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Autore: Just a Shapeshifter    02/06/2013    1 recensioni
Questa è la storia di due ragazzi che si amano, ma che come ogni coppia gay incontrano degli ostacoli sulla loro strada verso la felicità.
La storia è ambientata ai nostri tempi, profumava l'anno 2012 quando si erano conosciuti, e nello stesso anno, si erano fidanzati.
Partiranno per un lungo viaggio verso la Germania, dove scopriranno che cos'è l'agognata libertà.
Marcus e Nicholas-
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A volte Marcus usciva di casa solo per svoltare l'angolo e incontrare quella mastodontica struttura che doveva essere la biblioteca comunale.
Ci stava tanto tempo, e l'orologio sembrava fermarsi ogni volta che lo guardava col suo sguardo attento e preciso.
Lui non leggeva i libri, li divorava. Come quegli hamburger che mangi con gli occhi, e li assapori fino in fondo, sentendo ogni scrocchio dell'insalata fresca. Ecco, se si può definire un libro un hamburger lui si trovava in un fast food.
La gente che lo vedeva si interessava, e i loro occhi diventavano delle vere e proprie videocamere, con tutti i circuiti funzionanti e dall'alta tecnologia che profumava di imballaggio. Si fermava a vederlo cibarsi dei libri con i suoi bulbi oculari di un marrone nocciola, quasi cioccolato. Ma non erano i soliti occhi scuri con qualche riflesso più chiaro qua e là, erano delle vere e proprie pietre trafitte da delle scaglie in oro, come se nel legno duro della corteccia si fossero incastrate delle frecce dorate, appartenute forse a qualche principe, così ricco da potersele permettere.

Ogni tanto si toccava la tasca destra dei pantaloni, per sentire se il suo piccolo peso rassicurante vibrasse, rabbrividito forse da un messaggino di Nik.
Sospirò. Sospira molto spesso Marcus, certe volte di malinconia. Perché il suo ragazzo adesso era coi suoi amici, lui alle 16.15 era già fuori di casa. Se lo immaginava, e quando lo faceva gli angoli della bocca venivano tirati da un filo invisibile verso l'alto, sorrideva.
Nella sua immaginazione si dilettava a ipotizzare i suoi vestiti, oh, lui si vestiva dannatamente bene, e niente poteva condurre al pensiero che i due stavano insieme. Nessuno lo sospettava, Nicholas aveva sempre quell'aria da ragazzo che poteva avere tutte le ragazze che voleva, se solo voleva: era alto almeno un metro e settantasei, e alla fine di quel metro e settantasei si contavano tre centimetri in più di capelli, nero era il loro colore, ma per essere pignoli tendevano più sul marrone scuro, ma davvero plumbeo.
Per non parlare poi del suo fisico. Questa volta le labbra del biondo si schiusero, e dei bellissimi denti ordinati donavano brillantezza al suo volto. Si ricompose e smesse di pensare agli addominali del ragazzo.

Nik andava in palestra dalle 18.00 alle 20.00 di solito gli faceva compagnia la presenza del suo migliore amico Giacomo, ma che tutti chiamano Jhonny, perché logicamente chiamare qualcuno con un nome inglese da sempre nell'occhio. Una sottospecie di uomo neanderthal; il classico invertebrato capace solo nei logaritmi matematici con un'innata capacità a far sbiadire i segni sul joystick che si porta sempre dietro. Strana faccenda penserete voi, e invece è proprio così.
Lo si può trovare molto spesso in sala computer a scrivere la tesina secondo i professori, ma in realtà sfrutta la connessione a internet per scaricare nuovi giochi da installare sul computer a casa sua. La sua è una famiglia così povera da permettersi un computer della Microsoft ma non una ADSL.
Quando il letterato pensava a Jhonny il suo stomaco si contorceva sotto sopra, e veniva divorato dai dubbi e dalle paure, terrori inutili perché Nik non l'avrebbe mai lasciato per uno che assomigliava all'uomo dei fumetti dei Simpson.
Certe volte era così impegnato a capire il motivo per cui quei due erano migliori amici che tralasciava di intendere il libro che aveva tra le mani, oppure mentre scorreva con gli occhi le parole scritte su un umile foglio di carta capitava che solo il 10% di quello che aveva appena letto, e il rimanente veniva perduto; e così era costretto a ricominciare.

Erano le 19.00 quando un uomo sulla sessantina si avvicinò al tavolino nascosto in fondo agli scaffali dove era seduto il biondo, che imperterrito girava velocemente le pagine, inumidendo il polpastrello del dito indice destro, che veniva appiccicato all'angolo della facciata e trascinata celermente verso la finestra.
“Stiamo chiudendo. Dovrebbe uscire” sussurrò con dolcezza ma anche con fermezza quell'uomo a cui sembrava che sulla testa avessero tagliato un prato e fatto rimanere dei cespugli ai lati, cespugli secchi a quanto pare, un groviglio castano.
Marcus sorrise affabile, chiudendo il libro dalle pagine ingiallite che profumavano di vecchio, quel classico odore che assumono i libri quando la storia comincia ad invecchiare anche lei, e si fiuta quell'effluvio stantio tipico delle case delle nonne.

Appena il ragazzo uscì esalò il freddo dell'aria che gli scalfiva le guance e si inseriva nelle fessure dei vestiti. Rabbrividì e si sistemò meglio la sciarpa beige intorno al collo.
Prese in mano il cellulare, sfilandolo dalla sua custodia di jeans, ma appena emise una flebile vibrazione il biondo fu preso da un'iniziale sensazione di paura, i nervi si tesero per un istante come per prepararsi a un bagher in pallavolo. Le mani furono scosse da un brivido e il piccolo apparecchio elettronico durato per decenni cadde sul gelido suolo e si spense, lasciando Marcus in balia di una imprecazione.









Erin Writer
  
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