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Autore: GigettaxDrakexD    20/05/2013    1 recensioni
Una ragazzina, nipote del famigerato Barbabianca e orfana, farà parte della famiglia di Dadan, conoscendo anche tre piccoli guastafeste. Spero che vi sia di gradimento!
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Barba bianca, Monkey D. Rufy, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace, Sabo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dadan chiuse la porta, cercando invano una culla per la neonata.
Una era già occupata dal figlio del Re dei Pirati: Portuguese D. Ace!
Roger era defunto, insieme a lui la moglie Rouge.
Stessa morte dei genitori dei bimbi.
Qualcosa che li legava ancora di più.
La donna, sospirando, chiamò un membro della sua ciurma, Magura, pelle scura, con dei baffi neri.
“Magura, costruisci un nuovo box per la ragazzina!”
“Una ragazzina?!” ripetè l’uomo sbalordito.
“E’ venuto a farci visita Newgate e ci ha lasciato un regalo” sputò per terra la sigaretta consumata “Ci mancavi solo te, signorina” scherzò, rivolgendosi al fagottino.
Lei sorrise, mugolando felice.
Forse non sarebbe stato così negativo tenerla lì, a meno che non fosse stata una peste come il moretto.
“Come si chiama?” si avvicinò Dogura, basso e pelato, indossava un cappello bianco.
“Barbabianca ha detto Bloom. E’ un nome non tanto usato”
Gli altri componenti della banda arrivarono per vederla, commuovendosi.
La donna li notò. “Ehi, voi, non voglio essere il capo di un gruppo di femminucce. Tutti al lavoro, forza!!”
Spaventati dalla sua freddezza, corsero via, lasciandola sola.
“Bhe, per ora, ti devi accontentare di dormire insieme ad Ace” e la mise accanto a lui.
Spense tutte le lampade a olio e li osservò da lontano.
Quei due sarebbero andati d’accordo.
 
 
 
Passarono gli anni e i bambini erano cresciuti. Ace aveva dieci anni, occhi neri e svariate lentiggini sulle guance, lo sguardo furbetto. Indossava una maglietta senza maniche arancione, sopra una scritta nera in giapponese, i pantaloncini corti e le scarpe sciupate.
Bloom aveva nove anni, i capelli lunghi color rame raccolti in una coda a cavallo, gli occhi azzurri come il mare che tanto amava. Indossava i vestiti come Ace, però la maglietta senza scritte e celeste, i pantaloni blu e le scarpe da ginnastica nere.
Erano diventati migliori amici, si volevano un gran bene, anche se non lo davano a vedere.
Passavano intere giornate insieme, divertendosi nella foresta.
Soprattutto ai due piaceva combattere tra di loro per decidere chi fosse più forte.
Sapevano procurarsi il cibo da soli, sconfiggendo gli animali di passaggio.
Tutto filava liscio, quando Ace ripensò ad una dura verità.
Era mattina, i bambini stavano per uscire a combinare guai, quando Dadan li chiamò per raccontargli un fatto importante.
Si sedettero su dei cuscini colorati che prendevano il posto delle sedie.
La donna iniziò. “Voglio che vi ricordiate una cosa che per uno di voi non andrà giù molto bene”
Indicò il moro “Sto parlando di te, Ace! Non puoi rifiutare l’accaduto! E’ successo e basta che tu sia il figlio di Gold Roger! Nessuno l’ha deciso”
Il ragazzino rimase impassibile, la faccia seria, anzi indignata, nel sentirsi ripetere una cosa che lui non accettava.
Bloom, meravigliata si girò a guardarlo mentre lui sbottò:
“E allora?! Me lo devi ricordare? Che motivo c’è?”
Rimase in silenzio.
“Nessuno lo sa, solo così ti salvi da morte certa” detto ciò, si incamminò verso la sua camera, fumando a dismisura.
Ace tremò dalla rabbia. Sentiva ribollirsi dentro.
Prima che la rossa potesse consolarlo, fuggì in direzione della periferia del regno.
Lo rincorse, attraversando il Grey Terminal, una vasta discarica di rifiuti, dove viveva la gente più povera.
Arrivò ad una locanda della periferia e sentì dire da alcune persone: ”Se Gold Roger avesse avuto un figlio?!?! Ahahahah! Ne hai di fantasia, moccioso!!”
“Se esistesse, dovrebbe essere messo al rogo o peggio ancora!”
“…ma di certo non esiste, anche perché non dovrebbe mai nascere!”
Una moltitudine di persone rise in continuazione.
La bambina aprì di scatto le ante della porta e vide il moro stringere i pugni fino a far diventare le nocche bianche.
Dopo si scagliò contro gli uomini, scatenando il putiferio con il suo bastone di ferro.
Bloom gattonò per terra alla ricerca dell’amico, attenta a non essere calpestata.
Appena trovato, gridò: ”Ace, andiamocene, non vale la pena battersi, sono dei farabutti, lasciali stare!”
Uno la stava per picchiare, quando Ace gli diede una bastonata in faccia e lei lo fece cadere con una botta rovinosa.
Lo prese per la maglia e scapparono fuori.
Tornarono al monte Corbo, sulle sponde del precipizio che dava sul mare e si sdraiarono.
“Perché ti sei messa in mezzo?” le domandò, alzando gli occhi al cielo sereno. ”Li avremmo battuti anche a occhi chiusi!”
“E perché ti fai prendere in giro da loro? Che pensino più a se stessi, prima di giudicare! Non ti dovrebbe importare, che dicano quello che vogliono! Ignorali! Io so che dicono falsità, tu per me sei speciale! Non possono giudicarti!”
Mise la testa appoggiata alle gambe, come per sostenerla.
“Ti posso fare una domanda?”
Annuì. Non lo aveva mai visto in quello stato.
“Io…sarei davvero dovuto nascere? Dimmi la verità, sei l’unica di cui mi posso fidare!” la osservò intensamente negli occhi.
“Certo che sì, tutti ne abbiamo il diritto! Poi, senza di te, come farebbe Dadan a riempire le sue giornate? E Magura e Dogura? E gli altri banditi di montagna?...E io? Sarei sola, triste, se non ci fossi tu con cui posso condividere tutto, divertirmi, scherzare! Sono felice che tu esista, Ace!” mormorò, sorridendo a trentadue denti.
Sorpreso, ma contento per le parole, sghignazzò, posando una mano sul capo della rossa.
“E io sono orgoglioso di avere un’amica femmina come te!”
Bloom lo abbracciò, intanto che lui si divincolava, rosso per la vergogna, urlando:
“Ma non ti ho dato il permesso di stritolarmi! Lasciami andare!!!”
Lei ghignava, staccandosi.
Era proprio vero, come si poteva fare a meno di Ace?
 
  
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