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Autore: ECA90    05/12/2007    1 recensioni
Questa è la mia prima fanfic, quindi siate buoni!! Un padre severo, un figlio zuccone, una misteriosa telefonata.. cosa mai potrebbe succedere per farli avvicinare??
Genere: Azione, Suspence, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Heiji Hattori
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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3. UNA PRIMA REAZIONE

 

Le porte scorrevoli si aprirono appena in tempo per lasciarlo passare. Attraversò velocemente l’atrio e salì gli scalini due a due fino ad arrivare al 3° piano. Nel frattempo nella sua mente, nonostante la morsa che gli attanagliava lo stomaco e lo shock per la notizia ricevuto, si susseguirono pensieri molto lucidi: sapeva quello che doveva fare; le diverse situazioni complicate che aveva dovuto affrontare negli ultimi anni gli avevano insegnato a progettare istantaneamente piani di salvataggio, sia per lui che per altri, e questo pregio gli aveva spesso salvato la vita. Un’altra fortuna in quel momento, fu che il giovane detective conosceva praticamente a memoria l’intero edificio, in quanto vi aveva trascorso molto sin da bambino. No fu quindi difficile per lui, trovare la sala computer in fondo al corridoio. Aprì la porta così violentemente da mandarla a sbattere contro la parete provocando un tonfo che rimbombò per la stanza, e si precipitò verso le decine di monitor che gli stavano di fronte, sotto gli occhi terrorizzati dalla sorpresa dell’agente di turno. Si  guardò velocemente intorno e individuò uno schermo nero, con le strade della città tracciate in bianco, e un numero imprecisato di piccoli triangolino rossi sparsi qua e là sul monitor. Si avvicinò a quel computer e iniziò a scorrere velocemente tutti i segnalini alla ricerca del suo obiettivo. Sussultò vistosamente quando vide quello con a fianco la scritta “HH CAPO”.

Si assicurò che il piccolo triangolo fosse immobile sullo schermo, controllò la  via dove era localizzato, e riprese la sua corsa uscendo dalla stanza e ignorando l’agente di prima che gli si era avvicinato chiedendogli se avesse bisogno di una mano, e che ora era sempre più confuso.

Scese le scale in un baleno, rischiando più di una volta di andare a sbattere contro qualche poliziotto che andava in senso contrario. Uscì altrettanto di fretta dalla porta. Otaki e i suoi uomini erano ancora immobili sul marciapiede, sorpresi dal comportamento incomprensibile del ragazzo.

O – dove vai Hei-chan? – gli chiese il commissario quando lo vide passare. Heiji sentì la sua voce, ma reagì istintivamente, pensando che non aveva abbastanza tempo per fermarsi, e continuò la sua corsa lungo l’ampio marciapiedi fino a sparire tra la folla. Nonostante la confusione che lo attorniava, si sentiva completamente isolato. Sapeva esattamente dove andare però, e ora il suo cervello iniziò a formulare un groviglio di pensieri.

H –“ lo sapevo!! Papà porta sempre la ricetrasmittente con sé!! Per fortuna anche se sono in standby hanno il modo di localizzarle!! Se era fermo deve averlo portato in quell’edificio, e non è molto distante da qui!! Devo far in fretta “-

In una situazione normale si sarebbe accorto dello stomaco che brontolava e del fisico che reclamava insistentemente u letto, ma ora sembrava non farci caso. Analizzò un attimo la sua situazione e si scoprì tremendamente spaventato, con i brividi che gli correvano lungo la schiena madida di sudore freddo.

H –“ Accidenti!! Non ho mai avuto paura in tutta la mia vita!! Nemmeno quando volevano ammazzare me!! E adesso sono spaventato a morte all’idea di mio padre tra le mani di quel maledetto!! Giuro che se gli fa qualcosa, se osa fargli del male, lo mando all’ospedale ancor prima che in galera!! “-

Sentiva montarsi dentro una rabbia incontrollabile, e anche se sapeva di dover restare calmo, non ci riuscì affatto. Nonostante gli avessero sempre spiegato di essere razionale, infatti, lui aveva sempre agito seguendo il suo istinto, e i fatti gli avevano sempre dato ragione. Mentre faceva questi pensieri, continuava a correre a perdifiato, rischiando di tanto in tanto di cadere e ricevendo numerosi colpi alle costole involontari dai numerosissimi passanti, ma questo non bastò a fermarlo.

H –“ accidenti papà!! Resisti!! Se ti fai ammazzare non te lo perdonerò mai!! “- continuava a pensare il giovane in preda ad un cieco terrore per la sorte del padre –“ sto arrivando!! Non manca molto cavoli!! “-.

Si arrestò improvvisamente davanti ad un grande edificio abbandonato di colore grigio nel centro di Osaka. Il petto si alzava e si abbassava velocemente a causa della corsa furiosa; la maglietta rossa appiccicata addosso. Le gambe tremavano, un po’ per la stanchezza e un po’ per la paura, le mani si strinsero a pugno lungo i fianchi; in testa l’immancabile cappello con la visiera dietro. Le persone continuavano a passargli vicino schivandolo, mentre alcuni lo maledicevano per occupare il marciapiedi, restando lì immobile con lo sguardo apparentemente perso nel vuoto, completamente ignari del dramma che il ragazzo stava vivendo. Alzò improvvisamente il capo con una luce di determinazione implacabile negli occhi; fece un passo in avanti sbattendo a terra i piedi quasi come per imporre alle sue gambe di smettere di tremare. Fatto questo, iniziò a dirigersi a passo deciso verso la vecchia porta arrugginita.

Nel frattempo, gli agenti rimasti davanti alla centrale, ricominciarono a entrare nell’edificio scuri in volto: il loro capo era scomparso, e adesso pure suo figlio. Otaki rientrò nel suo ufficio, stanco come se avesse appena terminato una gara di corsa e si accasciò sulla poltrona in pelle asciugandosi con un fazzoletto il viso madido di sudore. I suoi pensieri, rivolti agli ultimi avvenimenti di quell’ormai maledetta giornata, vennero riportati alla realtà da qualcuno che bussò bruscamente alla sua porta. Senza nemmeno aspettare l’autorizzazione, Toyama fece il suo ingresso nella stanza, guardandosi intorno con aria severa.

T – dov’è Heiji? –

Il commissario deglutì e prese un bel respiro prima di rispondere

O – Non lo so.. non ne ho proprio idea – disse fissandosi le punte delle scarpe, non osando guardare negli occhi l’ispettore che gli stava davanti

T – cosa vuol dire? –

O – dopo che te ne sei andato, gli ho spiegato come sono andate le cose. Subito è rimasto un po’ shockato, poi è corso in centrale per uscire dopo cinque minuti come una furia dirigendosi non so dove. Abbiamo provato a fermarlo, ma.. – venne interrotto dalla voce di Toyama profondamente adirato.

T – SEI UN IRRESPONSABILE!! DOVRESTI CONOSCERE HEIJI!! SAI QUANT’E’ IMPULSIVO!! SECONDO TE PERCHE’ TI AVEVO VIETATO DI DIRGLI QUELLO CHE ERA SUCCESSO?! PERCHE’ ERA PREVEDIBILE CHE REAGISSE COSI’!! CHIUNQUE RIMARREBBE SCONVOLTO DA UNA NOTIZIA DEL GENERE!! HAI IDEA DI COSA POTREBBE FARE ORA QUELLA TESTA CALDA?? ANDATE FUORI A CERVARLO!! IMMEDIATAMENTE!! –

Mentre faceva questa sfuriata, si era avvicinato sempre di più al tavolo, sbattendovi sopra le mani. Dal canto suo, Otaki, se ne era rimasto seduto, schiacciandosi sempre di più contro lo schienale della poltrona, impaziente di allontanarsi dal clima teso di quella stanza, e uscì a passo svelto per eseguire il comando che gli era appena stato impartito. Così, sceso nell’atrio, aveva radunato una decina di uomini ed era uscito per le strade di Osaka. Nel frattempo, nell’ufficio del commissario, Toyama era rimasto a fissare il corridoio al dilà della porta aperta con sguardo assente. Sapeva di aver mandato Otaki a cercare un ago in un pagliaio, ma sapeva altrettanto bene che, se la faccenda si fosse conclusa bene per Heizo, quest’ultimo non li avrebbe mai perdonati se avessero lasciato che succedesse qualcosa a Heiji. Era ancora perso in questi ragionamenti quando vide un agente correre trafelato verso di lui. Il poliziotto si fermò sulla porta per riprendere fiato, chinandosi in avanti e appoggiandosi sulle ginocchia.

T – cosa c’è? –

P – Ispettore.. vengo dalla sala monitor.. – disse ansimando – la stavo cercando.. perché poco fa.. è passato il figlio del capo questore.. e dopo poco se n’è andato come una furia.. –

T – la sala monitor? – chiese confuso

P – si signore!!

Improvvisamente Toyama venne colpito dalla stessa idea di Heiji.

T – le ricetrasmittenti della polizia!! – detto questo uscì dalla stanza per recarsi alla sala computer.

T –“ possiamo rintracciarlo così!! Come ho fatto a non pensarci da solo!! Heiji doveva esserci arrivato!! “- pensò.

Non gli fu difficile raggiungere la stanza, in quanto si trovava già al secondo piano. Una volta entrato, si mise ad analizzare lo stesso schermo studiato da Heiji, ma senza fortuna. Poco dopo venne raggiunto dal poliziotto di prima.

T – c’è un modo per identificare dove si trova Heizo? –

Senza dare una risposta, il giovane poliziotto si mise al lavoro eseguendo gli ordini del superiore. A quest’ultimo si gelò il sangue nelle vene quando sullo schermo comparve la grossa scritta lampeggiante “NOT FOUND”.

T – Accidenti!! – tuonò colpendo con un pugno la scrivania che aveva di fronte; poi uusì a passi svelti dalla stanza.

T –“ accidenti “- pensò –“ quel maledetto deve avergliela rotta “-

Poi , come ricordandosi di un particolare fondamentale, si bloccò di colpo e si rivolse all’agente:

T – il giovane di prima ha trovato quello che cercava? –

P – si, direi di si.. –

Una maschera di spavento si dipinse sul volto dell’ispettore e altri pensieri si affollarono nella sua mente

T –“ maledizione!! Ora tu sai dov’è tuo padre Heiji!! E se non mi sbaglio di grosso stai andando da lui!! Non farlo accidenti!! Non fare stupidaggini.. “-

Conosceva bene Heiji, e sapeva che l’impulsività del suo carattere avrebbe potuto metterlo in guai peggiori di quelli in cui si trovava il padre. Nel frattempo, il ragazzo in questione, aveva raggiunto la sua meta e stava per aprire la porta che, sapeva, lo avrebbe portato dal padre.

La pesante lastra metallica si aprì a fatica sotto la spinta del giovane. Heiji entrò e chiuse la porta alle sue spalle. Dovette sforzare parecchio gli occhi, perché lì dentro no si vedeva niente. Quando riuscì un minimo ad abituarsi all’oscurità, iniziò a guardarsi intorno. Il pavimento era disseminato di rottami, fili di ferro e corde. Era una fortuna che non si fosse mosso, o sarebbe sicuramente inciampato in qualcosa. Iniziò ad avanzare nella stanza guardandosi furtivamente intorno: era sicuro che suo padre fosse lì, e il suo istinto gli diceva che erano molto vicini, perciò era strano che lì non ci fosse nessuno. Eppure per ora, in quelle stanza sembravano esserci solo lui e la sua tensione. Si muoveva silenziosamente sollevando nuvole di polvere ad ogni passo, con il corpo scosso da leggeri brividi. Continuava a guardarsi intorno, con la sensazione di essere osservato.

Come a conferma di questo suo presentimento, sentì un rumore alle sue spalle: aveva fatto appena in tempo a girarsi, che vide una figura parecchio più grossa di lui che  gli piombava addosso lanciandosi da una trave a circa due metri d’altezza. Il giovane non ebbe il tempo di spostarsi, e l’impatto tra i due fu abbastanza tremendo. Il brigante gettò a terra il detective, atterrandogli con le ginocchia sulla schiena. Per il ragazzo fu una cosa piuttosto shockante: sentì due dolorosissimi colpi sulla schiena, così forti che gli sembrò di sentire le sue ossa rompersi. Allo stesso tempo, i polmoni vennero svuotati da tutta l’aria e a lui sembrò di non poter più riprendere a respirare.

Sentì gli occhi uscirgli dalle orbite e tutto il sangue affluire alle tempie. Lasciò cadere la testa sul freddo pavimento in pietra. Nella sua testa, il suono provocato dal volto bagnato dal sudore freddo che si appoggiava sulle piastre dure, provocò un tonfo sordo che rimbombò per tutto l’edificio. Questo contatto gli fece recuperare un briciolo di lucidità, e si accorse che il troglodita, come lo definì lui, che gli era piombato addosso, gli era ancora seduto sopra, e gli stava legando i polsi dietro la schiena con una corda. Heiji si sentiva incredibilmente debole. Era ancora sdraiato a pancia in sotto e boccheggiava cercando di far entrare un po’ d’aria nei polmoni. Quando sentì svanire il peso sopra di lui, gli sembrò di riacquistare un po’ di forze e, strisciando, riuscì a mettersi in ginocchio, ancora chinato in avanti.

Questo movimento gli provocò un conato di vomito e spostò il corpo alla sua destra per rimettere, sentendo in bocca anche il sapore della bile. Rimase qualche istante a fissare il pavimento, il respiro affannoso e gocce di sudore che bagnavano le piastre in pietra dopo avergli rigato il volto. Riuscì faticosamente a rimettersi in piedi, rischiando di ricadere a terra a causa di un giramento di testa che gli fece vedere tutto nero per alcuni secondi. Si sentiva uno straccio, ma quando si voltò barcollando andando a fissare negli occhi l’uomo che lo aveva ridotto in quello stato, si ricordò improvvisamente il motivo per cui era li. Con sua grande sorpresa, tutta la tensione era sparita, lasciando spazio ad una rabbia che sentiva scorrersi nel sangue, ed a una voglia incredibile di lottare per salvare se stesso e suo padre: era tornato il solito ragazzo testardo e determinato.

 

 

 

Eccomi con il terzo, e per oggi ultimo capitolo!! Spero che la mia storia sia riuscita a coinvolgervi!! Volevo fare una precisazione.. se a volte critico il carattere di Heiji, è solo perché il più delle volte Heiji è visto con gli occhi di Heizo, perché io il suo carattere lo adoro!!!!!!!!!!!!! Mi assomiglia anche parecchio!! XD XD XD

Alla prossima

  
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