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Autore: Dami    07/05/2013    2 recensioni
Vampiri, un rito, una profezia, semidei e Hogwarts. Come sono legati? Hanno tutti qualcosa a che fare con Helen Marie Foster, ottime studentessa al sesto anno della prestigiosa scuola di magia e stregoneria. E' bella,intelligente, Grifondoro e mezzosangue e ovviamente non può mancare il bastardo che la tormenta con gli occhi blu cobalto, i capelli cioccolato e il profumo di menta. Chi è lui? Adam Thomas Tunner; schifosamente bello, altezzoso, viziato e spudoratamente Serpeverde, che sarà la causa della maggior parte di problemi di Helen.
In questo anno la Grifondoro affronterà eventi che distruggerebbero il più forte degli uomini, portandola ad un punto in cui anche l'individuo più tenace vorrebbe lasciarsi morire. Ma c'è solo una regola che la nostra Helen deve ricordare: l'amore vince tutto.
Premetto che è la mia prima fan fiction e non assicuro niente a quelle povere anime che avranno il coraggio e la voglia di leggere questa storia.In ogni caso, ringrazio coloro che perderanno un po' del loro tempo sulle mie parole.
Un'ultima cosa: sarei contenta che CHIUNQUE recensisse.Buone o cattive non mi interessa, tutti i consigli e le critiche sono bene accette per migliorare. Detto questo... BUONA LETTURA!
Genere: Erotico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny, Luna/Ron
Note: Lemon, Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Capitolo quattro.

Rassicurante.

 

Lasciatasi alle spalle l'infermeria, Pierre e tutto il resto, anche la seconda settimana di Ottobre iniziò.

Quella brava donna della Mcgranitt , come avrebbe detto Helen, o quella vecchia megera, come avrebbe sicuramente pensato Tunner, affisse anche per quella sera gli orari di ronda con i piani riservati alle singole coppie.

Per la felicità di Helen , lei e Tunner avrebbero dovuto cominciare dai Sotterranei. Di nuovo.

Quando, anche quella sera, non la vide arrivare, Adam ipotizzò che magari non si sentisse bene o , molto più probabile, si era rifiutata di andare un'altra volta là sotto. Ovviamente, come ogni volta che si trattasse di lei, riuscì a sorprenderlo.

Arrivò a gran carriera e , notò, anche quella sera stava piangendo senza nemmeno preoccuparsi di nasconderlo.

La salutò, lei lo guardò appena; negli occhi sembravano già esserci le sucse per le sue condizioni pietose. Fosse stato per lui, poteva anche presentarsi con una mandragora in mano che non avrebbe fatto alcuna differenza. Serpeverde o non Serpeverde non era stupido e non l'avrebbe sostituita nessuno. Pensò che quella sera, al primo accenno del suo panico, si sarebbero chiusi al sicuro nella sua camera. Non c'era niente di ambiguo; avrebbero giocato, parlando come vecchi amici, se fosse servito e non vederla così. Lui voleva la leonessa pericolosa e combattiva, dalla lingua affilata e gli occhi minacciosi. Della gattina indifesa e impaurita che aveva sotto gli occhi in quel momento se ne sarebbe approfittao e basta.. se non fosse stata lei, perchè poi non avrebbe più avuto il coraggio di guardarla in faccia.

<< Stammi vicina!>> le impartì con tono dolce. Alzò lo sguardo verso di lui, le guance erano ancora umide di lacrime; lo guardò con una fierezza nello sguardo che poteva essere solo sua.

Sapeva che non fosse una che accettasse di buon grado gli ordini ma ghignò vittorioso quando gli si accostò timidamente al fianco.

Avevano entrmabi le bacchette alte, puntate davanti a loro e arrivati davanti alla porta del dormitorio verde-argento, incontrarono Pix il Poltergeist.

<< Pix! >> abbaiò Adam con tono duro, Helen stava dietro di lui a osservare la scena.

Qualla sottospecie di fantasma strisciò davanti ai due con espressione di timoroso rispetto. Incredibile come anche i fantasmi fossero spaventati dal algido e freddo principe di Serpeverde.

<< Si? >> fece in tono strascicato e rispettoso il fantasma. Continuava a fissare con occhi timorosi Adam, che sembrava non vedere quale effetto potesse fare la sua figura. Gli occhi dello spettro si spostarono poi su Helen, assumendo una sfumatura di disprezzo , costringendola a nascondersi dietro la schiena del suo compagno per quel disagio.

<< Mi hanno detto che sei stato tu a disturbare la mia compagna l'altra note. Qui, nei sotterranei. >> fece Tunner in tono minaccioso. << E' vero? >> abbaiò poi.

<< No, adam. Non lo farei mai... >> si difese Pix. << ... quella sporca Mezzosangue. >> biasciscò seccato, cercando di evitare le orecchie di Tunner, che per sua sfortuna era peggio di un cane da guardia.

<< Cos'hai detto? >> riprese in tono minaccioso. Helen non diede nemmeno peso all'appellativo di Pix e non capiva perchè Adam se la prendesse tanto quando lui era il primo a chiamarla in quel modo.

<< Niente, niente. >> si affrettò a dire lo spiritello prima di levare le tende per evitare guai.

I due ragazzi rimasero fermi davanti all'entrata del dormitorio di Serpeverde.

<< Ti va di entrare? >> . Suonava più come una trappola che come invito, ma Helen non ne poteva più di stare al buio; ancora un po' e il suo cuore sarebbe scoppiato. Annuì e si preparò per mettere piede nella tana del lupo.

Dal muro di mattoni davanti a loro, si aprì un passaggio alla parola d'ordine - Purosangue- pronunciata dal Serpeverde, che li condusse dentro il dormitorio delle serpi. Le fece stradaconducendola in sala Comune.Davanti al fuoco verde- argento scoppiettante del camino c'erano alcuni studenti che discutevano tra loro. Alla vista della regina di Grifondoro, almeno otto paia di occhi si puntarono fissi su di lei. Adam la sospinse delicatamente verso una l'entrata della ua stanza e poco prima che sparissero Helen fece in tempo a ricambiare il sorriso genuino di Malfoy.

Adam accompagnò nella camera dei Prefetti e dopo che furono entrati, lo vide siggillare e imperturbare la stanza. Impallidì senza una vera ragione pensando ai motivi per quegli incantesimi. Cosa aveva in mente quel nevrotico del suo compagno?

<< Non sono un maniaco- esordì, con un leggero ghigno- E' solo che qui sotto nessuno è capaca di farsi gli affari propri nè tantomeno conoscono la parola ''privacy'' . >> spiegò al viso pallido della ragazza. In effetti avrebbe dovuto aver paura: erano in camera sua, da soli, e nessuno avrebbe potuto sentire niente ma c'era qualcosa che nel suo profondo gli diceva che per quella sera sarebbe stato capace di tenere al guinzaglio i suoi istinti.

<< Siediti pure! >> fece indicandole il letto.

Perchè quella sera tutto risultava maledettamente equivoco?

Adam si girò per un attimo verso un mobiletto pieno di bottiglie.

Alcolici, suppose Helen.; stranamenta la cosa non turbava il suo animo ligio alle regole.

Si era rilassata molto da quando erano arrivati. L'ambiente, l'atmosfera... tutto le sembrava appartenere allo stila di Adam. Per non parlare del suo profumo impregnato nelle lenzuola.

<< Tieni, bevi! >> , le porse un bicchiere con dell'acqua e lo fissò dubbiosa. Lui si aprì in un ghigno, a detta di Helen meraviglioso.

<< Non voglio drogarti, Foster. Ci sono due gocce di valeriana: ti aiuteranno a calamarti quando torneremo fuori. >> . Helen guardò il bicchiere tra le mani, piacevolmente sorpresa da quel gesto premuroso.

<< Grazie. >> disse sincera guardandolo con occhi innocenti, e buttò giù l'acqua.

<< Andiamo? >> le chiese una volta posato il bicchiere sul comodino. Si avviarono verso l'uscita; fortunatamente per lei, le serpi sedute davanti al camino erano sparite.

Salutarono William che se ne stava andando in camera e poco prima di raggiungere l'uscita, Adam la fermò e le chiese con l'espressione maldrina : << Ti va di farla pagare a quel bastardo di Pix? >> , il tono complice e giocoso. Lo guardò subito con espressione interrogativa, poi a un cenno della testa di Adam che le impartiva di seguirla, con un alzata di spalle lo raggiunse incuriosita. Arrivarono in una stanzetta piccola e con una sola poltrona nel mezzo dove un fantasma stava rimuginando assorto nei suoi pensieri.

<< Barone? >> lo chiamò Adam. Al sentirsi chiamare il fantasma alzò la testa verso i due studenti.

<< Sì, ragazzo mio ? >> chiese il fantasma con un sorrido cordiale.

<< Le presento Helen Marie Foster, la mia compagna di Grifondoro. >> , Helen sussultò: suonava maledettamente bene quel '' mia '' , pronuciata dalle sue labbra.

<< Pix l'ha insultata perchè è una mezzosangue... >>, il Barone Sanguinario aveva occhi che mandavano saette. Per un attimo la ragazza pensò che forse non era sta una buona idea rivelare le sue origini, ma il Barone risolse ogni suo timore.

<< Quel piccolo... mostriciattolo. Gliela farò vedere io come si trattano le ragazze dei miei pupilli. >> esclamò furioso il fantasma, in quel momento in piedi che agitava un pugno davanti al viso. Helen arrosì timidamente ma Adam non fece una piega nè si preoccupò di chiarire il loro rapporto.

<< Grazie Barone. >>

<< Oh ragazzo mio, nessun problema. E' l'ora che quel Poltergeist la smetta... e complimenti, questa ragazza è davvero graziosa.- sorrise in direzione di Helen che a sua volta sorrise timida e impacciata. - Molto meglio della Serpeverde..puah, quella non merita di stare qua. >> berciò schifato, facendo sorridere Helen.

<< Ora- riprese in tono solenne- vogliate scusarmi ma devo andare a stirare le orecchie a Pix. Signorina, Adam. >> e sparì attraverso un muro. Adam scoppiò a ridere come un matto e Helen lo guardò divertita.

Si avviarono di nuovo verso i corridoi dei sotterranei.

Arrivati all'ingresso , lo stato di tranquillità delle gocce di valeriana sparì molto presto. L'idea di tornare alla torre Grifondoro , per certi aspetti, la disturbava. Non voleva che gli occhi di Peter la fissassero con disprezzo.

<< Foster... posso chiederti una cosa? >> le chiese Tunnercon tono innocente. Lei annuì.

<< Perchè prima stavi piangendo? >> le chiese a bruciapelo; imbarazzata, si mise a guardarsi le mani prima di rispondere.

<< Io e Peter abbiamo litigato... di nuovo. >> ammise sospirando mentre alzava gli occhi lucidi verso di lui. A quello sguardo capì che la sua leonessa non stava poi tanto bene come voleva far credere.

<< Bhè, di al tuo fidanzato che la prossima volta che succede, gli spacco quel brutto muso che si ritrova. - scherzò- ... perchè le tue lacrime sono un mio privilegio e a me non piace condividere. >> continuò guardandola fissa negli occhi. Helen sorrise tra le lacrime che non era riuscita a trattenere. Stava per andarsene ma lui la bolccò di nuovo.

<< E lui non le merita. >> mormorò con voce roca poco prima di aprirsi un ghigno talmente bello da sembrare un sorriso. Era... rassicurante.

 

Dopo la notte di ronda , piena di emozioni, appena ebbe finito l'ultima lezione di Antiche Rune, la Grifondoro decise di chiudersi il biblioteca per uno dei suoi rilassanti pomeriggi tra i libri. Fin da piccola, sua mamma l'aveva fatta appassionare alla lettura; in camera sua c'erano ancora libri di quando era bambina. Era stato il paradiso quando era arrivata a Hogwarts ed era entrata in biblioteca.

Ogni volta era uguale per lei. sempre bellissimo, divertente, interessante, mai noioso e infruttuoso.. Adorava l'odore delle vecchie pagine ingiallite, delle copertine di pelle logore e il silenzio. Quel posto era il suo rifugio personale dove poteva chiudere fuori i tormenti e pensieri, e così fece anche quel pomeriggio. Era riuscita a evitare Peter per gran parte della giornata ed era stata relativamente tranquilla, non voleva che la mettesse di cattivo umore proprio sul finire della giornata.

La biblioteca era un buon posto per nascondersi da Peter... e in più era un deterrente efficace che distoglieva la sua attenzione dal suo pensiero fisso qual'era Tunner.

Prima di sedersi al suo solito tavolo , fece il giro dei vari reparti da cui scelse in tutto otto libri.

Una volta seduta, scelse quello con la copertina più malandata, il titolo era appena leggibile: Creature mitiche dell'antica Grecia.

<< Ciao Helen! >>, al richiamo di quella voce allegra, la ragazza alzò lo sguardo dal suo libro.

<< Ciao Rebecca, ciao Sophie! >>.

La ragazza che l'aveva salutata era una Corvonero del suo anno, Rebecca Lavoisier. La ragazza era minuta di statura, magra e aveva un viso da incanto. Portava i capelli lunghi di un color castano scuro, appena pochi più lunghi delle spalle, rigorosamente lisci. Il viso tondo e la pelle chiarissima facevano spiccare gli occhi verde foglia, resi eleganti dalle lunghe ciglia. I denti perfetti sorridevano nella bocca dalle labbra carnose e rosee.

La sua migliore amica invece, Sophie Anne Petrova era una delle poche Serpeverdiche stesse simpatica al resto degli alunni.

Helen, che la conosceva, la vedeva sprecata tra le Serpi, secondo la bionda, aveva un'intelligenza eccezionale. La ragazza aveva origini bulgare e prima che suo padre si trasferisse nel Regno Unito, aveva studiato a Durmstrang. Di sua madre non parlava quasi mai, ma non era orfana; di quello Helen ne era certa .

I tratti nordici la distinguevano dalle altre, insieme alla sua bellezza non ordinaria. Il fisico slanciato, atletico e armonioso la rendevano elegante insieme alle sue buone maniere. Il viso aveva gli zigomi alti, la bocca rosea e sottile e gli occhi verde acqua marina, incorniciati da lunghi capelli castano chiaro che le arrivavano a sfiorare l'ombelico, quasi.

Le due erano amiche per la pelle; due bellezze tra loro diverse ma di certo rare.

<< Come sta il tuo dito Helen? >> le chiese Sophie. Anche lei aveva assistito al piccolo teatrino del suo dito ferito.

<< Oh bene, grazie. E' guarito. >>sorrise Helen, mostrando il dito ormai cicatrizzato.

Si salutarono e Helen rimase di nuovo sola con i suoi libri.

Aprì quello sulle creature mitiche di cui stava ammirando l'età fino a poco prima. Capitò a caso su una pagina e si ritrovò di fronte un magnifico disegno di un cavallo nero.

''Pegaso'',

lesse nella sua mente. L'animale aveva un lucidissimo manto nero, coda e crinera lunghe e folte. Dalla schiena possente, prendevano vita due possenti ali piumate, nere come la pece. In un cavallo così completamente nero, l'unico punto di luce erano gli occhi azzurri come il mare.

 

''E' una figura mitologica greca. Secondo gli antichi greci, naque dal terreno bagnato dal sangue della gorgone Medusa, uccisa da Perseo.

Bellerofonte si servì dei suoi poteri per uccidere la Chimera ( pag. 128 ). In seguito divenne poi il cavallo con cui Zeus trasportava le folgori sull' Olimpo.

Secondo gli studiosi , un cavallo del genere, forse l'unico esemplare della sua specie , si dice che abbia potenti poteri mistici.

Si dice che a lui sia legata una profezia di magia oscura che lega il suo sangue e quello di una cacciatrice, per celebrare un rito.''

 

'' Splendida creatura. '' pensò fra sè Helen; girando paginasi ritrovò a leggere quelle poche striminzite righe sulla Cacciatrice. Presa dalla curiosità, iniziò a documentarsi. Di nuovo.

'' La Cacciatrice è una ragazza, che si dice discenda da Apollo.

Questi incaricò una delle sue sacerdotesse di impugnare l'arco che lui le dette e difendere gli umani dalle creture pericolose che sarebbero esistite. Le insegnò a tirare con l'arco e a combattere e da quel momento fece in modo che alla morte di ogni Cacciatrice un'altra ne prendesse il posto. ''

Helen girò pagina cercando notizie in più, ma la spiegazione si fermava lì, non c'erano altre notizie in quel libro. Solo qualche manciata di righe.

Delusa, decise di optare per un altro libro e passare a qualcosa di più '' formativo '' . Prese un volume di Incantesimi avanzati e inizò a sfogliarlo fino a che i suoi occhi si fermarono sull' Incanto Patronus.

Si guardò intorno circospetta, guardando attentamente che non ci fosse nessuno nei paraggi. Richiamò alla mente un pensiero che lei reputava felice e recitò la formula sottovoce: << Expecto Patronum. >> , ma dalla bacchetta uscì solo un bagliore argentato. Senza lasciarsi scoraggiare pensò che fosse già qualcosa per essere solo al primo tentativo. Decise di cambiare ricordo allora, e lo fece per almeno altre sei volte prima che i risultati fossero apprezzabili.

<< Expecto Patronum! >> esclamò più decisa, e un attimo dopo potè ammirare una volpe dalla folta coda, che la fissava incuriosita, il musetto piccolo e peloso. Stupita, lasciò andare il pensiero che aveva evocato, e il grazioso animale sparì lasciando la sua proprietaria ancora attonita; era pazzesco quale pensiero avesse vocato la volpe.

Qualcuno dietro di lei battè le mani, facendola sussultare. Helen si voltò verso la direzione da cui proveniva il rumore.

<< Bellissima! >> si complimentò con lei il ragazzo, avvicinandosi con il suo sorriso enigmatico. Charles si sedette vicino a lei, sbirciò il libro di creature magiche che Helen aveva lasciato aperto in bella vista sul tavolo. Lo prese e lo guardò attentamente, incuriosito.

<< Mmmh... la Cacciatrice. Come mai queste letture? >> le chiese sorridendo di nuovo.

<< N-no, era per svagarmi un po'. >> balbettò timida, sistemandosi sulla sedia.

Pierre le metteva una strana sensazione addosso. Aveva l'impressione che avesse qualcosa di... misterioso. Negli occhi, nel sorriso, nell'elegante modo di fare, nascondeva qualcosa che secondo Helen non poteva essere niente di buono e nemmeno era sicuro di voler scoprire cosa fosse.

<< Allora... come mai quel Patronus? >>

<< Volevo provare a evocarne uno... >>

<< E il tuo pensiero felice? >> le chiese malizioso con occhi luccicanti. Helen avvampò timidamente e sorrise.

<< La mia prima partita di Quiddicht. >> mentì. '' Bugiarda, bugiarda. '' si ripetè. Sapeva benissimo che non fosse quello che aveva appena detto, ma ammetterlo era da folli. Pierre la guardò come se sapesse già la verità.

<< Allora Helen... parlando di cose serie. quando ti deciderai a uscire con me? >> le chiese con tono intrigante. Se quella voleva essere una proposta, non era di certo formulata granchè bene.

<< Ma io sono fidanzata! >> obbiettò, ma forse aveva aspettato troppo per dare risposta, cosa che fece vacillare la sua titubanza. Pierre voleva uscire con lei... era qualcosa di impossibilmente credibile e bello.

<< E cosa vuol dire? >> chiese spiritosamente. << Posso aspettare. Sono una persona paziente, io. >>, ammiccò con il suo sorriso ammaliante e misterioso.

<< Va bene. >> gli rispose in fine. Più per mandarlo via, lontano da lei, perchè aveva un brutto ascendente su di lei, che per voler davvero uscire con lui.

<< Ok, allora. Ci vediamo in giro... Regina di Grifondoro. >>, sembrava quasi euforico per la sua ''concessione''.

<< Ci vediamo quando ti lascerai con Harper. >> detto ciò, si alzò dalla sua sedia e le lasciò un bacio fugace sulle labbra. Un attimo dopo era sparito e Helen rimase a guardare il vuoto, confusa. Se fosse stato qualcun'altro, gli avrebbe certamente urlato dietro, ma lui...

Ma mentre Helen si dimenticava del mondo intorno a lei fuori della biblioteca e si lasciava cadere tra le braccia di Morfeo sui libri, qualcuno in Sala Grande la cercava disperatamente.

<< Tu la vedi la Foster? >> chiese a William di punto in bianco. Stava guardando da qualche minuto il tavolo di Grifondoro, c'era la Potter, quell'energumero del loro amico, il fidanzato della Potter... ma della Mezzosangue e di quel rammollito del suo ragazzo non vedeva neanche l'ombra.

<< No. No, non la vedo. Perchè? >>, William lanciò uno sguardo curioso verso Adam. Il principe di Serpeverde lasciò la Sala Grande senza nemmeno mangiare, mentre William cercò lo sguardo della Potter per delle spiegazioni. La Grifondoro, stupita quanto lui, alzò le spalle in un gesto confuso.

Intanto Adam corse verso la Torre Grifondoro sperando almeno di sentitli parlare, ma anche ignorando il blaterare della Signora Grassa, dal dormitorio rosso-oro non si sentiva provenir parola. Decise che era meglio cercarla altrove proprio quando il ritratto a guardia dell'entrata del dormitorio lasciò uscire qualcuno. Si nascose nelle scale e lo vide uscire mentre si sistemava la divisa stropicciata, e sperò che lei lo stesse seguendo ma l'unica che vide uscire fu una Corvonero che aveva avuto il piacere di ''conoscere'', aveva capelli arruffati, le labbra gonfie e la divisa in disordine.

Aspettò che se ne andassero prima di lasciarsi prendere dalla paura. Perchè sì, Adam Thomas Tunner aveva paura per lei, una mezzosangue.

E se si fosse sentita male mentre si faceva la doccia? Se per qualche strano motivo fosse svenuta e avesse sbattuto la testa in camera sua? A quell'ipotesi non ci voleva nemmeno pensare. Decise di correre verso il bagno dei Prefetti. Se l'avesse vista nuda sarebbe stato il male minore per aiutarla.

Stava talemnte andando fuori di testa che prima passò davanti alla biblioteca di corsa, fece pochi passi e tornò indietro con il fiatone. Aprì la porta lasciandosi investire da quel silenzio inquietante che, se possibile, lo gettò ancor di più nella sua infondata paura. Attraversò l'intera biblioteca con il cuore in gola ; si calmò solo quando la vide e capì che si era solo addormentata sui libri.

Si lasciò sfuggire un sorriso: non aveva l'espressione di una donna. Era piccola e indifesa ai suoi occhi. Era la visione di un piccolo angelo da proteggere, pensò.

Si avvicinò di soppiatto: Helen al suo tavolo, praticamente sdraiata sui libri, profondamente addormentata.
Adam si avvicinò lentamente e si sedette accanto a lei, guidato da qualcosa che non aveva mai provato prima.
Le spostò delicatamente una ciocca di capelli biondi dietro l'orecchio, e rimase lì, non trovando la forza di spostarsi.
Dio, quanto era bella...
Le lunghe ciglia toccavano le guance rosee, accarezzandole dolcemente.
Il piccolo petto si alzava lentamente al ritmo cadenzato del suo respiro.
E le labbra...quelle labbra ben disegnate, leggermente arrossate..
Quelle labbra che ormai sognava tutte le notti.
Quelle labbra che avrebbe voluto fare sue.
 Adam la guardò e un ghigno si formò sulla sua bocca.
Sarebbe stato facile, così addormentata, prenderla e trascinarla nei sotterranei.
E poi averla.
Solo per sè.
Senza concederle scampo.
Senza che lei potesse scappare nuovamente da lui come faceva di solito.
Ma poi?
Poi come avrebbe fatto a guardarla di nuovo?
Come avrebbe potuto reggere il confronto con quegli occhi dorati?
Per la prima volta Adam Tunner ebbe paura di una donna.
E non ne capiva il motivo...
Le carezzò nuovamente i capelli, con una dolcezza che sorprese anche sè stesso.
E la vide sorridere.
Nel sonno, lei sorrideva. Per lui.

Senza nemmeno accorgersene si sedette vicino a lei senza disturbarla, appoggiò il mento sul tavolo solo per poterla guardare meglio. Si mosse leggermenete e una folata di buonissimo profumo alla cannella lo investì come un uragano. Il profumo pungente, seducente di quella spezia sembrava essere stata creata apposta per lei. Non lo potevi comprare in un qualsiasi negozio, quello che possono avere tutti; era lei quel profumo, per questo era così buono per lui. Perchè era Helen Marie Foster. E gli pesava ammetterlo ma adorava quella fragranza.

Nessuno gli avrebbe comunque creduto perchè lui era lo stronzo. Lui era quello che non pensava mai a nessuno. Lui era l'egoista. Non si affezionava. Lui era quello sempre forte, in ogni situazione. Ma nessuno lo conosceva davvero. Nessuno aveva mai capito chi fosse davvero.

Un mugugnare confuso nel sonno lo distrasse dai suoi sproloqui; come era arrivato la lasciò sola ammirando un'ultima volta quell'angelo prima di andarsene.

Cos'era quella paura per la Mezzosangue? E tutta quell'apprenzione? Per non parlare della voglia di spaccare la faccia di Harper davanti a quella stupida Corvonero. Non che lui fosse un santo, ma di certo non avrebbe mai fatto una cosa del genere alla Foster. Non a lei. Non alla sua Mezzosangue.

Tornò al suo dormitorio e fece sapere, trammite William, che Helen stava dormendo in biblioteca così che la Potter potesse raggiungerla.

 

  
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