La prima flash ha i seguenti prompt: #Temporale e #http://www.danielesemeraro.it/foto/wp-content/uploads/yapb_cache/gargoyle_paris.e3shleoavz4kw040skcwg0g4k.594zrl0ettogcw0wkgwccgk80.th.jpeg 191 parole
Un temporale non è diverso da un suono di campane. Cambia la nota, ma identica è la vibrazione che si propaga. Le campane portano fiumi di persone dentro a una chiesa, un temporale porta fiumi di acqua. Gocce piccole che s’insinuano, filtrano, accarezzano e graffiano. Possono essere un sollievo, possono pungere come aghi, possono corrodere e sciogliere. Si somigliano tutte e tutte sono diverse, come le persone che camminano così in basso, piccole formichine che scorrazzano fuori e dentro e che ti notano appena.
Se sei un Gargoyle di Notre Dame significa che ti aspetta una lunga vita di osservazioni, di pensieri e di gocce che ti cadono sulla testa, rotolano sul naso e sulle ali. Non ti viene il raffreddore, ma finisci per essere scavato dentro, fino in profondità, perché la pietra, in fondo, è viva.
Il temporale, per un Gargoyle, è una consuetudine piacevole, perché quel rombo che fa vibrare dentro è come il battito di un cuore innamorato, che arriva all’improvviso e ti sconvolge un po’. E’ un brivido di piacere in una vita lunga secoli, passata a reggersi la testa con le mani a scrutare la città.
La seconda ha come prompt Where you Stand dei Travis per 229 parole. http://www.youtube.com/watch?v=W-ZT2Hgonwc
Hai mai provato la sensazione di camminare per strada e di provare a tenere gli occhi aperti fino all’ultimo, fino quasi a farli seccare, prima di chiuderli?
E’ un gioco scemo, e non serve a niente. L’idea di fondo è cercare di non perdere niente. Ogni volta che le palpebre scendono, anche solo per un nano secondo, per quell’attimo sei cieco, perduto. È un attimo e non ci sei. Non vedi il mondo ed è come se il mondo non vedesse te. Nell’arco di una giornata, sparisci più volte di un prestigiatore. È come se ti sgretolassi al suolo, perdessi consistenza e svanissi. Se tu potessi tenere gli occhi aperti perderesti meno cose, meno persone. Apparterresti costantemente al mondo. L’unico vantaggio dello sparire è che ti liberi di tutto quello fai per fingerti felice e sereno. Se non ci sei, sei quello che vuoi; il rischio, però, è non riuscire più a tornare indietro.
Che fare, allora?
L’unica è legarsi un filo di spago al polso e sperare che qualcuno ne raccolta un’estremità, fare in modo che qualcuno sia lì accanto a te, a strattonarti prima che tu ti perda quando chiudi gli occhi e sparisci, quando non sei felice e non sai perché, quando ti senti una banderuola e vuoi che il vento smetta. Se qualcuno ti rimane accanto allora puoi perderti, perché avrai la certezza di ritornare.