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Autore: Malvagiuo    06/05/2013    1 recensioni
Roy Savage non è un individuo come tutti gli altri.
Tramite l'iniezione del biotherium, una misteriosa sostanza creata in laboratorio, è in grado di trasformarsi in vampiro. Continuamente sballottato tra due identità diverse e contrapposte, Roy dovrà infiltrarsi nell'organizzazione vampirica che controlla lo spaccio di una pericolosa droga nella metropoli di Nuova Beryon, cercando di impedire che questo nuovo flagello sommerga con la sua furia la civiltà dell'intero pianeta.
Genere: Mistero, Science-fiction, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La vettura di Ash era una Bioadrium del 2126. Doveva trattarsi di una riproduzione, dato che – se Roy ancora sapeva valutare le persone – uno come Ash non poteva avere il denaro e le conoscenze necessarie a mettere le mani su un modello originale.
Riproduzione o meno, era chiaro che Ash, nonostante fosse un normale, doveva essere qualcuno di importante all’interno del clan per cui lavorava. Magari addirittura un pezzo da novanta. Svelare la sua identità avrebbe dato una notevole spinta verso l’alto alla carriera dell’Altro.
Monitorare le attività dei vampiri non era affatto semplice. Oltre alla teatralità, tenevano estremamente a cuore un’altra cosa: la segretezza. Pur conoscendo ogni dettaglio degli affiliati di rango più basso, non era per niente facile scoprire informazioni sulle identità dei membri più in alto nella scala gerarchica. Tutto quello che si conosceva dei boss, poi, era un nome fittizio. Nessuno poteva risalire ai natali di un vampiro, una delle tante perdite conseguenti al disastro di Galvanon 12.
I sedili in pelle dell’automobile scricchiolarono deliziosamente quando i due passeggeri si sedettero. Ash mise in moto e il poderoso bolide, dopo un paio di manovre, fece echeggiare il rombo del suo motore nelle claustrofobiche vie di Moon Valley.
«Allora, capo. Dove andiamo?» domandò Roy.
«Quanta fretta, Roy. Prima c’è ancora una formalità. Un rito di passaggio, se vuoi».
Roy rimase in silenzio. Capì dove l’altro voleva andare a parare.
Erano in viaggio da cinque minuti quando la Bioadrium svoltò a sinistra, immettendosi in una stradina laterale. La via sfociò in una zona industriale, dove le basse sagome di capannoni chiusi o dimessi riempivano lo sfondo circostante. Tutt’intorno era deserto. Quando Ash spense il motore e questi si fu raffreddato, il silenzio più completo calò su di loro.
Ash aprì la portiera e scese, seguito senza esitazione da Roy. Il distinto negoziatore del clan lo condusse a uno dei magazzini che si ergevano come sepolcri nei dintorni, uguale nello squallore e nella fatiscenza a tutti gli altri.
Il cancello principale era sprangato. Ash non si stava dirigendo lì, ma aveva preso il sentiero che, attraverso pile di immondizia maleodorante e colonie di ratti e parassiti di ogni sorta, conduceva alla parete laterale esterna della costruzione. All’estremità del passaggio si trovava una rete metallica che impediva di proseguire fino all’altro capo del corridoio. Lungo il muro, era situata una porta metallica di dimensioni comuni, chiusa con una serratura a lucchetto. Ash estrasse una chiave e aprì la serratura, invitando Roy ad entrare una volta che la soglia fu spalancata, oltre la quale si intravedeva solo il più buio più nero.
Senza farsi pregare, Roy penetrò nell’edificio. Un’eventuale telecamera con visione notturna avrebbe individuato, negli occhi di Roy, il particolare bagliore costante tipico delle creature adattate alla vita notturna. Il buio non era di alcun ostacolo per Roy, che vedeva ogni cosa all’interno del capannone.
Non c’era molto da notare, al suo interno: era un comune locale adibito in passato allo stoccaggio delle merci e a saltuarie operazioni industriali. Ora che era abbandonato, non conteneva altro che attrezzi metallici sparpagliati ovunque, polvere, cadaveri di animali, vetri infranti, un tanfo pestilenziale e la totale assenza di aria pulita. Un buco perfetto per sistemare qualcuno senza farlo sapere al vicinato.
Da buon normale, Ash aveva bisogno di luce per vedere dove stesse mettendo i piedi. La sua mano indugiò un po’ alla ricerca dell’interruttore, che infine trovò. Un solo lampadario si accese, dei quindici appesi al soffitto. Era quello situato all’estremità sud del capannone, dove Ash e Roy si diressero una volta chiusa la porta da cui erano entrati. La visione di Roy si adattò istantaneamente al nuovo cambio di luminosità.
«Meglio tener accesa una sola luce. Se illuminassimo a giorno tutto il magazzino, qualcuno potrebbe notarlo» spiegò Ash.
Roy rimase in silenzio. All’angolo di quella parte dell’edificio, di fronte a una colossale incrostazione di muffa verdastra, stava una poltrona pieghevole in plastica. Un modello che una volta, forse, usavano i dentisti. Di certo non dentisti che avevano operato negli ultimi cento anni.
«Siediti pure».
Roy obbedì, subito dopo essersi tolto il giubbotto di pelle. Si tirò su la manica della camicia e si preparò a ricevere quello che Ash stava per dargli. Da una tasca interna della giacca, il normale estrasse una siringa contenente venti millilitri di un liquido rosso.
«Spero sia di buona qualità» sibilò Roy.
«Ottima, non preoccuparti» sorrise Ash.
Afferrata la siringa, Roy si iniettò nella vena – la stessa nella quale erano ormai penetrate dozzine di dosi di biotherium – il sangue opportunamente trattato di un altro, sconosciuto essere umano. La prova che Ash richiedeva a Roy affinché questi dimostrasse di essere un vampiro.
Un’iniezione che l’avrebbe ucciso se fosse stato un normale, ma che l’avrebbe nutrito ed eccitato se fosse stato chi diceva di essere.
   
 
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