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Autore: VahalaSly    05/05/2013    3 recensioni
"[...]Improvvisamente vidi un'ombra vicino al Platano Picchiatore; sembrava essere appena uscita dal tronco, cosa altamente improbabile. Severus sembrò vederla a sua volta, poiché si lanciò all'inseguimento. Raggiunse il Platano Picchiatore e lanciò un incantesimo, così che l'albero smettesse improvvisamente di muoversi.
Sentii letteralmente la mia mascella in caduta libera.
Prima che potesse fare anche solo un altro passo però, un'altra figura si diresse correndo verso di lui. Lo raggiunse e lo bloccò, parandoglisi davanti."
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Nuovo personaggio, Remus Lupin
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Salve a tutti :)
Questa è la prima Fic che scrivo da tanto, tanto tempo. 
Qualche giorno fa, per caso, mi è capitato di vedere un video sui Malandrini. E' stato amore a prima vista! 
Ho deciso di provare a scrivere una storia, una di quelle che solitamente mi piace tenere ben nascoste nel mio computer; tuttavia dopo aver scritto un po' di paragrafi, Amrita, che ringrazio infinitamente per l'enorme aiuto, mi ha convinto a renderla pubblica.
Prometto che mi impegnerò ad aggiornarla nei tempi più brevi possibili e cercherò di non rendere i personaggi troppo OOC. Spero solo che la mia storia vi piaccia e magari, chissà, vi regali qualche minuto di divertimento :)
Buona lettura a tutti!

 

 

 

Quando cinque anni fa arrivai ad Hogwarts, ero assolutamente convinta che niente da allora sarebbe più potuto andare storto.

Rimasi incantata dal magnifico castello che si vedeva in lontananza dal lago, dall'enorme ragazzone che ci condusse attraverso la distesa d'acqua e sopratutto dall'immensa sala da pranzo nella quale fummo accolti. Il soffitto sembrava un magnifico cielo purpureo e tutte le teste dei ragazzi più grandi erano voltate verso di noi. Mi sentivo così emozionata, euforica, quasi non potessi contenere tutta quella felicità; niente avrebbe potuto rovinare quel momento.

O almeno così pensai fino al momento in cui il cappello parlante non mi assegnò a Serpeverde.
Nell'istante in cui mi venne tolto dalla testa, sentii subito il gelo provocato dagli sguardi dei miei stessi compagni di casa, la parola mezzosangue bisbigliata di orecchio in orecchio.

Purtroppo nessuno aveva sentito la necessità di avvertirmi della fissazione dei Serpeverde per il sangue puro; nessuno mi aveva spiegato cosa voleva dire, nella società dei maghi, essere una nata babbana. Specialmente una nata babbana serpeverde.

Lo scoprii a mie spese nelle successive settimane, quando mi ritrovai completamente sola in una scuola che ospitava più di trecento alunni.

Il primo anno fu un vero inferno: vagavo per i corridoi stringendo al petto i miei libri, cercando di ignorare gli insulti lanciatimi dai miei stessi compagni di casa. Finite le lezioni mi rintanavo in biblioteca, evitando di tornare nel mio dormitorio fino a quando non fosse stato estremamente necessario. Le mie speranze di stringere amicizia con ragazzi delle altre case si rivelò vana, visti gli sguardi che mi lanciavano solo per essere nella casa sbagliata. Iniziai a ricambiare quegli sguardi, trovandomi all'improvviso ad odiare le altre tre case di Hogwarts più di quanto odiassi i compagni della mia.
Imparai con il tempo a diventare invisibile, così che entro il secondo anno nessuno sembrava più ricordarsi della mia esistenza; niente più insulti, niente più nottate a piangere soffocando i singhiozzi con il cuscino. La solitudine diventò una piacevole compagna, insieme ai libri e alle pergamene.
Sapevo benissimo che sarebbe bastato un niente per tornare all'incubo che avevo vissuto nel mio primo anno ad Hogwarts, per questo mi maledissi non appena, quattro anni dopo, in un tardo pomeriggio di ottobre, aprii la bocca.

Ero in giardino, come ero solita fare a quell'ora, semi-nascosta dietro il tronco di un albero a leggere, quando un gruppo di Serpeverde si era avvicinato ridendo sguaiatamente e urlando verso i Grifondoro come i Mangiamorte stavano svolgendo un ottimo lavoro ripulendo le strade dai nati babbani. Uno dei ragazzi iniziò poi a vantarsi di come lui sarebbe sicuramente stato scelto per diventare un seguace del “Potente Signore Oscuro” e io, infastidita per l'interruzione e sicuramente affetta da un colpo di calore (nient'altro avrebbe potuto spiegare la mia momentanea stupidità), ebbi la pessima idea di borbottare una sarcastica risposta. Ovviamente mi sentì

“Come hai detto scusa?” sibilò il ragazzo.

Fui quasi tentata di scusarmi, ma il modo in cui mi guardava mi fece cambiare idea. Decisi che ormai il danno era fatto.

“Ho detto che Il Signore Oscuro farebbe veramente un pessimo affare a prenderti tra le sue fila. Con la tua abilità con la bacchetta come minimo dimezzeresti da solo intere schiere dei Mangiamorte.

Non un affare così pessimo, ora che ci penso.” se non fossi stata troppo impegnata ad assicurarmi che non mi lanciasse contro una maledizione mi sarei schiaffeggiata.

Il ragazzo, di cui veramente non ricordavo il nome, sembrò sul punto di scoppiare. Il viso si colorò di un innaturale porpora e alcune vene sulle tempie iniziarono a pulsare. Tempestivamente come al solito mi prese un attacco di ridarella, che camuffai con uno starnuto. Perfetto Elisabeth, ci manca solo che gli scoppi a ridere in faccia.

“Tu, sporca mezzosangue, come OSI rivolgerti a me con questo tono? Tu non dovresti nemmeno esistere, inutile e patetico essere!” ringhiò. Davvero scortese.

“Ma si da il caso che esista, giusto?” ribadii insicura, maledicendomi per essermi cacciata in quel guaio. Il ragazzo-di-cui-non-ricordavo-il-nome era chiaramente più parole che fatti, ma non ci sarebbe voluto molto perché la storia girasse e a quel punto Dio solo sapeva il casino che ne sarebbe nato. Iniziai a pensare a un incantesimo per diventare invisibile permanentemente.

Mi alzai e feci per girarmi ed andarmene, quando il polso mi venne afferrato bruscamente e fui tirata indietro. “Non osare darmi le spalle!” urlò il ragazzo, ma si ritrasse non appena vide la bacchetta puntata contro di lui. Continuai a tenerla rivolta verso il suo volto, lo sguardo fermo, finché egli non iniziò a retrocedere e con lui i suoi amici.

“Sei morta!” soffiò, prima di voltarsi e rientrare nel castello.

A quel punto mi abbandonai contro il tronco dell'albero, esausta.

Avevo combinato un bel casino, un vero e proprio disastro. Ero stato già abbastanza sorprendente che non mi avessero attaccato tutti lì, non appena avevo tirato fuori la bacchetta.
Tuttavia non mi aspettavo altrettanta clemenza nei giorni successivi. O forse dovrei dire anni...
Come se non bastasse, qualunque studente nel raggio di cinquanta metri mi stava fissando. Mi rannicchiai nuovamente al riparo dietro l'albero, ma continuai chiaramente a sentire i loro sguardi perforarmi la schiena. Mi girai per controllare la situazione. I ragazzi parlottavano tra loro, indicandomi, ridacchiando. Sentii addirittura qualcuno fare il mio nome. E addio invisibilità.

Grandioso. In un paio di minuti ero riuscita a distruggere tutto quello che avevo faticosamente impiegato cinque anni a costruire.

Perfino i Malandrini, quattro broccoli Grifondoro del sesto anno che si divertivano particolarmente a rendere la vita dei serpeverde impossibile, sembravano non aver niente di meglio da fare che fissarmi.

Sperai solo di non ritrovarmi presa di mira anche da loro, avrei finito per non avere un attimo di pace.
Visto che sembravano non si farsi troppi problemi a squadrarmi apertamente, li ricambiai.
Ovviamente, li conoscevo bene, erano famosi in tutta la scuola, si erano perfino affibbiati un soprannome. Patetici.

Sirius Black, James Potter, Remus Lupin e Peter Qualcosa ( no, davvero, la mia memoria era imbarazzante) erano l'oggetto di discussioni rabbiose preferito in sala comune, particolarmente i primi due. Il loro bersaglio prediletto era indubbiamente Severus Piton, che riusciva ad essere tra i serpeverde odiato perfino più di me. Tuttavia, quando si trattava dei Malandrini, tutti concordavano con lui nel convenire che fossero la piaga suprema di Hogwarts, tant'è che alcuni desideravano unirsi a Tu-Sai-Chi solo per poterli torturare fino alla morte.

Vi erano poi quelli, tra cui Severus stesso, che erano andati oltre le parole, arrivando ad unirsi a gruppi di giovani sostenitori di Tu-Sai-Chi. Si facevano chiamare Mangiamorte.

Abbassai lo sguardo, stanca di quell'inutile battaglia di occhiate. Mi sollevai, presi il mio libro e tornai nel castello, verso la biblioteca. Speravo di ricavare ancora qualche ora di pace prima di iniziare quelli che sarebbero sicuramente stati i peggiori tre anni della mia vita.

 

Corsi giù per le scale, cercando di fare il minor rumore possibile.

Ero rimasta in biblioteca perdendo completamente la cognizione del tempo, fino a quando Madama Pince non mi aveva riportato bruscamente alla realtà buttandomi fuori.

Purtroppo le 19.30 non erano nemmeno lontanamente abbastanza tardi, perciò mi andai a rifugiare nel bagno in disuso del secondo piano, adorabilmente inutilizzato grazie alla presenza di Mirtilla Malcontenta. Molti avrebbero definito Mirtilla uno strazio, io tuttavia le ero immensamente grata: non sarei sopravvissuta tutti quegli anni ad Hogwarts se non avessi avuto questo bagno per rifugiarmi la sera, sopratutto dopo lo scattare del coprifuoco. Inizialmente avevo avuto parecchie difficoltà a sopportare la sua presenza, ma dopo un paio di anni mi ero adattata. Ora si poteva quasi dire che io e Mirtilla andavamo d'accordo. Quasi.

“Oh, sei di nuovo qui! Pensavo avessi deciso che non era più il caso di degnarmi della tua presenza! D'altronde chi sopporta la bisbetica Mirtilla!”

“Ciao anche a te Mirtilla. Niente di nuovo oggi?” chiesi il più gentilmente possibile.

“No, sempre la solita noia giù nelle fogne. Anche se ad un certo punto sono quasi sicura di aver visto una mano...” raccontò mentre mi fluttuava attorno.

“Una mano?”

“ Sì! Bruttina, un po' decomposta. Vi erano dei topolini che...”

“Ok. Capito. Mano, topi e altri dettagli che preferirei evitare per tenermi la cena nello stomaco” la interruppi. Lei mi guardò, forse pronta a darmi una rispostaccia, ma si trattenne.

Incredibilmente, dopo un po' di frequenti visite, Mirtilla era diventata sempre più tollerante nei miei confronti, se così si poteva definire il suo comportamento. Era, triste a dirsi, probabilmente l'unica amica che avessi in quella scuola. O nel resto del pianeta.

Sospirai, sedendomi sul davanzale di una delle finestre. Mirtilla si accomodò sull'altro lato, dandomi una sensazione di gelo nel punto in cui i nostri piedi si toccarono; cercai di nasconderlo il meglio possibile.
“Oggi sei più silenziosa del solito” mi fece notare, leggermente indispettita.

Sospirai “E' che ho combinato un disastro, e sono preoccupata per quello che potrebbe succedere”

“Hai fornicato con un ragazzo?” domandò curiosa.

“Cosa? No, nessun ragazzo” risposi velocemente, guardandola dubbiosa. “ Ho però insultato uno stuolo di Serpeverde”

“Tu sei serpeverde"

“E una nata babbana. Le cose non sembrano combaciare proprio al meglio” ribattei più duramente di quanto volessi, ancora nervosa per quanto era accaduto

Me ne pentii non appena vidi la faccia offesa di Mirtilla.

“Certo, allora andiamo nel bagno di Mirtilla a sfogarci con lei, tanto che sarà mai! Lei è solo una ragazza morta, non ha dei sentimenti che possono essere feriti!” mi urlò contro. Prima che potessi anche solo scusarmi, o se non altro provare a farla ragionare, era già sparita in un water.

Oggi non sembrava proprio essere giornata.

Ne approfittai per godermi qualche ora in solitudine, in compagnia di un romanzo comprato nell'ultima visita a Hogsmeade.

Parlava di una strega incredibilmente potente che sceglieva di cedere i suoi poteri pur di salvare il suo amato; tuttavia, poiché egli non ricambiava il suo amore, lei si ritrovava senza poteri e senza amato. Decideva perciò di vivere in mezzo ai babbani, che l'autrice del libro non aveva mai chiaramente visto nemmeno col binocolo visto la presenza di oggetti come lo sparapuffoli, il cercoletto e l'autoportabile. La strega alla fine si innamorava di un mortale, lo sposava e finivano a vivere in un'adorabile casetta in riva al mare.

L'ultima pagina del libro conteneva una foto dell'autrice, la quale mandava baci volanti che svolazzarono fuori dalla foto e mi colpirono sulla guancia. Chiusi il libro di scatto.

Devo smettere di comprare libri del genere.

Guardai l'orologio, saltando in piedi non appena vidi l'ora. Mezzanotte! Accidenti, se mi beccano nei corridoi a quest'ora mi tolgono come minimo 100 punti.

Uscii piano dal bagno, sentendo il mio stomaco brontolare. Mi ero completamente dimenticata di cenare, tuttavia evitare la sala grande era stata solo una buona cosa: l'umiliazione pubblica non era proprio il mio più grande desiderio.

Stavo per scendere le scale che portavano ai sotterranei, quando vidi un'ombra. Mi nascosi veloce dietro una sporgenza del muro, giusto un secondo prima che Severus Piton spuntasse dalle scale, guardandosi attorno, per poi dirigersi furtivo verso il portone di ingresso, che incredibilmente si aprì con una sola spinta senza nemmeno un cigolio a rompere il silenzio del castello.

Che diamine stava facendo? Che stesse andando ad incontrare i suoi amichetti Mangiamorte?

Dovrei avvertire Silente, pensai. Però se mi sbagliavo?

Prima che me ne rendessi conto lo stavo seguendo, camminando piano e tenendomi rasente al muro. Arrivata al portone diedi una leggera spinta e quello si aprì, lasciandomi basita nonostante l'avessi visto aprirsi pochi secondi prima con Severus.

Per quanto ne sapevo, il portone non era mai aperto dopo il coprifuoco; c'era decisamente qualcosa che non andava.

Lo seguii per un bel pezzo nel cortile, ma divenne più difficile quando mi ritrovai nella pianura che portava al platano picchiatore, dove non vi era nessun posto in cui nascondersi. All'improvviso si fermò e io dovetti praticamente correre dietro un albero piuttosto distante per impedirgli di vedermi. Tuttavia fu inutile, poiché non si girò. Rimase lì, fermo, come se stesse aspettando qualcuno.

Improvvisamente vidi un'ombra vicino al Platano Picchiatore. Sembrava essere appena uscito dal tronco, cosa altamente improbabile. Severus sembrò vederla a sua volta, poiché si lanciò all'inseguimento. Raggiunse il Platano Picchiatore e lanciò un incantesimo, così che l'albero smettesse improvvisamente di muoversi.

Sentii letteralmente la mia mascella in caduta libera.

Prima che potesse fare anche solo un altro passo però, un'altra figura si diresse correndo verso di lui. Lo raggiunse e lo bloccò, parandoglisi davanti. Sembrarono discutere: Piton era visibilmente alterato e continuava ad indicare il Platano picchiatore, altro negava con la testa, indicando verso il castello.

Alla fine il personaggio misterioso sembrò avere la meglio, poiché Piton si allontanò a grandi passi verso il castello, senza voltarsi indietro. A quel punto la luna sbucò tra le nuvole, illuminando il volto di... JAMES POTTER! No, non ci volevo credere! James Potter era un Mangiamorte? Effettivamente il carattere c'era tutto, ma insomma, i Grifondoro, con quella loro idea di bontà e coraggio e il loro ego gigantesco, proprio non ce li vedevo a stare dalla parte di Tu-Sai-Chi.

Magari però stavo interpretando male io, dopo tutto potevano esserci milioni di spiegazioni plausibili per la scena a cui avevo appena assistito... giusto?

Decisi di scoprire se avevo ragione, facendo probabilmente la cosa più stupida che potessi: non appena anche Potter sparì in direzione del castello, mi avvicinai al platano picchiatore ed analizzai il tronco dal quale mi era parso veder uscire l'ombra.

Non volevo credere ai miei occhi quando vidi un'apertura alla base.

  
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