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Autore: Garfield    28/05/2013    2 recensioni
(Storia in revisione)
Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo - Alessandra

Fermi, fermi, fermi! Non uccidetemi!! 

Please, lasciatemi spiegare prima di prendere decisioni avventate! Potreste pentirvi! Non penso vogliate sporcarvi di sangue, vero? Mi dicono che è difficile da lavare. U.ù Io non me ne intendo, so a malapena accendere il forno, ma... 

Comunque, dopo innumerevoli minacce subite da parte di una mia cara amica (secondo lei devo prima finire una storia e POI iniziarne altre dieci, ma sono dettagli... ), ho deciso di portare ufficialmente a termine quest'avventura e consegnarvi l'epilogo. ;D Non è stato letto, né corretto, da nessuna delle mie fantastiche amiche. Ve lo consegno in anteprima assoluta, quindi se fa schifo prendetevela con me e solo con me. (Panico! D': ) 

A questo punto ho preferito dedicare più spazio ad un personaggio secondario affinché tiri le somme su quanto accaduto. Inoltre, su Aurora e Giacomo... Be'... Credo di aver detto fin troppo! :D
(Non avevano molta voglia di entrare in scena e, visto che amo follemente i miei protagonisti, lascio loro un po' di privacy. xD )

Incrocio le dita e speriamo bene! xP 

Un grosso bacio! <3 :)

Ps. Grazie di cuore a tutti voi! *__*
Grazie a chi ha lasciato delle recensioni, positive o negative, grazie a coloro che hanno seguito la storia fino alla fine. Sono sinceramente soddisfatta e orgogliosa di aver creato qualcosa di "decente" che qualcuno ha apprezzato! Vi voglio bene! Un abbraccio stritolante! ;D


Uno sbadiglio mi sfugge dalle labbra e risuona nella stanza. 
Un Distruttore seduto poco lontano da me alza la testa dal suo libro e mi lancia un’occhiataccia, però le palpebre cadenti e le profonde rughe intorno agli occhi rendono poco credibile l’implicita minaccia di morte del suo sguardo. Solitamente i Distruttori non hanno una lunga prospettiva di vita, quello, invece, sembra nato nel Giurassico tanto i segni del tempo sono impressi sul suo viso. Rispondo con uno sguardo profondamente pentito e dimesso, forse mi sfugge anche il controllo del labbro inferiore che si piega in una smorfia profondamente affranta. Per poco non scoppio a ridere immaginando la faccia buffa che mi è uscita.
Il vecchio decrepito torna con il naso tra le pagine del volume che sta consultando.

Ridacchio mentalmente. Sto impazzendo… Sono sveglia ormai da più di 48 ore di fila, di cui la metà passate in profonda tensione emotiva e, in parte, anche fisica. Non basta dover ricacciare un demone gigante dritto all’aldilà, è necessario mettere il tutto per iscritto e spedire i fascicoli al capo. L’evocazione del demone di livello superiore tentata dal ragazzino e che ha coinvolto anche Aurora non diverrà informazione di pubblico dominio, ma i rapporti devono comunque essere presentati entro settantadue ore dall’accaduto e, i nostri, li prenderà in consegna Massimiliano Regnanti in persona. Marco e Giacomo si erano, stranamente, fatti avanti per darmi una mano a stilare il rapporto, o almeno ad abbozzare il loro, ma ho preferito fare da sola, perché la vicenda è totalmente da correggere per evitare di nominare nei rapporti le nostre molteplici mancanze in quanto rispetto della legge. Dire la verità, in questo caso, è sconsigliato.
Non faccio altro che passare da un fascicolo all’altro, consultare libri, scrivere appunti e battere al computer la mia relazione per il capo e quella dei miei fratelli. Ormai ho quasi finito, sono riuscita a creare una storia credibile, realistica e dalla quale ne usciamo quasi puliti.

Credo sia ora di andare a dormire un po’ prima di dare un'ultima occhiata valutativa alle tre versioni della vicenda, che combaciano perfettamente, dal mio punto di vista e da quello dei miei fratelli. A mente lucida potrei trovare dettagli per rendere più completa la relazione o errori e contraddizioni che mi erano sfuggite.
Poso la penna sugli appunti, scrivo le ultime battute sul rapporto, poi chiudo il portatile e sbatto le palpebre per riprendere coscienza di me e del luogo in cui mi trovo.

Sono nella sala di lettura più grande della biblioteca torinese, naturalmente quella riservata ai soli Distruttori. L’ambiente è talmente esteso e vuoto che da quasi un senso di malessere. Oltre a me sono presenti non più di due o tre uomini e una donna, circa un centinaio di tavoli giacciono vuoti e abbandonati.
Effettivamente la sala è spesso boicottata a questa ora del mattino, quasi nessuno si rinchiude volontariamente in questi ambienti quando fuori inizia a nascere il sole. Però oggi i Distruttori presenti sono in numero ancora inferiore al solito, poiché una grande maggioranza presenzierà, in data odierna, al matrimonio di uno dei rampolli di casa Regnanti.

Ludovico Regnanti si sposa. Evviva.

Mi viene da vomitare.

Torno con lo sguardo ai pochi che mi fanno compagnia nell’immensa stanza. Sono sparsi per tutto l’ambiente, segno che probabilmente tra loro non sono legati da rapporti personali. Ricordo vagamente di aver visto entrare in sala alcuni di loro, non più di sette ore prima.
Raduno i libri sparsi sul mio tavolo e li impilo in una torretta ordinata tra le mie braccia. Riesco a sovrapporre una decina di quei grossi tomi prima che la torre dia segni di cedimento allora mi aiuto con una mano a sostenerli in equilibrio. Con l’altra mano, la destra, ne sostengo il peso senza difficoltà ed inizio a muovermi tra i tavoli destreggiandomi con agilità, equilibrio e velocità. Un solo uomo alza gli occhi dal suo lavoro per guardare nella mia direzione e, quando vede la torre di libri sulla mia mano e il sorriso esaltato che gli rivolgo, scuote la testa con evidente disappunto e riabbassa lo sguardo sul suo tavolo.

Tutta invidia! Scommetto che lui non è capace…

Sono al centro dell’enorme sala e mi sto dirigendo verso gli scaffali per depositare i libri presi nella loro esatta collocazione, quando la porta della sala si apre. Mi volto verso l’ingresso, curiosa di vedere chi è il nuovo arrivato e sperando vivamente che non sia la bibliotecaria. Potrebbe venirgli un colpo al cuore se vedesse quei suoi amati volumi tenuti in equilibrio tanto precario…

Sulla soglia c’è un uomo giovane e bello, con i capelli scuri spettinati e la bocca spalancata a riprendere fiato. Le spalle larghe e muscolose si alzano e si abbassano allo stesso ritmo incalzante con cui si muove lo sterno, il respiro è chiaramente affannoso.
Quando mi vede si immobilizza.
Mi sembra quasi di sentire il suo respiro, il calore del suo corpo anche se siamo così distanti. Da qui non vedo bene gli occhi, ma so con certezza che, in questo momento,  quell’azzurro mare è in tempesta. Lo so, perché i lineamenti del suo viso sono distorti in smorfie varie. Arrabbiata, affannata, dubbiosa, dolce… Sul suo bellissimo volto si susseguono emozioni contrastanti.

Ludovico.
Ludovico Regnanti.
Ludovico Regnanti, colui che oggi si deve sposare.
Ludovico Regnanti, colui che oggi si deve sposare con l’oca francese.
Ludovico Regnanti, colui che oggi si deve sposare con l’oca francese. Il mio ex fidanzato, per intenderci...

Che cazzo ci fa lui qui?!

Io sono paralizzata dalla sorpresa, il cuore batte forte. So per certo di avere le guance in fiamme e gli occhi sgranati, devo sembrare molto ridicola vista da fuori. La torre di libri ondeggia pericolosamente tra le mie mani, ma non me ne accorgo neanche.
L’incanto si spezza quando lui inizia a muoversi verso di me ed il mio corpo sembra ritornare in grado di muoversi, ma solo per andargli incontro a quanto pare, quindi rimango ferma dove sono.

« Alessandra…» Mi chiama. Si avvicina sempre più velocemente ed urta addirittura dei tavoli nella fretta. In un'altra occasione l’avrei preso in giro per i suoi movimenti goffi, ma la lingua mi si è appiccicata al palato.

« Ale…Alessandra, io… » Si ferma a pochi passi da me, la sua voce è dolce, i suoi occhi sono fissi nei miei con decisione.

« Sssshhhh!!!» Il vecchietto non approva.

Io invece darei tutto ciò che possiedo per sentire Ludovico chiamarmi con quel tono ancora un migliaio di volte.
Le guance del ragazzo che mi sta di fronte sono leggermente arrossate per la corsa, gli occhi appena un po’ lucidi ed il respiro veloce tra le labbra. Io rimango lì, continuo a guardarlo come se non credessi ai miei occhi. Non dovrebbe essere qui… Lui si sta per sposare… Lui…

Mi schiarisco la voce, ma non sembra funzionare un granché.

« Che fai qui? Il matrimonio? » Sussurro, fievole.

« Chi de ne fotte del matrimonio! Io non ci voglio andare e di certo non voglio passare la vita con una ragazza che non conosco e nemmeno voglio conoscere! »

Immagino che la mia mascella sia arrivata a toccare il pavimento.

Possibile che abbia mandato tutto a monte? Che si sia opposto alla sua famiglia per me? Possibile che…?

« E, comunque, tu sei una stronza. »

Ecco. Adesso si che mi ha spiazzata.
Anche il vecchietto rimane in silenzio, probabilmente tutti nella sala ci fissano attoniti, ma al momento ho altro di cui preoccuparmi.
Ragioniamo con lucidità. Stronza? Che senso ha tutto questo?

Prorompo con uno strozzato ed intelligentissimo « Eh? ».

Ludovico prende un profondo respiro e si passa la mano sinistra tra i capelli scuri in un gesto stizzito.

« Sei una stronza. » Annuisce tra sé e sé, poi continua. « Appena ti ho detto che mi avevano combinato un matrimonio ti sei allontanata da me, hai innalzato un muro tra noi ed io mi sono spaventato. Non mi hai dato neanche il tempo di decidere cosa fare… Non mi hai aiutato a cercare scappatoie, ti sei solo chiusa la porta alle spalle e ti ho persa. »

Il suo sguardo si appanna appena, io invece sento già lacrime amare pungere per rotolare giù lungo le guance e solo la consapevolezza di avere un pubblico le trattiene.
Ricordo il suo sguardo affranto e rassegnato quando mi ha annunciato il matrimonio. Non ci ho visto ribellione dentro, non rabbia, non voglia di sfuggire al destino. Ludovico è sempre stato quello responsabile, che segue le regole e gli ordini. Un soldato perfetto come lui non disattende il volere della sua famiglia. Non avevo capito che, forse, voleva cercare delle soluzioni.

Il vecchio borbotta qualcosa per il rumore, poi scrolla la testa e torna ai suoi libri, gli altri non smettono di fissarci, dimostrando ben poco pudore.

« Non hai nemmeno accennato a tornare sui tuoi passi e non sei nemmeno venuta a picchiarmi a sangue, semplicemente… Te ne sei andata. » alza una mano verso di me, ma mi scosto violentemente andando a sbattere contro un tavolo e facendo cadere a terra l’intera torre di libri creando un fracasso micidiale.

« Ssshhh! » Fa di nuovo il vecchio.

« Ssshhh! » Gli rispondono gli altri spettatori irritati dalla sua petulanza e incuriositi dalla scena.

Quello sembra offendersi. Raduna con gesti rabbiosi la sua roba e se ne va senza nemmeno mettere al loro posto i libri che stava consultando.

Ludovico rimane con il braccio sollevato, il palmo ad accarezzare l’aria, l’esspressione un po’ delusa. « Ci tieni veramente poco al nostro rapporto, non è vero? »

Ora sembra furioso.

« Ho cercato di rivederti, volevo scoprire se soffrivi quanto me, se io avevo su di te lo stesso potere che tu esercitavi su di me… Ma tu… Sembri indistruttibile, intoccabile. » Io sono affascinata dal suo sguardo e dalla sua voce, sento che mi attirano con forza, ma continuo a stargli lontano.

Ludovico non cerca più di forzarmi al contatto, rimane fermo, ansante, a pochi centimetri da me.

« Però ti conosco. Scappi e ferisci, neghi di amarmi, ma è solo un modo che usi per difenderti. Non capisci? Fai la stronza, ma non puoi lasciarmi. Ed io non posso né voglio lasciare te. » I suoi occhi ora sono lucidi, eppure non abbassa lo sguardo. « Non rinuncerò mai a te, lo capisci? »

Come non detto.
Si avvicina velocemente e non ho nemmeno il tempo di scappare che lui mi imprigiona con forza, trattenendomi i pulsi con le mani e bloccando il mio corpo con il suo.

« Allontanami di nuovo. Scappa un'altra volta. Provaci. »

Anche se volessi, non riuscirei comunque a muovermi.

« Ludovico… Che cazzo stai dicendo? »

Un sorriso prende forma sul suo viso ed ogni mia possibile resistenza viene scaraventata via.

« Voglio averti al mio fianco. Voglio che sia tu mia moglie. Dovessi scappare a Las Vegas per sposarti senza rompicoglioni tra i piedi, dovessi picchiare i miei stessi familiari, dovessi… Insomma, sono pazzo. Pazzamente innamorato e non permetterò a nessuno di mettersi tra noi. Io e te. Siamo io e te e voglio che sia per sempre. Tu mi vuoi? »

È impossibile capire se dentro di me sia dominante la sorpresa o l’incredulità, non mi sarei mai aspettata niente del genere.

« Sei… Sei ubriaco? »

Ludovico scoppia a ridere e nel suo torace, a stretto contatto col mio petto,  rimbomba l’eco delle sue le risate. Sembra stranamente sereno, come se non si fosse appena cacciato in guai seri deludendo la sua famiglia. Vedendolo così mi scappa un sorriso. Amo la sua risata, è poderosa, rumorosa e rara come una sorgente d’acqua pura nel deserto più arido.
Non servono parole. Il un bacio è salato, al sapore di lacrime, ma non capisco se sono le mie o le sue, perché i miei occhi sono serrati ed il mio cervello si scollega in automatico, non capisco più nulla.

Io e te… Sempre.

 

 


Marco è il primo a farsi vivo. Siamo usciti dalla biblioteca, non sono passati che pochi minuti da quando il vecchio Distruttore antipatico ha chiamato la bibliotecaria e questa ci ha cacciato. Non prima di aver avuto una crisi isterica per tutti quei libri gettati per terra. Per un attimo ho temuto ci assalisse…

« Pronto... Marco! »

« Ale! È successa una cosa, ma devi promettermi di non…»

Lo interrompo, divertita dalla nota di panico e urgenza che sento nella sua voce. « Non mi dire! Ludovico non si è presentato al matrimonio??! »

« Ok. Passamelo! » Il suo tono ora è a metà tra l’isterico e il furioso. « Passami quella testa di c… »

Sorrido e lo interrompo di nuovo, questa volta un po’ meno allegra. La voce del mio gemello è decisamente furente.

« Ok! Ok! Eccolo. »

Ludovico impallidisce, ma accetta il cellulare che gli porgo e se lo porta alle orecchie con cautela, quasi tema che il mio gracile fratellino lo uccida attraverso l’apparecchio. Della loro chiacchierata intendo ben poco, ma intuisco molto dal viso sempre più cupo del mio fidanzato.
Dopo pochi minuti Ludovico mi ripassa il telefono.

« Lo hai decisamente terrorizzato. Dovresti suggerirmi qualcuna delle tue minacce, sembrano funzionare molto bene… »

Un sospiro esasperato mi arriva all’orecchio.

« Alessandra, sii seria! Almeno quando rischi di essere coinvolta in uno scandalo che rischierebbe di estrometterti per sempre dalla possibilità di ottenere cariche di prestigio… »  Ludovico sembra piuttosto abbattuto, così mi alzo sulle punte e gli lascio un bacio a fior di labbra. « Sai di essere sulla buona strada per diventare consigliere? Il primo consigliere donna! » Mentre Marco continua a blaterare io mi aggrappa al collo del mio fidanzato e gli sorrido per rassicurarlo. « Non puoi metterti contro la famiglia Regnanti... Ok. Non mi stai ascoltando. Va bene. Fai quello che ti pare testona che non sei altro! Solo un consiglio, fate un viaggetto, giusto un paio di anni per far calmare le acque e raffreddare gli animi. »

Soffio un ultimo bacio su quelle labbra da sogno e poi torno a rivolgermi al mio gemello con un sorriso felice stampato in faccia.

« Bella idea! Ho proprio bisogno di una vacanza… Che ne dici di Las Vegas Ludovico? Non volevi sposarmi giusto poco fa?  »

Marco, dall’altro capo della linea, si lascia sfuggire un grido allarmato e il cellulare probabilmente gli scivola di mano visti il tonfo e altri rumori assurdi che sento. Il mio fidanzato nel frattempo ghigna leggermente. Immagino che si sta riprendendo dalla sfuriata di mio fratello.

Dopo due minuti buoni, finalmente, Marco ritorna in possesso di tutte le sue facoltà mentali e riprende in mano il telefono. « Non fate idiozie. Non sono consigliabili altre sorprese per migliorare la situazione... »

« Passo da casa per fare le valigie! Se vuoi uccidere Ludovico aspettaci lì… Tra dieci minuti arriviamo! » Sorrido felice. « Ah, ti lascio la relazione. Dagli un’occhiata e poi consegnala, ok? »

   

 

 


 

 

Ci vogliono almeno una decina di squilli prima che il destinatario di decida a rispondere.

« Pronto? »

La voce di Giacomo suona arrochita ed ansante. Ed anche abbastanza scazzata, a dire il vero.

« Ciao fratellino! » So di suonare fin troppo pimpante, ma non riesco proprio a farne a meno.

 

Tu... Tu... Tu... Tu…

 

Ma che..?!

« Pron.. »

« Mi hai chiuso il telefono in faccia! » Lo interrompo leggermente irritata.

Uno sbuffo dall’altro capo della linea, a cui seguono rumori vari, alcune parolacce poco eleganti ed una risata femminile. 

« Che vuoi? » La voce di Giacomo non potrebbe essere più cupa ed irata di così, ma non ci do molto peso.

« Sono in aeroporto. Parto per un paio di settimane! Non puoi nemmeno immaginare… Cioè, ufficialmente ho accettato un servizio fotografico in… » Non solo sento il mio caro fratellino sbuffare nuovamente, ma vedo anche il mio fidanzato alzare gli occhi al cielo. Uomini…

Il consanguineo osa addirittura interrompermi!

« Senti Alessandra, ho da fare, mi aggiornerai su tutta la tua vita la prossima volta. »

Sospiro. Almeno non si è limitato a chiudere la telefonata.

« Va bene! Allora non ti dico dove vado e neppure con chi, così impari ad essere così maleducato! Salutami Aurora! E ricordati che sono troppo giovane per diventare zia! »

Ridacchio divertita, mentre Giacomo dall’altro capo del telefono impreca e mette fine alla conversazione senza neanche salutare. All'occhiata interrogativa di Ludovico sorrido.

« Il mio fratellino è con la sua ragazza. Avevano accumulato troppi arretrati, quindi stanno recuperando... Sai, no? Comunque, appena torniamo dal nostro "viaggetto" te la presento, è una futura nuora veramente deliziosa!  »

 

 


Da quando abbiamo oltrepassato il check in mi sento gli occhi di Ludovico addosso e mi mettono un po’ a disagio. Non solo mi tiene vicino a sé con un braccio intorno alla vita, ma porta con la sinistra il mio trolley formato famiglia strapieno e mi fissa intensamente quasi non facendo caso a dove mette i piedi.

« Emmh…Tutto bene? »

« Mai stato meglio. »

Non suona sarcastico, ma ci credo poco, visto che non ha con sé nemmeno un bagaglio. Ha rinunciato a tutto. Non è potuto tornare a casa a prelevare la sua roba, avrebbe potuto trovare un’intera folla pronto a linciarlo e non gli andava un granché di morire così presto. Dice che comprerà qualcosa sul posto. Parte senza neanche un cambio di calze! Io mi sentirei morire al suo posto…
E poi, probabilmente, è stato anche diseredato dalla sua famiglia.
Insomma, direi che non è stata una gran giornata per lui!

Mi stringo di più contro il suo petto. « Vedrai che andrà tutto bene. Sono sicura che riusciremo ad aggiustare tutto! Lasciamo che si calmino le acque e poi…»

Ludovico si limita a sorridere e a scrollare la testa. « Non ti sto mentendo. Davvero, sto bene. Meravigliosamente! Sono riuscito ad averti tutta per me per almeno due settimane e ho intenzione di sfruttarle al massimo. Ti convincerò a sposarmi, con le buone o le cattive! »

Le nostre labbra si sfiorano e non so chi dei due abbia sussurrato il “solo io e te”, non so nemmeno se me lo sono immaginato. Però suona dannatamente bene!

« Non vedo l’ora… »

  
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