Capitolo 12
Un Angelo. Scorpius un Angelo.
Bè, lui stesso si era sempre
definito così, ma solo per il suo aspetto. E poi, gli Angeli
erano solo dei
miti, perfino nel mondo dei maghi. Come poteva lui, un Malfoy,
appartenere a
quella potente e temuta categoria?
Eppure a quel nome aveva sentito la
rabbia dentro di lui
risvegliarsi, dopo anni in cui era stata sopita con pochi risvegli
istantanei,
e dimenarsi dalle catene.
-Che cosa… Albus, si
può sapere che diavolo sta succedendo
qui? – balbettò Scorpius. La domanda isterica del
biondo venne totalmente
ignorata, e Albus rimase in silenzio, sorridendo. Intanto Fen socchiuse
le
palpebre e fissò Scorpius con evidente interesse.
-Bè, Venerabile, devo dire
che le caratteristiche fisiche ci
sono tutte. Ma magari è solo
l’apparenza… sinceramente, non sento provenire da
lui nessuna forza in particolare – osservò
l’Emerita. Albus strinse i pugni e
sibilò:
-Sta per caso dubitando della mia
convinzione, Camminatore
Solitario?!? – Fen sbiancò. Scorpius non potette
non trattenere un ghigno
divertito. Che quell’uomo spavaldo avesse paura di Albus
– per quanto i suoi
poteri che aveva nascosto al biondo fossero potenti – che per
di più aveva la
metà della metà dei suoi anni, era alquanto
divertente.
-No, no, Venerabile – si
affrettò a precisare l’Emerita –
come potrei?
-Bene. Allora… per il suo
addestramento avevo in mente… - Albus
parlava completamente sicuro di sé, come se avesse
finalmente trovato il suo
posto su questa terra. Quel suo linguaggio forbito, ma allo stesso
tempo così
sciolto, gli….donava, in un certo senso. Sembrava veramente
sé stesso.
Scorpius però non gli
diede modo di finire. Lo interruppe in
tono isterico:
-Tu sapevi cos’è
questa cosa dentro di me, questa terribile
forza che mi differenzia da tutti gli altri, e non mi hai detto nulla?
– lo
accusò, mentre la carnagione eterea del biondo assumeva una
sfumatura rosso
fuoco.
Albus però rimase
impassibile, con la sua solita aria sicura
e “malandrina” e annuì.
-E mi dispiace. Avrei tanto voluto
vederti sollevato perché,
per quanto tu ti ostini a dire che non sei interessato a quelli che
definisci
“i tuoi perché”, so che muori dalla
voglia di sapere di più sui tuoi poteri, e
ora lo sai. Sei un Angelo, anche piuttosto potente direi, a occhio e
croce.
- E perché non me
l’hai mai detto? – chiese Scorpius, con la
voce piccola. Albus sorrise.
-Perché dovevo aspettare
il momento giusto. L’arrivo del
Camminatore Solitario – spiegò.
Scorpius annuì ancora,
poi, stanco, si lasciò cadere su una
sedia e si prese la testa tra le mani, chiudendo gli occhi. Era un
Angelo.
Finalmente conosceva l’origine dei suoi poteri. Avrebbe
potuto salvare il mondo
dai Demoni e riscattarsi per gli errori di suo padre.
Si chiese se valesse la pena di
combattere per della gente
così superficiale. E si rispose di no. Ma lui aveva Rose, e
doveva proteggere
la sua rosa.
Rose era arrivata in Sala Grande
insieme a Roxanne, come
tutti gli anni, e si era seduta vicino a lei e a Lily.
Aveva ascoltato con interesse il
discorso della Mc Granitt e
successivamente, di Fen. Quella storia la incuriosiva, soprattutto
perché il
suo ciondolo, alla vicinanza dell’Eremita, aveva iniziato a
scaldarsi,
pulsando. Aveva assistito alla figuraccia di Jamie e alla figuraccia di
Albus, senza
fare una piega.
Ma quando aveva visto Scorpius
così preoccupato e insieme
confuso, qualcosa dentro di lei era scattato.
Ora basta, si era detta. Per tutti
quegli anni aveva fatto
finta di non conoscere Scorpius, addirittura di disprezzarlo. Ora
basta.
Sarebbe stato diverso, quell’anno.
Aveva deciso di smettere quella
farsa. Sarebbe andata in
giro a braccetto con lui, si sarebbero rincorsi ridendo come facevano
del
giardino di Malfoy Manor durante le estati, sarebbero andati insieme a
Hogsmeade. Alla faccia dei suoi cugini e della sua reputazione di
Grifondoro
senza pecche.
Perciò quando, sotto gli
occhi di tutti, il suo Scorpius si
era alzato ed era uscito dalla Sala Grande, si era alzata a sua volta e
l’aveva
chiamato e, sotto gli sguardi stupiti degli studenti e quelli sconvolti
dei
suoi cugini, lo aveva seguito.
Fuori dalla Sala Grande, Roxy, Jamie,
Lily e Hugo l’avevano
raggiunta.
-Rose, si può sapere cosa
succede? – chiese Lily (la
Grifondoro petulante per eccellenza, seconda nella scala delle cugine
insopportabili dopo Domenique) con tono stizzito. Rose si
voltò e alzò gli
occhi al cielo, incrociando le braccia al petto.
-Niente che ti riguardi, Lils
– rispose scocciata la rossa.
James si fece avanti e aggrottò le sopracciglia.
-E invece ci riguarda, Rosy
– disse – stavi chiamando Malfoy
come se fosse un vecchio amico e lui… è Malfoy,
dannazione! – Rose digrignò i
denti e sbottò, mentre si faceva rossa in viso dalla rabbia:
- Per tua informazione, Jamie,
Scorpius è un mio amico! Il
mio migliore amico! – Hugo si avvicinò alla
sorella e digrignò i denti:
-Rosalinda Jane Weasley –
sibilò – hai forse dimenticato
cosa hanno fatto suo padre e suo nonno? Erano Mangiamorte diavolo!
Mangiamorte!
Quelli che hanno ucciso zio Fred e i genitori di Teddy!
Rose non lo ascoltò
nemmeno. Sapeva che suo fratello era
stato influenzato molto dalla vicinanza con suo padre,
perciò non disse niente.
Semplicemente il suo ciondolo si illuminò e
schiantò suo fratello a dieci metri
di distanza da lei.
I suoi cugini la guardarono
spaventati, ma lei non ci fece
caso e corse verso l’ufficio della Mc Granitt. Il ciondolo lo
faceva molto
spesso. La proteggeva, come se avesse vita propria.
All’inizio l’aveva trovato
molto strano, ma alla fine ci si era abituata. Dopotutto, abitava in un
mondo
pieno di magia, chi si stupiva più?
Arrivata all’ufficio,
bussò alla porta che, stranamente
aperta, si aprì con un lento cigolio. Dentro la preside, Fen
e Albus stavano
parlando. Rose si schiarì la voce, attirando
l’attenzione del cugino.
-Al, dov’è
Scorp? – chiese, con voce piccola. Albus sorrise
quasi a forza. Rose notò che aveva gli occhi lucidi.
-È di sotto, in cortile
– rispose. Rose lo ringraziò e scese
veloce le scale, mentre la discussione prendeva un piega ancor peggiore.
-Dobbiamo prepararlo in fretta, la
guerra si sta avvicinando
e lui deve combattere in prima fila.
-E morire – aggiunse
Minerva, con tono grave.
-Non necessariamente –
disse Albus, bianco in volto. Fen
scosse la testa.
-Vedere una mia creatura con un
così terribile destino mi fa
sempre piangere, ma è necessario, Venerabile. Il Animan pro
anima è
inevitabile, in questo caso estremo. E per far sì che il
rito funzioni,
dobbiamo avere un Angelo nel pieno delle sue facoltà,
fisiche e mentali.
Dobbiamo addestrarlo a dovere per poi…
-Io non sono d’accordo
– protestò Albus, con voce
rotta.
- So che ci tieni al giovane Malfoy
– disse Fen – ma il tuo
Patto è di ferro. Non ci sono scappatoie.
E Albus annuì, dirigendosi
alla finestra che dava sul
cortile. Vide Scorpius seduto e Rose che da dietro
l’abbracciava.
Cos’ho
fatto?, si
chiese, chiudendo i pugni e lasciando che le lacrime gli percorressero
le
guance, lasciando solchi salati e che sapevano di sensi di colpa.
Quello stupido Patto. Avrebbe tanto
voluto infrangerlo, ma
purtroppo ci sarebbero state due gravi conseguenze.
In primis, non sarebbero riusciti a
sconfiggere i Demoni.
Secondo, lui sarebbe morto. Per una
volta avrebbe voluto
avere un po’ del coraggio Grifondoro del padre, per
sacrificarsi per Scorpius.
Ma no, lui era un Serpeverde codardo. E anche se si fosse sacrificato,
ci
avrebbero pensato i Demoni a far polpette di Scorpius.
Perché, per quanto il
biondo fosse potente, non poteva nulla
da solo. A meno che…
-Allora – disse Rose,
sorridendo e camminando al fianco di
Scorpius – sei un Angelo?
-Già – rispose
Scorpius. Rose sorrise ancora. Era contenta
per lui, finalmente aveva trovato il suo perché.
-Il mio Angelo custode? –
chiese, inclinando la testa come
una bambina davanti a un giocattolo nuovo. E Scorpius rise, come rideva
solo
con Rose.
-Se vuoi, principessa –
concesse. Lei battè le mani felice,
per poi tornare seria.
-Dimmi, ora dovrai addestrarti?
– domandò. Scorpius annuì.
-Sì. Albus mi ha dato un
programma: la mattina partecipo
alle lezioni con tutti, anche se Fen probabilmente me le
“personalizzerà”.
-In che senso?
-Bè, ad esempio, a Pozioni
potrebbe darmi da preparare
pozioni un po’ più difficoltose, così
come a Incantesimi e a Trasfigurazione
potrei trattare programmi avanzati. Capisci ora? – Rose
annuì.
- Bene. Il
pomeriggio
invece andrò sulla riva opposta del Lago Nero, quella
disabitata, dove Fen mi
istruirà sulle usanze del mio popolo e sulla sua storia.
Rimasero un po’ in
silenzio, fin che Rose non disse:
-Io l’ho sempre saputo
– Scorpius si voltò di scatto verso
di lei. Rose sorrise, continuando a guardare il sole che spariva nel
suo
nascondiglio dietro le montagne che costeggiavano il Lago Nero.
-Sei sempre stato un mago
eccezionale. E questa… - disse
indicando la rosa che portava al polso – ne è
l’esempio più concreto che ho. E
poi… lo sapevo e basta.
Scorpius sorrise. Guardò
Rose che sorrideva al sole e la
trovò meravigliosa. La rossa di voltò verso id
lui e immerse i suoi pozzi di
cielo nel suo sguardo di tempesta.
-Sono contenta per te –
disse solamente. Scorpius annuì e si
alzò, porgendole la mano.
-Vieni. Dovresti tornare al castello,
no? – lei annuì e si
alzò, per poi prenderlo sottobraccio.
-E tu vieni con me –
rispose Rose. Scorpius sgranò gli occhi
e lei annuì, semplicemente. Il biondo sorrise, felice come
una Pasqua.
Si diressero al castello. Scorpius
accompagnò Rose alla
Torre dei Grifondoro, sotto sguardi stupiti e altri indignati. La rossa
lo
baciò sulla guancia ed entrò dentro il ritratto,
mentre il biondo saltellava
per la contentezza verso i sotterranei.
Lasciando Rose ad affrontare i suoi
cugini.
-Rose, proprio tu che dicevi che Al
doveva essere
allontanato da Malfoy, vai a braccetto con lui per i corridoi di
Hogwarts? –
domandò Fred, indignato. Rose alzò le spalle,
continuando a sorridere.
-Ho cambiato idea. E dovreste farlo
anche voi. Anche perché
ho intenzione di inventare Draco e Scorpius a Natale da noi –
annunciò. Roxanne
la fulminò con un’occhiataccia, mentre Domenique
la guardava fiera.
-Bravissima, Rosy. Sono fiera di te.
E per la prima volta, Rose rivolse un
sorriso di gratitudine
a sua cugina Dome. L’inizio di una splendida amicizia.
Sono felice
come una
Pasqua! Mi sono sbloccata, finalmente riesco a scrivere come prima
(anche se
l’università non mi dà pace) e a
buttare giù capitoli come questo in meno di
un’ora.
Ma ora torniamo alla storia: finalmente abbiamo capito la
causa dei
poteri di Scorp (anche se nel prossimo capitolo li tratterò
meglio) ma ho
lasciato nuovi interrogativi (quanto sono cattiva!).
Perché
il ciondolo di Rose si comporta in quel modo? E di cosa stavano
parlando Albus,
Fen e la Mc Granitt?
Vi sarei grata se lasciaste
qualche recensione.
Un bacio,
Izzy Nihal
Potter (il mio nuovo e meraviglioso
nickname).