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Autore: ChildrenOfTheBarricade    25/05/2013    3 recensioni
Parigi, Modern AU
Tra chi non sa chi è, chi non sa cosa vuole e chi non sa come ottenerlo. Tra non riesce a far pace col passato, chi fatica a fermarsi a vivere il presente e chi non riesce a prospettarsi un futuro. Tra i Les Amis, l'Università, e le domande senza risposta.
- E/R- Eponine/Combeferre -Courfeyrac/Jehan -Joly/Musichetta/Bossuet -Marius/Cosette
(Per la serie "le storie non finiscono mai com'erano iniziate" : iniziata come raccolta di shot)
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Enjolras, Eponine, Grantaire, Marius Pontmercy
Note: AU, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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5. Bossuet/ Joly (Friendship)
 
Sei malato veramente?
 
 
Fino a pochi minuti prima, Bossuet avrebbe senza dubbio potuto affermare di aver avuto una pessima giornata. Tra appunti svaniti nel nulla, aule sbagliate, pavimenti scivolosi e ritardi vari, la mattina sembrava destinata a proseguire come da copione: sfortunata e potenzialmente catastrofica. Erano stati il provvidenziale incontro con Musichetta nei corridoi e l'appuntamento che ne era derivato, a fargli cambiare drasticamente idea sull'andamento di quella giornata e a cancellare la mezza intenzione di studiare che gli si era formata in testa.
"Niente lezioni questo pomeriggio, ho progetti migliori. E porta il tuo amico, quello bello."
Così aveva detto lei, accompagnando le parole con un occhiolino e un sorriso veramente troppo, troppo affascinante. Ogni volta che Bossuet ripensava al suo viso, alla sua pelle ambrata e  al suo corpo sempre troppo poco coperto, si sentiva frastornato e prossimo a cadere in stato confusionale. Musichetta era una di quelle ragazze che non avevano alcun bisogno di impegnarsi per risultare seducenti: a lei bastava ridere mentre si riavviava i lunghi capelli scuri per far impazzire chiunque. E ora Bossuet aveva mandato all'aria i suoi progetti e  setacciato mezza università alla ricerca di Joly, perché era ciò che lei voleva. 
Il problema era che Joly non si trovava da nessuna parte. L'ultima volta che Bossuet lo aveva visto era stata quella stessa mattina, quando il medico aveva rifiutato di alzarsi dal letto a causa del sonno arretrato che aveva e che, come tutti sanno, è la principale causa del calo delle difese immunitarie. Del resto sapeva che era stato a lezione poiché Combeferre lo aveva avvistato per i corridoi, avvolto in una sciarpa di lana e nella sua felpa più pesante, ma nessuno sembrava avere idea di dove potesse essere finito. 
 
Colto da un'illuminazione improvvisa, realizzò di essere nel ventunesimo secolo e di possedere un cellulare. Tutto quello che doveva fare era recuperarlo dal fondo dello zaino, accenderlo e.... scarico. Ovviamente. Stava per lasciarsi prendere dallo sconforto quando avvistò una familiare sagoma magra e vagamente zoppicante entrare in fretta nei bagni in fondo al corridoio.
"Marius! Hey!" gridò inseguendolo all'interno.
"Bossuet ciao! Non è che potremmo parlare dop..."
"Mi serve il tuo cellulare."Esclamò interrompendolo "Devo chiamare Joly ma non lo trovo e il mio è scarico e... insomma posso?"
"Ssi... ecco, ma prima io dovrei..." e lanciò un'occhiata eloquente alla porta del gabinetto.
"Non ti servirà il cellulare"
"Okay" ribatté il più piccolo a malincuore, passandoglielo"ma facci attenzione, non che non mi fidi di te, ma sai, ci tengo e tu..."
"Lo difenderò a costo della vita" borbottò mentre stava già componendo il numero di Joly.
Siamo spiacenti, ma il suo credito è esaurito, la invitiam...
"MARIUS!!"
"Cosa?" domandò quello, trafelato, ricomparendo dalla porta che si era appena chiuso alle spalle.
"Dice che non hai più soldi"
"No, infatti li ho finiti una settimana fa e...oh, non avevo pensato al fatto che dovessi chiamare Joly"
"E a cosa hai pensato quando ti ho detto che dovevo chiamare Joly?"
"Beh io... aspetta, Joly è in biblioteca, l'ho incrociato prima!"
"Pontmercy, sei... sei di grande aiuto, grazie." disse, affrettandosi fuori prima di fare una strage.
 
Joly era effettivamente in biblioteca; Bossuet lo trovò seduto a terra contro uno scaffale, con le gambe strette contro il petto e il naso infilato in un volume sulla sintomatologia delle malattie tropicali.
"Joly, non è il momento di essere moribondo, Musichetta ci aspetta per le cinque!" Esordì con un tono di voce un po' inadeguato al luogo dove si trovavano.
"'Chetta?" mormorò il medico alzando gli occhi dal libro. Sembravano stranamente lucidi. "Vorrei Bossuet, ma non sto per niente bene. Mi gira la testa, ho freddo e mi fanno male tutte le ossa; vedi, qui c'è scritto che potrebbe essere..."
Bossuet non gli permise di terminare la diagnosi, chinandosi e rubandogli il libro dalle mani.
"Andiamo amico, smettila! È il momento di divertirsi un po'." Così dicendo gli afferrò i polsi obbligandolo ad alzarsi dal suo angolino. 
Una volta che gli fu di fronte però, Bossuet dovette ammettere che qualcosa non andava. Joly stava tremando, aveva le mani ghiacciate, il viso pallido e si stringeva nelle braccia come per proteggersi dal freddo: erano in Maggio, accidenti!
"Mio Dio, Joly! Sei malato veramente?"
Il ragazzo non rispose, ma barcollò vistosamente dando l'impressione di star per svenire da un momento all'altro. Bossuet, preso alla sprovvista, lo afferrò per le spalle prima che potesse cadere, maledicendosi mentalmente per non aver mai ascoltato una singola parola di quello che Joly diceva sul come comportarsi in questi casi.
In qualche modo riuscì a portarlo fino ad una delle sedie della zona studio che quel giorno, complice la solita fortuna, era incredibilmente vuota. L'unico essere vivente lì dentro, oltre a loro, sembrava essere la bibliotecaria con cui Bossuet era in pessimi rapporti a causa di certi libri persi e mai restituiti, e che comunque avrebbe potuto essere una ex compagna di scuola di Matusalemme e quindi perfettamente inutile.
"Joly? Hey, mi senti? Coraggio amico, adesso andiamo in camera, okay?
L'altro ragazzo sembrò sul punto di dire qualcosa, poi scosse debolmente la testa, rannicchiandosi tra lo schienale della sedia e il muro affianco a lui.
Perfetto, ci mancava solo che si mettesse a fare i capricci.
"Guarda che non c'è un piano B"
"Ma non ce la faccio" mugugnò il medico da sotto la sciarpa.
"Dicevi anche che non avresti mai passato il test d'ammissione a Medicina; alzati."
Joly lo guardò storto per qualche istante, poi sospirò rassegnato e gli tese la mano. Punto per Bossuet
 
Il percorso dalla biblioteca agli alloggi studenteschi fu un susseguirsi di gemiti, lamentele e accurate descrizioni di sintomi, al punto che, quando finalmente raggiunsero la stanza che dividevano, Joly era riuscito a trasformare la preoccupazione di Bossuet in autentico panico.
Lo fece mettere a letto, scostandogli dalla fronte i capelli sudati. Scottava, accidenti se scottava. 
"Cosa posso fare?" 
"Di' a Musichetta che mi dispiace..."
"Joly...." mormorò in tono di avvertimento.
"...mi dispiace di doverla lasciare per sempre."
Ecco, lo sapevo.
"Intendevo cosa posso fare per evitare che tu muoia"
"Ah... niente probabilmente."
"Benissimo. Chiamo 'Ferre." sbottò infine, mentre Joly seppelliva il viso nelle coperte. 
 
Per quanto ostinate, le ricerche di un caricatore per il suo cellulare si rivelarono vane, tanto che alla fine si risolse di utilizzare quello di Joly. Dopotutto era convinto di essere ad un passo dalla morte, non gli sarebbe certo dispiaciuto. 
Non fece in tempo a comporre il numero però, che lo stesso Combeferre bussò alla porta della stanza.
"Ciao Bossuet, ho portato gli appunti di anatomia che Joly mi ha chiesto, potresti darglieli tu che io dev..."
"'Ferre! E' meraviglioso vederti! Ho un enorme bisogno di te, Joly è malato." esclamò, ignorando completamente i fogli che l'amico gli porgeva.
"Sì, lo so" ribatté quello senza scomporsi "è per questo che gli portato gli appunti della lezione che ha saltato. Eccoli, ora i vad..."
"No, non hai capito, sta male sul serio! E' malato davvero!" Così dicendo trascinò Combeferre, che ancora blaterava qualcosa sull'essere in ritardo, vicino al letto dove Joly si era raggomitolato.
 "Accidenti, non ha una bella cera!"
"Che ti avevo detto io" borbottò Bossuet alle sue spalle, venendo elegantemente ignorato.
Combeferre si inginocchiò accanto al malato, posandogli una mano sulla fronte per verificare se avesse la febbre.
 
Bossuet capì poco o niente della conversazione tra i due studenti di Medicina, sapeva solo che tutti quei termini inaccessibili lo mettevano più in agitazione di quanto non fosse già.
Quando Combeferre si sollevò da terra, girandosi verso di lui e posandogli una mano sulla spalla con fare paterno, Bossuet era praticamente nel panico.
Ora mi dice che morirà ora mi dice che morirà ora mi dice che...
"Ha l'influenza."
...Maledetto ipocondriaco paranoico, ti faccio fuori io, altroché!
"L'influenza influenza?"
"L'unica influenza che conosci." ripeté sorridendo divertito "dagli un po' d'acqua e lascialo dormire. Domani starà già meglio."
"Tutto qui?"
"Tutto qui."
"Io lo ammazzo."
La risata di Combeferre risuonò in contemporanea al trillare insistente del suo telefono.
"Pronto? Ciao 'Ponine, scusami, ho avuto un imprevisto... no, va tutto bene... sì, sto arrivando... a dopo allora."
Bossuet alzò un sopracciglio, sorpreso.
"'Ponine? Ma chi, quella del bar?"
"Proprio lei. La conosci?" domandò incuriosito, sistemandosi la tracolla sulla spalla.
"Non proprio... uscite insieme?"
"Non proprio. Ricordati gli appunti!" gli gridò scomparendo giù per le scale.
"COMBEFERRE CI DEVI DELLE SPIEGAZIONI!" Ma il medico era già sparito.
 
Che cavolo, persino 'Ferre aveva un appuntamento quel giorno! E lui invece era bloccato lì con un migliore amico malato e uno spiacevole compito da assolvere: annullare l'uscita con Musichetta.
Sospirò, sedendosi a cavalcioni sulla sedia accanto al letto di Joly e appoggiando le braccia allo schienale.
"Hey Joly"
Il ragazzo socchiuse appena un occhio, come infastidito da una luce troppo intensa.
"Mmh"
"'Ferre ha detto che domani starai bene, è inutile che fai tanto il sofferente."
"Ma io sto male!" piagnucolò il più piccolo con ritrovata energia.
Bossuet lo guardò scuotendo la testa, combattuto tra la tentazione di prenderlo a schiaffi e l'istinto di confortarlo. Ma era una battaglia persa, lo sapeva. Per quanto  potesse avercela con lui per averlo fatto preoccupare, l'affetto che provava per quel ragazzo così fuori dal mondo, così assillante e paranoico, era insuperabile. D'altra parte, gli doveva tutto. Era lui che l'aveva ospitato quando per un motivo o per l'altro si era ritrovato chiuso fuori casa ai tempi del liceo; era lui che gli aveva tenuto compagnia l'estate in cui era stato confinato a letto a causa di una brutta frattura scomposta; ed era sempre lui che ora falsificava goffamente i conti delle spese dell'alloggio studentesco, cercando di far pagare a Bossuet il meno possibile, consapevole della sua situazione finanziaria. Pareva anche sinceramente convinto che l'amico non si fosse accorto di nulla.
"Quello è un livido?"
La voce arrochita di Joly lo riportò sulla terra, dove il medico stava osservando preoccupato la macchia verde-viola- giallina che spiccava sul suo avambraccio scuro.
"Immagino di sì, sono scivolato sul pavimento bagnato stamattina"
"Oh Bossuet, un'altra volta?! Dovrebbero mettere dei cartelli di avvertimento!"
"In realtà c'era, ma io stavo cercando gli appunti nella borsa e così non l'ho visto e... hey! Che hai da ridere? Tu stai morendo, non puoi ridere!" esclamò, simulando un tono profondamente offeso.
Il medico soffocò le risate nel cuscino, e Bossuet scoppiò a ridere a sua volta, incapace di fingere un malumore che non gli era mai appartenuto.
"Mi hai fatto prendere un colpo, lo sai?" domandò quando si furono entrambi calmati.
Joly annuì e mugugnò delle scuse, stringendosi le coperte addosso. Improvvisamente sembrava esausto.
Bossuet gli accarezzò la fronte. " 'Ferre ha detto che hai bisogno di dormire".
L'assenza di una risposta gli fece intendere che l'altro era plausibilmente già scivolato nel mondo nei sogni. Sospirando, si alzò dalla sedia, deciso a concludere il pomeriggio abbuffandosi di qualunque schifezza fosse riuscito a trovare nella credenza.
"Lesgle..."
Si fermò, sorpreso. Se Joly lo chiamava col suo vero nome poteva significare solo due cose : o stava per dire qualcosa di estremamente sentimentale oppure voleva fare testamento.
"Senti, nel caso non dovessi svegliarmi..."
E ti pareva.
"... di' a Musichetta che la amo. Tanto."
"Sì, okay, ora dormi."
"E, Lesgle..."
"Sì?"
"Non te ne andare per favore."
...lo fregava sempre.
Non ci dovette pensare due volte: afferrò un libro a caso (un dizionario di spagnolo, che fortuna) e si lasciò nuovamente cadere sulla sedia.
"Dove vuoi che vada."
E mentre osservava l'amico sorridere lievemente e rannicchiarsi sotto le coperte pensò che era vero: non avrebbe avuto altro posto dove andare, la sua fortuna stava tutta in quella stanza.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Hey voi! 
Perdonate il ritardo, ma sapete com'è,  Maggio non conosce pietà.
 Comunque dovrei avere il prossimo capitolo a buon punto; vedrete, mi farò perdonare ;)
Quindi, che dire: non potevo proprio evitare di scrivere qualcosa su di loro, ne andava del mio sonno tranquillo, capite?
Preciso una cosa: ho scritto "friendship" perché non so bene come proseguirò con loro, ma nella mia testa è meravigliosamente chiaro che:
Joly ama Musichetta. E Bossuet.
Musichetta ama Bossuet. E Joly.
Bossuet ama Joly. E Musichetta.
E sono perfetti così <3
Vi lascio! Dopo una settimana di studio  per me è ora di uscire di nuovo nel mondo esterno!
Enjoy :)
  
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