Capitolo 2
Ricordi…
Era notte, quando rientrai
nella piccola casetta dove convivevo con Jacob, lui era già lì e, capì subito
che ero scossa per qualcosa, mi venne incontro e mi strinse a se accarezzandomi
i capelli, ogni volta che lo facevo ridacchiavo, lui quasi due metri, io un
metro e sessanta, ma stavolta no, stavolta non risi, lo strinsi di rimando
nascondendo il viso, desiderando ardentemente che le lacrime scendessero dai
miei occhi, ma io non avevo lacrime da versare, e questo non faceva che
aumentare la mia sofferenza.
-Ella…- mi sussurrò
piegandosi per guardarmi negli occhi –Che hai? Non ti senti bene?-.
Scossi la testa e sorrisi
dolcemente accarezzandogli la guancia, non volevo e non potevo farlo preoccupare,
informandolo del mio litigio con Edward l’avrei solo fatto arrabbiare
–Tranquillo Jake, sono solo un po’ stanca, forse dovrei andare a caccia…-
prospettiva non molto allettante, visto che gli orsi non erano il mio forte
–Emmet mi ha già avvisato, starò via due giorni…- sussurrai. Già stavo male per
via della separazione momentanea, sapevo che in quei due giorni mi avrebbero
assillata per farmi cambiare idea, ma sarei rimasta irremovibile.
Lui annuì e mi posò un
bacio sulla fronte –Fai attenzione però, ritorna tutta intera!-.
Mi scappò una risatina
–Sono anni che vado a caccia d’orsi con Emmet, non mi è mai successo nulla- lo
rassicurai –A parte quando Emmet mi versò addosso il miele e un orso decise che
sarei potuta essere uno spuntino!- un brivido percorse la mia schiena a quel
ricordo, certo ero stata più veloce dell’orso, ma chi si scorda lo spavento che
mi ero presa, Emmet se la rideva, ma se io fossi stata viva sarei sicuramente
morta d’infarto.
Jacob mi fissò scioccato
ed io risi maggiormente –Tranquillo Jake, non mi accadrà nulla- lo bacia
mettendogli le braccia al collo, lui mi strinse dolcemente e mi sollevò con
facilità rispondendo al bacio, mi distaccai lentamente per riprendere aria e
gli sorrisi, con uno dei miei tanti sorrisi che lui amava.
-Mi prometti che fai
attenzione?- chiese fissandomi intensamente con i suoi occhi d’onice, io annuì
e gli accarezzai la guancia, era sempre così bollente, sempre così dolce. Gli
accarezzai il petto nudo e gli posai un piccolo bacio sul collo, lui rise –Non
è che vuoi assaggiare il mio sangue?- mi chiese ironico, io lo fissai e feci
finta d’irritarmi.
–Ma dico, io non mordo
cani!- esclamai mettendo le braccia in conserta, lui mi appoggiò a terra e mi
squadrò per poi darmi un colpetto sulla spalla, io lo ignorai e gli diedi le
spalle fingendomi offesa. Jacob mi abbraccio poggiando il mento sulla mia
testa.
-Dai, facciamo pace?- mi
chiese stringendomi a se, io appoggiai la schiena al suo petto e sorrisi
alzando la testa per incontrare il suo sguardo, mi fece voltare e mi baciò per
l’ennesima volta, eppure non mi stancavo mai.
Passai la notte ad
accarezzargli i capelli, a guardarlo dormire tranquillamente, ne ero felice,
perché per me era motivo di gioia, stare con lui in quella piccola casetta,
posta oltre i confini d’entrambe le arti, così semplicemente arredata e
tranquilla.
All’alba gli scrissi un
bigliettino che appoggiai sul tavolo, gli baciai la fronte e mi diressi a casa
di Carlisle, preparandomi psicologicamente a ciò che mi aspettava. Non appena entrai
trovai Carlisle che parlava con Esme, non appena mi videro non mi sorrisero
come avrebbero fatto sempre, mi fissarono preoccupati, possibile che mi
trattavano come una bambina?
Edward scese le scale con
la sua solita eleganza, non mi degnò nemmeno di uno sguardo, mi fece star male,
non mi andava giù di stare litigata con lui, ma non potevo di certo chiedere io
scusa, era stato lui ad attaccare briga.
Emmet mi strinse da dietro
sollevandomi, fingendo di usarmi come peso, io risi e lo fissai –Ma che fai
scusa?- chiesi.
-Mi alleno no? Sei più
pesante tu di un orso!- detto ciò mi mise a terra e corse via sparendo dalla
mia vista, io strinsi i pugni sentendo la rabbia scorrermi dentro.
-ME
Carlisle s’avvicinò e mi
poggiò le mani sulle spalle –Eleanor…- sussurrò, io sospirai pronta alla
ramanzina, che non arrivò, mi strinse a se e mi accarezzò i capelli –Non posso
dirti nulla, tranne di fare attenzione…-.
Io sorrisi e lo strinsi
–Grazie Carlisle…- sussurrai strusciando la testa.
Ci mettemmo poco ad arrivare sul luogo di caccia, Emmet era più arzillo che
mai, si sfregava le mani, sicuramente stava architettando qualche scherzo,
Edward d’altro canto non mi rivolgeva minimamente la parola e, forse era anche
meglio, lui e il suo stupido senso del dovere, il suo stupido orgoglio e il suo
stupido pregiudizio.
Anche io ero orgogliosa,
ma non avevo pregiudizi, infatti, stavo tranquillamente con un licantropo.
M’avvicinai a testa alta e gli afferrai un polso costringendolo a voltarsi, i
suoi occhi erano neri di sete, proprio come i miei, lo fissai intensamente,
sapevo che mi stava leggendo nel pensiero, poco importava, che vedesse cosa
faccio col mio ragazzo.
Il suo sguardo si riempì
di rabbia, strattonò il polso e ringhiò forte, mentre s’avvicinava minaccioso
–Ti sei fatta mettere le mani addosso da un licantropo!- m’accusò.
Io non mi mossi di un
millimetro e sostenni il suo sguardo –Non farmi la predica Edward, tu stai con
un’umana dall’odore dissetante!-.
Edward ringhiò più forte
–Smettila di mettere in mezzo Bella per difenderti!-.
-E tu smettila di
comportarti come se fossi il padrone della mia vita…- sussurrai e, avrei di
nuovo voluto poter piangere, strinsi i pugni e chiusi gli occhi, respirai a fondo
per calmarmi e poi li riaprii –Me ne
torno a casa- dissi e, senza dargli il tempo di fermarmi corsi via sparendo.
Entrai nella mia piccola e
accogliente casa, rannicchiandomi sul letto, sarei andata a caccia dopo che
Jacob si fosse addormentato. Aspettai a lungo, ferma sul letto, ma di Jacob
neanche l’ombra.
Passai due giorni ad
aspettarlo, senza che lui tornasse, senza vedere quel sorriso dolce, quelle
forti braccia che mi stringevano e, che riuscivano a dare calore anche al mio
corpo freddo.
Al terzo giorno, ero più
affamata che mai, arrivai a casa di Carlisle e Alice aprì la porta fissandomi
–Ella…- sussurrò prendendomi per mano –Vieni, andiamo a cacciare qualcosa…-.
Io annuì senza nemmeno
accorgermene, quando tornammo mi fece sedere in salotto, i miei occhi erano
nuovamente d’orati, ma erano pieni d’ansia e preoccupazione, mi chiedevo dove
potesse essere finito Jacob, se stava bene.
Edward ed Emmet tornarono
poche ore dopo, il primo infuriato come non mai, il secondo preoccupato per la mia
salute mentale. Edward s’avvicinò e mi afferrò il polso trascinandomi in camera
sua per poi chiudersi la porta alle spalle –Guardati come ti sei ridotta!- mi
ringhiò contro, io sospirai e lo fissai.
-Non sono la prima!-
ribattei acida riferendomi a ciò che era successo con Bella tempo prima.
Lui ringhiò –Infatti me ne
sono amaramente pentito!- il suo volto, il ritratto della rabbia si rilassò
diventando preoccupato, quando abbassai lo sguardo, ed ecco di nuovo quelle
lacrime invisibili che scendevano dai miei occhi, mi strinse a se,
accarezzandomi i capelli, io strinsi il suo maglione disperata, preoccupata, in
me desideravo che al suo posto ci fosse Jacob, chiusi gli occhi, per lo meno
l’avrei potuto immaginare –Eleanor… Per favore riprenditi…- mi sussurrò
all’orecchio, sospirai e sciolsi l’abbraccio fissandolo.
-Sono preoccupata Edward…
E’ scomparso capisci? Non so dove sia, non è nemmeno a
Lui mi guardò
interrogativo, ma capì –Hai chiesto a Bella di andare lì vero? Non potendo
andare tu hai mandato lui…- io annuì e mi risedetti sul divano.
-Temo che c’entrino i
Volturi…- ringhiai stringendo i pugni –In particolar modo Aro…-.
Edward alzò un
sopracciglio e sospirai, non volevo parlare, così lasciai scorrere i pensieri,
s’infuriò, non mi aspettavo altro –Quindi…- cominciò respirando profondamente
per calmarsi –In questi dieci anni che non ti sei fatta viva era perché stavi
con i Volturi…- io annuì incapace di parlare –E come se non bastasse, hai
scoperto il tuo passato…- alzai lo sguardo, quei pensieri li avevo bloccati, ma
evidentemente aveva fatto due più due –Carlisle ti ha sempre detto di non
toccare oggetti che non conosci!- ringhiò furioso.
Carlisle sopraggiunse e mi
fissò, l’aveva sentito, poco ma sicuro –Che hai toccato? Ma soprattutto dove?-
mi chiese infatti poggiandomi le mani sulle spalle, io sospirai e chiusi gli
occhi.
-Sono nata a Roma, il 14
Luglio 1890, mia madre Anna Montello era figlia di contadini, mio padre Giacomo
Hodest era un americano venuto in Italia per ragioni di lavoro, conobbe mia
madre e s’innamorarono, si sposarono a Maggio del 1988, due anni dopo nacqui
io…- sospirai e riaprì gli occhi, volevo cancellarmi dalla mente l’immagine di
quella donna dai capelli biondi e gli occhi celesti che sorrideva felice con
l’abito bianco, a braccetto con un uomo dai capelli rossi come i miei e gli
occhi marroni. Carlisle annuì –Te la senti di andare avanti?- mi chiese, io
annuì e ripresi a raccontare –Era il giorno del mio compleanno, pioveva anche
se eravamo in piena estate- sorrisi, la sensazione dell’acqua sul mio viso, io
che correvo sulla spiaggia, inseguita dal mio cagnolino, la scivolata, la
caduta in mare, l’urto della mia testa contro lo scoglio… La mia morte e la mia
rinascita, le immagini si susseguirono veloci nella mia mente, strinsi gli
occhi non volevo rivedere, non volevo ricordare.
Carlisle mi strinse a se,
io fissai il muro con sguardo perso –Sono entrata a casa mia…- sussurrai –Ho
toccato la collana che portavo sempre…- misi una mano sul collo e da dentro la
maglia estrassi una catenina d’oro, il pendaglio era una pietra a forma di
goccia dai colori dell’arcobaleno –Me l’avevano regalata i miei, quel giorno…-
sussurrai e poi sorrisi –Ora in quella casa vivono i miei nipotini, i figli dei
figli di mio fratello…- strinsi il pendaglio e guardai Carlisle –Sai, c’è una
delle mie nipoti che si chiama come me, si è appena sposata, suo marito è un
uomo che la ama tantissimo, si notava da come la guardava, da come la
trattava…-.
Edward si sedette accanto
a me e mi strinse –Quindi hai toccato la collana…- sussurrò, sapeva già la
risposta, infatti io annuì e rimisi la collana dentro la maglia. Carlisle mi
guardò, i suoi occhi scintillarono leggermente severi, non avevo il permesso di
toccare oggetti sconosciuti, il mio potere prevedeva il poter vedere il passato
legato a quegli oggetti, i momenti che aveva trascorso la persona a cui era
appartenuto, il più delle volte non era piacevole, all’inizio non capivo il
funzionamento del potere, una volta arrivai addirittura a gridare solo perché
avevo sfiorato col dito una macchia di sangue secco sulla strada.
-Scusa Carlisle…-
sussurrai sospirando –Volevo solo ricordare…- chiusi gli occhi, nella mia mente
si materializzò l’immagine del mio corpo steso sulla riva della spiaggia,
sanguinavo molto, l’urto che avevo preso alla testa era stato forte, le onde
s’infrangevano sul mio corpo, fu allora che sentì l’abbaiare del mio cane, era
impercettibile, così silenzioso, lo sentivo a mala pena, poco dopo sopraggiunse
Carlisle, mi sollevò con facilità, mi portò a casa sua, sapevo che era un
dottore che viveva con un ragazzino di nome Edward, invidiavo i capelli di quel
ragazzo, così bronzei, ci avevo stretto amicizia, eravamo inseparabili, ora
capivo perché anche dopo la mia rinascita, anche dopo che non ricordavo nulla
mi sentì subito legata a lui, Carlisle mi trasformò, per me furono giorni
orribili, desideravo morire con tutta me stessa, anche se non parlavo, volevo
che tutto finisse, poi come se qualcuno avesse ascoltato le mie richieste tutto
cessò ed io divenni Eleanor Cullen, andammo via dall’Italia, per un periodo
tutti cedettero che ero la gemella di Edward, poi divenni la nipote di Carlisle
ed Esme, cugina di Edward, e poi in seguito di tutti gli altri, alla fine li
lasciai, volevo essere libera.
Strinsi forte Edward e
sorrisi, il nostro legame, era forte da prima della mia trasformazione. Ad un
tratto mi affiorò nella mente il viso di Jacob e sobbalzai scattando in piedi
–I VOLTURI!- gridai, Carlisle e Edward mi guardarono confusi, io li fissai –I
Volturi anno sicuramente capito tutto…- ero angosciata, preoccupata, ma l’avrei
salvato.
Nota dell’autrice: Da quel
che avete potuto leggere Eleanor è “nata” due anni dopo Edward più o meno,
ovviamente la sua storia non è completa, c’è dell’altro in agguato ma non
anticipo nulla *me si cuce la bocca*
Ringrazio:
Kokky: Grazie mille per il
commento e grazie per aver aggiunto la mia storia fra i preferiti, spero che il
capitolo ti sia piaciuto^^ se ti va puoi contattarmi a Edward-Fan@hotmail.it mi farebbe
piacere^^
Cristie: Me arrossisce >///< è la prima storia che scrivo su Twilight e
sinceramente ho paura che non piaccia, spero che il secondo capitolo sia stato
di tuo gradimento^^
Mar: Grazie mille^^ spero che il capitolo ti sia piaciuto!
Bily: Grazie^^ io la continuo il prima possibile, spero che il capitolo ti sia
piaciuto!
Bar Girl: NIPOTINAAAAAAAA! Sai che ti adoro vero? Io spero che anche il secondo
capitolo ti sia piaciuto, credo che comunque la reazione di Edward sia normale,
da come hai potuto leggere loro due anno un legame speciale, quindi proprio
come con Bella il nostro caro vampiretto è geloso! XD un bacione e grazie per
averla aggiunta hai preferiti!
Lenus: Grazie mille Bea^^ mi fa davvero piacere cha la storia sia stata di tuo
gradimento, spero continuerai a seguirla un bacio anche a te^^
Un grazie anche a chi legge^^
Ovviamente per chiunque volesse contattarmi il mio indirizzo è disponibile^^ un
bacio e al prossimo capitolo!XD