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Autore: Give_me_only_kiss    06/05/2013    4 recensioni
Lui non era niente. Era nero. Questo pensava un piccolo Scorpius di appena undici anni, fissando le gocce di pioggia che bagnavano il vetro della finestra di camera sua. Si alzò sbuffando e si mise davanti allo specchio, scompigliandosi i capelli con la mano destra.
Tutto quello che vide fu la luce più assoluta: capelli biondi, quasi bianchi, da angelo e carnagione lattea, labbra sottili e lineamenti taglienti, occhi azzurro lucente eppure slavato, con picchiettature grigie.
Assomigliava ad un angelo.
Scorpius ghignò, ricordandosi un detto che aveva letto in un libro babbano.
L’apparenza inganna.
Perché per quanto Scorpius fosse bello fuori, dentro era marcio. Nero.
Genere: Dark, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Severus Potter, Draco Malfoy, Hermione Granger, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Draco/Hermione, Rose/Scorpius
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Capitolo 12

Un Angelo. Scorpius un Angelo. Bè, lui stesso si era sempre definito così, ma solo per il suo aspetto. E poi, gli Angeli erano solo dei miti, perfino nel mondo dei maghi. Come poteva lui, un Malfoy, appartenere a quella potente e temuta categoria?                   

Eppure a quel nome aveva sentito la rabbia dentro di lui risvegliarsi, dopo anni in cui era stata sopita con pochi risvegli istantanei, e dimenarsi dalle catene.

-Che cosa… Albus, si può sapere che diavolo sta succedendo qui? – balbettò Scorpius. La domanda isterica del biondo venne totalmente ignorata, e Albus rimase in silenzio, sorridendo. Intanto Fen socchiuse le palpebre e fissò Scorpius con evidente interesse.

-Bè, Venerabile, devo dire che le caratteristiche fisiche ci sono tutte. Ma magari è solo l’apparenza… sinceramente, non sento provenire da lui nessuna forza in particolare – osservò l’Emerita. Albus strinse i pugni e sibilò:

-Sta per caso dubitando della mia convinzione, Camminatore Solitario?!? – Fen sbiancò. Scorpius non potette non trattenere un ghigno divertito. Che quell’uomo spavaldo avesse paura di Albus – per quanto i suoi poteri che aveva nascosto al biondo fossero potenti – che per di più aveva la metà della metà dei suoi anni, era alquanto divertente.

-No, no, Venerabile – si affrettò a precisare l’Emerita – come potrei?

-Bene. Allora… per il suo addestramento avevo in mente… - Albus parlava completamente sicuro di sé, come se avesse finalmente trovato il suo posto su questa terra. Quel suo linguaggio forbito, ma allo stesso tempo così sciolto, gli….donava, in un certo senso. Sembrava veramente sé stesso.

Scorpius però non gli diede modo di finire. Lo interruppe in tono isterico:                                                                                   

-Tu sapevi cos’è questa cosa dentro di me, questa terribile forza che mi differenzia da tutti gli altri, e non mi hai detto nulla? – lo accusò, mentre la carnagione eterea del biondo assumeva una sfumatura rosso fuoco.

Albus però rimase impassibile, con la sua solita aria sicura e “malandrina” e annuì.

-E mi dispiace. Avrei tanto voluto vederti sollevato perché, per quanto tu ti ostini a dire che non sei interessato a quelli che definisci “i tuoi perché”, so che muori dalla voglia di sapere di più sui tuoi poteri, e ora lo sai. Sei un Angelo, anche piuttosto potente direi, a occhio e croce.

- E perché non me l’hai mai detto? – chiese Scorpius, con la voce piccola. Albus sorrise.

-Perché dovevo aspettare il momento giusto. L’arrivo del Camminatore Solitario – spiegò.

Scorpius annuì ancora, poi, stanco, si lasciò cadere su una sedia e si prese la testa tra le mani, chiudendo gli occhi. Era un Angelo. Finalmente conosceva l’origine dei suoi poteri. Avrebbe potuto salvare il mondo dai Demoni e riscattarsi per gli errori di suo padre.

Si chiese se valesse la pena di combattere per della gente così superficiale. E si rispose di no. Ma lui aveva Rose, e doveva proteggere la sua rosa.

 

Rose era arrivata in Sala Grande insieme a Roxanne, come tutti gli anni, e si era seduta vicino a lei e a Lily.

Aveva ascoltato con interesse il discorso della Mc Granitt e successivamente, di Fen. Quella storia la incuriosiva, soprattutto perché il suo ciondolo, alla vicinanza dell’Eremita, aveva iniziato a scaldarsi, pulsando. Aveva assistito alla figuraccia di Jamie e alla figuraccia di Albus, senza fare una piega.

Ma quando aveva visto Scorpius così preoccupato e insieme confuso, qualcosa dentro di lei era scattato.

Ora basta, si era detta. Per tutti quegli anni aveva fatto finta di non conoscere Scorpius, addirittura di disprezzarlo. Ora basta. Sarebbe stato diverso, quell’anno.

Aveva deciso di smettere quella farsa. Sarebbe andata in giro a braccetto con lui, si sarebbero rincorsi ridendo come facevano del giardino di Malfoy Manor durante le estati, sarebbero andati insieme a Hogsmeade. Alla faccia dei suoi cugini e della sua reputazione di Grifondoro senza pecche.

Perciò quando, sotto gli occhi di tutti, il suo Scorpius si era alzato ed era uscito dalla Sala Grande, si era alzata a sua volta e l’aveva chiamato e, sotto gli sguardi stupiti degli studenti e quelli sconvolti dei suoi cugini, lo aveva seguito.

Fuori dalla Sala Grande, Roxy, Jamie, Lily e Hugo l’avevano raggiunta.

-Rose, si può sapere cosa succede? – chiese Lily (la Grifondoro petulante per eccellenza, seconda nella scala delle cugine insopportabili dopo Domenique) con tono stizzito. Rose si voltò e alzò gli occhi al cielo, incrociando le braccia al petto.

-Niente che ti riguardi, Lils – rispose scocciata la rossa. James si fece avanti e aggrottò le sopracciglia.

-E invece ci riguarda, Rosy – disse – stavi chiamando Malfoy come se fosse un vecchio amico e lui… è Malfoy, dannazione! – Rose digrignò i denti e sbottò, mentre si faceva rossa in viso dalla rabbia:

- Per tua informazione, Jamie, Scorpius è un mio amico! Il mio migliore amico! – Hugo si avvicinò alla sorella e digrignò i denti:

-Rosalinda Jane Weasley – sibilò – hai forse dimenticato cosa hanno fatto suo padre e suo nonno? Erano Mangiamorte diavolo! Mangiamorte! Quelli che hanno ucciso zio Fred e i genitori di Teddy!

Rose non lo ascoltò nemmeno. Sapeva che suo fratello era stato influenzato molto dalla vicinanza con suo padre, perciò non disse niente. Semplicemente il suo ciondolo si illuminò e schiantò suo fratello a dieci metri di distanza da lei.

I suoi cugini la guardarono spaventati, ma lei non ci fece caso e corse verso l’ufficio della Mc Granitt. Il ciondolo lo faceva molto spesso. La proteggeva, come se avesse vita propria. All’inizio l’aveva trovato molto strano, ma alla fine ci si era abituata. Dopotutto, abitava in un mondo pieno di magia, chi si stupiva più?

Arrivata all’ufficio, bussò alla porta che, stranamente aperta, si aprì con un lento cigolio. Dentro la preside, Fen e Albus stavano parlando. Rose si schiarì la voce, attirando l’attenzione del cugino.

-Al, dov’è Scorp? – chiese, con voce piccola. Albus sorrise quasi a forza. Rose notò che aveva gli occhi lucidi.  

-È di sotto, in cortile – rispose. Rose lo ringraziò e scese veloce le scale, mentre la discussione prendeva un piega ancor peggiore.     

-Dobbiamo prepararlo in fretta, la guerra si sta avvicinando e lui deve combattere in prima fila.

-E morire – aggiunse Minerva, con tono grave.

-Non necessariamente – disse Albus, bianco in volto. Fen scosse la testa.

-Vedere una mia creatura con un così terribile destino mi fa sempre piangere, ma è necessario, Venerabile. Il Animan pro anima è inevitabile, in questo caso estremo. E per far sì che il rito funzioni, dobbiamo avere un Angelo nel pieno delle sue facoltà, fisiche e mentali. Dobbiamo addestrarlo a dovere per poi…  

-Io non sono d’accordo – protestò Albus, con voce rotta. 

- So che ci tieni al giovane Malfoy – disse Fen – ma il tuo Patto è di ferro. Non ci sono scappatoie.

E Albus annuì, dirigendosi alla finestra che dava sul cortile. Vide Scorpius seduto e Rose che da dietro l’abbracciava.

Cos’ho fatto?, si chiese, chiudendo i pugni e lasciando che le lacrime gli percorressero le guance, lasciando solchi salati e che sapevano di sensi di colpa.

Quello stupido Patto. Avrebbe tanto voluto infrangerlo, ma purtroppo ci sarebbero state due gravi conseguenze.

In primis, non sarebbero riusciti a sconfiggere i Demoni.

Secondo, lui sarebbe morto. Per una volta avrebbe voluto avere un po’ del coraggio Grifondoro del padre, per sacrificarsi per Scorpius. Ma no, lui era un Serpeverde codardo. E anche se si fosse sacrificato, ci avrebbero pensato i Demoni a far polpette di Scorpius.

Perché, per quanto il biondo fosse potente, non poteva nulla da solo. A meno che…

 

-Allora – disse Rose, sorridendo e camminando al fianco di Scorpius – sei un Angelo?

-Già – rispose Scorpius. Rose sorrise ancora. Era contenta per lui, finalmente aveva trovato il suo perché.

-Il mio Angelo custode? – chiese, inclinando la testa come una bambina davanti a un giocattolo nuovo. E Scorpius rise, come rideva solo con Rose.

-Se vuoi, principessa – concesse. Lei battè le mani felice, per poi tornare seria.

-Dimmi, ora dovrai addestrarti? – domandò. Scorpius annuì.

-Sì. Albus mi ha dato un programma: la mattina partecipo alle lezioni con tutti, anche se Fen probabilmente me le “personalizzerà”.

-In che senso?

-Bè, ad esempio, a Pozioni potrebbe darmi da preparare pozioni un po’ più difficoltose, così come a Incantesimi e a Trasfigurazione potrei trattare programmi avanzati. Capisci ora? – Rose annuì.

- Bene. Il  pomeriggio invece andrò sulla riva opposta del Lago Nero, quella disabitata, dove Fen mi istruirà sulle usanze del mio popolo e sulla sua storia.

Rimasero un po’ in silenzio, fin che Rose non disse:

-Io l’ho sempre saputo – Scorpius si voltò di scatto verso di lei. Rose sorrise, continuando a guardare il sole che spariva nel suo nascondiglio dietro le montagne che costeggiavano il Lago Nero.                                               

-Sei sempre stato un mago eccezionale. E questa… - disse indicando la rosa che portava al polso – ne è l’esempio più concreto che ho. E poi… lo sapevo e basta.

Scorpius sorrise. Guardò Rose che sorrideva al sole e la trovò meravigliosa. La rossa di voltò verso id lui e immerse i suoi pozzi di cielo nel suo sguardo di tempesta.

-Sono contenta per te – disse solamente. Scorpius annuì e si alzò, porgendole la mano.

-Vieni. Dovresti tornare al castello, no? – lei annuì e si alzò, per poi prenderlo sottobraccio.

-E tu vieni con me – rispose Rose. Scorpius sgranò gli occhi e lei annuì, semplicemente. Il biondo sorrise, felice come una Pasqua.

Si diressero al castello. Scorpius accompagnò Rose alla Torre dei Grifondoro, sotto sguardi stupiti e altri indignati. La rossa lo baciò sulla guancia ed entrò dentro il ritratto, mentre il biondo saltellava per la contentezza verso i sotterranei.

Lasciando Rose ad affrontare i suoi cugini.

-Rose, proprio tu che dicevi che Al doveva essere allontanato da Malfoy, vai a braccetto con lui per i corridoi di Hogwarts? – domandò Fred, indignato. Rose alzò le spalle, continuando a sorridere.

-Ho cambiato idea. E dovreste farlo anche voi. Anche perché ho intenzione di inventare Draco e Scorpius a Natale da noi – annunciò. Roxanne la fulminò con un’occhiataccia, mentre Domenique la guardava fiera.

-Bravissima, Rosy. Sono fiera di te.

E per la prima volta, Rose rivolse un sorriso di gratitudine a sua cugina Dome. L’inizio di una splendida amicizia.

Sono felice come una Pasqua! Mi sono sbloccata, finalmente riesco a scrivere come prima (anche se l’università non mi dà pace) e a buttare giù capitoli come questo in meno di un’ora.                                              
Ma ora torniamo alla storia: finalmente abbiamo capito la causa dei poteri di Scorp (anche se nel prossimo capitolo li tratterò meglio) ma ho lasciato nuovi interrogativi (quanto sono cattiva!).                                      
Perché il ciondolo di Rose si comporta in quel modo? E di cosa stavano parlando Albus, Fen e la Mc Granitt?  
Vi sarei grata se lasciaste qualche recensione. 
Un bacio, 

Izzy Nihal Potter (il mio nuovo e meraviglioso nickname).

  
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