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Autore: Devon    07/05/2013    1 recensioni
Joe sospirò. Perché doveva essere sempre così difficile educare Jimmy?
-Non è affatto divertente - disse Barbara, guardandolo di traverso.
-Per me lo è - replicò il ragazzino, sollevando il sopracciglio destro in tono di sfida.
I due coniugi si scambiarono un'occhiata esasperata. Che cos'avrebbero dovuto fare con lui?
L'adolescenza di Jimmy "The Rev" Sullivan. :)
Genere: Comico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: The Rev, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non appena uscì dalla sala, una volta che la lezione fu terminata, incrociò Matthew insieme ad un altro ragazzo più pallido e basso che aveva già intravisto a scuola.
-Hey! - lo salutò Matt con un sorriso enorme, porgendogli la mano.
Jimmy ricambiò il sorriso e gli strinse la mano per poi far scontrare la spalla con la sua.
-Come va? - gli chiese, dandogli una pacca tanto amichevole quanto poco leggera sulla schiena.
-Tiro avanti, e tu? - replicò l'altro, scrutandolo con i suoi occhioni verdi -Che ti hanno detto i tuoi? Ti hanno fatto il culo?
-Nah, hanno solo detto le solite cose; - fece una smorfia, scompigliandosi i capelli biondi -che mi comporto da incivile, che non posso fare ciò che mi pare, che di questo passo finirò in un riformatorio, roba di poco conto.
Matt accennò una risata e scosse la testa. Il ragazzino accanto a lui continuò a scrutarli in silenzio.
Jimmy sembrò accorgersi solo in quel momento della sua presenza, e gli occhi azzurri gli si illuminarono.
-Ehi, ciao - accennò un sorriso e fece un breve cenno di saluto con la mano.
Matt si schiarì la voce e li presentò.
-Jim, lui è Zack, frequenta la nostra stessa scuola, - spostò lo sguardo verso il nuovo amico -Zack, lui è Jim.
Zack si avvicinò timidamente al ragazzo più alto e gli allungò la mano.
-Ciao - il suo sguardo acqua marina resse solo per pochi istanti quello blu del biondo, che sembrò confuso dal suo atteggiamento.
-Ehi, mica ti mangio! - esclamò, accennando una risata.
Il più piccolo si sforzò di ridere a sua volta, ma Jimmy si accorse che era arrossito.
Che avesse paura di lui? Beh, è vero che spesso si divertiva a spaventare i ragazzi della sua scuola, ma non pensava di essersi spinto tanto oltre. Con Matt non aveva mai avuto di quei problemi. Quei due andavano d'accordo che era una meraviglia.
-Ehi senti - fece Matt, andando a rompere il silenzio imbarazzante che si era andato a creare -i miei mi ucciderebbero se sapessero anche solo che ti rivolgo la parola, ma ti va di andare a berci qualcosa tutti insieme?
Gli occhi azzurri di Jimmy si illuminarono. In genere era lui ad invitare gli altri, o si aggregava ai gruppi senza essere stato espressamente invitato. Oppure, infine, se ne stava per conto suo. E in qualche modo riusciva a divertirsi ugualmente. Invece, questa volta...
-Ma sì - accettò di buon grado, sorridendo -una coca dopo lezione ci sta tutta.
E si incamminò al fianco dei due ragazzi. Matt sorrise a sua volta, e così anche Zack, che stava iniziando a sciogliersi un po'.
Loro non lo sapevano ancora, ma quell'episodio segnò l'inizio di un'amicizia destinata a durare per anni.

 


-Dio, so già che me ne pentirò.
-Piantala. Non ci vedrà nessuno, rilassati.
I due ragazzini stavano rannicchiati dietro un muro semidiroccato, con le ginocchia piegate che iniziavano già a dolere. Quelle di Matt tremavano per il freddo e per la paura che i genitori potessero beccarlo. Avrebbe tradito l'immagine di bravo ragazzo che si era andato a creare e che i genitori pensavano che fosse. Non che fosse cattivo. Era un ragazzo simpatico e di buon cuore, solo aveva cattivi atteggiamenti.
Non erano lì neanche da dieci minuti e già era tentato di tornarsene a casa. Ma ormai era deciso. Avevano messo qualche dollaro a testa e si erano recati in tabacchino con due amici più grandi. Jimmy aveva già fumato in precedenza, per Matt invece era la prima volta in assoluto. Non aveva mai toccato una sigaretta in vita sua, ma l'idea lo attirava in un modo non indifferente. Era curioso di vedere cosa si provava a portarsi quel sottile cilindro alle labbra e ad aspirare il fumo come se fosse semplice aria. Solo pura curiosità.
E poi che male c'era a voler provare? Due o tre tiri non gli avrebbero certo dato dipendenza. Aveva un certo autocontrollo, poteva decidere di smettere quando voleva.
E se anche fosse stata una cazzata, avrebbe comunque imparato qualcosa. Bisogna imparare a sbagliare, si disse, a sbatterci il muso. Altrimenti come pretendiamo di poter crescere? Jimmy si accese la sigaretta, passò l'accendino all'amico e si alzò in piedi. Era alto e sottile come un chiodo, come se tutti gli hamburger che buttava giù ogni giorno si polverizzassero nel suo organismo.
Lui non si preoccupava certo di essere visto dai genitori.
Matt si portò la sigaretta alle labbra e strinse le dita tremanti intorno all'accendino blu.
Dopo cinque minuti di tentativi mal riusciti, Jimmy sbuffò e si piegò nuovamente verso di lui.
-Se tiri è più facile - suggerì, levandogli l'accendino di mano e svolgendo l'operazione nel modo giusto.
Matt fece un lungo tiro dalla Marlboro e tossì violentemente, piegandosi in due.
Per un attimo entrambi pensarono che avrebbe vomitato, ma poco dopo iniziò a riprendere colore e a respirare normalmente. Tossicchiò un'ultima volta e riportò la sigaretta alle labbra.
-Forse è meglio se ci vai piano - gli intimò Jimmy, soffocando una risata inopportuna. Era sempre suo amico, ma Cristo, era così maldestro.
Matt sospirò. Perché doveva essere sempre così goffo e impacciato? Perché non poteva essere spontaneo, sicuro di sé e con la battuta sempre pronta come Jimmy?
Tirò nuovamente e sentì il fumo bruciargli la gola, ma non era una sensazione tanto spiacevole. Buttò fuori il fumo cercando di non tossire e gli sembrò di sentirsi un po' più rilassato, nonostante gli girasse lievemente la testa. In ogni caso ci rimase un po' male, si aspettava qualcosa di più.
-Ti piace? - domandò Jimmy, che era già a metà sigaretta.
-è... strano - rispose l'altro, senza guardarlo.
-è normale all'inizio- si rannicchiò accanto a lui e si accorse della smorfia di disapprovazione comparsa sul suo volto.
-Ehi - gli disse -lo so, magari non sarà un granché ma almeno ti sei tolto uno sfizio, no? Bisogna pur fare qualche cazzata ogni tanto. Sennò che vita è?
-Tu ne sai qualcosa - replicò Matt, accennando una risata nervosa.
Jimmy si strinse nelle spalle, spostandosi bruscamente una ciocca bionda che gli cadeva sull'occhio.
-Io non ho paura di niente - buttò la sigaretta per terra, la spense col piede e la calciò via.
L'unica paura che aveva era proprio di aver paura.
Forse avevano fatto una mezza cazzata, si disse Matt.
Con quei soldi avrebbero potuto prendersi un gelato o una Coca, o avrebbero potuto conservarseli per andare a qualche concerto, aspirazione di entrambi.
Dopotutto avevano solo dodici anni. L'età per uscire in bicicletta, ascoltare musica a tutto volume e mangiare schifezze a non finire, non per fumare. Anche se a Jimmy piaceva.
Matt buttò ciò che restava della sigaretta e sbuffò, alzandosi in piedi.
-Mia madre mi ammazza - sibilò.
-Non se ne accorgerà nemmeno - lo rassicurò Jimmy, dandogli una pacca sulla spalla e dando un'occhiata al suo vecchio orologio da polso. Erano le nove e mezza. Sarebbe dovuto rientrare a casa un quarto d'ora prima.
Ai suoi genitori non piaceva che uscisse di sera, ma lui si lamentava continuamente del fatto che non gli lasciassero la libertà che si meritava e non avessero abbastanza fiducia in lui. Perciò avevano dovuto trovare un compromesso; Jimmy poteva uscire, ma non restare fuori fino a tardi. Con tutto quello che si sente in giro, non si sa mai, gli ripeteva sempre sua madre.
Probabilmente questa volta l'avrebbero messo in punizione. Come se servisse a qualcosa. Mica per niente aveva una finestra in camera. Se la sarebbe sbrigata da solo, come aveva sempre fatto.
Non era stato facile, invece, convincere i genitori di Matt, due persone estremamente rigide, specialmente per quanto riguardava l'educazione dei loro figli.
Matt iniziava a stufarsi di essere il loro burattino. A lui piaceva correre, andare in bicicletta, rotolarsi per terra, fare qualche piccola rissa di tanto in tanto e ascoltare gruppi metal; Metallica, Slayer e Pantera primi tra tutti. Tutte cose che ai suoi genitori non andavano a genio. Ma erano problemi loro. Non potevano certo cambiarlo a proprio piacimento. Non sono la vostra fotocopia, cercava di comunicare loro con i suoi occhi verdi ogni volta che lo rimproveravano senza motivo, non primeggerò mai nella squadra di football, non avrò mai ottimi voti a scuola e non diventerò un avvocato né tantomeno un giudice. Ho dodici anni. Voglio divertirmi, voglio giocare ai videogames per ore, voglio bere coca cola fino a vomitare, voglio ascoltare i Pantera finché non mi sentirò più le orecchie; non voglio pensare a dove sarò tra dieci anni. Non sarò mai come volete che sia. Fatevene una ragione.
Comunque, garantì ad entrambi che sarebbe andato a trovare un amico, che sarebbe rientrato presto e che avrebbe telefonato se ci fossero stati problemi, e i due sembrarono accontentarsi. Da una parte erano contenti che il loro figlio uscisse più spesso. Sembrava sempre così chiuso, così ombroso, così estraniato dal resto del mondo. Come se la realtà da cui era circondato non gli interessasse minimamente. Il che turbava in particolar modo la signora Sanders, che aveva pensato più volte di mandarlo da uno strizzacervelli. Ma non c'era bisogno né di preoccuparsi né di pagare uno specialista. Matt era un ragazzino perfettamente normale, forse a qualcuno risultava il contrario solo perché era uno dei pochi che pensava con la propria testa e non si adeguava al pensiero altrui. Ma questo i due coniugi l'avrebbero capito solo più tardi.

   
 
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