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Autore: Geilie    18/05/2013    2 recensioni
Raccolta di drabble e altri componimenti brevi, come suggerisce il titolo.
Avvertimenti e rating generici.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Slash | Personaggi: Quasi tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Scritta per la Drabble Night organizzata al volo per LauriElphaba il 15/05/13. Pacchetti di Ferao.

PACCHETTO PAPRIKA
Fandom: Sherlock (BBC)
Personaggi: Sherlock, John
Prompt: “Noi moriamo soltanto quando non riusciamo a mettere radice in altri.” - Lev Tolstoj




Radici
292 parole - non betata; drammatico-ironica, post-Reichenbach (secondo il canone letterario) e slash, ma solo se ce lo si vuole vedere.
 
La prima cosa che John fa dopo averlo riconosciuto è avere un mancamento. La seconda è riprendersi abbastanza da dargli un pugno in piena faccia. La terza è fare due tazze di tè e chiedere spiegazioni.
Sherlock inizia il suo racconto senza sbuffare, roteare gli occhi o fare commenti sull’altrui intelligenza neanche una volta. Si congratulerebbe con se stesso, se non fosse troppo concentrato nel calibrare le parole per evitare nuovi accessi d’ira del suo interlocutore. Non è una cosa che sia abituato a fare, controllarsi per non ferire qualcuno, perciò l’esercizio richiede una considerevole quantità di attenzione da parte sua.
Dopo un’ora intera di conversazione quasi unilaterale, però, la sua voce comincia ad arrochirsi - e il suo controllo a vacillare, parrebbe: quando John gli chiede perché ci abbia messo così tanto a tornare, infatti, l’unica cosa che il suo cervello gli propone come risposta è uno di quegli inghippi logici che di solito riserva a Mycroft.
«Il tornare presuppone l’essere andati via. Io non me ne sono mai andato, John.»
Sa che non è la cosa giusta da dire nel momento stesso in cui la dice e lo sguardo duro che John gli rivolge non lo sorprende affatto.
«Tu sei morto, Sherlock. Per tutto il mondo, per i tuoi amici, per me tu sei morto per tre anni interi!»
«Non sono mai morto davvero» dice allora; poi, prima che John possa dar voce a tutta la propria frustrazione, aggiunge: «Noi moriamo soltanto quando non riusciamo a mettere radice in altri.»
Sul viso di John, dopo un’espressione di puro shock, si apre un sorriso: è piccolo, ma promettente, e Sherlock si ritrova per la prima volta a ringraziare mentalmente sua madre per avergli fatto leggere Tolstoj.
Per ora, va bene così.
  
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