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Autore: GiuliaComix    22/05/2013    11 recensioni
Serena Potter è la sorella di Harry, i due sono molto uniti sin dalla nascita, ma a causa di alcuni eventi futuri potrebbero separarsi: alcuni di questi eventi comprenderanno la domanda "chi è il vero padre di Serena?". Una storia emozionante e piena di sorprese!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Nuovo personaggio, Severus Piton, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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                                                             Rivelazioni

 

Anche quella notte, Severus non riuscì a prendere sonno e, per ammazzare il tempo, in attesa che Morfeo si alzasse dal trono e andasse ad avvolgere con la sua coperta magica anche il povero Professore di Pozioni, si sedette su una poltrona nera di velluto, con le rilegature verdi scure, e si mise a leggere un manuale di Pozioni Avanzate davanti al fuoco scoppiettante. In quel momento, la figura del Dottor Jakyll apparve dentro la cornice vuota di uno dei quadri che erano appesi nella stanza.

<< Buonasera, signore. Mi scusi se mi presento a quest'ora tarda, ma il Professor Silente desidera vederla.>> disse Jakyll facendo un inchino elegante.

<< Adesso non posso. Ho da fare. Potrà vedermi domani mattina.>>

<< Signore, con tutto il rispetto, la questione mi è apparsa alquanto urgente. Secondo me dovrebbe andare.>> Piton alzò gli occhi al cielo e sbuffò spazientito. Chiuse violentemente il libro, si alzò di scatto dalla poltrona e andò a prendere una piccola manciata di Metropolvere per raggiungere in fretta il camino dell'ufficio di Silente – Neanche la notte mi da tregua quel maledetto vecchio! - pensò irritato.
Silente, intanto, passeggiava nervosamente avanti e indietro per lo studio, in attesa che il professor Piton rispondesse il prima possibile al suo appello.
In quell'istante il fuoco del caminetto di Silente divenne verde e ne uscì un Piton piuttosto seccato.

<< Allora, Albus. Qual è il motivo così urgente tanto da convocarmi nel bel mezzo della notte, senza poter aspettare domani mattina?!>> chiese acido incrociando le braccia fra il mantello nero.

<< Lo so, ragazzo mio. Perdonami per averti chiamato a quest'ora, ma ti devo parlare assolutamente. E' una faccenda troppo importante.>> rispose tranquillo, camminando verso la sua scrivania per prendere la busta.

<< Ebbene, sentiamo. Qual è questa “importantissima” faccenda?>> sbottò ironico.

<< Severus, forse è meglio che tu ti sieda.>>

<< Preferisco restare in piedi.>>

<< Va bene, come vuoi.>> Silente prese in mano la busta, tirò fuori il documento e lo porse a Piton. Quest'ultimo lo guardò interrogativo.

<< Di che si tratta?>>

<< Leggilo e lo scoprirai da te.>>

<< Coraggio, Silente, non ho tutta la notte!>> sbottò irritato, scuotendo bruscamente il foglio.

<< Severus, ti prego. Leggilo.>> disse tranquillo. Quando Silente diceva la frase “ti prego” l'argomento doveva essere davvero importante.

Piton iniziò a leggere attentamente. Passò qualche minuto. All'improvviso alzò di scatto la testa verso Albus.

<< Mpf.. è..è uno scherzo, vero?>> Silente scosse la testa.

<< Sul serio, Albus. Non è divertente! Se è un altro dei tuoi insulsi giochetti io giuro che..>>

<< Ti assicuro...che non è uno scherzo, Severus.>> lo interruppe Silente. Piton, preso dal panico, rilesse il documento ancora più attentamente di prima. Il suo volto perse quel poco di colorito che aveva, iniziò a sudare freddo e ad ansimare pesantemente.

<< Non....non mi sento..molto bene..>> Severus iniziò a barcollare, facendo cadere per terra il documento; Silente fece uno scatto e lo afferrò per le spalle e le fece sedere sulla sua poltrona porpora.

<< Non è possibile..non può essere vero.>> disse Severus tenendosi la fronte sudata con una mano, con gli occhi sgranati e fissi nel vuoto.

<< Invece è tutto vero, Severus. La signorina Serena Potter, secondo i risultati delle analisi del San Mungo, è....tua figlia.>>

<< Le analisi del San Mungo?!>> Piton in quel momento si alzò di scatto e andò ad afferrare con violenza il colletto del Preside con entrambe le mani.

<< Ecco perchè quel giorno mi hai strappato la ciocca di capelli! E immagino che tu l'abbia strappata anche alla mocciosa, vero?! Dico...come osi...COME OSI..giocare in questo modo con la vita delle persone e a sconvolgergliela così!?? Solo per soddisfare la tua stupida e infantile curiosità! COME OOOSSSIIII!!!!??>> urlò furibondo contro Silente. Quest'ultimo rimase stranamente tranquillo, ma era anche alquanto affranto.

<< Ti chiedo perdono, Severus.>> disse abbassando penitente lo sguardo. Piton incominciò pian piano a rilassare il volto e ad allentare la presa sul colletto della veste del Preside. Infine, Piton lasciò del tutto la presa, si girò e andò ad appoggiarsi, a testa china, sull'architrave del caminetto. Silente, ripreso un po' di fiato dalla stretta ferrea di Piton, si rimise a posto la veste.

<< Quindi..la ragazzina... è..mia..>> disse poi Severus a voce tremolante.

<< Sì, ragazzo mio. Serena Eileen Potter è tua figlia. Tua e di Lily Evans.>> Severus, udito il nome completo della bambina, si portò una mano davanti al viso, probabilmente per coprirsi qualche lacrima che stava iniziando a scendere dai suoi occhi sconvolti.

<< Il secondo nome...le ha dato il nome...di mia madre.>> disse con voce strozzata.

<< Sì. Lily è stata davvero molto premurosa a darle un nome che un po' le ricordasse te. Oltre a tutto il resto, ovviamente.>>

<< Ma perchè....perchè non me l'ha detto?>>

<< Forse, dopo il litigio che avete avuto quell'orribile giorno, non voleva incatenarti ad una responsabilità così grande. In più era anche molto delusa dalle scelte che avevi fatto all'epoca e non ti avrebbe ritenuto in grado di essere un'adeguata figura paterna per la bambina.>> Severus rimase in silenzio.

<< Sai...Serena ti somiglia in tante cose. I capelli neri corvini, la Casa in cui è stata smistata, l'intelligenza e la voglia di imparare, la sua abilità in Pozioni la dice lunga, l'ironia pungente, gli scatti di ira improvvisi... >> disse Silente mettendo un po' di sarcasmo sull'ultima frase <<..e...ihihihi...anche in alcune smorfie che fa.>> disse ridacchiando ripensando al colloquio che aveva avuto mesi fa per la punizione da assegnare << Ma credo che tu abbia già avuto modo di constatarlo, vero?>>

<< Sì, ho notato.>> disse piano avendo riacquistato un po' di autocontrollo << Però...>> Silente lo guardò interrogativo <<....fisicamente e anche un po' caratterialmente è uguale a sua madre: ha il suo viso, la sua simpatia, la sua energia, la sua bontà.....i suoi occhi.>> disse infine con voce tremolante sull'ultima parola.

<< Sì. Serena vi rappresenta entrambi perfettamente.>> Piton iniziò a sollevare la testa, si sistemò il mantello e si voltò piano verso Silente.

<< Quando è nata?>> gli chiese timidamente.

<< E' nata il 27 Dicembre 1979.>> disse leggendo il referto medico << Quindi è stata concepita in Marzo, durante il vostro ultimo anno di scuola.>> disse Silente pensieroso.

<< A fine Marzo, in verità.>> se ne uscì Severus involontariamente, diventando improvvisamente rosso in volto e mordendosi il labbro inferiore – Ma stai zitto, idiota! - pensò insultando se stesso. Silente, vedendo l'imbarazzo del giovane Professore, ridacchiò.

<< Eehe hai fatto il birichino, vero Severus?!>>

<< Ero solo un ragazzo, Albus! Uno sciocco, stupido adolescente!>> sbottò Severus rosso come un peperone.

<< Ma come è capitato?>>

<< Secondo te?! Come credi che sia potuto succedere?!>> rispose Severus ironico.

<< Ma credevo che tu e Lily foste solo buoni amici.>>

<< Sì..lo eravamo. Però, verso l'inizio del sesto anno, ci siamo “avvicinati” maggiormente e più avanti....sai...no?!>> disse sempre molto imbarazzato.

<< Aaaah! Ecco chi erano quei due studenti che Gazza aveva detto di aver quasi sorpreso a..>> fu interrotto improvvisamente.

<< Sì sì sì sì abbiamo capito!>> Silente rise di gusto nel vedere Piton così insolitamente imbarazzato.

<< Comunque...>> continuò Severus con voce seria <<...adesso che devo fare? La ragazzina, dovrebbe esserne informata.>> Silente si strofinò la barba pensieroso.

<< Mmh magari, almeno per il momento, direi che non è necessario. Serena sta già attraversando un capitolo totalmente nuovo della sua vita e, una notizia del genere, potrebbe turbarla troppo.>>

<< Capisco.>>

<< Scoprire che James Potter in realtà non era il suo padre biologico potrebbe sconvolgerla anche più di quel che possiamo immaginare.>>

<< Tsk! Sai che perdita.>> sbottò sarcastico.

<< Severus, so che tu e James eravate in forte contrasto, ma, per favore, non iniziare con la solita tomella.>>

<< Porta il suo cognome, Albus! Quel Potter...mi sta tormentando anche dalla tomba!>> esclamò disgustato.

<< SEVERUS! Calmati.>> disse con tono autoritario. Piton cercò di ricomporsi.

<< Capisco perfettamente come ti senti adesso, figliolo. Ma, per ora, non possiamo correre rischi. Fortunatamente, il Signore Oscuro non sa della sua esistenza e perciò non le darà la caccia, come invece farà con Harry.>> Piton abbassò lo sguardo << E se Serena, una volta scoperta la verità su di te e Lily, volesse acquisire il tuo cognome, la tua copertura rischierebbe di essere compromessa.>>

<< Sì, purtroppo hai ragione.>> disse a bassa voce, come se fosse un po' rammaricato.

<< Ma come ho potuto non essermi accorto della sua presenza quella notte? Come ho fatto a non averla sentita, né vista?!>> disse quasi come per punirsi.

<< Probabilmente, James, prima del suo assassinio, l'ha nascosta per bene da qualche parte mentre stava dormendo. Non ci potrebbe essere altra spiegazione plausibile.>>

<< E adesso? Come mi devo comportare?>>

<< Beh..mi pare ovvio, ragazzo mio! Ora che sei venuto a conoscenza di questa piccola verità, dovresti provare a conoscere meglio la bambina. Tenta di instaurare un rapporto di fiducia con lei passo per passo.>>

<< Ma stai scherzando, Albus?! Guardami bene! Ma ti sembro il tipo di uomo adatto a fare il padre?!>> sbottò innervosito, indicando se stesso.

<< Severus...>>

<< No, Silente. Non posso farlo. Non ne sono in grado!>> Silente si avvicinò al giovane insegnante, mentre quest'ultimo cominciò ad indietreggiare.

<< Anche se sono un insegnante, non sono adatto a gestire così dei ragazzini. Ci sarà un motivo del perchè mi odino tutti e perchè mi abbiano soprannominato “ il pipistrello dei sotterranei”, no?!>> Severus, senza rendersene conto, si ritrovò letteralmente con le spalle al muro. Silente continuò ad avvicinarsi.

<< No, non posso farlo. La farei soffrire e nient'altro, proprio come ho fatto con Lily.>> disse con l'evidente panico nelle sue parole. Silente gli posò una mano sulla spalla, mentre con l'altra gli accarezzò la testa.

<< Ragazzo mio, al contrario di quello che credi tu, nel tuo petto batte ancora un cuore. Un cuore, posso dire, grandissimo. E la responsabilità che ti sei preso nei confronti del figlio di James e Lily ne è la prova. Quindi, non pensare che falliresti con la tua.>> Severus si coprì il volto con una mano.

<< Lily, nel profondo del suo cuore, ti ha perdonato, Severus. Serena, sapendo che era tua, avrebbe potuto darla in adozione ad un'altra famiglia di maghi per non vedere costantemente un pezzettino di te nella sua vita. Ma non lo ha fatto. E non credo nemmeno che avrebbe mai avuto il coraggio di farlo. Credimi, se ti dico che questa bambina è un piccolo dono, per quanto inaspettato, da parte di Lily per te.>> Severus alzò lo sguardo.

<< Chissà se potrà mai esserti d'aiuto per farti riacquistare un po' di stima di te stesso.>> Severus rimase in silenzio. Si scostò dal muro e si aggiustò la veste e il mantello.
Diede un ultimo sguardo al documento del San Mungo e a Silente, si voltò e se ne andò dall'ufficio del Preside, senza aggiunger parola.
Silente, poi, si avviò alle sue stanze private per andare finalmente a dormire, dopo tutto quello che era successo quella notte.

- Merlino.. aiuta quell'uomo ad aprire di nuovo il suo cuore -

 

 

******

 

 

Era sabato mattina, il sole splendeva e Serena stava incominciando a svegliarsi. Liz, Penelope e Mary facevano chiasso come sempre; per Serena, le sue compagne di stanza, anche se erano delle buone amiche, erano comunque una pessima sveglia.

<< Buon dì Ser! Dai, stavolta sei dei nostri, vero?!>> chiese Liz.

<< Se proprio devo.>> disse sorridendo malignamente, facendole l'occhiolino.

<< Evvai!>>

Una volta finitesi di preparare, le ragazze andarono nel giardino fuori dalla scuola, vicino alla riva del Lago Nero. Serena indossava un paio di jeans blu, una maglietta verde con le maniche di media lunghezza, che arrivavano fino alla avambraccio, e sopra, attorno al collo, si era avvolta la sciarpa dei Serpeverde e indossava solo un felpetta nera, non molto pesante, e in quel periodo di autunno era meglio coprirsi bene. Ma, come è già stato detto in precedenza, i Dursley erano piuttosto tirchi per quanto riguardava provvedere alle necessità dei due fratelli Potter.

<< Allora, ragazze! A cosa vi va di giocare?>> chiese Mary.

<< Giocare? Ma non dovremmo allenarci con gli incantesimi o raccogliere qualche ingrediente?>> chiese Serena.

<< Ma dai, Ser! È sabato! Cerca di rilassarti ogni tanto e di non pensare sempre allo studio!Altrimenti ti ammalerai di stanchezza scolastica!>> disse Liz.

<< Va bene, se lo dici tu.>> rispose rassegnata.

<< Quindi.. avete qualche proposta?>> chiese Mary.

<< Potemos jiocare a Nascondino Magico!>> propose Penelope.

<< Ma è troppo da bambini piccoli!>> esclamò Liz.

<< Oppure potremmo giocare a Schiacciasette!>> propose Serena. Tutte le ragazze si girarono e la guardarono stupite ed interrogative.

<< Che c'è?>>

<< Che gioco sarebbe?>> chiese Mary.

<< Non ci avete mai giocato da piccole?>> tutte quante scossero la testa.

<< Ah..forse ho capito perchè.>>

<< E como se jioca?>> chiese Penelope.

<< Beh...è come il Pallavolo Babbano, come dite voi, ma è strutturato in maniera differente: allora ci si mette in cerchio così...>> le compagne si disposero in cerchio <<...una di noi prende la palla, la lancia in aria verso un'altra e dice a voce alta UNO e, palleggiando come a Pallavolo, bisogna arrivare a 6 palleggi, ma senza pronunciare i numeri. Si può dire solo UNO, ma se pronunci gli altri numeri vieni eliminato.>> le compagne annuirono.

<< E poi?>>

<< E poi, quando si arriva al sesto palleggio, la ragazza a cui arriva il presunto settimo palleggio, non dovrà passarlo ad un'altra palleggiandolo, ma bensì schiacciandolo! Così da poter eliminare la persona a cui era diretto il pallone. E si va avanti così finchè non si rimane in 3 e da lì diventa Schiacciacinque fino a che non si rimane in 2 e da lì diventa Schiacciatre. Chi rimane in gioco per ultimo, vince!>>

<< Fico!>> dissero insieme Liz, Penelope e Mary.

<< Dove l'hai imparato?>>

<< Quando andavo alle scuole elementari Babbane. Giocavamo a questo gioco durante la ricreazione. Una delle rare volte in cui ci si poteva divertire, in effetti.>>

<< Vabbeh dai! Incominciamo?!>> tutte quante annuirono.

<< Ok, inizio io! UNO!>> esclamò Liz lanciando il pallone in aria passandolo a Penelope. Passò il tempo e le 4 amiche fecero già 3 partite: la prima la vinse Mary, la seconda Serena, mentre la terza Liz; la povera Penelope, invece, era ancora lì a tentar di fare una schiacciata decente.

<< Uffa! Io non soi brava con esto gioco!>> esclamò triste.

<< Ragazze..ANF...io mi fermo qua. Mi congedo..ANF... vado a sedermi sotto quel Salice...ANF...a prendere fiato.>> disse Serena prendendo il suo zaino e tirando fuori il quadernetto viola da schizzi che le aveva regalato Silente.

<< Ok, va bene. Noi continuiamo finchè Penny non riesce a fare una schiacciata come si deve!>> esclamò Liz.

<< Como?!>> chiese Penelope stupita e stanca.

Mentre le amiche continuavano a tormentare la povera Penelope, Serena se ne rimase seduta sotto il Salice, con la schiena appoggiata al tronco, a disegnare quello che la circondava: il paesaggio, qualche animaletto che sbucava ogni tanto fuori da qualche cespuglio lì intorno e le amiche che giocavano a Schiacciasette. Non erano schizzi bene definiti, ma comunque rendevano sia l'idea di movimento e dinamicità che di pace e tranquillità. Erano i primi schizzi che buttava giù sul suo nuovo quaderno, quindi il segno era ancora piuttosto grezzo, ma con molta pratica e costanza sarebbe notevolmente migliorato.
Passò un po' di tempo, erano circa le 12.30, ormai era ora di pranzo. Le ragazze iniziarono a raccogliere la loro roba e a tornare al castello, ma Serena preferì rimanere un altro po' sotto l'albero a disegnare.

<< Ehi Serena! Non torni con noi?>> chiese Mary.

<< Mmh a dire il vero non ho molta fame. Andate pure, vi raggiungerò in Sala Comune più tardi!>>

<< Va bene, a dopo!>> e si salutarono – Si sta troppo bene qui. Credo che non avrò un'altra occasione per sentirmi così rilassata e starmene un po' per conto mio- pensò appoggiando la testa sul tronco dell'albero e chiudendo gli occhi, lasciandosi accarezzare dal dolce venticello che si alzò in quel momento.

 

******

 

Oltre alla piccola Potter, anche un altro Serpeverde sembrava non aver molto appetito. Piton era uscito un attimo in giardino per riflettere sul da farsi. Dopo una notizia del genere, chi non sarebbe irrequieto?
Aveva appena oltrepassato il cerchio di pietra, composto da enormi massi che sembravano Stonehenge, che stava proprio di fronte all'entrata posteriore del castello. Camminava a passo lento, il vento gli faceva svolazzare il lungo mantello nero e gli scomponeva anche qualche ciocca di capelli. Piton, mentre camminava, era affiancato da una creatura bianca-argentata che emanava una strana essenza. La creatura era una splendida cerva. Sembrava stranamente tranquilla e a suo agio accanto ad una figura oscura come quella del Professore di Pozioni.

<< Lily...come mi devo comportare con lei?>> disse a bassa voce tenendo la testa china con in volto uno sguardo concentrato, ma anche impaurito. La cerva continuava ad affiancarlo; ogni tanto si voltava verso di lui, come se lo stesse ascoltando, capendo perfettamente le sue parole.

<< Oh per Salazar! Io non sono la persona adatta per questo genere di cose!>> disse con tono insofferente strofinandosi nervosamente la testa. Senza rendersene conto, Piton arrivò vicino alla sponda del Lago Nero, poco lontano dal Salice dove era seduta Serena a disegnare. Piton, notando la presenza della bambina, cercò di non farsi vedere, nascondendosi dietro ad un grande masso, posto più indietro rispetto al Salice – Che cosa ci fa qui fuori a quest'ora? - pensò. In effetti era la prima volta che vedeva uno studente, in questo caso una studentessa, fuori in giardino proprio durante l'ora di pranzo: quello del pasto era il momento più desiderato e apprezzato dagli adolescenti.
Serena, in quel momento, posò a terra la matita e il quadernetto da disegno, per rilassarsi un attimo; quel venticello era davvero una manna dal cielo. Fece un sospiro lungo e profondo.

<< Aaah che meraviglia.>> disse stiracchiandosi le braccia come se si fosse appena svegliata da un pisolino pomeridiano. Poi, all'improvviso, le venne in mente un particolare pensiero che riguardava la magia involontaria, come quando aveva scatenato quel terremoto in casa Dursley – Mi chiedo se...con quella volontaria invece..- pensò.
Prese il quadernetto, ne strappò una pagina vuota e iniziò a stropicciarla a casaccio. Intanto Piton continuava ad osservarla, incuriosito, da dietro il masso.
Serena, poi, iniziò a cantare, mentalmente, una canzone che si sentiva dentro in quel soave attimo di pace e tranquillità. Chiuse gli occhi, tenendo in mano il pezzo di carta, e si concentrò sulla canzone da “pensare”.

<< I believe I can fly...>> il pezzo di carta stracciata iniziò ad auto-contorcersi << .. I believe I can touch the sky...>> continuò a prendere sempre di più una forma riconoscibile <<... I think about it every night and day...>> Serena riaprì piano gli occhi e vide che il pezzo di carta si era trasformato, come un Horigami, in un piccolo cavallo alato. Sul volto di Serena apparve un enorme sorriso; soffiò delicatamente sul piccolo quadrupede e questo, accompagnato dal suo soffio, si librò in aria e iniziò a battere le ali e a volarle intorno <<...Spread my wings and fly away...I believe I can soar...I see me running through that open door.... I believe I can fly...I believe I can fly....I believe I can fly >> Serena continuò ad ammirare la sua piccola creazione svolazzarle sui capelli, poi, quest'ultima, ritornò a posarsi sulle mani della ragazzina e riprese le sue sembianze originali.

<< Sì, sono proprio io, che soffro di vertigini, a dire che mi sembra di volare.>> disse prendendosi in giro sulla canzone che aveva scelto.

Piton, da lontano, avevo assistito a tutta quella manifestazione magica volontaria. Inarcò un sopracciglio, piacevolmente sorpreso – Però! – pensò. La cerva argentata, che non se ne era ancora andata, o svanita visto che assomigliava a un fantasma, sembrava parecchio eccitata nei confronti di Serena, tanto che decise di avvicinarsi. Piton cercò di fermarla, ma la cerva fece un lungo balzo per sfuggirgli. Piton le fece segno di tornare indietro, ma lei non gli diede ascolto e continuò a zompettare verso la piccola Potter.
Serena, intanto, era tornata a disegnare. All'improvviso, si ritrovò il muso della cerva a pochi centimetri dal suo naso e, per la sorpresa, la ragazzina sobbalzò.

<< AH!>> esclamò stringendosi ancora di più al tronco. La cerva non si spaventò per la sua reazione improvvisa, infatti si mise a saltellare allegramente. Si fermò e guardò intensamente Serena. Quest'ultima iniziò ad abbassare la guardia e cercò di far avvicinare, con cautela, la cerva verso la sua mano. La dolce creatura si avvicinò molto volentieri e regalò alla bambina una delicata leccatina sulla mano. Serena, eccitata alla presenza della simpatica cerva, prese in fretta il quadernetto e iniziò a schizzare velocemente la figura dell'animale.

<< Stai ferma così eh ! >> le disse prendendo le misure delle proporzioni puntando la matita. Piton, che osservava sempre a distanza di sicurezza, sta volta leggermente più ravvicinata, fu quasi, per qualche secondo, intenerito a quella scena.
In quell'istante, un paio di cespugli più in là dietro al tronco del Salice, Serena sentì uno strano pigolio straziato. La cerva, presa alla sprovvista dal quel verso, svanì nel nulla, lasciando di sasso la piccola Serpeverde.

<< Ma no! Accidenti! Mi mancavano solo le zampe!>> sbottò delusa. Serena sentì di nuovo quel verso straziato. Si voltò, si alzò da terra e andò a vedere da cosa e da dove stesse provenendo.
Piton l'aveva persa di vista, perciò iniziò ad avvicinarsi silenziosamente, senza che Serena se ne accorgesse.
Quest'ultima arrivò davanti a due cespugli da dove proveniva quel pigolio e, nascosto sotto uno di essi, vi trovò un piccolo Pettirosso che cercava inutilmente di volare. Il poveretto aveva un'ala spezzata purtroppo. Serena, spinta dalla pietà e dalla pena che provava per quel piccolo esserino, lo raccolse con delicatezza, stando attenta a non sfiorare l'ala spezzata.

<< Shhhshhh piccolo. Non ti muovere così! Ti farai ancora più male se non starai un po' fermo.>> disse accarezzandolo sul capino e sulla schiena con un dito. Una mano intera sarebbe stata troppo pesante. L'uccellino, pian piano iniziò a calmarsi. Serena era tornata al Salice, ma invece di sedersi per terra, rimase in piedi con solo la schiena appoggiata. Piton era nascosto proprio dall'altra parte del tronco del Salice.
Il Pettirosso sembrò calmarsi del tutto, quasi come se fosse entrato in fin di vita da come stava fermo. Infatti stava per morire. Serena si paventò.

<< No no no, forza! Non puoi farmi questo! Ti prego..riprenditi!>> disse con voce tremolante. Per tentare di salvarlo cercò, inutilmente, di massaggiarlo ancora. Proprio un tentativo inutile e disperato di una persona che non voleva vedere spegnersi fra le proprie mani una piccola vita.

<< Forza, non te ne andare! ALZATI!>> disse quasi urlando dalla disperazione. In quel momento, dalle dita con cui Serena stava massaggiando la povera creaturina, fuoriuscì un bagliore bianco istantaneo. Pochi secondi dopo l'uccellino si alzò e volò via.

<< AAARRRGHHH!>> Serena sobbalzò dallo spavento. Stava quasi per cadere goffamente a terra, ma andò a sbattere con la schiena e con la testa contro qualcosa, o meglio contro qualcuno.
Piton era uscito dal suo nascondiglio per vedere cosa stesse succedendo, avendo sentito l'urlo della ragazzina, e Serena era andata ad atterrare con la nuca proprio contro lo stomaco del Professore.

<< Uhf! Hai la testa dura...Potter!>> esclamò Severus portandosi la mano allo stomaco.

<< Aaaargh! Professor Piton!>> esclamò Serena togliendosi subito di dosso dal suo Capo Casa.

<< Ti faccio così paura?!>> domandò ironicamente continuando a massaggiarsi lo sterno.

<< Ma no, signore. Non è lei. E' che prima..i..io..non lo so..cosa sia successo...io..io..>> disse con voce strozzata. Infatti Serena aveva gli occhi gonfi di lacrime. Era spaventata, non sapeva se aveva fatto più bene che male al quel piccolo Pettirosso. Presa dal panico del momento si accasciò con le ginocchia a terra disperata. Piton rimase un attimo spiazzato a quella reazione così improvvisa. Quindi, di istinto, si chinò e cercò di rassicurare la sua studentessa.

<< Ehi ehi, coraggio Potter! >> disse prendendole le spalle << Da quel poco che conosco di te, so con certezza che non ti abbatti mai così facilmente. Adesso, prendi un respiro profondo, calmati.>> Serena, dall'attacco quasi asmatico di prima, cominciò a riacquistare il controllo del suo respiro.

<< Ora, raccontami cosa è successo.>> disse guardandola negli occhi. Quegli occhi... così verdi e così rossi al tempo stesso. Lui in realtà sapeva benissimo cosa fosse successo, in fondo l'aveva tenuta d'occhio tutto il tempo.

<< Io..io non lo so, signore. Prima quel coso stava molto male, dopo c'è stata quella luce e dopo se ne è volato via! Non so cosa gli sia successo! Io..io non lo so, non so più cosa mi stia succedendo!>> all'improvviso Severus si sentì sul petto uno strano calore. Serena, in preda ad un attacco di panico e di sconforto, gli si era gettata addosso e lo avvolse forte con le braccia. In quel momento di grande fragilità emotiva, Serena aveva bisogno che qualcuno le stesse accanto e il Professor Piton era il primo che le fosse capitato a tiro. Severus, a quel contatto, sgranò gli occhi e rimase per qualche secondo con le braccia sollevate a metà per aria. Poi, vedendo quella piccola fragilità che gli stava inzuppando di lacrime la veste nera, se la prese fra le braccia e iniziò a battere delicatamente con una mano sulla schiena della bambina – Piton, che fai adesso? Il sentimentale?! - pensò fra sé e sé. In realtà non si rese conto che quello che stava dimostrando non era sentimentalismo ma ben sì qualcosa che assomigliava vagamente ad un istinto paterno. Una cosa del tutto innaturale per lui. O forse non così innaturale in fin dei conti? Pian piano se ne sarebbe reso conto. Ma, per ora, era meglio andare per gradi.

<< Su, su non piangere così, Potter.>> mentre cercava, senza molto successo, di farla smettere di singhiozzare, all'improvviso, si lasciò sfuggire una carezza sulla testa della bambina. A quel contatto, Serena iniziò a calmarsi e a respirare regolarmente. Poi si scostò leggermente dal petto del suo Professore.

<< Ti sei ripresa un po'?>>

<< Sì, grazie signore. Mi scusi se mi sono fiondata su di lei, che sciocca! Sono proprio un'idiota!>> si disse.

<< Questo non devi dirlo!>> la rimproverò lui prendendola per le spalle. Lei rimase per un attimo sorpresa e lo guardò con gli occhi sgranati. Poi, Piton “ ritornò in sé ”.

<< Voglio dire..non devi mai darti dell'idiota, Potter. Eri emotivamente sconvolta e le tue emozioni hanno preso il sopravvento, tutto qui. Puoi darti dell'idiota se mai facessi qualcosa di veramente stupido. Ma in questo caso no, ci siamo capiti?!>>

<< Va bene, grazie signore.>> lui le rispose con un pigro cenno della testa.

<< Oh, ma guardi qui! Le ho imbrattato tutta la veste!>> disse indicando il petto del Professore.

<< Non importa, signorina Potter. E' solo acqua salata in fin dei conti.>> disse tirando fuori un fazzoletto per asciugarsi un poco.

<< Aspetti, faccio io se permette.>> Severus inarcò un sopracciglio interrogativo. Serena tirò fuori la bacchetta e pronunciò << Tergeo !>> e la veste di Piton ritornò asciutta. L'incantesimo era riuscito perfettamente. Piton la guardò soddisfatto.

<< Notevole, signorina Potter.>> disse accennando un lieve sorriso.

<< Beh..ho imparato dal migliore.. eheh!>> rispose Serena ridacchiando.

<< Non farmi queste lusinghe, Potter. Con me non funzionano né ti rendono onore.>> sbottò acido.

<< Ho detto solo la verità, signore.>> rispose tranquilla sorridendo. Piton, dopo essersi ricomposto, si alzò e fece alzare anche la ragazzina e, per parlare meglio di quello che era successo prima, si andarono a sedere alla base del tronco del Salice. Serena gli raccontò per filo e per segno l'accaduto, anche se lui lo sapeva già. Ci fu un momento di pausa.

<< Beh.. da quello che mi hai descritto, credo proprio che tu abbia manifestato per la prima volta la tua speciale dote magica, Potter.>>

<< E quale sarebbe la mia dote magica?>> gli chiese perplessa.

<< A quanto pare quella...di guarire.>>

<< Caspita!>> esclamò stupita.

<< Ritengo che sia una dote più unica che rara. Tu che ne pensi, signorina Potter?>> Serena non rispose subito.

<< Potter, mi hai sentito?>>

<< Sì, signore. E penso che sia... UNA FICATA PAZZESCA!!!>> disse balzando in piedi alla velocità di un lampo e saltellando felice di qua e di là come una cerbiatta. Piton rimase per un momento spiazzato da quell'improvvisa reazione – Beh? Prima piangeva come una fontana e adesso...?! Mah! Valla a capire questa marmocchia! - pensò – Lily....ha il tuo stesso entusiasmo – pensò nuovamente chiudendo gli occhi e accennando un sorriso nel sentire gli schiamazzi felici di Serena.

<< Potter! Bada al linguaggio che usi davanti ad un insegnante!>> la rimproverò burbero come al solito.

<< Oops! Mi scusi signore.>> rispose portandosi la mano davanti alla bocca – Chissà se potrei guarire la ferita che si è procurato alla gamba? Naaa è meglio lasciarlo stare – pensò.
A Piton, in seguito, caddero gli occhi sulla borsa di Serena, più precisamente sul quadernetto degli schizzi. Senza troppe cerimonie, il Professore lo prese ed iniziò a sfogliarlo.

<< AH! No, signore! Non sono ancora finiti!>> Piton non la ascoltò e continuò a sfogliare. Dall'aria attenta e seria che aveva assunto, sembrava che non gli piacessero molto.

<< Sì, lo so. Fanno proprio schifo.>> disse Serena abbassando lo sguardo e strofinandosi la testa nervosa ed imbarazzata.

<< Mmh..no. Direi piuttosto il contrario, signorina Potter. Hanno ancora un segno un po' grezzo, ma si capiscono abbastanza bene.>> poi andò all'ultima pagina dove la bambina aveva schizzato in modo più definito la cerva argentata che aveva incontrato prima.

<< Vedo che ti piacciono particolarmente gli animali, Potter. Soprattutto quest'ultimo disegno mi sembra più curato nei dettagli rispetto ai precedenti.>> disse indicando la cerva.

<< Ah, sì! Quella cerva era proprio bella! Era strana, non sembrava nemmeno reale. Mi ricordava molto un fantasma. Però...mi era anche insolitamente familiare. Non so perchè.>> rispose pensierosa. Piton deglutì nervosamente. Chiuse il quaderno e lo ripose dentro alla borsa.

<< Forza, si sta facendo tardi. E' ora di tornare al castello.>> si alzò e porse alla ragazzina il suo zaino e si incamminarono verso casa.

<< Professore, posso farle una domanda?>>

<< Dimmi pure.>>

<< Come mai è uscito in giardino anche lei durante l'ora di pranzo?>>

<< Diciamo che..avevo bisogno di starmene da solo a riflettere in pace.>>

<< Le è successo qualcosa di brutto?>> a Piton venne un piccolo nodo alla gola, ma alla fine riuscì a districarlo.

<< E' stata portata alla mia attenzione qualcosa di piuttosto..importante. E stavo riflettendo su come dovrei comportarmi. Ma non la definirei..sgradevole.>> disse serio.

<< Woow, posso chiederle cosa?>> Piton iniziò a sudare freddo. Doveva assolutamente mettere fine all'argomento.

<< Adesso stai esagerando, Potter. Come credo tu abbia ben compreso, non amo che mi si facciano troppe domande. Soprattutto se riguardano la mia persona.>>

<< Oh, mi scusi signore.>> così continuarono a camminare in silenzio; finchè Serena

<< AATTCCHHHUUU'!!>> starnutì molto rumorosamente.

<< Per Salazar, Potter! Mi hai fatto quasi prendere un infarto!>> esclamò Severus sobbalzando, portandosi una mano sul petto.

<< Eeheh le ho fatto paura, Professore?!>> chiese ridacchiando.

<< C'è la paura... e c'è la sorpresa.>> disse mettendosi a posto il mantello.

<< E lei ha avuto tutte e due! Aahahah!>> disse ridendo di gusto.

<< Ah ah davvero molto spiritosa.>> sbottò acido – Tsk! Piccola impertinente.. è proprio una Serpe – pensò. Piton, in seguito, notò che Serena stava tremando leggermente. La felpa che aveva indosso non era per niente riscaldante. Quindi Piton, si tolse il mantello e lo posò sulle spalle della ragazzina. Serena si voltò verso di lui e lo guardò stupita, sgranando gli occhi.

<< Perchè fa così, Professore?!>> chiese freneticamente mettendosi davanti a lui. Sembrava quasi arrabbiata.

<< Chiedo scusa?>> inarcò un sopracciglio perplesso e sorpreso da quella strana reazione. In fondo le aveva solo fatto un piccolo piacere.

<< Perchè mi tratta così?!>>

<< Così come?>>

<< COSì! Perchè continua a farmi complimenti? Perchè mi ha rincuorato prima? Perchè mi ha posato il suo mantello sulle spalle? Insomma....perchè è così gentile con me?! Non la riconosco più, signore! Cosa ho di speciale io rispetto agli altri studenti?!>> Piton, a quelle domande, si irrigidì e rimase piuttosto spiazzato. Non sapeva cosa dire.

<< Signorina Potter, essendo un insegnante, devo attenermi alla regola di imparzialità nei confronti degli studenti. Però, io, sono un tipo d'uomo che se vede alcuni dei suoi alunni, anche se pochi, che dimostrano di possedere una certa quantità di sale in zucca, ma anche una certa disciplina e impegno scolastico, allora, questi, si meritano il mio rispetto e la mia considerazione.>> Serena rimase in silenzio.

<< Quello che tu ritieni che sia gentilezza da parte mia, è in realtà solo rispetto e considerazione. Niente di più.>>

<< Capisco, signore. E mi fa molto piacere. Ma questo...>> disse togliendosi il mantello dalle spalle e porgendolo al suo Capo Casa <<...non posso accettarlo.>> Piton lo prese guardando perplesso la ragazzina.

<< Non se la prenda, signore. E' solo..che non sono abituata a ricevere così tante attenzioni da parte di qualcuno. Non lo sono mai stata. Quindi, la prego, non mi favorisca, mi tratti come tutti gli altri. A meno che non me lo meriti sul serio.>>

<< Ti assicuro, signorina Potter, che non ti ho mai favorita.>> Serena sorrise lievemente e qualche lacrima isterica stava cominciando a scenderle dagli occhi. Per non far la figura della bimba piccola piagnona se le asciugò subito – Ma come sei stupida! Piangere un'altra volta davanti al tuo Professore preferito! Ti riterrà una sciocca bambinetta di 3 anni! Abbi un po' di contegno Santo Salazar! - pensò tra sé e sé punendosi verbalmente. Poi girò il viso verso il castello.

<< Emh..credo di dover andare ora. Grazie ancora, signore. Arrivederci.>> disse salutandolo timidamente e incamminandosi verso casa. Piton, prima che la ragazzina se andasse, ricambiò il saluto con un pigro cenno del capo e tornò a passeggiare sulla riva del Lago Nero, ancora più pensieroso di prima, con accanto a sé, di nuovo, la cerva argentata.

 

 

 

 

 

Angolo Autrice:

Oh! finalmente ho scritto il capitolo a cui miravo di arrivare prima o poi! XD
Spero che vi sia piaciuto! ^-^
Alla prossima! SMACK XXX

  
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