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Autore: Ghost_Writer    23/05/2013    1 recensioni
A volte la realtà non basta. A volte una sola vita, la nostra, non è sufficiente. Vorremmo altre mille esistenze in mille diversi mondi. Quindi leggiamo.
Come cantastorie è mio dovere proporvi un’alternativa. Permettetemi di parlarvi del mio mondo: le Lande Nascoste. Una terra dilaniata dall’odio e dalla criminalità. Una terra dove scorrono i Fiumi Gemelli, che donano il potere di manovrare gli uomini. Poteri che appartennero anche a due giovani le cui scelte ridiedero speranza all’umanità. L’amore e il coraggio che condivisero li unì contro il Male. In questa avventura essi divennero eroi.
Io vi racconterò ciò che accadde. Se non vi piace la mia storia, siate comprensivi, sono solo un bardo che cammina per queste lande. Ma se vi piace, che il vostro ringraziamento vada a coloro di cui narro, poiché è per essi che io scriverò sino alla fine.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PRIMA FOGLIA
 

    “Spezza il silenzio e mille altre voci si leveranno con te. Il Male avrà ancora qualcosa da temere. Noi.”
Nobile Nicholas Lothar
Cinquecentoventitreesimo Grande Maestro dell’Ordine di Sin
    

 
Adras gettò il libro sul proprio letto, irritato. Essere un Prescelto di Sin gli rendeva quella Leggenda insopportabile.
Quando era piccolo non era così, pensò mentre misurava nervosamente la stanza, camminando a grandi passi. Adorava ascoltare la Leggenda dei Fiumi Gemelli dal Grande Maestro. Ogni sera, prima di dormire, lui e i suoi coetanei si accalcavano attorno al Nobile Lothar implorandolo di raccontare loro come i Poteri erano scesi su questa terra e avevano salvato l’umanità dalla corruzione e dal Male. Ed ogni sera, il potente e anziano Maestro dell’Ordine si sollevava la tunica e sedeva a gambe incrociate sul tappeto della Sala Blu. Narrava di tempi antichi, di giustizia, di bontà e di onore finché ogni testolina ciondolante non crollava, abbattuta dal sonno.
Adras aveva udito la storia dei due sfortunati amanti migliaia di volte. Ricordava ancora che ogni sera, ogni singola sera, prima del tragico finale, osava sperare che qualcosa potesse in qualche modo cambiare, che qualcuno degli Dei intervenisse per fermare il passato. Sperava in un miracolo che salvasse i giovani. Ma ogni notte i due amanti morivano nelle acque turbolente di Sinnis. Così nascevano i due Poteri che avevano risollevato le sorti delle Lande Nascoste.
Tentò di ricordare il preciso istante in cui aveva smesso di credere alla Leggenda, o meglio aveva smesso di credere che nell’umanità vi fosse ancora del Bene da preservare. Sapeva quando era avvenuto. Il pensiero gli diede una dolorosa fitta al cuore.
Era accaduto quando, oltre un decennio prima, il Grande Maestro aveva lasciato questo mondo, fiaccato nel fisico ma lucido nell’animo. Adras aveva da poco compiuto tredici lune. Prima di spirare, il Maestro aveva sussurrato la sua ultima massima che, come la tradizione dell’Ordine di Sin vuole, fu marchiata sul legno della Sala degli Antichi dal successivo Maestro in carica. Quel giorno non si era spento solo il Cinquecentoventitreesimo Grande Maestro dell’Ordine di Sin, ma anche tutto ciò che lo legava ai suoi discepoli.
Adras si rabbuiò, rammentando il periodo oscuro che aveva seguito quel lutto. In breve tempo gli insegnamenti che l’amato anziano cercava amorevolmente di trasmettere, era andati perduti, schiacciati dalla cruda e spiacevole realtà.
Con il progredire dei secoli i due Poteri erano stati traviati, piegati e strumentalizzati per far fronte alle nuove meschine esigenze dell’umanità. I Prescelti non si ergevano più per difendere i deboli e gli oppressi ma, tronfi delle proprie capacità, si arricchivano e si pavoneggiavano di fronte al popolo.
Da un giorno all’altro il gioioso orgoglio che Adras provava per essere un Prescelto di Sin si trasformò in cocente delusione. D’un tratto, la sua vita sembrava senza senso, i suoi sacrifici e il suo impegno vani.
A cinque lune, dopo essere stato bagnato nelle acque dei Fiumi Gemelli, in lui era nato il Potere e come vuole la legge, Adras era stato strappato alla sua famiglia per vivere nel Monastero dell’Ordine di Sin, iniziando così l’addestramento obbligatorio. Per vent’anni Adras era stato allenato e istruito dai Maestri di Sin per migliorare le proprie capacità fisiche ed intellettive al fine di saper utilizzare al meglio il proprio Potere. Col tempo si era rivelato il migliore del proprio corso d’addestramento.
Questo però non lo avrebbe aiutato a scegliere la propria strada, pensò con amarezza. Per due decenni gli avevano insegnato come utilizzare quel Potere, ma non a che scopo farlo.
Adras si riscosse, turbato. Non era da lui perdersi nel proprio passato, ma l’imminente compimento del suo venticinquesimo compleanno, di lì a pochi giorni, lo rendeva irrequieto. Dopo la Competizione dell’Ultima Foglia l’addestramento sarebbe terminato. Nella Nomina Finale, Adras avrebbe dovuto decidere cosa fare del resto della propria vita. E lui non ne aveva proprio idea.
L’orgoglio di ciò che era, un Prescelto di Sin, si era spento in lui. Adras avrebbe voluto essere qualcosa di più di un commediante che utilizzava il proprio potere per far divertire le folle e qualcosa di meglio di un mercenario che usava la sua capacità per i loschi fini di un re. Ma cosa o chi volesse essere, ancora non gli era chiaro, e tantomeno era chiaro come diventare quel qualcuno.
Pensieroso, Adras accantonò queste riflessioni oscure, che lo rendevano ancora più nervoso. Si avvicinò alla finestra della sua stanza, ammirando il panorama nel tentativo di distrarsi.
Nedhara si stendeva di fronte a lui, illuminata dalle prime luci del mattino. Era una visione di calma e tranquillità vista così, dall’alto. Adras si irritò anche solo per averlo pensato. La città, un tempo nominata “La Profonda Fossa” era sede di assassini, rapimenti, stupri e rapine ad ogni ora del giorno e della notte. La Guardia Cittadina faceva del suo meglio, inutilmente. Ogni mattina nuovi criminali sembravano volersi aggiungere al numero già elevato di malviventi che dominavano la città, prosperando con l’inganno e il furto. La brava gente tremava di paura, camminando per le strade.
Il giovane sospirò, consapevole di non poter fare nulla. Lasciò vagare lo sguardo sui tetti di vari colori che sembravano estendersi fino all’infinito. Palazzi, case e piazze brulicanti di vita fino all’orizzonte. L’architettura cittadina di Nedhara era interrotta solo dalla piana dove scorrevano i Fiumi Gemelli, ora sormontati da numerosissimi ponti.  Il Monastero, il luogo che Adras chiamava casa, sorgeva vicino al fiume da cui l’Ordine prendeva il nome, Sin. Parallelo, scorreva il suo gemello, Nis.
Come spesso capitava, Adras si ritrovò a cercare con lo sguardo il Palazzo dell’Ordine di Nis, situato oltre la sponda del secondo fiume, dove i Prescelti con l’altro Potere, ben diverso dal suo, vivevano e si addestravano. Il suntuoso Palazzo, svettava alto, splendente a causa dei riverberi del primo sole sulle lastre di vetro da cui era formato. Nonostante la rivalità contro i Prescelti di Nis  gli fosse stata instillata sin dall’inizio del suo addestramento a cinque lune, il disprezzo nei loro confronti era un sentimento che non sentiva suo. Fece una smorfia, contrariato. I Prescelti dovevano essere pronti, dovevano essere preparati e capaci. Ma non per difendere i deboli, bensì per difendere l’onore del proprio Ordine, tentando ogni anno di strappare la vittoria nella Competizione dell’Ultima Foglia contro l’opposta fazione.
Al pensiero quell’anno di doverne fare parte, combattendo contro i Prescelti di Nis gli chiuse lo stomaco per la preoccupazione.
Finchè avvertì un refolo d’aria infrangersi contro il suo viso. Inspirò a pieni polmoni e l’odore di fiori e primavera lo raggiunse. Era il profumo della libertà. Sembrava che Nedhara stessa lo chiamasse.
Adras gettò un rapido sguardo alla sua stanza, calcolando il tempo che restava prima della sessione mattutina di allenamento obbligatorio. Era da poco sorta l’alba, aveva alcune ore a disposizione.
Rammentò la voce della Prescelta responsabile del suo addestramento che lo esortava a non girovagare per la città da solo, per i malviventi e per le regole dell’Ordine di Sin. Regole che vietavano ai giovani Prescelti non Nominati di lasciare il Monastero senza autorizzazione e senza accompagnatori. Non poteva proprio disubbidire e cacciarsi nei guai, di nuovo. Non sarebbe stato per niente saggio, si ammonì.
Quindi, con un solo agile balzo, Adras scavalcò il bordo della finestra e si gettò nel vuoto, sorridendo.
  
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