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Autore: Nisi    03/12/2007    21 recensioni
Dopo quella notte a Saint Antoine, Oscar si è finalmente resa conto di amare André. Ora il problema è come farglielo sapere. Mica facile, dal momento che tutto sembra congiurare contro di lei. E ci si mette pure di mezzo una misteriosa dama della quale André sembra essersi innamorato. Guest stars il salice piangente Rosalie Lamorielle che è diventata più irritante del solito, causa una particolare… condizione.
Genere: Romantico, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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Al massimo dell’irritazione, Oscar aveva mandato André a gambe all’aria in quattro e quattr’otto, resistendo a malapena alla tentazione di spegnere nell’acqua della fontana i suoi mal indirizzati bollenti spiriti di maschio irriverente.

Come osava? Come diavolo osava rientrare così, con la faccia tosta di avere addosso il profumo di un’altra donna? Profumo, meglio dire odore, perché per Oscar, anche se quella si fosse fatta il bagno cinque volte al giorno passandosi la pelle con la smeriglia, sarebbe stata sempre una gran puzzona.

La poca razionalità che le era rimasta suggeriva qualcosa del tipo: “’sto poveraccio è da vent’anni che ti sta dietro. Tu prima di tutto ti innamori di uno che non ti si fila per niente e per capirla ti ci è voluta quella figuraccia al ballo che sei scappata tre secondi netti dopo che sei entrata. Lui ti dice che ti ama, ti bacia e tu ti metti ad urlare e a piagnucolare come la Giovanna D’Arco di Versailles.”

Invece, la parte che costituiva circa il 95% rimasto – quello irrazionale – sbraitava e metteva il muso:”Ma come, quello dice di amarmi, che sono una rosa e non un lillà, che mi bacia, mi strappa pure la camicia per farmi capire quanto è preso da me e… puff! Dopo neanche tre mesi da quel: “Io ti amo Oscar, credo di averti sempre amato”, osa arrivare a casa mia con addosso il profumo di un’altra che non sono io. Come ti permetti, razza di screanzato?

Non che questi fossero veramente i pensieri di Oscar, ma per amor di brevità l’autrice si è presa la libertà di fare un piccolo resumé per voi che leggete, anche perché di solito, Oscar quando si fa le menate è di una pesantezza infinita.

Insomma, sta di fatto che Oscar era nel bel mezzo di un attacco di bile causato dalla sua violenta gelosia. Mi viene anche da pensare che gli Jarjayes, oltre a tramandarsi il Palazzo, il titolo nobiliare ed una barca di soldi, si passassero anche problemini gastrici mica da ridere. Infatti, la sua reazione più che altro ricordava quella di un vecchietto bilioso.

La cosa peggiore per lei era non avere un nemico definito da affrontare. Non sapeva come combattere quella ficcanaso anche perché non aveva la minima idea di chi potesse essere. E poi c’era l’altra faccenda che lei, le controversie faceva in fretta a risolvere: spada o pistola, per lei non c’era alcuna differenza. E questa volta non poteva certo mettersi a prendere a pistolettate la sua rivale (anche se ad onor del vero, le prudevano le mani). La cosa strana che la disorientava era che cominciava a rendersi conto di considerare André come SUO.

Non come un libro, un capo di vestiario, ma come qualcosa che era parte di lei stessa: gocce del suo sangue, parti della sua anima, porzioni della sua stessa mente, brandelli del suo corpo a vostra scelta. Se lui non era lì con lei, Oscar non si sentiva mica tanto bene e non si riteneva completa.

Ora, come reagire? Come fare passare quella notte che sarebbe stata troppo lunga per i suoi gusti? Come cercare di non pensare che un piano più in alto magari dopo tanto tempo André stava pensando ad una che non era lei?

La risposta è sempre quella: bevi bevi del Sassella! (vino lombardo NdA)

Per cui, una bella gita estemporanea nella cantina di paparino, una bella bottiglia di quello buono, il cavatappi ed il calice per far finta di stare centellinando del buon vino da meditazione e non di essere in procinto di prendersi una sbronza con i controfiocchi.

I suoi programmi relativi ad una sua prossima entrata nell’universo di coloro che Vergini erano tali al massimo solo per segno zodiacale era stata rimandata a data da destinarsi.

Oh bene! Se non altro, il caminetto era acceso, il vino era di una ottima annata, la poltrona comoda posta nell’intimità della sua camera, per cui se si fosse lasciata andata andare a gesti inconsulti da ubriacona consumata, almeno sarebbe stata in separata sede.

Vrup! Complice la forza di gravità, il primo bicchiere stava già viaggiando velocemente lungo il suo esofago per raggiungere le viscere. Ah, imperitura gloria e lode a Bacco!

E dopo pochi minuti ed una bottiglia semivuota, un bussare discreto. La porta si aprì ed entrò prima una pancia enorme seguita qualche istante dopo dalla proprietaria, cioè Rosalie. “Madamigella, le ho portato del tè”.

“Oh grazie, Rosalie… “ bofonchiò mentre soffocava un rutto alcolico cercando di mascherare quella triviale emissione schiarendosi la voce in modo poco convincente.

“Ci mancherebbe, Madamigella Oscar…” fece per uscire dalla porta, poi si voltò. “Sentite… domani siete in licenza?”

“Sì, sono in licenza, Rosalie” sospirò Oscar sapendo già dove stesse andando a parare la ragazza.

“Nanny è già andata a dormire, siamo in casa da sole perché André è uscito…”

Oscar balzò in piedi: “Come sarebbe a dire, è uscito? Dove è andato?” urlò quasi Oscar.

Rosalie la guardò perplessa. “Oscar, ma allora voi…”

“Sì, sono ubriaca, è inutile che me lo dica…” sbuffò.

Con uno sguardo trionfante, Rosalie scosse il capo: “Oh, no, no, no! Non credo, di solito ci mettete un sacco a perdere il senno… Vi siete innamorata, Madamigella Oscar! Che bello, vi siete innamorata di André!”

“Guarda che l’avevo già capito da un pezzo anche da sola. E no, non c’è proprio niente di bello perché questa cosa non mi ha dato altro che grattacapi.”

“Non dite così, Madamigella, l’amore è una cosa meravigliosa!” cinguettò Rosalie allargando le braccia, solo che il peso della pancia la sbilanciò e rischiò di crollare sulle sue piccole ma ben disegnate terga.

Oscar inarcò un sopracciglio, perplessa. “Non ti credo. E poi siamo già un po’ di persone che pensano che l’amore sia una lenta e triste agonia, quasi quasi potremmo fondare un’associazione…”

“E chi sarebbero queste persone?”

Il pensiero del conte di Fersen e delle figuracce che aveva compiuto in sua presenza (ballo, frignata contro la porta della stalla ed il suo grido – il mio André dopo che lei gli aveva sbavato dietro per anni. Anni! – che sembrava essere uscito da un romanzo di appendice, ma di quelli brutti) era troppo imbarazzante perché lei avesse voglia solamente di pensare allo svedese più famoso nel mondo degli anime/manga.

“Nessuno che tu conosca” rispose evasiva Oscar, tuttavia non riuscendo a non arrossire.

“Madamigella Oscar, vi preeego! Facciamo il camicia da notte party!”

“Rosalie…”

“La prego, Madamigella” mormorò Rosalie supplichevole mentre due lacrimoni le si appendevano alle ciglia, in procinto di rotolare sulle sue adorabili gotine. “L’ultimo prima che io partorisca…”

Se non altro per non vederla piangere per l’ennesima volta, Oscar capitolò: “Va bene, va bene… facciamo questo benedetto camicia da notte party.”

“Benissimo!” batté le mani entusiasta la futura mammina.

“Ora, mi metto in camicia da notte. E poi?”

“Non mi dite che non avete mai fatto un camicia da notte party con le vostre sorelle!”

“Direi di no…”

“Ci si mette in camicia da notte, ci si sdraia sul letto e si parla fino a che si crolla addormentate.”

“Tutto qui?”

“Beh, di solito ci si racconta particolari piccanti…” spiegò con una risatina Rosalie.

“Non ho particolari piccanti da raccontare, tanto per essere chiari.” Sospirò Oscar che stava già pentendosi di aver detto di sì a quell’iniziativa tanto bislacca.

“Neanche uno?”

“Nemmeno uno, temo” se si eccettuava la camicia strappata ed i baci rubati da: (in ordine sparso)

• Alain

• Girodel

• André.

• Louis Joseph

Per essere una donna vestita da uomo, in effetti aveva riscosso un certo successo, in passato, anche presso uomini (presunti o futuri tali) di una certa avvenenza fisica. Anche Alain, nonostante i suoi modi da troglodita, si era lasciato infinoc… ehm, affascinare da lei.

“Oh…”

Nel frattempo, Oscar si era imboscata nel suo spogliatoio e ne era riemersa qualche secondo dopo pronta per la notte. La camicia bianca di seta trasparente un po’ fru fru e quasi vagamente femminile era finita in un cassetto, in attesa di più favorevoli occasioni…

Oscar si sdraiò sul letto e sospirò. Rosalie le si sdraiò accanto.

“Madamigella, per cui non avete mai avuto l’emozione di sentirvi chiedere in sposa…”

Questa poi! Oscar si appoggiò stancamente il dorso della mano alla fronte e sospirò ancora più forte, preparandosi a fare del nascituro un orfanello.

“In realtà ho ricevuto due proposte di matrimonio…” confessò a mezza voce, quasi quella notizia fosse un enorme macigno che le si era fermato da qualche parte tra il cuore e la gola.

“Due?”

“Già” rispose seccamente. “Una da Victor de Girodel, l’altra da…” Oscar si morse il labbro per frenare la commozione. “dal povero piccolo Louis Joseph”

“Il Delfino?”

“Proprio lui. E prima che tu me lo chieda, ti posso dire che Louis Joseph mi piaceva più di Girodel”

Accidenti! Quel vino italiano che aveva preso in cantina doveva essere più pesante del previsto, a giudicare da come le si era sciolta la lingua.

Rosalie ridacchiò: “E come mai?”

“Non potrei mai sposare un uomo che è stato un mio sottoposto. Gli darei ordini anche in casa e non penso la prenderebbe bene.”

“Solo per questo?”

“Secondo me, prima o poi Girodel se ne andrà in America: quello che sta succedendo in Francia lo sta terrorizzando oltre ogni dire, è stravolto dalla preoccupazione. Ha persino smesso di tagliarsi le doppie punte con la spada nei momenti di pausa degli addestramenti.”

Rosalie scoppiò a ridere, seguita da Oscar. Lasciamo sghignazzare queste due per aprire una postilla: Oscar aveva ragione: di Girodello si sa che ad un certo punto lasciò la Francia pochi mesi prima dell’inizio della Rivoluzione e la famiglia si stabilì definitivamente negli States, tantoché si è avuta notizia di un Victor Giairodel, protagonista della Summer of Love del 1967 che viveva al Central Park di New York ed era il leader di una comunità Hippy molto rispettata. Pare avesse preso il motto Peace and Love molto seriamente e che, abbia contribuito ad un mondo migliore con tanto amore e gran copia di spermatozoi.

Chiusa questa necessaria appendice storica di fondamentale importanza per comprendere in maniera più significativa uno dei personaggi minori della storia di Madamigella, ritorniamo in camera di Oscar.

“Non è una buona ragione per non amare qualcuno, Madamigella.” La redarguì severamente.

Ormai, la dignità ed il riserbo se ne erano andati dietro a Girodello, per cui Oscar rispose sinceramente: “In realtà Girodel non ha niente che non vada. E’ solo che non è André…”

Ecco, lo aveva detto. Ed ora si sentiva molto meglio. Non riusciva più a contenere dentro di sé quel che provava per André. Aveva bisogno di esternarlo, di lasciarlo uscire perché quel sentimento stava crescendo ogni giorno sempre di più. Come il bambino di Rosalie, del resto, ed ingombrante allo stesso modo.

“Quando pensate di dichiararvi?”

“C… Cosa?”

“Beh, glielo dovrete pur dire, in qualche modo.”

“Ma perché io? E’ lui l…, l’uo…, o santo cielo! L’uomo!”

“Lui non lo farebbe mai, madamigella: non ha il vostro rango, non ha il diritto di domandarvi alcunché.”

Touché: Rosalie aveva ragione.

La personale Caporetto di Oscar era ormai giunta: “Il fatto è… è che credo ami un’altra e che non provi più niente per me.”

“Oh, questo non è possibile!”

“Invece sì! Questa sera è tornato ed aveva addosso il profumo di una donna…”

“Questo non vuol dire niente, Madamigella.”

“Invece sì! Lui mi ha dimenticata, ecco la verità.”

“Sentite, Oscar, lo sapete che gli uomini hanno delle esigenze, no?”

“Rosalie, ti prego, risparmia il discorsetto sulle api e sui fiori per quando tuo figlio avrà un’età. Credimi, so quel che dico.”

Rosalie fissò Oscar in viso: aveva un’aria così depressa che le fece tenerezza. Con un gesto, la attirò a sé e la fece sdraiare proprio in corrispondenza del suo pancione e cominciò ad accarezzarle i capelli. Inaspettatamente, Oscar si lasciò andare a quel contatto, fino a quando, incuriosita, vide un bozzo spuntare dall’addome della sua amica, proprio vicino a dove aveva poggiato la sua testa.

“Rosalie, la tua pancia fa la gobba…”

Lei sorrise con tenerezza. “No, mio figlio ha sentito che eravate triste ed ha teso la manina per accarezzarvi come ho fatto io.”

“Certo che la maternità ti ha fatto perdere la tramontana come non mai.” Ghignò Oscar.

Rosalie sorrise: aveva visto che nonostante il tono acido, gli occhi di Oscar si erano inumiditi e la voce le usciva un po’ malferma.

“Sentite, facciamo così: io chiedo alle mie amiche di Parigi di tenere d’occhio André, così scopriamo chi è la donna profumata.”

“Secondo me, quella puzza. Quante amiche hai, Rosalie?”

“Non molte, ma tante conoscenze: essere la moglie di un Rivoluzionario ha qualche vantaggio, a volte…”

“Bah, fai un po’ quello che vuoi…” mormorò Oscar accoccolandosi più vicina a quell’enorme escrescenza. Era talmente conciata male che le faceva piacere ricevere un po’ di affetto persino da un piccoletto non ancora nato.

Si sentiva veramente persa: era sempre stata abituata ad avere André a non più di qualche metro di distanza e la consapevolezza che forse qualcuno glielo avrebbe portato via a breve (con vari annessi e connessi), la faceva sentire parecchio male. Allungò la mano per accarezzare il piccolo bozzo che ogni tanto spuntava dal pancione di Rosalie e si addormentò.

* * *

Era qualche giorno che Rosalie si aggirava per palazzo Jarjayes con aria da cospiratrice (stare con Bernard l’aveva rovinata per sempre ed in maniera irreversibile, evidentemente), la qual cosa preoccupava Oscar non poco.

Un pomeriggio che era di licenza, la incrociò nel corridoio davanti allo specchio mentre si sistemava il cappello.

“Dove stai andando?” le domandò Oscar quasi soprappensiero.

“Dove stiamo andando, Madamigella…” la corresse la mammina.

“Non ti seguo, Rosalie”

“E’ arrivata l’informazione che aspettavamo” bisbigliò Rosalie in tono circospetto. “Dobbiamo andare, è ora. C’è fuori una carrozza che ci aspetta.”

“Senti, Rosalie” sospirò stancamente Oscar “Qui sta per scoppiare un disastro di dimensioni epocali che se lo ricorderanno per un bel pezzo. Ora proprio non ho tempo…”

“Madamigella, ma lei non vuole sapere cosa…”

Oscar rimase irrigidita su quel metro quadro di piastrella di marmo a riflettere per un paio di nano secondi.

“Va bene. Prendo la spada ed andiamo!”

* * *

Buongiorno! Come state?

Lo so che ci ho messo una vita. In effetti, il capitolo era pronto più di un mese fa, ma mi faceva francamente schifo, e non volevo rifilarvi quell’orrore, per cui l’ho riscritto tutto daccapo. Ora va meglio.

Aggiornamento: la vostra Nisi è andata in Giappone ed ora si è messa a studiarne la lingua. Ho il primo numero di Versailles No Bara in giapponese e mi è venuto il magone quando dopo 40 pagine di lettura di hiragana, ho capito qualche parola. Che emozione.

Dunque, ora una promessa seria: visto i miei tempi di aggiornamento vergognosi, d’ora in poi pubblicherò storie già finite, che cioè avranno tempi di aggiornamento regolari.

Nel frattempo, vi passo questo link di una mia ff pubblicata su Laura Little Corner:

http://digilander.libero.it/la2ladyoscar/Fanfics/Mainfanfics.htm

se scorrete la pagina, trovate una mia storia.

Se invece siete in grado di leggere l’inglese, andate qui: http://geocities.com/versaillesrosas/

Su fanfiction, ci sono le mie storie in inglese ed un’inedita, la mia prima fanfic scritta in inglese, con il grazioso beta di Londonlilyt che ringrazio per le frustate che ricambierò a suo tempo. La riscriverò in italiano nelle vacanze di Natale.

Un bacione… ed ora, i ringraziamenti.

Synnovea: hai riso tutto il tempo? Bene, allora sono riuscita nel mio scopo. Ma povero bambino: lui che c’entra se ha una mamma tanto sciroccata?

Anita: Davvero Grazie, Anita!

Liala070: Buongiorno! Dolce e divertente? Grazie! Ora continuo, continuo…

Ishizu: eh, mi sa che ti ho fatto un po’ penare, con questo capitolo nuovo…

Baui: grazie per la doppia recensione. Mi fa piacere che ti sia fatta quattro risate alle spalle di questi poveretti. Che ne pensi di questo?

Daydreamer: Aspetta e vedrai. Le tue osservazioni mi sono state utilissime per le paturnie di questo capitolo. Thanks! Ti saluto il tornado…

Bradamante: la mia povera nonna diceva “gelosa come una vacca”. Ad Oscar mancano corna e coda, ma la gelosia c’è tutta! Grazie, cara! Spero che anche questo capitolo di faccia rotolare sotto al tavolo (non per colpa del vino).

L-fy: Non ti facevo tanto cruenta, Elfie cara. Più che infilzarlo, Oscar avrebbe degli argomenti un tantinello più persuasivi, capisciammé. Per farmi perdonare del ritardo, ti pago una depilazione completa. Baciotti con annusamento e morsetti.

IceWarrior: Beh, gli autori hanno i loro segretucci che tirano fuori dal cappello piano piano. Posso solamente ringraziare per l’attenzione delle tue letture e delle recensioni. Fanno bene al cuore!

Gen: grazie, sei davvero gentile. Spero di continuare ad interessarti.

Slayer87: La mia collega mi dice sempre: “Eeeeehhh cara…” mi sa tanto che Rosalie girellerà attorno ad Oscar ancora per un po’.

Carlotta: Giuro, la prima reazione che ho avuto è stata “Non è che Carlotta mi deve dei soldi e me lo sono dimenticato?” Poi ho realizzato che la mia condizione di lavoratrice dipendente mi impedisce di fare la strozzina. Sai, sono sempre molto emozionata nel ricevere complimenti come i tuoi, spero che i miei ringraziamenti rendano l’idea di quanto mi abbiano fatto piacere.

Frakkis: bentrovata! Ancora un paio di capitoli, dai…

Bacioni a tutti!

   
 
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