente
lasciata fare.
Era curioso di
vedere fin dove Grace sarebbe stata
disposta a spingersi pur di raggiungere i suoi obiettivi, anche se
doveva
riconoscere che era stata abile a scorgere la lista
all’interno della giacca.
Grell dubitava
che lei sarebbe realmente riuscita
nel suo intento di mietere una delle sue anime, sprovvista
com’era di falce
della morte, ma Grell aveva tutta l’intenzione di darle corda
a sufficienza per
impiccarsi.
Oppure, in caso
contrario, di aiutarla nel suo
assurdo e folle piano.
Dipendeva
tutto
da lei.
Angolo
dell’autrice:
Rieccomi qui,
con il penultimo capitolo di questa
storia che definire assurda è poco. Dio solo sa quante
versioni ha avuto!
Inizialmente il
nome di Grace doveva essere un
altro, la sua personalità doveva essere completamente
diversa (gaia e gioiosa)
e non avrebbe dovuto avere alcun problema mentale. Insomma,
inizialmente era
una noia mortale.
Ma dopo mesi e
mesi di revisione, alla fine è
diventata... questo!
Confesso che un
po’ mi mancherà quando sarà finito.
Ringrazierò
per tutta la mia vita ScratchGlissando
la mia mitica correttrice di bozze che non
finirò mai di ringraziare.
Ringrazio
anche
amanotsukiko4evr, ShinigamiGirl e BeaLovesOscarinobello, che
recensiscono
assiduamente ogni mio capitolo, ed AmyFallen (che mi ero inizialmente dimenticata di citare e alla quale non chiederò mai perdono a sufficienza).
Ringrazio
inoltre Mansy,
Mikhael98 e MisaMichaelis.
Al
prossimo (ultimo)
capitolo! :)