Era l’alba quando Neve si svegliò, schiudendo gli occhi.
Dovette sbattere le palpebre formicolanti un paio di volte prima che gli occhi si abituassero alla luce che, seppur ci fossero le tende tirate, proveniva dalla finestra.
“Ti sei svegliata,
Neve?”
Una voce roca e piena le accarezzò l’udito come se
fosse una morbida veste di
velluto. Allungò la gamba destra che sentiva nuda sotto le
coperte e sfiorò
un’altra gamba nuda, ricoperta da una folta peluria. Volse il
capo a destra e gli
occhi del Portatore la bloccarono.
Si concesse di osservarlo prima di rispondere, adesso che aveva la
lucidità per
fissare nella mente ogni piccolo particolare. Capelli bruni corti e
curati ed
una treccia che scendeva lungo la spalla, come era costume
nell’Ordine dei Portatori.
Sopracciglia folte ma delineate che spiccavano su una fronte ampia e
segnata da
qualche cicatrice. Occhi grandi, grigi, e folte ciglia che adesso la
guardavano
interrogativamente. Un naso elegante e privo di gobba. Labbra carnose e
rosse.
La guancia destra attraversata da una cicatrice che la tagliava e
terminava
verso il mento, ma che non turbava l’armonia dei lineamenti.
Una barba lieve,
curata a coprire il mento. La mano di Neve, dal polso fasciato, emerse
da sotto
le coperte allungandosi verso la guancia del Portatore, stavolta
sfiorandola.
Lui continuò a fissarla senza aggiungere altro, respirando
lentamente,
paziente.
Lei socchiuse gli occhi, permettendo al corpo di risvegliarsi, di
sentire le
bende che la fasciavano attorno polsi e caviglie e di comprendere che
le Ali
nere erano rientrate nelle fessure tra le scapole, probabilmente mentre
era
svenuta. Sentì il proprio capo sostenuto
dall’addome di Lui e spostandolo
appena percepì dal rumore di sfregamento che era privo di
indumenti a
rivestirlo. Contro la spalla invece sentì la ruvida stoffa
di un paio di
calzoni.
Riaprì lentamente gli occhi e tornò a guardarlo,
mentre gli occhi riprendevano
il solito colore dorato tipico dei Custodi.
“Si, Mio Signore”
“Aiendal” disse Lui “Sono Aiendal,
Neve”
Neve trasse un respiro mentre si concedeva si sfiorare ancora ed ancora
la
guancia del Portatore, continuando a fissare gli occhi di Lui che
parevano
fatti di argento appena colato dalla forgia.
Aiendal sollevò a sua volta la mano destra, dal palmo ruvido
e calloso e la
avvicinò a sua volta verso il corpo coperto dal lenzuolo di
lino, adagiandola
al centro del petto della Custode, poco sotto la gola.
“Dormi da due giorni e due notti” continuò mentre ella sentiva il calore del suo palmo sulla pelle del petto. Restò a fissarlo, come se fosse ipnotizzata dai suoi occhi.
“Ti chiedo scusa,
Portatore Aiendal, non capiterà….”
Con un gesto fulmineo e aggraziato, la mano si spostò dal
petto alle labbra
della Custode, dove due dita si posarono su queste senza permetterle di
finire
la frase. Lei tacque all’istante trattenendo il fiato.
“Ero preoccupato, Neve.” disse “smetti di
scusarti per ogni respiro… ti ho
liberata.” Un sospiro, staccò le dita dalle labbra
della Custode e si avvicinò
a lei fin a sfiorarle il naso con il proprio, flettendosi in avanti:
“sono SOLO
Aiendal, Neve…Aiendal e basta.” Spostò
le labbra sulla fronte della fanciulla e
la sfiorò con un lieve bacio. Quindi con movimento felino si
ritrasse e
delicatamente si scostò da lei lasciando che il suo capo
ricadesse sui cuscini.
Avanzò verso la poltrona ai piedi del letto e colse la casacca nera argento che vi aveva poggiato sopra. Nel farlo diede le spalle alla Custode che poté osservare le cicatrici sulla schiena di lui che attraversavano anche il tatuaggio dell’Ordine dei Portatori: un occhio di Drago lacrimante sangue.
Gli occhi di Neve indugiarono su di Lui mentre lentamente la fanciulla si tirava a sedere sul giaciglio tenendo sollevato il lenzuolo pudicamente.
“Aiendal…”
sussurrò appena sollevando gli angoli delle
labbra in un sorriso accennato “ Avrò maggior cura
di me cosi che tu non debba
preoccuparti ulteriormente durante il nostro Viaggio”
inclinò il capo mentre la
mano sinistra veniva passata sui capelli a rassettarli “Quale
missione richiede
il tuo intervento e la mia presenza al tuo fianco?”
domandò quindi mentre lui
si avvicinava verso le tende e le tirava lasciando entrare la luce del
giorno.
Lui si volse appena in tempo per vedere la Custode schermarsi gli occhi
con la
mano. La fissò mentre le mani con lentezza richiudevano la
casacca lasciando
aperti i ganci del colletto.
“Tutto ti sarà svelato quando sarà
opportuno, Neve, fino ad allora mi seguirai
e non farai domande su quale sia la nostra destinazione.”
Incrociò le mani
dietro la schiena. Lei sgranò gli occhi e abbassò
il capo, mortificata.
“Chiedo perdono Aiendal.” disse in un soffio.
Una folata di vento le
sollevò alcune ciocchè e le diede
il tempo di sollevare lo sguardo per cercare di capirne la provenienza.
Aiendal
aveva usato il Passo del Vento per raggiungerla ed afferrarle il mento
con le
dita. La obbligò a guardarlo trattenendolo tra il solo
indice e medio e le
mormorò.
“Chiederai perdono quando te lo permetterò,
chiederai pietà solo se io te ne
darò motivo, vendetta se la mia mente lo vorrà,
piacere quando io deciderò di
offrirtene. Fino ad allora tu mi guarderai e imparerai cosa voglio dai
miei
occhi, da adesso in poi non dovrai staccarli mai più da
me…” allentò la presa
delle dita sul mento e aggiunse “Va bene Neve?”
Lei lo fissò e dovette schiudere le labbra per raccogliere altra aria che un solo respiro non riusciva ad offrirle poi espirando mormorò “Si Aiendal”
“Mi appartieni dal momento che la Lacrima ha deciso che sarei sceso in queste lande per la mia missione. Cosa sei e cosa diverrai e quando importante sarà tutto questo lo decideranno solo gli eventi. Fino ad allora non hai altra scelta che essere ciò di cui avrò bisogno.”disse mentre tornava in eretta postura.
Lei scese dal letto, avvolgendosi
nel lenzuolo e portò la
mano al petto. Sulla fronte un solo simbolo arcano fece capolino tra i
capelli
apparendo dal nulla, prima di un colore rosato, per poi diventare rosso
come le
fiamme infernali.
“Io Neve, Custode del Sigillo giurò
fedeltà e sottomissione al mio Portatore,
Aiendal. Nelle sue mani, il destino, la vita e la morte, dalle sue mani
il fato
che seguirà.”
Il Portatore la fissò finche il simbolo sulla sua fronte non
smise di brillare
e divenne una cicatrice appena arrossata per poi svanire come era
apparso.
Volse quindi le spalle e si avviò all’uscita
richiudendosi la porta alle
spalle.
La Custode restò li in piedi a fissare la porta.
“E’ iniziata” sussurrò.