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Autore: CUCCIOLA_83    03/12/2007    3 recensioni
Avete presente quelle persone che cercano d'intromettersi nella vita degli altri? Ecco questa storia parla proprio di questo, di come una storia d'amore possa dare fastidio ad alcune persone con la mente incanalata nelle loro più assurde idee.
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Rieccomi qui. Allora cosa ve ne pare fino ad ora? Se nel capitolo precedente abbiamo incontrato una vecchia "fiamma" di Remus ora, conosceremo un nuovo personaggio, che probabilmente odierete allo stesso modo.

Buona lettura







Terminato il periodo di convalescenza, Tonks tornò al lavoro. Le cose con Remus, si stavano pian piano sistemando, almeno riuscivano a stare nella stessa stanza insieme senza che lei scappasse via, per far scomparire l’ombra scura tra di loro ci sarebbe voluto ancora un poco di tempo.

Mentre se ne stava pensierosa seduta alla sua scrivania, uno promemoria interuffiocio atterrò davanti a lei, lo aprì con noncuranza, ma le si raggelò il sangue quando capì chi era il mittente:

Ho saputo che è finalmente tornata al lavoro, dopo il suo piccolo incidente.

Sto ancora aspettando una risposta, credo che sappia quanto non mi piaccia aspettare.

Tra dieci minuti la voglio nel mio ufficio, e spero per lei che la sua risposta mi gradita.

Cordiali saluti

Dolores J. Umbridge

Con tutte le cose che le erano capitate negli ultimi giorni si era completamente dimenticata della vecchia arpia. Improvvisamente si sentì con le spalle al muro, se rifiutava avrebbe dovuto dire addio al suo adorato lavoro, se accettava rischiava di ferire Remus e quello non era sicuramente il momento migliore per farlo, nonostante tutto. Le tornarono persino in mente le parole che, molto tempo prima Silente aveva pronunciato durante una delle primissime riunioni a cui aveva partecipato “è essenziale per l’Ordine avere uomini/donne all’interno dei principali organi istituzionali del mondo magico per poter lavorare più liberamente, ed evitare che certe persone facciano troppe domande”. Riluttante, ma con ben in mente quelle parole si diresse verso l’ufficio della Umbridge.

Era preparata a tutto, ma non a quello a cui si ritrovò davanti una volta entrata nell’ufficio dell’arpia. Un giovane ragazzo, decisamente attraente, era seduto davanti alla scrivania intento ad accarezzare un gatto siamese,

«animali intriganti non trovi?» chiese, la sua voce era dolce e delicata come i suoi lineamenti, Tonks si riscosse e si affrettò a rispondere,

«forse, ma ultimamente li trovo irritanti» disse guardandosi intorno, il ragazzo rise,

«spero che cambierai idea. Comunque io sono Ian, e tu devi essere Ninfadora» disse alzandosi e porgendogli la mano, Tonks, un poco titubante ricambiò il gesto, stava per rispondergli di chiamarla solo Tonks quando, il giovane, con uno scatto quasi felino la volto in modo da poterle baciare il dorso.

Al solo contatto con le labbra di lui, un brivido le corse lungo la schiena, Ian sorrise, quasi se ne fosse accorto.

In quel momento entrò la Umbridge, «bene, bene, vedo che ha già conosciuto il mio giovane assistente personale. Ma prego accomodatevi» disse dirigendosi verso la sua ampia poltrona rosa.

«Allora, mi vuole dare la sua risposta?» chiese senza troppi giri di parole, Tonks fece un grosso respiro

«Con estrema riluttanza e vergogna di me stessa mi vedo costretta ad accettare» disse abbassando la testa

«vedo che alla fine è diventata ragionevole» disse compiaciuta,

«sotto minaccia di perdere il lavoro molte persone lo diventano» rispose a denti stretti Tonks,

«su via non faccia così, sono certa che trarrà estremo beneficio da questo incarico, Ian è un eccellente collaboratore» disse indicandolo

«cosa??» chiese, o per meglio dire urlò la giovane Auror,

«ecco cosa mi ero dimenticata di dirle. Voi due lavorerete insieme. Ian conosce tutti i dettagli del progetto. Sono certa le sarà di grande aiuto» sorrise, Tonks si voltò verso il giovane che le sedeva accanto, mentre lei e la ex professoressa parlavano il gatto era tornato ad accoccolarsi sulle ginocchia di Ian,

«sono certo che lavoreremo benissimo insieme» disse sorridendo mostrano una dentatura inverosimilmente perfetta,

«non si era palato di una collaborazione. Non ho bisogno della balia» disse Tonks, distogliendosi da quello sguardo ipnotico

«ma le cose stanno così, prendere o lasciare. E lei sa cosa intendo per “lasciare”» sorrise malefica la vecchia strega,

«ho capito. E quando dovrebbe cominciare questa assurdità che chiamate lavoro?» chiese aspra,

«la smetta con questo atteggiamento signorina. Comincia ad essere irritante» disse fulminandola con lo sguardo,

«e sentiamo, mi vorrebbe punire con una delle sue penne? O una maledizione?» rispose Tonks, porgendosi in avanti, ma in quel momento intervenne Ian,

«suvvia signore, calmatevi. Potremmo cominciare domani. Cosa ne dici di trovarci nel mio ufficio, oppure a casa mia» disse malizioso, «in ufficio andrà benissimo. A domani» disse uscendo, senza prolungarsi in saluti e sbattendo la porta.

Rimasti soli, i due cominciarono a parlare di Tonks, «bel caratterino. Mi piace» disse osservando ancora la porta,

«gia ma non scordare il tuo compito» rispose la strega,

«tranquilla Dolores, so cosa devo fare» rispose continuando ad accarezzare il gatto sorridendo, un sorriso inquietante.

*****

La notte di ronda si era rivelata più dura del previsto, i mangiamorte avevano spie ovunque e muoversi per Londra era diventato quasi impossibile.

Rientrando al quartier generale lo trovò deserto, cosa piuttosto frequente in quel periodo. Passando davanti alla porta della cucina trovo un messaggio di Molly:

“Remus caro, sono andata a fare delle commissioni. Sarai stanco ma ti ho preparato qualcosa da mangiare. Lo troverai sul tavolo della cucina. Se al mio ritorno non avrai mangiato

tutto ne subirai le conseguenze.

Con affetto

Molly

Remus sorrise tre se e se e andò in cucina dove lo attendeva un profumatissimo stufato.

Terminato di mangiare si recò in camera sua con l’intenzione di farsi un bel bagno e poi riposare qualche ora.

Il rilassamento portato dal dolce cullare dell’acqua però lo portò a riflettere sugli avvenimenti degli ultimi giorni, come l’arrivo di Kaelee e la conseguente discussione con Tonks. Quella. Si rese conto, era la loro prima discussione seria, questo lo mise un poco in agitazione, sapeva che prima o poi si sarebbero chiariti, ma quella situazione era davvero insopportabile.

Un quello stesso istante la porta del bagno si spalancò, «bene, bene, così volta non potrai scappare» disse Kaelee, avvicinandosi alla vasca,

«Kaelee, cosa diavolo ci fai qui?» disse Remus, visibilmente irritato,

«ma come, una volta ti piacevano questa improvvisate. Come quella volta nel bagno dei prefetti, Ricordi?» disse avvicinandosi sempre di più, in quel momento Remus si accorse che indossava solo l’accappatoio,

«cosa pensi di fare?» chiese ancora,

«farti ricordare i vecchi tempi» disse cominciando ad allentare il nodo

«hai detto bene, “vecchi” tempi. Per me quei giorni sono più che sepolti. Ora se vuoi scusarmi» disse afferrando l’asciugamano e alzandosi dalla vasca se lo legò alla vita, voltandole le spalle,

«sei sempre stato così timido, era una delle cose che mi piacevano di più di te» disse, ma quando Remus si voltò si ammutolì di colpo fissando le profonde cicatrici che gli solcavano il petto,

«ma cosa…?» balbettò

«sono passati più di 18 anni, Kaelee, e tante dolorose trasformazioni» disse uscendo dal bagno, «ma non pretendo che tu capisca. Non hai mai voluto capire. Per te ero solo un cucciolo, un giocatolo con cui potevi giocare» continuò. Lei rimase come pietrificata,

«abbi il coraggio di ammetterlo, almeno a te stessa» disse tornando in camera a prendere i suoi vestiti.

Dopo un primo momento di smarrimento Kaelee tornò all’attacco, «non devo ammettere niente» disse

«vattene da questa camera» disse voltandosi, in quel momento si accorse che si era sfilata l’accappatoio rimanendo completamente nuda, Remus si rivoltò di colpo «sei patetica» disse,

«voltati, e ripetilo guardandomi negli occhi» lo sfidò, Remus fece un grande respiro poi tornò a guardarla

«sei patetica. Non hai più sedici anni, e nemmeno io. Non mi fai più lo stesso effetto. Rivestiti e vattene. Non sei tu la donna che voglio» disse ancora Remus,

«come fai ad essere così crudele?» chiese tra le lacrime Kaelee, raccogliendo l’accappatoio,

«io sarei crudele? Tu te ne sei andata un giorno all’altro, tu non ti sei mai fatta viva in 18 anni fino a quattro giorni fa, ed ora pretendi di cancellare tutto questo così su due piedi? Sai cosa ti dico? Sei in ritardo di 18 anni» urlò a sua volta Remus, «a causa tua ho litigato con la persona più importante della mia vita, l’unica che ha lottato per abbattere il muro che avevo costruito nel mio cuore. E’ lei che amo, non tu» continuò, abbassando di nuovo la voce.

Ferita nel suo orgoglio, Kaelee, corse fuori dalla stanza. Di nuovo solo si buttò sul letto esausto.

*****

L’immagine di Ian le girava ancora nella mente, qualcosa in lui non la convinceva, ma non sapeva spiegarsi bene cosa fosse. Alla fine giunse alla conclusione che era stata una giornata troppo lunga e pensante per ragionarci sopra, e giunta sera, il suo unico scopo era di andare a dormire, ma non da sola, in quelle poche notti che aveva passato senza Remus, le era mancato da morire, ma a causa del suo orgoglio aveva resistito.

Arrivata al quartier generale, trovò molta gente in giro, alcuni erano in salotto intenti a discutere chini su delle grandi cartine, altri erano in cucina a mangiare, Molli le andò in contro

«Tonks cara, hai l’aria sfinita vieni a mangiare qualcosa» disse cercando di farla entrare in cucina,

«scusa Molly, forse più tardi. Devo parlare con Remus, sai dov’è?» Chiese,

«capisco. Credo che sia ancora in camera, non l’ho visto per tutta la sera» rispose la donna facendole un sorrisino d’intesa, naturalmente non le sfuggiva mai niente,

«ok grazie!» e si precipitò al piano di sopra.

Arrivata quasi davanti alla porta della stanza di Remus, vide una figura muoversi nell’ombra, appena si accorse della sua presenza, la figura le andò in contro. Passando sotto ad una delle fioche luci del corridoio che si accorse che era Kaelee, la quale aveva un’aria poco amichevole, si fermò proprio davanti a lei e parlò a denti stretti,

«stammi bene a sentire ragazzina, non hai ancora vinto. Lui appartiene a me. Tu sei solo una piccola parentesi insignificante» disse, poi continuò per la sua strada, dopo un primo momento di smarrimento Tonks si voltò di colpo, «Remus non è un oggetto di cui si più reclamare la proprietà, è una persona, se non te ne sei accorta. Ma forte a te non importa, vuoi solo vincere. Dico bene? Pensaci, forse la parentesi nella sua vita sei stata tu, non io poi si voltò ancora e proseguì per la sua strada. Le sembro di sentire qualcosa che suonava come “razza di una piccola arrogante ragazzina” ma non gli diede peso.

Bussò una, due volte, ma dalla camera nessuna risposta, così decise di entrare. La stanza era immersa nell’oscurità

«Remus, ci sei?» chiese, nessuna risposta. Dopo qualche istante, accese la luce e vide Remus profondamente addormentato con ancora addosso solo l’asciugamano.

Si sdraiò accanto a lui, cercando di non svegliarlo, e rimase a guardarlo per un po’, era così dolce mentre dormiva con i capelli che gli ricadevano sugli occhi, non che da sveglio non lo fosse, solo che nel sonno sembrava quasi in pace con tutto il resto del mondo. Come attratta da una forza irresistibile gli scostò una ciocca di capelli poi lo baciò. Dopo pochi istanti Remus cominciò ad aprire gli occhi,

«ben svegliato, dormito bene?» gli chiese sorridendo,

«non sto sognando, vero?» chiese ancora un poco spaesato

«se vuoi provo a darti un pizzicotto, ma poi non ti lamentare se ti faccio male» disse lei avvicinando la mano al suo braccio,

«no, no grazie, ci credo» Disse mettendosi seduto

«mi sei mancata così tanto»disse abbracciandola, «anche tu mi sei mancato. Mi sono comportata come una bambina, mi dispiace. Di certo non pretendo di essere l’unica donna della tua vita, solo che ritrovarmela davanti mi ha spiazzata» disse aggrappandosi ancora più forte a lui,

«no, è colpa mia. Avrei dovuto parlatene prima, e raccontarti tutta la storia, è solo che..» disse,

«abbiamo tutto il tempo che vogliamo per parlarne» disse prima di ricominciare a baciarlo.







Grazie a tutti quelli che hanno letto e recisito, o solo letto il capitolo precedente. Sono curiosa di sapere cosa ne pensate di Ian.

piccolo giochino, vediamo chi indovina perché l'ho chiamato così, (nonna_minerva se te lo ricordi non dire niente ;))

Al prossimo capitolo!

   
 
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