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Autore: rawr stewart    31/05/2013    2 recensioni
Avete presente tutte le coppie che sono presenti nel normale Harry Potter? Ecco, questa non è una di quelle. Una nuova coppia, una nuova ragazza, una storia ispirata alla mia biografia.
*Presenza di testi informali e a volte un po' volgari*
Genere: Comico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Ron Weasley, Sirius Black
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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II
 
 
Sirius si girò verso di me e, a passo cauto e morbido, mi venne vicino. 
Gli feci un po' di spazio sul letto, ma lui si limitò a mettersi seduto.
Il mio orologio babbano mi disse, da quel poco che potevo vedere, che era notte fonda, precisamente le 3.
Provai a prendere di nuovo sonno, ma l'accaduto di poco prima non mi lasciava cadere nelle braccia di Morfeo. Trovare una spiegazione razionale a quello che era appena accaduto, non era possibile, ma ero una che non molla, e passai tutte le due ore di sonno che mi erano rimaste in quella "casa" a pensare.
Pensai di non aver dormito per niente, perciò mi stupii quando Sirius mi mosse un po' la spalla sinistra per farmi svegliare e farmi tornare al mio dormitorio.
«Grazie.. di tutto.» dissi timidamente quando lo stavo per salutare. «Figurati. Non c'è di che» mi rispose. Era diventato meno "caldo", si era raffreddato. Proprio come un uccello che abbandona una casa col camino per inoltrarsi nel freddo invernale.
Presi il Mantello dell'Invisibilità prestatomi e uscii dalla dimora. 
Il percorso fu breve e nessuno si accorse di me. 
Arrivata in camera, mi misi il pigiama e mi riaddormentai fino alle 7.
Quella mattina mi svegliai con una pergamena vicino a me, ma non la aprii.
Avevo la pessima sensazione che fosse stata scritta da Felpato ma non ero in grado di ricevere pessime notizie o frasi tristemente gravose per me stessa a prima mattina.Così la riposi sotto al cuscino, luogo nel quale nessuno sarebbe venuto a frugare. 
Mi preparai con poca voglia ma tanto sonno, e scesi più tardi del solito. Basta dire che Hermione era arrivata prima di me, per esaltare il mio ritardo.
«Buongiorno ragacci..» dissi stupidamente sbadigliando.
«Buongiorno ritardataria ! Hai fatto le ore piccole stanotte?» e mentre George disse questa cosa, Hermione mi lanciò uno sguardo interrogativo.
«Sì, scusatemi.Dovrei essere stra-felice, eppure..»
«Cos'è che disturba la tua felicità?» mi chiese cortese Ron.
Non risposi, presi un biscotto ed iniziai a sbriciolarlo sulla mano. Non avevo fame, nè voglia di ingerire liquidi. 
Presi un codino dal polso e mi legai i capelli in una coda alla meglio. 
«Brutto segno» sussurrò Harry.
In fondo, tutti lo sapevano, che quando avevo i capelli raccolti, non era una delle mie giornate migliori.
 
-Dopo colazione-
Salii le scale di fretta, avevo voglia di sedermi e far finta di sentire la lezione, qualunque essa sia stata. Non ricordavo nemmeno l'orario mattutino, cosa che non mi capitava mai.
Incrociai lo sguardo di Malfoy mentre salivo, che mi fece un'occhiolino al quale non diedi per nulla valore.
Mi imbattei in un Paciok sulle nuvole ed identificai dietro di me un Diggory interessato al mio fondoschiena. Avrei voluto girarmi, scendere due scalini e dargli un bel ceffone, ma non avevo abbastanza forza e animo. 
Se dovevo dargli una sberla, gliela dovevo dare bella forte. 
Arrivai in classe che la lezione con la Mc.Granitt era già iniziata. Mi scusai del mio ritardo e così mi beccai anche una delle sue ironie buone e gentili ma sputtanevoli. «Pare che la signorina Roswell stamattina abbia speso troppo tempo per i suoi capelli.» così disse la Mc.Granitt. E per quanto potesse essere brava ad insegnare, quella professoressa era anche altamente brava a sputtanare i suoi alunni. E poi cosa cazzo avevano tutti in quella scuola con i miei capelli? Erano celesti, viola, blu, non sò quale dei tre sia il colore predominante, ma che gliene fregava a loro? L'unica persona che sembrava non giudicarmi, era Hagrid. A lui piacevano, o almeno così diceva.
La lezione passò innocua, la professoressa mi fece due domande a cui non seppi rispondere e richiamò la mia attenzione più di una volta.Non ce la feci proprio a tenere la concentrazione, non dopo quello che era accaduto poche ore prima.
Ero triste, nonostante tutto. Perchè sapevo che ora Sirius mi avrebbe scritto una lettera (forse quella già scritta di stamattina) dove mi diceva che aveva commesso un enorme errore e che non potevo più andare nella sua "casa" nè stare con lui.
Alla fine della lezione, me ne andai in bagno e iniziai a piangere. Mirtilla Malcontenta si fece vedere un paio di volte, ma quando capì che ero io -probabilmente dai miei capelli- decise di andarsene. Non gli stavo simpatica. E menomale, perchè altrimenti sarebbe stato peggio. Pensai a quanto fosse ridicolo parlare ad un fantasma come lei di qualcosa di così grande.
E continuai a piangere, saltando tutte le altre lezioni e probabilmente mi addormentai anche, tra le lacrime.
 
Al mio risveglio, ero ancora nel bagno femminile. Corsi per andare in dormitorio, e li mi accorsi che erano le 3 del pomeriggio. Avevo saltato anche il pranzo, benissimo. Chissà tutte le voci della Sala Grande cosa dicevano di me: l'alunna che non si faceva vedere dalla seconda ora, sparita anche per pranzo.
Ero sicura che la Mc.Granitt avesse detto al Preside della mia mancanza d'attenzione insolita durante la lezione e, ovviamente, tutti gli altri insegnanti del giorno avevano comunicato allo stesso Albus Silente della mia assenza alle lezioni.
Mi diedi una sciaquata al viso, prima di scendere di corsa a cercare i miei amici.
Li trovai in giardino, dopo essere andata in Biblioteca pensando di trovarli lì.
La prima a venirmi incontro correndo fu ovviamente la mia Hermione, che mi abbracciò fortissimo e una volta che mi lasciò chiese gridando: «Si può sapere che fine hai fatto?». Mentre lei mi gridava contro, andai a sedermi anonimamente tra i miei amici, più precisamente vicino al mio migliore amico Harry. Lui mi guardò attento mentre pogiai la mia testa contro la sua spalla e mi avvicinai al suo corpo.
Sapevo che mi avrebbe aiutata, anche con il silenzio. Lui sapeva come prendermi, in ogni situazione. Mi conosceva meglio di chiunque altro. 
«Scusa Herm, non me la sentivo di venire alle altre lezioni» sussurrai verso la mia amica, che capì e annuì.
«Comunque sei nei pasticci, cara mia. Si parla che il Preside abbia deciso di venirti a parlare domani durante la lezione della prima ora e se non ti troverà lì, saranno uccelli senza zucchero.» mi disse la mia amica seria.
«Oh, cazzo.» sussurrai.
Poi qualcosa mi contrinse a svenire tra le braccia del mio più caro amico, facendo finire quella giornata schifosa.
 
-In serata-
Mi risvegliai su un letto scomodo, delle coperte intrinseche di puzza di malattia e una brocca d'acqua vicino a me. Ed avevo un ago ficcato nel braccio. Sapevo esattamente dove mi trovavo: in Infermieria. 
Ciò significava due cose: uno, il Preside mi sarebbe venuto a trovare comunque; due, mi avrebbe aspettato una giornata ancora più difficile di quella che andava finendo.
  
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