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Autore: __onedream    28/05/2013    15 recensioni
Non fece in tempo a pronunciare nulla che, d’un tratto, le distanze fra di loro scomparvero, come per magia. Liam, aveva schioccato un bacio dolce e delicato sulle labbra rosate della ragazza, spingendosi verso di lei.
Marise ci prese gusto, man mano sempre di più e sentiva le calde e umide labbra del ragazzo un rifugio a cui difficilmente avrebbe rinunciato, ormai.
Ma, ovviamente, non l'avrebbe mai ammesso. Avrebbe fatto si che i suoi pensieri, rimanessero suoi.
Si allontanarono, ormai esausti e col fiato corto.
«Scu..»
La ragazza gli mise un dito sulle labbra, zittendolo. Liam sarebbe stato, per la bionda, un' innovazione e l’avrebbe stravolta, quasi cambiata, completamente. Ma lei non lo sapeva. Non ancora.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una cosa era certa: mai nessuno avrebbe sostituito Anne.
Ma Denise sapeva che, in un momento o in un altro, la mamma l’avrebbe comunque cacciata da casa. Sempre in ritardo, disordinata e per niente attenta, decisamente diversa da loro, dalla famiglia Tomlinson. L’unico motivo per il quale Anne era rimasta così tanto tempo in quella casa era perché Denise e Louis ci erano decisamente affezionati e, anche se la mamma non l’avrebbe mai ammesso, un po’ ci teneva anche lei e le sarebbe dispiaciuto, ma l’orgoglio regnava sovrano, e l’educazione era la prima cosa per i  figli.
La famiglia Tomlinson era diversa, non solo diversa da Anne, ma diversa dalla maggior parte delle persone. Anzi no, meglio dire: era uguale a pochi. Si, così andava meglio. Anche se, in realtà, pochi o molti, era solo una questione di punti di vista.
Loro erano quello che, in realtà, tutte le famiglie volevano essere: ricchi, raffinati ed educati. La loro parola chiave era: eleganza.
Quel pomeriggio il venticello soffiava caldo e, come ogni giorno, Denise si ostinava a stare su Skype in attesa che la sua amica Magdalene si collegasse. Era la sua migliore amica, ma c’era un problema: viveva in Francia.
Era per questo che Denise, di tanto in tanto, sentiva la mancanza di quella  città.  Lei aveva vissuto lì gli anni più belli della sua vita e, trasferendosi poi in una banalissima cittadina dell’Inghilterra centrale,  vedeva la differenza. La città in cui viveva ora era niente a confronto alla sua amata Parigi.
Molti staranno pensando “e chi se ne importa”, ma per quei pochi che si staranno chiedendo il perché, c’è solo da dire che non è una di quelle storie felici che tutti si aspettano.
Il signor Mark Tomlinson, il capo famiglia, era un  imprenditore di non una, non due, bensì di tre enormi imprese importanti. Ma, all’età di soli trentatre anni a causa di un incidente stradale morì. Allora Johannah, la moglie, portò i suoi figli- all’epoca piccoli pargoletti-  nella cittadina nella quale vivevano ora, lasciando drasticamente la sua amata Francia, suo paese d’origine,  e andarono a vivere dai genitori del marito. Ora le cose erano cambiate, fortunatamente.
Vivevano soli in un enorme villa, ed erano passati, ormai, più di dieci anni da quell’incidente, ma  dire che non si sentiva la mancanza del padre sarebbe stata una bugia. La mancanza della figura paterna in quella famiglia era evidente, nonostante la madre si frequentasse con un altro uomo, attualmente. Johannah non aveva intenzione, almeno non ancora, di presentare il suo nuovo compagno ai figli, ma entrambi, sia Denise che Louis, avevano di gran lunga intuito la presenza di qualcun altro nella vita della madre, e non potevano che essere contenti per lei. Più che altro l’avevano capito quando, tre sere di seguito, dopo aver lavorato, usciva tutta preparata ed elegante –come il solito- invece di andare a letto a dormire.
La madre era anche lei imprenditrice di un azienda (di moda), di certo non tanto importante come Coco Chanel, ma aveva anch’ essa una sua notorietà.
Senza neanche accorgersene, tanto impegnata a controllare la sue e-mail,  l’amica la invitò a fare la videochiamata, senza neanche dirle “ciao” o cose simili, ormai le loro conversazioni si basavano solo su videochiamate.
In un batti baleno, si aprì la finestra che mostrava due quadrati: quello in basso c’era lei, in alto l’amica: anche lei, come Denise, era una bellissima ragazza raffinata.
Aveva dei lunghi capelli marroni –sui quali c’era un delizioso fiocchetto rosso- che cadevano dritti sulle spalle, la pelle chiara, naso leggermente in su e degli occhi verde smeraldo che, solo a guardarli, ti incantavano.

«Denise!» prounciò l’amica, lanciando un urletto dalle sue labbra carnose. 
«Allora? Com’è andata?» domandò la bionda, Denise. Se non fosse un “lavoro” –sempre se poteva considerarsi tale- così banale e poco intelligente, avrebbero potuto fare le veline. La bionda e la mora.
«Benissimo!» rispose sorridente e visibilmente felice. Da questo si poteva capire che, alla festa a cui era stata invitata Magdalene, era successo quello che Denise aveva previsto: Paul, il ragazzo che aveva fatto perdere i numi della ragione alla sua amica, l’aveva baciata.
Denise, come meccanicamente, sorrise. «Sono felicissima per te!» 
«Quando verrai qui te lo presenterò!» disse, tutto d’un fiato. 
Denise, aveva diciassette anni e, con lezioni private si era già diplomata, avrebbe dovuto aspettare solo un anno e sarebbe andata a studiare in un università francese con la sua migliore amica. Nonostante si fosse trasferita all’età di solo sette anni, sapeva benissimo il francese e ogni estate, tutti e tre i mesi estivi, andava a Parigi. La sua amatissima Parigi!
«Sai…» esordì la mora, avvicinandosi alla webcam del suo computer. Denise, sentendo bussare alla sua porta, fece segno all’amica di aspettare.
«Avanti»
«Signorina Marianne Denise» pronunciò Elliot, come suo solito in smoking nero, entrando nell’enorme stanza della ragazza. I badanti la chiamavano così, tutti. Usava i due nomi in base al rapporto che aveva con le persone e con i badanti non aveva di certo  rapporti confidenziali, quindi era bene mantenere le distanze. «Vostra madre vuole fare una riunione con lei e suo fratello, potreste scendere di sotto?»
La bionda annuì con il capo. «Subito» 
«Non vorrei dare conclusioni affrettate, ma probabilmente vuole farvi conoscere il suo compagno» ipotizzò Magdalene. «Direi che è passato tanto tempo» 
Denise fece una smorfia incerta. «Ti farò sapere. Ora scusa, devo andare!»
Staccò velocemente la chiamata, chiudendo il computer portatile sul suo bel letto a due piazze, e scese giù in salotto, dove trovò suo fratello Louis seduto sul divano di pelle.
Si guardarono per un po’ di tempo negli occhi e si capirono all’istante. Prima o poi questo momento sarebbe arrivato: la madre aveva licenziato Anne, la badante –considerarla così era poco, per loro era una seconda madre- più brava al mondo.
«Era al quarto mese di gravidanza, non potevo farla rimanere qui per molto» così si era giustificata la madre. E anche se sentiva tristezza, tanta tristezza, Denise era davvero felice perché quel bambino avrebbe avuto una madre bravissima.  Anne aveva già un figlio di nome  Harry,  solo due anni più grande rispetto a Denise. Quest’ultima andava, stranamente, molto d’accordo con lui. Erano cresciuti praticamente insieme.
«Ho già provveduto per un'altra badante, perché senza non possiamo stare. Verrà domani.» ed era vero, senza persone di servizio che girovagavano per casa, l’intera famiglia Tomlinson sarebbe persa, in preda al panico senza sapere cosa fare.
«Ci arrangeremo per oggi con una pietanza cucinata da Elliot. Denise, potresti, cortesemente, andare a fare la spesa?» domandò la madre, anche lei con voce stranita da quella richiesta fatta alla figlia, per poi porgerle il bigliettino nel quale c’erano scritte tutte le cose necessarie da comprare.
Denise strabuzzò gli occhi, e fece per replicare, poi controvoglia annuì. Non era mai andata a comprare neanche il pane. L’unica cosa che amava acquistare erano vestiti. 
Lei e il fratello erano due nullafacenti messi in una casa piena di servitù e benefici. Era dura pensarla così, ma fondamentalmente era la verità.
Lasciò i suoi capelli biondi sciolti, anche perché non le arrivavano neanche alle spalle. Erano liberi in un taglio corto e comodo, ma allo stesso tempo elegante.
Aprì il suo armadio, che poi chiamarlo così era davvero riduttivo. Aveva una stanza solo per i vestiti. Poteva, quindi, considerarsi la sua stanza-armadio.
Scelse una gonna nera che le arrivava al ginocchio, una camicia azzurra che, pur lasciandole fuori un po’ di pancia la rendevano davvero chic. 
Scarpette lucide, nere, con tanto di tacco e un frontino altrettanto nero da posizionare sui capelli biondi. Erano vestiti adatti per andare a comprare  il pane? O forse l’avrebbero trovata sciatta e trasandata?, pensò, mentre indossava quegli abiti.

Arrivata lì, però si rese conto che le sciatte e trasandate erano le altre. Tutte in tuta, jeans, e capelli spettinati. Non era un gran evento andare a fare la spesa, ovvio, ma si trovava pur sempre in città!
Prese tutto ciò che la mamma aveva scritto e fece la fila rispettando, ovviamente, il suo turno. Arrivata davanti alla cassa, pronta per pagare, ci fu un evento che non le piacque affatto. Un giovane dagli occhi neri e i capelli scambiati, chiaramente a causa della tinta, la guardava con aria divertita, per poi scoppiare a ridere. Ma che razza di maleducato era quello?
«Potresti, per favore, dirmi cos’hai da ridere?» domandò, con gentilezza e curiosità Denise.
«Non-non ti ho mai vista qui» disse, non riuscendo a trattenere i sorrisi.
Denise, sconcertata, fu tentata nel risponderlo. Era ovvio, lei in questi posti non ci andava, ci pensavano i suoi badanti. E  quell’unica  volta che fu obbligata ad andarci, trovava cassieri fin troppo maleducati che le facevano venire voglia di stare, ancora di più, chiusa in casa. E poi, cosa avesse da ridere, Denise non lo capiva. Forse era lei che doveva ridere per l’aspetto di quell’essere. Era grassoccio, con una camicia verde militare e un pantalone scuro, decisamente troppo largo, e non emanava di certo un odore molto gradevole.
Denise roteò i suoi occhioni scuri. «Posso pagare, per favore? Andrei di fretta» 
Mister ‘il buon gusto non mi appartiene’ annuì con il capo facendola, finalmente, uscire. 
 Però, non appena mise piedi fuori dalla porta, un ragazzo le piombò addosso. E, non solo era più esasperata che mai per i comportamenti di quel grezzo individuo, ma le toccò anche veder cadere  tutta la roba che aveva comprato.
«Oddio, scusami!» mormorò il ragazzo, evidentemente dispiaciuto. «Ti aiuto» disse, posizionando il cellulare in tasca.
Denise sbuffò. «Controlla dove vai, la prossima volta!» sbraitò, notando solo ora il volto di quel ragazzo. Aveva gli occhi marroni, i capelli castano chiaro, le labbra rosa e carnose che, nel complesso, lo rendevano davvero un bel ragazzo. Aveva una t-shirt nascosta dal giubbino nero, e dei jeans attillati.
«Si, scusa..» pronunciò, guardando Denise dritto nelle sue pupille scure, mentre raccoglieva tutto ciò che aveva comprato poco fa. «Per fortuna la busta non si è rotta, ma mi dispiace per…» borbottò, indicando delle cose a terra.
La ragazza seguì con lo sguardo l’ indice, ritrovando a terra le uova rotte e spiaccicate.
Denise abbozzò una risatina, «Non fa niente!».
«Te le ricompro se vu..»
Scosse la testa. «Oh, no! non preoccuparti.» rispose, stranamente per niente arrabbiata. Si alzò, sistemò la gonna e prese la busta dalle mani del ragazzo. Si schiarì  la voce, ritornando quella di sempre. «Grazie!» disse, con tono più freddo e distaccato per poi fare un sorriso finto e forzato, girare i tacchi e andarsene.

 

 

 

 

 




Spazio autrice:
Ecco iniziata una nuova storia che, sono sicura, continuerò! 
Ho le idee abbastanza chiare su come farla svolgere ed è una cosa stranissima dato che tutte le storie che ho scritto fin’ora sono andate dritte nel cestino.
Comunque, ritornando a questo capitolo..è solo il prologo.  Quindi, mi rendo conto che, purtroppo, non è un granché çç.  Spero che, comunque, vi sia piaciuto e abbia suscitato la vostra curiosità.
Ps. amo dare delle "facce" ai miei personaggi. Denise la immagino, come avrete potuto vedere dal banner, con il volto di  Chelsea Staub.  Capirete molto di più di questo personaggio nei prossimi capitoli. Un bacio e grazie. :) 
 
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Un piiiiiiccolissimo spoiler del capitolo successivo:                          
 “Dove vai, Lou?” le chiese gentilmente, quasi impaurita di rimanere sola.
 “Esco con dei miei amici.”
Denise lo guardò. “Non guardarmi così, li conosco da un paio di mesi, sono simpatici. Non voglio stare più a casa, non ce la faccio!”

 
   
 
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