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Autore: Francine_92    18/05/2013    4 recensioni
[Questa storia fa riferimento a "il principe mezzosangue" ed a "i doni della morte" interpretati in modo molto differente dagli originali.]
“Guardami.” Hermione, che stava con la testa china e continuava a piangere, sollevò il viso specchiandosi negli occhi di Draco. “Sopravvivremo a tutto questo.” allungò la mano destra per stringere il braccio di Hermione, portandoselo vicino alle labbra e posando poi quest'ultime sulla cicatrice che Bellatrix le aveva inciso. Hermione a quel gesto parve calmarsi e smise di piangere. Draco le lasciò il braccio e lei ne approfittò per fare lo stesso; usò entrambe le mani per sollevare la manica della camicia di Draco, scoprendone il Marchio Nero e si chinò a baciarlo. Poi si allontanò e tornò a guardare il giovane serpeverde negli occhi color ghiaccio, che già avvertiva il cuore più leggero e colmo di una gioia mai provata. “Ci prenderemo cura l'uno dell'altra e saremo sempre pronti a sanare le nostre cicatrici, me lo prometti?”
“Te lo prometto, Hermione.”
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: Movieverse, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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E non c’è via di fuga, per chi vive in fuga.

-Palahniuk.

 

I Doni della Morte.

 

La mattina seguente sia Draco che Hermione si trovavano in una situazione di perenne imbarazzo e praticamente non si degnavano neanche di uno sguardo ogni volta che si incrociavano. La strega era anche piuttosto sollevata, perché aveva potuto appurare che né Harry né Ron avevano sentito qualcosa la scorsa notte; chissà cosa avrebbero pensato di lei se avessero saputo che era andata a letto con Draco Malfoy.

“Com’è stato fare la guardia, Malfoy?” chiese Ron.

“Pensavo sarebbe stato noioso, ma si è rivelato molto interessante.” Hermione capì che stava facendo allusione a lei ed arrossì violentemente, mentre portava a tavola un vassoio con la loro colazione che per poco non le cadde a terra.

“Io ho fatto un sogno stanotte. E sapete già che i miei sogni non sono uguali a quelli di tutti gli altri.” l’affermazione di Harry lasciò tutti di stucco.

Hermione poggiò il vassoio sul tavolo e tutti e quattro presero la loro tazza di latte e la loro porzione di cereali integrali.

“Parla, Harry.” lo incitò Ron.

“Ho visto Voldemort. Era furioso. E poi ho visto la Gringott ed una camera blindata. Suppongo che sia di Bellatrix, perché ho visto anche lei ed era piuttosto preoccupata; Voldemort le urlava contro. Penso che l’altro Horcrux si trovi lì. E dobbiamo andarci.”

“Non sappiamo nemmeno come si distruggono, non possiamo andare lì senza prima avere un’arma tra le mani.” commentò Malfoy.

“Ha ragione, Harry.” Hermione fissò Harry con apprensione e sospirò.

Nessuno dei quattro disse altro, si limitarono a consumare la colazione in silenzio ed ogni tanto il tintinnio dei cucchiai che sbattevano contro le tazze, interrompeva la loro concentrazione ed i loro fitti pensieri.

E poi, in un attimo, un suono simile al verso di un animale arrivò alle orecchie di tutti. Harry sbarrò gli occhi ed in un secondo si alzò e sfrecciò fuori dalla tenda. E lì lo vide, il Patronus di una cerva che si stava allontanando e che sparì nel nulla non appena Harry ci mise gli occhi sopra. Gli altri tre lo raggiunsero poco dopo e si fermarono alle sue spalle.

“Cos’era, Harry?” Ron lo fissava curioso e preoccupato.

“Ho visto un Patronus. Quello di mia madre.” mormorò il giovane mago. Hermione non fece nemmeno in tempo a dire ‘Harry, tua madre è morta.’ che il giovane grifondoro corse nella direzione in cui era apparso e, notando un luccichio a terra, si fermò. Quello che vide lo lasciò a bocca aperta dallo stupore, com’era possibile? Lì davanti a lui c’erano la spada di Godric Grifondoro, il boccino d’oro ed un libro di fiabe. Li prese, ancora decisamente scioccato per l’accaduto e si precipitò nuovamente verso la tenda, correndo.

“Guardate!” disse con affanno. “La spada, un boccino e questo… libro!” diede la spada a Ron, perché la tenesse in mano e mise nelle mani di Hermione quel libro; la strega lo aprì ed iniziò subito a sfogliarlo. Dal libro cadde un foglietto di pergamena e Draco si abbassò per raccoglierlo e porgerlo ad Hermione.

“Grazie.” mormorò Hermione guardandolo negli occhi. Draco non disse niente, accenno un mezzo sorriso ed approfittò del passaggio di quel foglietto per sfiorarle la mano. Aveva una voglia fottuta di toccarla e di farla ancora sua, chissà se ne avrebbe avuto di nuovo l’occasione prima o poi.

La strega lo aprì e lesse in fretta ciò che c’era scritto. “Questo libro vi sarà utile, capirete cos’è che Voldemort sta cercando. Invito la signorina Granger a scrutarlo con cura, facendo attenzione ad ogni minimo dettaglio. E la spada, beh, quella è la chiave. Per quanto riguarda il boccino, Harry, dovrai aprirlo quando sarà il momento. Capirai come e quando. Una persona a me cara ha fatto in modo che questi oggetti arrivassero a voi senza intoppi. Vi auguro buona fortuna.” Hermione guardò gli altri negli occhi, senza aggiungere altro. Quel foglio non era neanche firmato, ma dalla grafia si poteva supporre che era stato scritto da Silente e che qualcuno aveva portato lì tutti quegli oggetti ed era riuscito a trovarli nonostante gli incantesimi di protezione che avevano pronunciato ima volta arrivati. Non erano al sicuro se erano così facilmente rintracciabili, a meno che Silente non avesse detto a questa misteriosa persona come annullare gli incantesimi per riuscire così a trovarli. Ma perché avevano visto il Patronus della madre di Harry? Possibile che qualcuno potesse avere un Patronus simile a quello di un’altra persona?

“Tutto questo è molto strano e mi sta mettendo anche parecchia ansia.” disse Ron.

“Dobbiamo andarcene da qui. Non sappiamo se solo quest’individuo sia riuscito a trovarci usando qualche strano incantesimo, ma non ci conviene rischiare. Qualcun altro potrebbe fare la stessa cosa. Io propongo di spostarci ogni settimana.” Harry spezzò il silenzio che si era venuto a creare. “E tu, Hermione, dai un’occhiata a quel libro il prima possibile… io cercherò di capire come aprire il boccino.”

“La spada distrugge gli Horcrux, possiamo andare alla Gringott oggi stesso.” tutti si voltarono a guardare Malfoy, inevitabilmente sbalorditi.

“Come lo sai?” chiese Ron.

“Istinto.” mormorò. “E… Hermione, sulla prima pagina del libro c’è uno strano simbolo. L’ho notato prima e credo di averlo visto già da un’altra parte.”

Hermione nel sentire quelle parole aprì nuovamente il libro, fermandosi sulla prima pagina.

“Wow, che occhio.” disse sorpresa e compiaciuta allo stesso tempo. Non credeva che Draco fosse così intelligente e che notasse i dettagli proprio come lei.

“Ah, ecco cos’è!” esclamò, come se l’illuminazione gli fosse venuta dall’alto. “E’ il simbolo dei Doni della Morte. E’ una fiaba contenuta in quel libro, ma non capisco cosa possa c’entrare con Voldemort.” concluse.

“La leggeremo stasera stessa e vedremo cosa può dirci. Prepareremo anche il piano per andare alla Gringott. Ci muoveremo domani mattina. Non possiamo perdere altro tempo.” disse Hermione.

“E come facciamo ad entrarci? E’ impossibile!” sbottò Ron.

“Troveremo un modo, c’è sempre un modo.”

Draco sorrise, non aveva mai visto una donna più determinata e coraggiosa di Hermione Granger. Gli piaceva da morire e voleva assolutamente proteggerla da tutto e da tutti, il suo istinto gli diceva di doverlo fare. E la voleva sua, sarebbe stata sua. Hermione si accorse del suo sguardo e arrossì come aveva fatto poco prima in tenda. Draco le faceva provare delle sensazioni uniche. Lo avrebbe baciato proprio lì, se solo fossero stati da soli. Non era giusto, era fuori da ogni logica, ma era quello che sentiva nel profondo. Forse stanotte si sarebbe proposta lei per fare la guardia ed era più che sicura che Malfoy l’avrebbe raggiunta. Ma a questo ci avrebbe pensato dopo. Hermione infatti, una volta che tutti e quattro ebbero preso posto in tenda, li radunò attorno al tavolo e si mise a leggere quella fiaba, sperando di trovare qualche indizio che li avrebbe aiutati nella loro missione.

“C'erano una volta tre fratelli che viaggiavano lungo una strada tortuosa e solitaria al calar del sole. Dopo un po' i fratelli giunsero ad un fiume troppo pericoloso da attraversare. Essendo versati nelle arti magiche ai tre fratelli bastò agitare le bacchette per costruire un ponte. Ma prima di poterlo attraversare, trovarono il passo sbarrato da una figura incappucciata: era la morte. Si sentiva imbrogliata perché di solito i viaggiatori annegavano nel fiume. Ma la morte era astuta: finse di congratularsi con i tre fratelli per la loro magia e disse che meritavano un premio per la loro abilità a sfuggirle. Il maggiore chiese una bacchetta più potente di qualsiasi altra al mondo, così la morte gliene fece una da un albero di sambuco che era nelle vicinanze. Il secondo fratello decise di voler umiliare la morte ancora di più e chiese il potere di richiamare i propri cari dalla tomba, così la morte raccolse una pietra dal fiume e gliela offrì. Infine la morte si rivolse al terzo fratello, un uomo umile, lui chiese qualcosa che gli permettesse di andarsene da quel posto senza essere seguito dalla morte e così la morte con riluttanza gli consegnò il proprio mantello dell'invisibilità. Il primo fratello raggiunse un lontano villaggio armato della bacchetta di sambuco e uccise un mago con cui in passato aveva litigato. Inebriato dal potere che la bacchetta di sambuco gli aveva dato, si vantò della sua invincibilità... ma quella notte un altro mago rubò la bacchetta e per buona misura gli tagliò la gola. E così la morte chiamò a sé il primo fratello. Il secondo fratello tornò a casa, tirò fuori la pietra e la girò tre volte nella mano. Con sua gioia la ragazza che aveva sperato di sposare prima della di lei morte prematura, gli apparve. Ma presto ella divenne triste e fredda perché non apparteneva al mondo dei mortali. Reso folle dal suo desiderio il secondo fratello si tolse la vita per unirsi a lei. E così la morte si prese il secondo fratello. Riguardo al terzo fratello, la morte lo cercò per molti anni ma non fu mai in grado di trovarlo. Solo quando ebbe raggiunto una veneranda età, il fratello più giovane si tolse il mantello dell'invisibilità e lo donò a suo figlio, poi salutò la morte come una vecchia amica e andò lieto con lei, congedandosi da questa vita da pari a pari.”

“Quindi… come dobbiamo interpretarla?” Ron fu il primo a parlare.

“Io credo che Voldemort stia cercando la bacchetta di sambuco. Insomma, credo che tutto quello che voglia di più al mondo sia essere il più potente di tutti. Non credete?” provò ad azzardare Harry.

“Io sono d’accordo con Potter.” sibilò Malfoy.

“Dovremmo cercarla. Ma non prima di aver distrutto tutti gli Horcrux. Forse se ti colleghi con Voldemort, Harry, riuscirai a capire dove si trova.”

“Hermione, non dipende da me. Non è una cosa che posso controllare. Se mi capiterà di vedere qualcosa, sarete i primi a saperlo. E per quanto riguarda la Gringott, è inutile pensare ad un piano, perché non esiste e lo sapete bene. Andremo lì e vedremo cosa si può fare per riuscire ad entrare.”

Gli altri non dissero niente, Harry aveva ragione, quindi era inutile scervellarsi in cerca di un piano che sarebbe sicuramente andato a rotoli.

Era ormai calata la sera e i quattro consumarono una cena veloce; parlare gli aveva messo molta fame. Verso le undici di sera, Harry e Ron erano già crollati in un sonno profondo ed Hermione invece andò fuori per il suo turno di guardia. Draco non ci mise molto a raggiungerla. Tutti e quattro non sapevano ancora come avrebbero fatto ad entrare alla Gringott, ma sarebbero partiti domani mattina e magari, con un po’ di fortuna, avrebbero capito cosa fare una volta messo piede a Diagon Alley. Draco ed Hermione passarono la notte a parlare del mantello dell’invisibilità, della pietra della resurrezione e di quella bacchetta che avrebbe dovuto essere la più potente di tutte. E poi passarono a ciò che entrambi volevano più di ogni altra cosa, ci avevano pensato praticamente per tutto il giorno; fecero di nuovo l’amore, proprio lì, sotto la luna, come la prima volta. E per un momento, nessun pensiero negativo parve impossessarsi di loro. C’erano solo baci, sospiri, contatti fisici, strani sentimenti e tanta passione.

  
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