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Autore: The dark prince    30/11/2007    0 recensioni
***
18/11/07
Modificato nuovamente e pesantemente finale 2° capitolo,
influisce molto sulla trama, perciò vi prego di leggerlo.
Grazie.
***
- Avada… -
Addio Grenger
- Ci rivedremo presto… -
E’ un sussurro, ma lo sento distintamente,
mille gocce salate mi stuzzicano subdole l’occhio,
ma gli impedisco di scivolarmi sulle guance incavate.
[Inciamperesti nella tua danza con la morte]
Sento la sua voce rimbombarmi sinistra nella mente.
Qualcuno mi chiederà:
perché?
Perché mi è stato ordinato.
E ancora: perché hai eseguito?
Perché la mia anima è nera,
come questa notte che ha già il sapore di morte.
Perché il mio sangue è nero,
come l’inchiostro.
Perché il mio sangue ribolle ogni secondo della mia esistenza.
Un’esistenza al limite dell’umano,
trattato come una bestia, marchiato come essa.
[Perché sei un vigliacco. E non hai nemmeno il coraggio di ammetterlo]
Perché, in fondo, io non sono un Malfoy.
Non lo sono mai stato. Non lo sarò mai.
Dei Malfoy ho solo il nome.
Dei Malfoy ho soltanto l’aspetto.
In fondo, io sono sempre stato, nient’altro che un Black.
- È una promessa. –
- …Kedavra. –
-***
POSTATO TERZO CAPITOLO
Genere: Generale, Triste, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Mangiamorte, Voldemort
Note: Alternate Universe (AU), OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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ATTENZIONE: 

Dopo l'ennesima rilettura di questo capitolo, ho pensato che, se una persona non avesse i mio stesso cervello malato le verrebbe leggermente difficile seguire i salti temporali sui quali questa storia gioca molto. 
Quindi: i primi due capitoli, dove Draco uccide Hermione, corre l'anno 1999 ed è circa Novembre (con ovvia eccezione dei flash-back in cui indico la data precisa).

In questo capitolo, il protagonista non è Draco, benchè sia il secondo personaggio in ordine d'importanza, ma Harry, anche lui narrerà in prima persona e ho aggiunto l'vvertimento OCC proprio per questo Harry che, come noterete immediatamente, è completamente diverso da quello dipinto da J.K. Rowling. Corre anche in questo caso l'anno 1999 ma è circa Luglio, quindi ogni avvenimento (per le persona da ricoverare: con ovvia eccezione dei flash-back) avviene cinque mesi prima di quelli avvenuti nei precedenti capitoli, quindi, Hermione è viva e vegeta.

Posso portare la vostra attenzione al "salto" tra un flash-back e l'altro: il primo: "Ottobre 1997, Potter Manor, Irlanda"; il secondo: "31 Luglio 1997, Casa Weasley" quindi ogni azione avviene circa due mesi prima dal primo flash-back; poi si ritorna al primo flash.back che era stato interrotto dal secondo ricordo quindi ci ritroviamo nuovamente (Anno, mese, giorno, ora) in "Ottobre 1997, Potter Manor, Irlanda" ( Per i ritardati mentali: due mesi dopo il secondo flash-back); infine c'è l'ultimo e inedito ricordo: "11 Settembre 1997, Grimmauld Place n. 12, Londra" quindi un mese dopo il secondo flash-back e un mese prima del primo.
Tra parentesi: tra un flash-back e l'altro si ritorna al Luglio 1999 e i pensieri narrati in prima persona sono sempre di Hatty Potter

Sperando di essere stato il più chiaro possibile (per chi avesse anch'ora dubbi lo invito a inviarmi un e-mail), vi lascio a...

Dark Soul

 
CAPITOLO II:

- Angelo Decaduto  -

 

L’oscurità mi circonda, mi avvolge in un tetro manto, di quel colore cupo e lugubre, ma così magnifico ai miei occhi torbidi.

Seduto su uno scranno di pietra lucida, osservo silenziosamente la sala che mi sta di fronte, fiocamente illuminata dalla flebile luce cremisi delle torce appese ai muri bianchi, simboli di una purezza che da tempo non risiede nella mia anima.

Da quanto la speranza nei miei occhi si è spenta?

Troppo esposta alla gelida brezza della vita. 

Forse la speranza ha abbandonato il mio spirito, ma il suo colore, torbido o adamantino a seconda delle mie emozioni, rende le mie iridi fari in queste tenebre.

Fari di morte e disperazione.

E pensare che un tempo davo la caccia a tiranni e assassini, luce verde nei miei occhi, ancora puri e candidi, quando ero ancora un ragazzo.

Mai avrei pensato di divenire come loro.

Forse addirittura peggio.

Tiranno, despota, Oscuro Signore; quale pazzo avrebbe mai dato questi appellativi al salvatore del mondo magico?

Nessuno, o almeno, nessuno fino a pochi anni fa.

D’altra parte, quale sentimento oltre l’odio può alloggiare nell’animo di un ragazzo, di un fanciullo, che non ha potuto tracciare la propria via?

Di un bambino il cui destino è stato deciso prima della sua nascita, la cui esistenza è stata sopravvivere, mai vivere, scappare da qualcosa di indefinito, ma sempre presente.

Fuggire dalla vita, perché fa paura.

Un rumore cupo e intenso riecheggia un attimo nella sala sprofondata nella penombra, in cui forme chiaroscuri che si muovono in un vano tentativo di riemergere: qualcuno ha bussato alla porta infondo alla sala.

I demoni bussano prima di entrare nell’antro del Diavolo.

Mentre le torce si trasformano lentamente in bracieri da cui si diffonde un bagliore rossastro, la mia voce risuona gelida tra quelle mura candide, che di solo orrore e disperazione sono mute testimone.

- Entra. –

Un sussurro detto a fior di labbra, un sibilo serpentino che risuona come un ordine urlato a squarciagola.

La porta in ebano si apre lentamente mentre i cardini stridono acuti, lasciando entrare nuova luce che rischiara maggiormente la sala.

La figura di un giovane si delinea sull’ingresso, capelli color dell’oro che cascano soffici come seta sulle spalle robuste, avvolto in mantello nero come l’oscurità che ci circonda, occhi d’acciaio che illuminano al pari dei miei la sala; occhi freddi, gelidi, nessuna emozione in quelle iridi in cui nebbia e ghiaccio si fondono in un perpetuo intreccio tra odio e solitudine.

Si narra che il suo cuore sia di pietra. Personalmente, ne dubito.

Si richiude veloce la porta massiccia alle spalle mentre la tenue luce dei bracieri rivela gli zigomi alti, la carnagione diafana, quasi cadaverica e le labbra fini come le peggiori della lame.

Serpe…

Raggiunge ad ampie falcate il centro della sala, senza accennare a inchinarsi.

Brutto difetto, la superbia.

D’altra parte, uno Slytherin non si inginocchierà mai a un Gryffindor.

Verde contro rosso. Argento contro oro. La Serpe contro il Grifone. 

La sfida più antica di tutte…

Mentre le mie iridi smeraldo seguono ogni suo movimento e la mia mente cerca di penetrare il muro che ostruisce il flusso dei suoi pensieri, mi affronta a testa alta mentre un ghigno sprezzante si delinea beffardo sulle labbra ben disegnate.

Sorrido soddisfatto quando scalfisco la barriera di cristallo che nasconde le sue intenzioni.

Non commetterò l’errore del buon vecchio Voldemort. Nessun Severus Piton mi condurrà man nella mano sul patibolo.

Lui si è salvato solo per una coincidenza, per me potrebbe essere diverso.

- Mio Signore

Quanta melliflua arroganza nascosta ad arte nella sua voce, capo alzato mentre incatena le mie iridi adamantine con le sue prive di qualsiasi emozione.

Mi sfida, come ogni volta. E so che lo farà fino alla fine.  Di tutto.

Le vecchie abitudini sono difficili da abbandonare.

- Malfoy –

Lo saluto freddo e distante mentre giocherello distrattamente con la bacchetta nelle mie dita affusolate.

- I Lovegood sono stati trucidati, stanotte -

La voce priva di qualsiasi inclinazione, neutra. Sorrido cinico nell’ombra.

Alcuni mi hanno chiesto: Draco Malfoy ha un cuore? Io negavo. E sbagliavo.

- Molto bene –

Una famiglia d’intralcio in meno. Una famiglia con idee pericolose, in meno.

- Sei riuscito a entrare in contatto con i Lestrange?-

Chiedo distrattamente, un lampo vittorioso attraversa velocemente le sue iridi d’acciaio: conosce l’importanza dell’informazione.

- Bellatrix è irremovibile, non ci seguirà mai. Invece per Rodolphus la cosa è diversa: è stanco di lavorare allo strenuo per un Signore da cui non riceve mai elogi per il lavoro ben fatto. –

- Ricordargli le mie promesse di potere e denaro –

Sarebbe una pedina vincente all’interno della scacchiera.

Un alfiere capace di introdursi senza difficoltà nelle linee nemiche.

- Già fatto, Mio Signore

Troppa ironia nelle ultime due parole, mentre le sue iridi luccicano nell’ombra, fiamme d’ira divampano nelle mie.

 - Altri acquisti? –

Chiedo con voce impassibile.

Rinchiudere il proprio cuore in una cassa e scaraventarla negli abissi marini.

- Mcnair ha scelto di divenire una spia per nostro conto; i Weasley stanno decidendo: non approvano i nostri metodi ma odiano Voldemort –

Vedo il suo viso deformarsi in una smorfia di ribrezzo al nome dei Weasley: una famiglia di rinnegati lo resterà per sempre.

- Per quanto riguarda Mcnair, assicurati che non ci stia ingannando e usa tutta la legimanzia in tuo possesso. Per i Weasley me ne occupo Io –

Con me o contro di me. Non ci sono alternative.

E’ il bivio in cui tutti i maghi prima o poi incontrano.

- Come vuole. Posso definirmi congedato? –

Non so se il peccato peggiore di Malfoy è la vanità o l’ arroganza.

Di sicuro entrambi lo porteranno sull’orlo di un abisso.

E io non sarò lì per tendergli una mano.

- Abbassa il capo ogni tanto, Malfoy. Una mattina ti potresti svegliare e accorgerti di non averlo più –

Nota ironica nella mia voce, apro la porta d’uscita con un gentile cenno della mano.

- Non si preoccupi. –

Si allontana ad ampie falcate verso la porta mentre la sua voce risuona fredda come al solito in queste mura.

- Ora devo andare: i Paciock attendono –

- Ti sarà difficile penetrare al San Mungo? –

Chiedo senza interesse: conosco già la risposta.

- No di certo –

Nella scacchiera Malfoy è la pedina più importante di tutte.

Io, d’altra parte, sono il giocatore.

- E per quanto riguarda, lei? –

Velo la mia curiosità con un tono rabbioso, voce di serpente esce dalle labbra.

- Siamo sulle sue tracce –

E’ meno bravo a nascondere l’apprensione nella voce.

- Bene Malfoy. Ricordati di esercitarti nell’Occlumanzia: sei la mia spia più utile. –

Una spia alla reggia dell’Oscuro Sire.

Alcune tattiche di Albus erano veramente eccezionali.

- Sarà fatto. Per quanto dovrò restare da lui? –

Non ti piace inchinarti al suo sguardo rubino, Malfoy?

Non ti piace baciargli la vestaglia nera pece?

Non eri forse tu che vantavi a scuola il tuo prossimo avvenire di Mangiamorte?

- Finche il suo sangue Slytherin non colorerà le mie suole di scarlatto –

Finche mi sarai utile. Dopo anche tu farai la stessa fine.

Nella maniera più orribile e dolorosa che conosco.

- Come vuole. –

- Bene Malfoy, ora và.-

E lasciami solo, lasciami ricordare…

Lasciami affogare nei ricordi di un tempo che non tornerà più…

 

BEGGINING MEMORIERS:

 

Ottobre 1997, Potter Manor, Irlanda

 

La luce argentata della luna si specchia nelle mie iridi color smeraldo, illuminando il mio viso magro e la stanza altrimenti affogata nelle tenebre.

Sento il ticchettio ripetitivo di gocce che cadono sul pavimento in pietra, un suono acuto e sinistro, acqua d’argento che cade sulla pietra grigia, con il solo destino di poi infrangersi e dividersi in miriadi di schegge trasparenti, un suono che mi ipnotizza, mi imprigiona.

Sono seduto al contrario su una sedia di nocciolo finemente intagliata, la casacca color dell’oro aderisce perfettamente al petto, sottili filamenti color del sangue la rendono adatta al Re di Gryffindor; le maniche cremisi mettono

in risalto i muscoli degli avambracci, mentre i pantaloni quelli delle gambe.

Sono seduto e semplicemente, penso.

Penso a questa folle e stupida guerra, che è sulle mie spalle da solo un mese, ma già mi risulta impossibile pensare a una vittoria.

Forse le mie spalle sono troppo piccole, troppo fragili.

Perché?

Perché siamo pochi. Loro sono molti.

Ma basta reclutare uomini. Quante volte mi sono ripetuto queste parole?

Perché non siamo organizzati. Loro sì.

Si può rimediare, dopotutto. L’ho mai pensato veramente?

Perché non sono un buon capo. L’Oscuro Sire sì.

E’ tutta esperienza, con il tempo lo diverrò anch’io.

Ma quante persone moriranno nel frattempo?

Perché siamo deboli. Loro sono forti.

Le tenebre che soffocano la nostra luce di speranza.

Semplice, elementare.

La guerra non è semplice, non lo sarà mai…

E attaccano, di continuo.

Troppo spesso.

Assalti rapidi, brutali, sanguinosi, perfetti.

Troppo perfetti.

Oh sì, perché di sangue ne è colato in abbondanza.

Forse troppo.

Scarlatto, vischioso, di quel sapore metallico ma così sensuale, non mi stupirei se l’erba si colorasse di vermiglio e non solo dopo una battaglia, non solo al crepuscolo, ma se lo rimanesse per sempre.

Non mi stupirei affatto. Ma cosa mi stupirebbe ormai?

In quanti sono morti? Ho perso il conto settimane fa…

In verità non lo voglio neanche sapere.

Per cosa? Cos’ abbiamo ottenuto? Nulla, stringiamo solo fumo nelle nostre mani.

Questo mi suscita ira, questo colora le mie iridi del colore del sangue.

Come le sue…

Ira, rabbia, un manto rubino che scende sinuoso sui sensi, annebbia la vista, inebetisce le funzioni mentali.

Un lampo verde, poi il corpo cade a terra.

Quante volte questa procedura è avvenuta sotto i miei occhi?

Quante vite non ho saputo salvare?

Quanti occhi si sono chiusi per l’ultima volta senza che io intervenissi?

Troppe, decisamente troppe volte, ma ogni volta fa male come se fosse la prima.

E so che lo farà per sempre.

Un dolore lancinante all’altezza del petto, affilate schegge di ghiaccio che vanno a conficcarsi ciniche nel buio antro che custodisce il mio cuore ferito.

Ma ho ancora un cuore? Ne dubito.

Poi nuovamente ira e rabbia, altri lampi verdi, altri corpi che cadono a terra, ma questa volta è la mia bacchetta a lanciare l’anatema.

E’ mia la gioia. E’ mio quel sadico e perverso divertimento.

E sento la mia anima mutilarsi, squarciata ferocemente da gelide lame. Un’anima divenuta nera come l’inchiostro, un’anima che ha assunto la nobiltà caratteristica del colore in cui è naufragata inesorabilmente, giorno dopo giorno.

Vita dopo vita.

Omicidio dopo omicidio.

Ricordo quando tutto iniziò, la prima ferita nella mia anima, nel mio cuore, quella più profonda di tutte, quella che non si rimarginerà mai, la prima di una lunga serie…

 

END MEMORIERS

 

Lo ricordo anch’ora oggi quel giorno.

Non lo dimenticherò mai, perché se un tempo c’era anche amore nel mio cuore, quel giorno lo persi, per sempre.

 

BEGGINING MEMORIERS:

 

31 Luglio 1997, Casa Weasley.

 

- Avada Kedavra! –

Una voce fredda alle mie spalle, sadica e cinica, risuona nitida nel frastuono di questo inferno che chiamiamo battaglia.

Un lampo verde, poi una gelida brezza mi sfiora maligna il viso, per poi continuare imperterrita sorpassandomi, ignorandomi, accompagnando in una macabra danza quella luce di smeraldo, facendo chinare il capo all’erba codarda.

Tremo.

Vedo quel perfido serpente che si avventa sulla propria vittima, l’avvolge subdolo nelle sue spire oscure, scaraventandola a terra; per un attimo rimane sospesa nel nero del cielo, come trattenuta da invisibili  fili argentati, sotto la luce argentata della luna intagliata fredda nel manto notturno, per poi cadere al suolo, inerte.

Così muore Ginevra Weasley, sotto i miei occhi. I boccoli ramati le sfiorano dolcemente il viso, accompagnandola nel suo ultimo viaggio; gli occhi sgranati dalla sorpresa si illuminano per un attimo, come una candela che prima della fine sprigiona un ultima, intensa, fiammata, gli occhi di Ginny splendono di una luce propria, prima di virare nel nero placido della fine. Il colorito diviene improvvisamente  pallido, le labbra violacee, la temperatura si abbassa, il cuore batte per un’ultima volta, infine, cade a terra, come lasciatosi andare in un pacifico sonno, ma so che non si sveglierà mai più.

Mi volto in tempo per vedere il corpo stramazzare al suolo, il vestito sporco di fanghiglia e sangue non del tutto rappreso, il viso coperto da lividi violacei;  disperazione invade il mio cuore, rabbia la mia mente.

Ginny…

Mi giro per vedere l’assassino e lo trovo, la bacchetta ancora alzata, un ghigno sprezzante sul viso privi di maschere.

Che tu possa essere lambito dalle fiamme dell’inferno.

Sento le lacrime premermi per uscire, le trattengo.

Punto la bacchetta, non penso, l’ira mi annebbia i sensi, offusca la ragione.

La disperazione non mi concede di vedere un domani, per me c’è solo un orrendo presente, e spero che finisca presto.

Semplicemente, parlo. Due parole intrise di dolore infinito, luce vermiglia nel verde intenso dei miei occhi.

- Avada Kedavra! –

La voce resa strozzata dal pianto trattenuto a stento, la mano che mi trema dal terrore, poi, è smeraldo.

Un serpente esce impetuoso dalla bacchetta nera, gigantesco, maestoso, il Re dei serpenti, ricoperto da scaglie fulgide di un verde intenso e scuro, gli occhi che oscillano tra il rosso del sangue e il giallo tenue dell’alba.

Si avventa famelico contro il Mangiamorte con le fauci spalancate, inghiottendolo.

Lo vedo avvolgerlo nelle sue spire mortali, ricoprirlo con un verde manto, per poi scaraventarlo a terra, senza l’alito della vita.

E ne gioisco, un sadico divertimento che non credevo di poter provare; in lontananza mi sembra di udire lo sfrigolio di una lama che si abbassa veloce a squarciarmi l’anima, ma potrebbe essere stata solo la mia immaginazione.

Ma in cuor mio so che non è così.

Si dice che la vendetta deve essere un piatto gustato freddo, ma non è il mio caso.

L’ennesimo lampo rosso mi sorvola, andando a infrangersi sul muro della casa, in un’esplosione di scintille color rubino; mi giro velocemente, la bacchetta alzata e nuovamente, parlo.

- Avada Kedavra! –

Due parole, una lama, un’anima.

La mia anima. Spaccata, mutilata. Per sempre.

Sangue scarlatto nelle mie iridi smeraldo.

Luce verde nel nero del cielo.

 

END MEMORIERS:

 

Quante vite ho visto spirare davanti hai miei occhi torbidi?

Forse centinaia, forse migliaia.

Quante anime ho strappato dai loro involucri mortali?

Ho perso il conto troppo tempo fa…

 

BEGGINING MEMORIERS

 

Ottobre 1997, Potter Manor, Irlanda

 

Ginny…

Fragile giglio rosso nelle mie mani, non ho saputo proteggerti, non ho saputo salvarti. Doveva essere una sera di festa, fu solo una notte di lutto.

Mi dispiace, ma le mie scuse non ti riporteranno in vita.

Gelide lacrime il cui sapore sa di sconfitta mi rigano il viso consunto, le iridi di un verde brillante luccicano d’ira e disperazione nell’ombra della notte, la sclera iniettata da fini rami cremisi.

Piango, da quanto non lo facevo? Da quanto devo portare questa maschera di freddo marmo sul mio viso? Sembrare deciso, perfetto, potente

- Non esistono il  bene o il  male, esiste solo il potere e quelli troppo deboli per averlo.-

A volte penso che abbia ragione, forse ha sempre avuto ragione…

Ma è giusto che tanti innocenti vengano uccisi come bestiame al macello?

No, di questo sono sicuro. Ci fosse almeno una ragione valida…

Sono Mezzosangue, e allora? Anche mia madre lo era.

E anche lei è morta. E io sono divenuto orfano, e ho sofferto.

Troppo per una sola esistenza.

Ma non è forse per colpa della guerra che tutti muoiono, che tutti soffrono?

Forse se smettessimo di combattere…

Un rumore secco mi permette di riemergere dal tepore dei miei pensieri: qualcuno ha bussato alla porta.

Mi asciugo velocemente le lacrime, ripongo la maschera di liscio e freddo marmo sul viso.

L’apparenza prima di tutto.

Vado ad aprire l’anta in ciliegio.

Giro lentamente il pomello d’acciaio, come ad allontanare il momento in cui vedrò l’esterno, in cui sarò costretto a tornare alla fredda realtà.

Apro la porta, una luce accecante mi impedisce di vedere, le pupille allargate allo spasimo; dopo poco inizio a visualizzare l’immagine che mi sta di fronte: davanti a me Ronald sfodera un sorriso smagliante che si scontra con la mia espressione che da tempo è perennemente cupa; i suoi occhi azzurri, splendendo di una luce fulgida, incrociano le mie iridi smeraldo che sembrano voler incatenare il prossimo al mio gelido inferno personale.

- Harry! Vieni giù che la mamma ha preparato l’arrosto! –

Il tono troppo allegro, gli occhi troppo vividi, il sorriso evidentemente forzato.

Perché fingi, Ron?

Perché fai finta che nulla sia successo?

Ginny è morta, non possiamo ignorarlo.

E’ colpa mia e lo sai pure tu. Non l’ho saputa proteggere ma l’ho saputa uccidere, seppur non direttamente.

Nasconditi pure dietro quella maschera di allegria, se non altro forse è meno pesante da portare rispetto alla mia.

Lo spero per te, amico mio.

- Arrivo. –

La mia voce è un lieve sussurro capace di scatenare una burrasca, cupa e decisa, affilato pugnale capace dei più orrendi crimini.

Mi sorridi nuovamente, ti volti e scendi quasi di corsa le scale in marmo lucente, come ignorando l’atmosfera tetra e lugubre che da settimane aleggia come arsenico nell’aria.

Nasconditi Ron, sogna, perché la realtà sta uccidendo entrambi, ma io non ho il diritto di rifugiarmi in un mondo immaginario.

Sconterò la mia pena fino alla fine, nulla sarà troppo.

Nulla.

Perché nulla sarà come prima.

Inizio a scendere anch’io la scalinata, fulminando con il mio sguardo adamantino quadri ed elfi domestici.

Le ampie vetrate lasciano filtrare la luce argentata della luna a falce…

Una lama pronta a mozzarci la testa al nostro più piccolo errore.

… il rumore dei miei passi risuona cupo e tetro, un grande lampadario laccato d’oro, appeso al soffitto ricoperto di affreschi raffigurati cieli autunnali e primaverili, illumina lo spazio di una luce dorata.

E’ bella Potter Manor.

Non c’è che dire…

Un antico castello trasformato nell’abitazione di una delle più importanti famiglie purosangue.

Sangue puro, oro allo stato liquido.

Alcuni dicono così. Forse è vero.

E’ mia di diritto, ultimo discendente dei Potter; di certo la preferisco alla residenza dei Black, troppo cupa.

Troppo intrisa di ricordi, di visi, di sguardi.

Ma visto cosa ci ha portato qui, avrei preferito rimanere a Grimmauld Place.

Non ci sono dubbi…

 

END MEMORIERS:

 

Lo penso anch’ora?

Sì, senza timore posso dirlo.

Perché quella notte morì definitivamente Harry Potter.

Cosa nacque, non lo so neppure io.

E sinceramente, ne ebbi paura per molto tempo, prima di accettarlo.

 

BEGGINING MEMORIERS:

 

11 Settembre 1997, Grimmauld Place n. 12, Londra.

 

Un boato in lontananza mi strappa bruscamente dalle pacifiche braccia di Morfeo.

Cerco a tastoni gli occhiali; sento indistinte urla provenire dal piano inferiore, frammenti di suoni e voci che si mescolano senza apparente significato; infilo velocemente le lenti, salto giù dal letto con la bacchetta stretta saldamente in mano; mi  concedo pochi secondi per guardare fuori dalla finestra incrostata, dove Selene brillando imperiosa nel manto notturno mi regala un sorriso ambiguo, a metà tra un ghigno perfido e un sorriso rassicurante, per poi precipitarmi quasi di corsa alla porta e aprendola di scatto.

Ora le urla sono più alte e stridule; un nuovo boato scuote l’abitazione e le urla si fanno laceranti per i miei timpani, continuo a correre ma non vedo nessuno.

- Harry!. –

 Mi giro di scatto, la bacchetta puntata minacciosa sulla persona che mi sta di fronte,  ma vedo solo Hermione, ancora in vestaglia da notte, che sta correndo con fiato corto verso di me.

- Hermione! Si può sapere che sta succedendo?!. –

Le urlo, forse con voce troppo alta, mentre vedo, non senza scintille di rabbia e preoccupazione negli occhi,  vari tagli e scottature si tutto il suo corpo.

- I Mangiamorte, Harry! Non hai visto?!. –

La vedo indicare con una mano la finestra che dà sulla strada babbana, sposto veloce lo sguardo delle mie iridi verdi su questa: sbianco. Nel cielo si intaglia maligno il Marchio Nero, abbagliante nella sua luce color smeraldo intenso.

- Dove sono?. –

Mi limito a chiedere con voce resa bassa dall’ira, le mie iridi smeraldo colorate di un rossastro tenue.

La vedo prendere bruscamente fiato, come a decidere se deve dirmelo o no, la mano che regge la bacchetta escoriata e coperta da sangue raggrumato, la fulmino con il più maligno dei miei sguardi, il verde delle mie iridi sembra volerle estorcere l’anima, le fiamme al loro interno ridurla in polvere al più piccolo errore, intanto preoccupazione e rabbia si mescolano in un nuovo torbido sentimento: l’Odio.

Odio verso i Mangiamorte che ci attaccano.

Odio verso Voldemort che ha scatenato questa futile guerra.

Odio verso Hermione che non vuole parlare.

- Sotto –

Dice poi, con un fil di voce, bisbiglio detto a labbra strette.

- Nell’ingresso –

Aggiunge poi, mentre già di corsa mi precipito alle scale; raggiungo in poco tempo il posto in cui si sta svolgendo il combattimento: il terrore mi invade le membra.

Vedo il massiccio portone di Grimmauld Place a terra, fuoriuscito dai cardini che l’avevano tenuto in sede per secoli, le fiamme lambiscono fameliche il legno con cui  è stato costruito, le ante spaccate in più punti bruciano lentamente, cercando di ritardare il loro ultimo destino e illuminando lievemente la sala dove è calata l’ombra.

Scintille e lampi colorati rischiarano debolmente la stanza, le urla alte e tonanti; uomini ammantati di nero, con maschere di morte in volto svolgono una battaglia impari contro l’Ordine che inesorabilmente soccombe macchiando di scarlatto il pavimento in pietra.

A terra vari corpi, di entrambi gli schieramenti, giacciano senza vita, calpestati da suole sporche del loro sangue ormai raggrumato.

Per un attimo vedo Ronald battersi contro due Mangiamorte che grazie alla superiorità numerica, stanno avendo decisamente  le meglio; punto la bacchetta contro uno dei due: potrei colpire Ron, uccidendolo, ma il gioco vale la candela.

- Avada Kedavra! –

Urlo, il viso illuminato debolmente dalla luce verde andatosi a formare sulla punta della bacchetta; chiudo di scatto gli occhi quanto sento l’ormai familiare sfrigolio della lama che si abbassa a colpire; quando li riapro, vedo un Mangiamorte guardare tra l’orrendo e il sconvolto il cadavere del compare, mentre Ronald mi regala un sorriso, muto ringraziamento fraterno, per poi colpire con uno schiantesimo l’assassino che non gli presta più attenzione.

Scendo di corsa le scale andando in contro a un mangiatore di morte che sta duellando con Fred e George, ma non mi fermo nemmeno e sorrido cinico quando sento le sue urla mentre il corpo viene consumato da sadiche fiamme.

- Hey, sfregiato! –

Mi sento chiamare da una voce troppo conosciuta, da un tono arrogante che troppe volte mi sono sentito rivolgere.

Mi volto di scatto, puntando velocemente la bacchetta contro Draco Malfoy.

“Stupeficium!”

Un lampo vermiglio si infrange contro lo scudo creato dal Principe di Slytherin.

- Come siamo suscettibili, stasera. Ti manca forse qualcuno? -

Mi sorride cinico mentre l’ira monta nel mio cuore, la disperazione nella mia mente; continua a sorridermi maligno mentre incatena le mie iridi smeraldo con le sue d’acciaio.

Un lampo argenteo esplode dalla mia bacchetta cercando di infrangere la difesa di Malfoy, ma lui lo evita facilmente facendo un rapido passo a sinistra.

- Come sei prevedibile, Potter -

Muove appena la bacchetta e mi ritrovo a saltare all’indietro mentre la piastrella su cui ero in piedi esplode in miriadi di schegge.

- Pure tu, amico mio. –

Gli rispondo con la voce più  amabile che conosco, le iridi che brillano mentre dimentico la battaglia per concentrarmi sul mio singolo duello.

“ Espulso!”

Un lampo colorato sfreccia veloce verso il mio nemico, mentre evito all’ultimo momento un incantesimo di pietrificazione venuto da chi sa dove.

- Ridicolo –

Sussurra, per poi formare un sortilegio scudo con la bacchetta e rispedirmi il mio stesso incantesimo; faccio appena in tempo a scartare su un lato e pensare velocemente a un incantesimo che un'altra maledizione di dubbia provenienza mi sfiora l’orecchio.

“Incendio!”

Una fiammata scarlatta agguanta il fisico di Malfoy ma lui continua a ridere, cinicamente.

- Ma come..? –

Non finisco di parlare che salto velocemente sulla sinistra per evitare un cruciatus.

- Incantesimo Feddafiamma, Potter. –

Dice lui, rispondendo alla domanda rimasta in sospeso.

“Sectusempra!”

Muovo violentemente la bacchetta a mo’ di spada in direzione di Malfoy.

- Protego Horribilis! Non di nuovo, sfregiato! -

La maledizione viene annullata, mentre socchiudo gli occhi fino a ridurli a fessure smeraldo, fulgide luci nelle tenebre.

- Avada Kedavra! –

Riapro gli occhi in tempo per vederlo scartare agilmente di lato e darsi una spinta in avanti con un piede e cercare di schiantarmi, ridendo.

- Ora sì che le cose si fanno interessanti! La mia posta in gioco preferita: la vita! –

- Qualcuno ti ha mai detto che sei pazzo, Malfaret? –

Dico di rimando, mentre lo schiantesimo va ad infrangersi alle mie spalle.

- Alcuni –

Risponde, gli occhi si illuminano mentre la luce degli incantesimi si riflette nelle iridi di ghiaccio e il vento provocato dalla battaglia gli scompiglia i capelli color dell’oro.

- Altri hanno detto che sono un Dio –

Continua, mentre evito un anatema che uccide per un soffio e scarto velocemente sulla destra lasciando sorrido mentre che lo schiantesimo di Malfoy colpisca qualcun altro.

- E chi aderisce alla tua stravagante religione, furetto? –

Sorrido mentre sento la sfida farsi interessante, molto interessante.

E pericolosa.

- In vero, davvero pochi, ma sai, il livello intellettuale della razza magica sta decisamente calando –

Il mio levicorpus viene annullato, mentre con abilità che non sapevo di possedere faccio una capriola all’indietro, evitando un sectusempra mirato alla mia trachea.

- Ma cosa vuoi farci, continuando a mischiarsi con i babbani e ibridi  è una cosa inevitabile -

Ride, mentre l’ennesimo incantesimo lanciato da chi sa chi gli sfiora maligno il mento.

- Piuttosto, Potter –

Mi sorride maligno mentre schianta con un lieve cenno di bacchetta George che aveva cercato di colpirlo alle spalle.

- Come speri di sconfiggere l’Oscuri Sire, se io ti metto in difficoltà? –

- Così –

Gli rispondo, mentre mi avvicino incauto lanciando un anatema che uccide.

- Folle! L’Oscuro Sire può distruggere una città con un cenno di bacchetta! –

Scarta di lato svitando la maledizione e cercando di aggirarmi, lancia lo stesso incantesimo alla mia sinistra.

- Forse sarò folle, ma almeno non sarò mai schiavo! –

Evito la maledizione e cerco di schiantarlo.

- Tu sarai sempre schiavo del destino che ti è stato imposto da una profezia, Potter! –

Crea un sortilegio Scudo e mi rilancia l’incantesimo, ma un pensiero mi colpisce con intensità, tuono che spacca l’uniformità della natura, pugnale affilato che penetra la mia mente: ha ragione.

Sono schiavo, lo sarò per sempre.

Schiavo del destino.

Schiavo di me stesso, forse. Ma schiavo.

Schiavo di un nome, di tre parole.

Harry James Potter.

Macchia che ai miei occhi si equivale a quella che ha il mio avversario sul avambraccio sinistro.

Io non voglio essere Harry Potter.

Un desiderio irrealizzabile, ma si affaccia lo stesso in cima hai miei pensieri.

Ha ragione. Draco Lucius Malfoy ha ragione.

“Esatto, Potter”

La sua voce risuona flautata nella mente mentre alzo lo sguardo incrociando in una battaglia di fuoco e ghiaccio il suo sguardo di metallo.

“Io ho sempre ragione”

Cerco di chiudere la mente ma il suo potere in materia è nettamente superiore.

Troppo tardi mi accorgo del lampo rubino che si sta avvicinando.

“ Ricordatelo: Sempre “

L’incantesimo colpisce con forza il petto e mi strappa un gemito soffocato quando, una volta esaurita la stoffa, il calore dell’incantesimo lambisce la mia pelle ambrata.

“ Aspetta con ansia il nostro prossimo duello. “

Lo vedi ghignare malevolo mentre con un brusco  cenno di bacchetta fa crollare il lampadario di cristallo in un’esplosione di miriadi di schegge trasparenti.

“Ma cerca di essere più preparato: non sarò più così generoso”

Mi saluta con un cenno di mano mentre ingaggia un combattimento contro Hermione.

“Stupido Legimens”

Il resto è la lugubre tenebra e il glaciale silenzio.

 

END MEMORIERS

 

Un tempo di cui non serbo memoria, quando anch’ora ero un ragazzo che andava a scuola, qualcuno mi ha chiamato Angelo di Speranza.

Se io ero un Angelo, ora le mie ali non brillano più.

[Appesantite da troppe colpe]

Hanno perso il loro candore per tingersi di nero.

[Giorno dopo giorno. Vita dopo vita. Omicidio dopo omicidio]

I miei occhi di speranza, sono divenuti sinonimo di disperazione.

[Troppe volte il colore della morte si è specchiato al loro interno]

Non più degno di rimanere nell’alto dei cieli, sono stato spedito all’inferno.

[Ma questo è successo al mio primo anno di vita]

Disilluso troppe volte, lo specchio dietro il quale mi nascondevo è caduto.

[Mi hanno mentito, mi hanno ferito, mi hanno ritenuto indegno]

Dietro quello specchio, solo odio.

[Abbraccia l’ombra, quando non hai più luce]

Una volta ero un Angelo.

Ora, precipitato da troppo tempo all’inferno, non sono altro che un Angelo Decaduto.

CONTINUA...

Ringrazio tantissimo per i commenti allo scorso capitolo Juju210, Salazar, Ida, Lady, Eretic, Demon e Tom O. Riddle e mi scuso profondamente di non ringraziarli uno per uno ma vado di fretta, perciò i ringraziamenti li posterò tra qualche giorno. 
Mi scuso anch'ora!

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto come lo è stato per me scriverlo e vi invito (vi supplico)  di lasciarmi un commento (dove magari inserite eventuali errori oppure mi fate notare imprecisioni nella trama) e ringraziando tutti, vi auguro un buon week-end!

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The Dark Prince

  
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