3. UNA PRIMA
REAZIONE
Le porte
scorrevoli si aprirono appena in tempo per lasciarlo passare. Attraversò
velocemente l’atrio e salì gli scalini due a due fino ad arrivare
al 3° piano. Nel frattempo nella sua mente, nonostante la morsa che gli
attanagliava lo stomaco e lo shock per la notizia ricevuto, si susseguirono
pensieri molto lucidi: sapeva quello che doveva fare; le diverse situazioni
complicate che aveva dovuto affrontare negli ultimi anni gli avevano insegnato
a progettare istantaneamente piani di salvataggio, sia per lui che per altri, e questo pregio gli aveva spesso salvato la
vita. Un’altra fortuna in quel momento, fu che il giovane detective
conosceva praticamente a memoria l’intero
edificio, in quanto vi aveva trascorso molto sin da bambino. No
fu quindi difficile per lui, trovare la sala computer in fondo al corridoio.
Aprì la porta così violentemente da mandarla a sbattere contro la
parete provocando un tonfo che rimbombò per la stanza, e si
precipitò verso le decine di monitor che gli stavano di fronte, sotto
gli occhi terrorizzati dalla sorpresa dell’agente di turno. Si guardò
velocemente intorno e individuò uno schermo nero, con le strade della
città tracciate in bianco, e un numero imprecisato di piccoli
triangolino rossi sparsi qua e là sul monitor. Si avvicinò a quel
computer e iniziò a scorrere velocemente tutti i segnalini
alla ricerca del suo obiettivo. Sussultò vistosamente
quando vide quello con a fianco la scritta “HH CAPO”.
Si assicurò
che il piccolo triangolo fosse immobile sullo schermo, controllò la via dove era
localizzato, e riprese la sua corsa uscendo dalla stanza e ignorando
l’agente di prima che gli si era avvicinato chiedendogli se avesse
bisogno di una mano, e che ora era sempre più confuso.
Scese le scale in
un baleno, rischiando più di una volta di andare a sbattere contro
qualche poliziotto che andava in senso contrario. Uscì altrettanto di fretta dalla porta. Otaki e i
suoi uomini erano ancora immobili sul marciapiede, sorpresi dal comportamento
incomprensibile del ragazzo.
O – dove vai Hei-chan?
– gli chiese il commissario quando lo vide
passare. Heiji sentì la sua voce, ma
reagì istintivamente, pensando che non aveva abbastanza tempo per fermarsi, e continuò la sua corsa lungo
l’ampio marciapiedi fino a sparire tra la folla. Nonostante
la confusione che lo attorniava, si sentiva completamente isolato.
Sapeva esattamente dove andare però, e ora il suo cervello iniziò
a formulare un groviglio di pensieri.
H –“
lo sapevo!! Papà porta sempre la
ricetrasmittente con sé!! Per fortuna anche se sono in standby hanno il modo di
localizzarle!! Se era fermo deve averlo portato in quell’edificio, e non
è molto distante da qui!! Devo far in fretta
“-
In una situazione
normale si sarebbe accorto dello stomaco che brontolava e del fisico che
reclamava insistentemente u letto, ma ora sembrava non
farci caso. Analizzò un attimo la sua situazione e si scoprì
tremendamente spaventato, con i brividi che gli correvano lungo la schiena
madida di sudore freddo.
H –“
Accidenti!! Non ho mai avuto paura in tutta la mia
vita!! Nemmeno quando volevano ammazzare me!! E adesso sono spaventato a morte all’idea di mio
padre tra le mani di quel maledetto!! Giuro che se gli
fa qualcosa, se osa fargli del male, lo mando all’ospedale ancor prima
che in galera!! “-
Sentiva montarsi
dentro una rabbia incontrollabile, e anche se sapeva di dover restare calmo, non ci riuscì affatto. Nonostante gli avessero sempre
spiegato di essere razionale, infatti, lui aveva
sempre agito seguendo il suo istinto, e i fatti gli avevano sempre dato
ragione. Mentre faceva questi pensieri, continuava a
correre a perdifiato, rischiando di tanto in tanto di cadere e ricevendo
numerosi colpi alle costole involontari dai numerosissimi passanti, ma questo
non bastò a fermarlo.
H –“
accidenti papà!! Resisti!! Se ti fai ammazzare non te lo perdonerò mai!! “- continuava a
pensare il giovane in preda ad un cieco terrore per la sorte del padre
–“ sto arrivando!! Non manca molto cavoli!! “-.
Si arrestò
improvvisamente davanti ad un grande edificio abbandonato di colore grigio nel
centro di Osaka. Il petto si alzava e si abbassava
velocemente a causa della corsa furiosa; la maglietta rossa appiccicata
addosso. Le gambe tremavano, un po’ per la stanchezza e
un po’ per la paura, le mani si strinsero a pugno lungo i fianchi;
in testa l’immancabile cappello con la visiera dietro. Le persone
continuavano a passargli vicino schivandolo, mentre alcuni lo maledicevano per
occupare il marciapiedi, restando lì immobile
con lo sguardo apparentemente perso nel vuoto, completamente ignari del dramma
che il ragazzo stava vivendo. Alzò improvvisamente il capo con una luce
di determinazione implacabile negli occhi; fece un passo in avanti sbattendo a
terra i piedi quasi come per imporre alle sue gambe di smettere di tremare.
Fatto questo, iniziò a dirigersi a passo deciso verso la vecchia porta
arrugginita.
Nel frattempo, gli
agenti rimasti davanti alla centrale, ricominciarono a
entrare nell’edificio scuri in volto: il loro capo era scomparso, e
adesso pure suo figlio. Otaki rientrò nel suo
ufficio, stanco come se avesse appena terminato una gara di corsa e si
accasciò sulla poltrona in pelle asciugandosi
con un fazzoletto il viso madido di sudore. I suoi pensieri, rivolti agli
ultimi avvenimenti di quell’ormai maledetta
giornata, vennero riportati alla realtà da qualcuno che bussò
bruscamente alla sua porta. Senza nemmeno aspettare l’autorizzazione, Toyama fece il suo ingresso nella stanza, guardandosi intorno
con aria severa.
T –
dov’è Heiji? –
Il commissario
deglutì e prese un bel respiro prima di
rispondere
O – Non lo
so.. non ne ho proprio idea – disse fissandosi
le punte delle scarpe, non osando guardare negli occhi l’ispettore che
gli stava davanti
T – cosa
vuol dire? –
O – dopo che te ne sei andato, gli ho
spiegato come sono andate le cose. Subito è rimasto un po’
shockato, poi è corso in centrale per uscire dopo cinque minuti come una
furia dirigendosi non so dove. Abbiamo provato a
fermarlo, ma.. – venne interrotto dalla voce di Toyama profondamente adirato.
T – SEI UN
IRRESPONSABILE!! DOVRESTI CONOSCERE HEIJI!! SAI QUANT’E’
IMPULSIVO!! SECONDO TE PERCHE’ TI AVEVO VIETATO DI DIRGLI QUELLO CHE ERA
SUCCESSO?! PERCHE’ ERA PREVEDIBILE CHE REAGISSE
COSI’!! CHIUNQUE RIMARREBBE SCONVOLTO DA UNA
NOTIZIA DEL GENERE!! HAI IDEA DI COSA POTREBBE FARE
ORA QUELLA TESTA CALDA?? ANDATE FUORI A CERVARLO!! IMMEDIATAMENTE!! –
Mentre faceva questa sfuriata, si era avvicinato
sempre di più al tavolo, sbattendovi sopra le mani. Dal canto suo, Otaki, se ne era rimasto seduto,
schiacciandosi sempre di più contro lo schienale della poltrona,
impaziente di allontanarsi dal clima teso di quella stanza, e uscì a
passo svelto per eseguire il comando che gli era appena stato impartito.
Così, sceso nell’atrio, aveva radunato una decina di uomini ed era uscito per le strade di Osaka. Nel
frattempo, nell’ufficio del commissario, Toyama
era rimasto a fissare il corridoio al dilà
della porta aperta con sguardo assente. Sapeva di aver mandato Otaki a cercare un ago in un pagliaio, ma sapeva
altrettanto bene che, se la faccenda si fosse conclusa
bene per Heizo, quest’ultimo non li avrebbe mai
perdonati se avessero lasciato che succedesse qualcosa a Heiji.
Era ancora perso in questi ragionamenti quando vide un
agente correre trafelato verso di lui. Il poliziotto si fermò sulla
porta per riprendere fiato, chinandosi in avanti e appoggiandosi sulle
ginocchia.
T – cosa
c’è? –
P –
Ispettore.. vengo dalla sala monitor.. – disse
ansimando – la stavo cercando.. perché poco fa.. è passato
il figlio del capo questore.. e dopo poco se n’è andato come una
furia.. –
T – la sala
monitor? – chiese confuso
P – si signore!!
Improvvisamente Toyama venne colpito dalla stessa
idea di Heiji.
T – le
ricetrasmittenti della polizia!! – detto questo
uscì dalla stanza per recarsi alla sala computer.
T –“
possiamo rintracciarlo così!! Come ho fatto a
non pensarci da solo!! Heiji
doveva esserci arrivato!! “- pensò.
Non gli fu
difficile raggiungere la stanza, in quanto si trovava già al secondo piano. Una volta entrato,
si mise ad analizzare lo stesso schermo studiato da Heiji,
ma senza fortuna. Poco dopo venne raggiunto dal
poliziotto di prima.
T –
c’è un modo per identificare dove si trova Heizo?
–
Senza dare una
risposta, il giovane poliziotto si mise al lavoro eseguendo gli ordini del
superiore. A quest’ultimo si gelò il sangue nelle vene quando sullo schermo comparve la grossa scritta
lampeggiante “NOT FOUND”.
T –
Accidenti!! – tuonò colpendo con un pugno
la scrivania che aveva di fronte; poi uusì a
passi svelti dalla stanza.
T –“
accidenti “- pensò –“ quel maledetto deve avergliela
rotta “-
Poi , come ricordandosi di un particolare fondamentale, si
bloccò di colpo e si rivolse all’agente:
T – il
giovane di prima ha trovato quello che cercava? –
P – si,
direi di si.. –
Una maschera di
spavento si dipinse sul volto dell’ispettore e altri pensieri si
affollarono nella sua mente
T –“
maledizione!! Ora tu sai dov’è tuo padre Heiji!! E se non mi sbaglio di
grosso stai andando da lui!! Non farlo accidenti!! Non fare stupidaggini.. “-
Conosceva bene Heiji, e sapeva che l’impulsività del suo
carattere avrebbe potuto metterlo in guai peggiori di quelli in cui si trovava
il padre. Nel frattempo, il ragazzo in questione, aveva raggiunto la sua meta e
stava per aprire la porta che, sapeva, lo avrebbe portato
dal padre.
La pesante lastra
metallica si aprì a fatica sotto la spinta del
giovane. Heiji entrò e chiuse
la porta alle sue spalle. Dovette sforzare parecchio gli occhi,
perché lì dentro no si vedeva niente. Quando
riuscì un minimo ad abituarsi all’oscurità, iniziò a
guardarsi intorno. Il pavimento era disseminato di rottami, fili di ferro e
corde. Era una fortuna che non si fosse mosso, o sarebbe sicuramente
inciampato in qualcosa. Iniziò ad avanzare nella stanza
guardandosi furtivamente intorno: era sicuro che suo padre fosse lì, e
il suo istinto gli diceva che erano molto vicini,
perciò era strano che lì non ci fosse nessuno. Eppure per ora, in quelle stanza sembravano esserci solo lui e la sua
tensione. Si muoveva silenziosamente sollevando nuvole di polvere ad ogni
passo, con il corpo scosso da leggeri brividi. Continuava a guardarsi intorno,
con la sensazione di essere osservato.
Come a conferma di
questo suo presentimento, sentì un rumore alle sue spalle: aveva fatto
appena in tempo a girarsi, che vide una figura parecchio più grossa di
lui che gli
piombava addosso lanciandosi da una trave a circa due metri d’altezza. Il
giovane non ebbe il tempo di spostarsi, e l’impatto tra i due fu
abbastanza tremendo. Il brigante gettò a terra il detective,
atterrandogli con le ginocchia sulla schiena. Per il ragazzo fu una cosa
piuttosto shockante: sentì due dolorosissimi colpi sulla schiena,
così forti che gli sembrò di sentire le sue ossa rompersi. Allo
stesso tempo, i polmoni vennero svuotati da tutta
l’aria e a lui sembrò di non poter più riprendere a
respirare.
Sentì gli
occhi uscirgli dalle orbite e tutto il sangue affluire alle tempie.
Lasciò cadere la testa sul freddo pavimento in pietra. Nella sua testa,
il suono provocato dal volto bagnato dal sudore freddo che si appoggiava sulle
piastre dure, provocò un tonfo sordo che rimbombò per tutto
l’edificio. Questo contatto gli fece recuperare un briciolo di lucidità,
e si accorse che il troglodita, come lo definì lui, che gli era piombato
addosso, gli era ancora seduto sopra, e gli stava
legando i polsi dietro la schiena con una corda. Heiji
si sentiva incredibilmente debole. Era ancora sdraiato a pancia in sotto e
boccheggiava cercando di far entrare un po’ d’aria nei polmoni. Quando sentì svanire il peso sopra di lui, gli
sembrò di riacquistare un po’ di forze e, strisciando,
riuscì a mettersi in ginocchio, ancora chinato in avanti.
Questo movimento
gli provocò un conato di vomito e spostò il corpo alla sua destra
per rimettere, sentendo in bocca anche il sapore della bile. Rimase qualche
istante a fissare il pavimento, il respiro affannoso e gocce di sudore che
bagnavano le piastre in pietra dopo avergli rigato il volto. Riuscì
faticosamente a rimettersi in piedi, rischiando di ricadere a terra a causa di
un giramento di testa che gli fece vedere tutto nero per alcuni secondi. Si
sentiva uno straccio, ma quando si voltò barcollando andando a fissare
negli occhi l’uomo che lo aveva ridotto in quello stato, si
ricordò improvvisamente il motivo per cui era
li. Con sua grande sorpresa, tutta la tensione era
sparita, lasciando spazio ad una rabbia che sentiva scorrersi nel sangue, ed a
una voglia incredibile di lottare per salvare se stesso e suo padre: era
tornato il solito ragazzo testardo e determinato.
Eccomi con il
terzo, e per oggi ultimo capitolo!! Spero che la mia
storia sia riuscita a coinvolgervi!! Volevo fare una
precisazione.. se a volte critico il carattere di Heiji, è solo perché il più delle volte
Heiji è visto con gli occhi di Heizo, perché io il suo carattere lo
adoro!!!!!!!!!!!!! Mi assomiglia anche parecchio!! XD XD XD
Alla prossima