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Autore: PJ_    08/05/2013    2 recensioni
Ulster è nata a Belfast, ha occhi di ghiaccio ed un cuore di terra*.
Questa storia parla di lei, di come riesca a convivere con i Guns, accudendoli ed amandoli.
Tutto riesce fino al momento in cui si troverà davanti ad una scelta: l'amore o il 'dovere', dove il dovere è quello di una groupie.
Potrà aiutare il suo chitarrista ad uscire dalle dipendenze o rimarrà ligia al dogma "sesso, droga e rock n roll"?
*In un giorno di pioggia - MCR
Genere: Drammatico, Erotico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Che cazzo le hai fatto idiota?” Axl saltò su come una molla, afferrando la maglietta di topolino per il colletto.
Izzy si avvicinò all’amico tentando di rabbonirlo e trattenerlo, “Calmati Will, lei sta bene…”
Gli occhi di Slash erano lucidi e annebbiati, era ferito ed inerme alla rabbia di Axl.
“Scusami Axl!” tentò di sussurrare roco, mentre il giovane dai capelli rossi scaraventava un distributore per l’acqua a terra, nella corsia d’ospedale.
Le braccia di Axl Rose si muovevano frenetiche, afferrava tutto ciò che aveva a tiro, dalle riviste agli estintori, lanciando ogni cosa verso le finestre o, più spesso, verso i propri compagni di band. Il sudore gelido gli imperlava la fronte, le mani, come pallidi ragni, si chiudevano velocemente attorno a tutto ciò che vedeva, il petto si alzava e si abbassava violentemente, gettò un grido disperato e si lasciò cadere a terra.
 
Alzò una mano per non rimanere accecata dalla luce, qualcuno aveva aperto la porta.
Sentiva di essere al sicuro ma non riusciva a convincersene. Lo amava? Amava Slash?
Lo amava ancora? Nonostante la sera prima? Il mal di testa la assalì.
“Hey piccola” sussurrò accanto a lei la voce protettiva di Duff, prendendole la mano, “Come ti senti?”
Ulster sbuffò, arricciando il naso per pochi secondi. “Chi c’è di là? Qualcuno sta distruggendo il mondo? Mi scoppia la testa…”
Duff le sistemò la camicia da notte che l’aveva trasformata in un piccolo fantasma, abbracciandola piano. “Axl è, come dire, sconvolto?!” l’ironia non era il cavallo di battaglia del bassista. La giovane sbiancò ancor di più, ma subito le guance le si tinsero di rosso ciliegia.
“Lo avete detto a Will?!”, le labbra screpolate tremavano impercettibilmente e la voce le si era ulteriormente abbassata. Il bassista abbassò il capo ed annuì, “Doveva saperlo. Ieri sera eri messa abbastanza male, non ce lo avrebbe mai perdonato se glielo avessimo nascosto, lo sai.”
“E….” non osava dire il suo nome, ma all’amico bastò il suo esitare per capire.
“E’ qui fuori.”
“Non siate duri con lui Duff. So cavarmela da sola. Anche se, beh, credo sia chiaro che resterò qui. Questa è casa mia. Vorrei parlarvene. Adesso.”
Il giovane le strinse la mano ancora, frastornato, “Sei stanca Ul, non dovresti affaticarti, se lo vengono a sapere i medici…”
La giova sospirò, “Diremo loro che era un urgenza e che avete il volto tra quaranta minuti, capiranno.”
 
La chiazza priva di capelli sul capo della giovane riluceva, i punti di sutura che riflettevano la luce pallida della camera.
Axl la guardava fissa, le palpebre si erano abbassate sì e no tre volte negli ultimi cinque minuti. Teneva le mani in grembo torturandole con violenza e frustrazione, scontento di tutto.
Solamente Steven aveva racconto il coraggio e la aveva abbracciata stretta, trasmettendole il calore e la dolcezza che lo rendevano sé stesso.
“Siete stati gentili a portarmi qui ragazzi. Grazie” iniziò leggermente esitante.
Izzy si aprì in un sorriso sghembo, annuendo lieve.
“Adesso però dovreste andarvene. Sul serio, non credo che sia salutare che restiate qui.
Né per voi, né tantomeno per me. Avete già fatto un mezzo casino ieri sera, credo dobbiate sdebitarvi con chi compra i vostri biglietti.”
“Ti prego…” la voce di Slash colse di sorpresa tutti e fece scivolare nel gelo la stanza.
La giovane si voltò verso di lui scuotendo il capo. Ignorando il chitarrista, riprese a parlare.
“Grazie per tutto quanto, spero di essere stata chiara ieri sera sul palco. Vi voglio davvero bene, siete la parte migliore di me, e per questo devo rinunciare a voi. Proteggendovi mi sono scottata troppe volte. Credo che essere finita in ospedale sia sufficiente. Vi voglio bene. Tanto bene.” Alcuni singhiozzi la scossero piano, tese la mano ad Axl e lo strinse a sé, cullandolo e baciandoli il capo come fosse un bambino. Poi fece cenno di saluto agli altri, abbozzando un sorriso umido.
 
 
Era finito. Era tutto finito. Ne era sicura Ulster, mentre camminava per Dublino, il passo sicuro e l’aspetto di una donna adulta. Ne era convinta mentre sorseggiava un tè davanti a Temple Bar e ne era sicura quando una mano le bloccò la spalla. La voce che le chiese, con un accento molto americano, “Tu sei Ulster, vero?!” la aveva udita solo in concerto. Non conosceva quell’uomo dai grandi occhi e dall’affascinante aspetto. Erano passati tredici anni.
I Guns erano spariti dalla sua vita, sfasciandosi e sciogliendosi come neve al sole. Nel modernissimo 2013, Ulster era una donna adulta faccia a faccia con Myles Kennedy.
Cosa sarebbe successo poi? Questo era tutto da vedere.
 



Ciao, non sono morta, no! La storia non finirà qui, ma -se voi gradite- si svilupperà nel 2013, vedendo protagonisti uno Slash più maturo e un Axl ancor più infantile. Scriverò un seguito ma, mi sembrava giusto terminare questa FF qui, concludendo l'avventura giovanile di Ulster e dei suoi amici in questo modo decisamente triste. Un abbraccio grande. PJ_
  
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