Anime & Manga > Ao no exorcist
Segui la storia  |       
Autore: FullmetalBlue13    04/06/2013    2 recensioni
[ATTENZIONE! AGGIORNAMENTI SENZA ALCUNA REGOLARITÀ]
Un pomeriggio come tanti altri, Angel Akuma (17 anni, chioma arancio acceso e un pessimo carattere) riceve una telefonata anonima.
Di chi è la misteriosa voce che la chiama "finto angelo", un soprannome assegnatole dal padre che non ha mai conosciuto?
Per lei comincerà una serie di eventi che le cambieranno la vita, facendo luce sulle sue origini, sul suo passato e sul suo destino.
---------------------------------------------------------------
Ciao a tutti! Questa è la mia prima fanfiction... Devo confessarvi che sono un po' emozionata. Spero che vi piaccia. Mi sono divertita molto a scrivere tutto ciò e spero di continuare... Recensite numerosi!
Ah, già.
A TUTTI I LETTORI: Per favore, non limitatevi a leggere il primo capitolo! È solo un prologo...
Spero che possiate apprezzare il prosieguo della storia (sempre che abbiate qualche minutino da dedicare alla mia Angel, ecco...) e anche il mio miglioramento come scrittrice.
Grazie mille, FB13
=(^.^ =) (= ^.^)= \(^.^)/ (danza della gioia)
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mephisto Pheles, Nuovo personaggio, Rin Okumura, Yukio Okumura
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO 7: Why always me?!?

ACCADEMIA DELLA VERA CROCE, ORE 00:18
 
Entrai sgattaiolando nello studio di Mephisto, accomodandomi delicatamente su una delle sue orrende poltrone rosa. E aspettai. Sapevo sarebbe arrivato. Ma che ovviamente sarebbe stato in ritardo.
 
Tirai fuori dalla tasca dei jeans il cellulare per controllare l’ora. 00:19. Quasi 20 minuti di ritardo. Sbuffai. Stavo per alzarmi ed andare via, quando la sua voce mi chiamò.
 
“Dove credi di andare?” disse Mephisto con quel suo solito tono arrogante.
 
“Beh, visto che non ci degni della tua …”. Mi interruppi. Ci …? Quando cominciavo a parlare al plurale non era un buon segno. Mi ripresi: “Volevo dire: visto che non mi degni della tua presenza …”
 
Lui sorrise, in quel modo viscido in cui solo lui riusciva. “Oh, va tutto bene, Tenebrosetto? Qualcosa ti cruccia? Oh, dimenticavo quel giorno è vicino…” disse lui in tono ironico.
Come se fosse cosa da nulla. Gli avrei tirato un cazzotto in faccia.

 
“Quante volte ti avrò detto di non chiamarmi così?”
 
Mi limitai a pronunciare queste parole. Sapevo bene che si divertiva a vedermi reagire, dopo anni di ‘collaborazione’.
Comunque non riuscii a nascondere del tutto il tono irato della mia voce, cosa che non sfuggì a Mephisto.

 
“Ma su, dai … era un scherzetto innocente!”. Poi improvvisamente la sua espressione divenne seria: “Comunque, il rapporto?”
 
“Ha talento. È un po’ troppo emozionale, ma col tempo potrebbe rivelarsi molto utile.”
 
“E l’altro?”
 
“Negativo. Niente di niente. Ma sei proprio sicuro che lui …”
 
“Sì”. La prontezza con cui mi rispose mi spiazzò. Mi limitai a stare zitto.
 
“Non manca molto. Ormai dovrebbe essere pronto. Gli serve solo … la giusta spinta.”
 
Esitai per un attimo, poi gli chiesi: “E per me?”
 
Sembrava che aspettasse solo questa domanda, dal ghigno che gli si aprì sul volto. “Tutto calcolato. Per la prossima luna nuova non correrai rischi.”
 
Ero sollevato, ma alquanto affranto. Mi congedai rabbuiato in volto.
 
“Buona notte” disse Mephisto.
“Insonne” aggiunsi io, bofonchiando. Sapevo bene che avrei dovuto combattere con i miei fantasmi, nel 'sonno'.
Come ogni singola notte, d’altronde.

 
 

Finirono le vacanze estive e sia Rin che Yukio tornarono a scuola. Io non ci andai. Shiro aveva piena fiducia in me e quando mi aveva chiesto cosa preferivo tra gli allenamenti e il farsi una vita sociale e nuovi amici, beh … non avevo avuto dubbi.

D’altronde avevo già perso un trimestre, con esami e tutto. Sarei andata direttamente alle scuole superiori senza interrompere l’addestramento. Più precisamente all’Accademia della Vera Croce, fra le grinfie di Mephisto. Sinceramente, voglia di tornare tra i banchi non ne avevo.

Avevo sempre odiato la scuola. O meglio, odiavo il sistema scolastico, LE PERSONE.
Insomma: professori che non ti valorizzavano e per cui eri un numero; compagni infantili, fighetti, scansafatiche e (diciamolo) stupidi; compiti a casa esagerati e assolutamente inutili.
Non mi era assolutamente dispiaciuto lasciare gli studi a 16 anni, quando mio nonno, fonte di sostentamento della mia famiglia, ci aveva abbandonate.
Era stata una scelta obbligata, quella di trovare un lavoro. L’indennità offerta dall’assicurazione di mia madre non era abbastanza. Il ricordo che avevo della scuola non era proprio felice.

Non fraintendete. Io amavo (e amo tuttora) lo apprendimento, la conoscenza. Studiare da sola, nel silenzio e nella quiete era una delle cose che più mi rilassava, ma dover sopportare quei tormenti di lezioni …

Così, andai avanti ad allenarmi per mesi. Passò settembre, ottobre e il tiepido autunno, passò l’algido inverno e con il timido sole di marzo fece capolino la primavera.
E mentre il mio rapporto con la mia nuova famiglia si faceva sempre più forte, io diventavo più forte e abile nel gestire e il mio potere, apprendendo anche le basi del combattimento corpo a corpo.
E con le pistole.
Oh, quanto amavo sparare! Ero nata per essere un cecchino. (NdA: Viva la modestia, né Angel?)

Mi sentivo appagata. Avevo ritrovato almeno un po’ di serenità. Una sorta di equilibrio, insomma.
Anche se alcune notti mi svegliavo ancora tra le lacrime e il dolore per tutto ciò che era accaduto non si era per nulla acquietato, Shiro era la figura paterna di cui avevo sempre sentito il bisogno, mentre Yukio e Rin si erano dimostrati due amici e fratelli meravigliosi.

Soprattutto con il maggiore si era instaurato un rapporto speciale, un’ alchimia sconosciuta per cui riuscivamo a confidarci tutto. Mi correggo, quasi tutto. Mi dispiaceva mentire a Rin sul mio passato, ma dovevo farlo per difendere il mio fratellino.

Finì l’anno scolastico. Rin fu ‘sbattuto fuori’ a calci dalle medie, non si iscrisse neanche a un liceo. Dopotutto, non era portato per lo studio. Si mise subito, però, a cercare un lavoro. Ovviamente tornava a casa malconcio ogni 3 per 2. Ma perché doveva sempre andarsele a cercare?

Yukio, oltre a medicare le sbucciature e gli occhi pesti di Rin, aveva vinto una borsa di studio per l’Accademia della Vera Croce (era un vero genio … lo stimavo un sacco!).

Sinceramente, non riuscivo a capire come avrebbe fatto Yukio a gestire il lavoro da esorcista e la scuola in contemporanea … e con ottimi esiti, per di più!

Shiro, beh … ormai lo consideravo un padre a tutti gli effetti. Era matto da legare (e insopportabile), per certi aspetti del suo carattere, ma comprensivo e altruista in altri. Una persona meravigliosa.

Insomma, tutto era filato a gonfie vele con la tacita e serena monotonia di cui avevo bisogno.


Fino a quel giorno.


Era cominciato come una qualsiasi giornata d’aprile. Cielo terso, venticello, uccellini che cantavano … e Rin che tornava a casa all’ora di pranzo dopo essere uscito il pomeriggio prima. E ovviamente aveva innescato una rissa con qualcuno.

“Ciao. Ancora la banda dei piccioni, eh?” bisbigliai io non appena Rin si fu seduto accanto a me. “Già. Non ho resistito. Come cacchio si può trovare divertente tagliare zampe ai piccioni?”

Yukio notò che stavamo confabulando. Dopo averci osservato per un po’, si accorse che Rin aveva le nocche sbucciate e sanguinanti. “Sei ferito … Hai fatto di nuovo a botte, vero?” disse con aria innocente. Ahia. Shiro si infuriò.

“Come pensi di riuscire a trovare la tua strada nel mondo se ti comporti così? Come vostro tutore io ho il dovere di rendervi persone responsabili! Te ne rendi conto?”
Rin serrò i pugni talmente forte che le nocche, ancora arrossate e sanguinanti, divennero bianche: “Io … Certo che lo so!!!” esclamò.

In quell’esatto momento la stufa esplose in uno strano bagliore azzurrino. Nella breve confusione generata da questo fatto, il volto di Shiro si rabbuiò in un’espressione indecifrabile. Un monaco entrò nella sala da pranzo, si avvicinò a padre Fujimoto e gli sussurrò qualcosa nell’orecchio che io non capii.

“Angie, dà una mano a sistemare. Yukio, occupati di tuo fratello. E Rin …” disse Shiro: “… prendi questo. C’è un ristorante che avrebbe bisogno di un assistente. Tu te la cavi ai fornelli, no?” e se ne andò.
Adoravo quando Shiro mi chiamava Angie. Certo, era un soprannome un po’ infantile, ma affettuoso. Mi piaceva.

Tutta presa dal compito che mi era stato assegnato, non mi accorsi neanche che Yukio aveva finito con Rin. Un monaco ad un certo punto lanciò al maggiore un pacco contenente un abito elegante. Dapprincipio Rin non voleva indossarlo né tantomeno presentarsi al colloquio, ma bastò la promessa di ‘carne per cena’ per convincerlo.
Che stupido che era a comportarsi così. Shiro si faceva in quattro per lui e ciononostante la sua autostima rimaneva a livelli infimi. Certo, essere chiamato ‘mostro’ o ‘demonio’ sin dall’infanzia non doveva essere stato d’aiuto.

Andai un po’ in camera mia. Quando ridiscesi, trovai Rin che letteralmente litigava con la cravatta.
“Wah! Ma che diamine … Fa niente. Il mio sarà stile cool business.” affermò parlando tra sé e sé, poi mi notò. “Tu e la cravatta non andate troppo d’accordo, mi pare” dissi io. Arrossì lievemente: “Vero … Ma questa volta non me la sento di deludere il vecchio. Troverò un lavoro”. Una strana luce riluceva nei suoi occhi.
Non so perché ma mi incuteva timore. E ciò non mi piaceva.

“Senti …” continuò lui: “Ti andrebbe di accompagnarmi? Non voglio combinare casini, non so se m’intendo”
“T’intendi, t’intendi … Angel Akuma, servizio di baby-sitting completo. Only for you, nii-san”. Sorrise ampiamente.

Andammo da Shiro, il quale stava parlando con una famiglia. Probabilmente aveva dovuto esorcizzare un altro demone. Ultimamente aveva sempre più lavoro da fare.

“Tsk. Li hai imbottiti con qualche consiglio psicologico, no? I demoni mica esistono.” disse Rin con fare sprezzante una volta andati via gli ospiti.
Una piccola fitta al cuore. I demoni esistevano eccome e l’avevo imparato a mie spese.
“Non esattamente, Rin. Dimorano nel nostro cuore.” rispose il prete, poi continuò: “Piuttosto, come mai sei vestito così? E dov’è la cravatta”
“Beh, pensavo di andare al colloquio, dovevo almeno sembrare rispettabile. Comunque questo è stile cool business e …” “Ma che bugiardo. Vieni qui che te l’annodo io”

Shiro tirò a sé Rin e cominciò a mostrargli come sistemare il tutto. Io osservavo questa scena come un’estranea, da fuori. Era uno spettacolo bellissimo. L’amore paterno di Shiro era così autentico che provai un po’ di nostalgia. Rin poi era tenerissimo: cercava di fare il duro, ma le sue guance arrossarono ugualmente, rivelando il suo imbarazzo.

Sorrisi. La mia famiglia era straordinaria.

“E tu?”
Sobbalzai. “Io …? Beh, io lo accompagno. Così evitiamo che combini qualche disastro”
Shiro rise: “E pensare che da piccolo era così carino …” “Ma va là” rispose subito Rin: “Roba di cent’anni fa! Ora che sono un adulto …” ma non fece in tempo a finire la frase che Shiro lo interruppe con una fragorosa risata: “ Ahahahahahahahahahaha!!! Adulto? Io non vedo alcun adulto qui … Tu Angie?” mi chiese.
Anch’io risi: “No, non mi pare.”

“Pure tu, Angel …” ribatté Rin, poi, accorgendosi che non accennavamo a smettere, aggiunse: “Oh, al diavolo, state zitti!”. Allora Shiro intervenne: “Beh, se mi ritieni in torto, dimostrami che sei cresciuto!”

“Allora sturati gli occhi e stai a vedere, vecchio stordito! Angel, andiamo.” “Rin, non si dice ‘sturarsi gli occhi’ ma ok. Angie, mi raccomando. Tienilo d’occhio.” Io prontamente risposi: “Roger!” mettendomi sull’attenti.

Rin stava ancora pensando al fatto che non si dice ‘sturarsi gli occhi’, quando un piccolo e insignificante Coal Tar gli svolazzò accanto.

E lui si girò.

L’aveva notato? Com’era possibile? Mi girai verso Shiro con uno sguardo interrogativo. Lui ricambiò con un’espressione che valeva più di mille parole.
Qualcosa non andava.

Man mano che ci avvicinavamo alla Strada della Croce Meridionale, dove si trovava il ristorante, Rin sembrava sempre più perplesso: aveva cominciato a reagire alla presenza dei tantissimi demonietti nell’aria.
Li scacciava con le mani, si stropicciava gli occhi.
Per saperne di più gli chiesi: “Cosa stai facendo? Perché continui a fare strani gesti con le mani?”. Lui, visibilmente imbarazzato, rispose:”Niente. Ci sono tanti insetti oggi. Strano, no?”

Stavo per dirgli che di insetti non ce n’erano, che erano demoni, che ciò che stava accadendo mi spaventava e preoccupava, dai, Rin, torniamo a casa, quando qualcuno urlò: “Okumura!”

Ci girammo entrambi. E quello che vidi non mi piacque per niente. Capii immediatamente che si trattava di una possessione umana.
Il ragazzo che mi trovavo davanti si presentava come il classico figlio di papà.
Abiti firmati, piercing, sguardo strafottente, tre ragazzoni che gli andavano dietro.
Ma ciò che più mi preoccupava era la coda, lunga e flessuosa e nera. E poi le corna, simili a quelle di un ariete, che gli spuntavano dalla testa.

Un brivido mi scosse quando mi accorsi che Rin poteva vederlo. Aveva un’espressione talmente stupita che non poteva esserci altra spiegazione.
“Rin, andiamo via … dai. Non mi piacciono questi tipi.”
“Shhhh … Angel, non succederà niente. Sono quelli dei piccioni di ieri. Dopo la lezione che gli ho dato non cercheranno altre rogne.” Poi aggiunse, vedendomi per niente convinta: “Fidati di me.

Fidarsi. Più facile a dirsi che a farsi.

“Che c’è Okumura? La tua ragazza ti tiene al guinzaglio?” disse con tono provocatorio il demone.
Gli idioti al suo seguito sghignazzarono sguaiatamente da bravi sgherri.
Le guance di Rin si tinsero lievemente di rosso. Si girò con innaturale lentezza, nei suoi occhi comparve qualche riflesso bruno. Rabbia o … qualcosa di peggio?

“È mia sorella, sfigato. Che fai, cerchi guai?”
Ora mi faceva paura. Non l’avevo mai visto così, aggressivo e sulla difensiva. “No, no di certo. Hai un minuto?”

Il giovane schiuse le labbra, passandosi la lingua appuntita sui canini, straordinariamente lunghi e affilati. Rin annuì: “Se non ci mettete troppo …”
Io rimasi immobile. Guai, guai e ancora guai. Ero preoccupata, spaventata quasi, anche perché, se quel ragazzo era veramente posseduto dal demone, avrebbe potuto segnalare la mia posizione a Iblis, che per tanti mesi mi aveva ignorato.

Entrammo in un vicolo.
“Bene, per farla breve … Quanto vuoi?”
“Come?” rispose Rin.
“Hai capito bene. Sai com’è, sto per entrare all’Accademia della Vera Croce e …”
Lo interruppi: “Il silenzio, eh? È questo che vuoi?”

Odiavo quel genere di persone, che credono di poter comprare qualunque cosa. Intervenne Rin, ponendosi tra me e gli altri, proteggendomi. Solo più tardi capii che con quel gesto mi aveva salvato la vita.

“Non mi serve il tuo denaro, terrò la bocca chiusa.”
“Ma su, dai. Non tentare di fare il figo. So bene che siete dei morti di fame, tuo fratello si è fatto un mazzo così per entrare all’Accademia. Prendili e basta, almeno non sarete in debito con la socie…”

Non finì la frase.  Rin lo aveva steso, improvvisamente infuriato, con un gancio destro rapido e potente.

“Non ti permetter di insultare la mia famiglia!”
Subito un tirapiedi gli fu addosso, lo colpì da dietro, sbattendolo violentemente a terra.

“Angel, scappa!” mi urlò Rin. No, non volevo. Non potevo. Ma non avevo scelta. Scattai proprio nell’istante in cui il demone urlò: “Prendila!”
E subito un altro di quei brutti ceffi mi fu dietro.

Corsi, corsi e corsi. Quello scimmione era veloce, cavolo! Ma mai quanto me. Svicolai tra la folla e feci perdere le mie tracce. Dopo averlo seminato, raggiunsi il monastero il più velocemente possibile.
 
“Shirooooo!!!” urlai, trafelata, l’adrenalina e il terrore che scorrevano nelle vene.
“Angel, cosa c’è? Hai una pessima cera …” disse lui, ma dal suo sguardo sembrava che sapesse già cos’era successo.
Ansimai, con le lacrime agli occhi: “Li vede … riesce a vederli, Shiro! E uno di loro l’ha catturato … Shiro, cosa sta succedendo a Rin?”

Ora le lacrime scendevano copiose, gelide sul mio viso bollente. Qualche fiammella scarlatta cominciava a uscire dal mio corpo.

“Angel, calmati.
Controllati.
Respira.
Ok, ora andiamo. Seguimi.”

Mi prese per il braccio e mi trascinò via. Correva molto veloce. Mi portò per stradine a me sconosciute. Ebbi una sensazione di dejà-vu. Cos’era, circa il capitolo 1? (NdA:  -.-" Angel, sei pessima.)

Giungemmo nel vicolo e nell’osservare ciò che era successo il mio cuore smise di battere. Rimasi senza fiato.
Delle fiamme blu, le SUE fiamme blu andavano qua e là, segno che qualcosa era andato veramente storto.
Ma Satana non poteva essere stato qui. Non avrebbe avuto senso … In quel momento realizzai.

“No. Rin. Nii-chan. No no no no. Non Rin. Non anche lui.”

Perché le fiamme partivano da lui? Non ci volevo credere. Era impossibile.
Incontrai il suo sguardo. Era stupito, impaurito, sconvolto.

Perché lui? Perché sempre a ME?!?

“Nel cuore di questo giovane risiede un demone … Oh, mio Signore, a coloro che commettono atti indegni della tua gloria dispensa la giusta punizione, ripaga l’iniquità con l’equità … Riversa su di essi la tua divina collera …”

“Tu … Bastardo! Maledetto ESORCISTA!”

“Sia lodato il Signore” disse Shiro con il sorriso sulle labbra.

Il volto del demone si contrasse in una smorfia di puro odio, la lingua passò saettante tra i canini taglienti. Si gettò contro Shiro con rabbiosa foga, scattando velocemente.

“Ti tapperò quella lurida bocca, prete da quattro soldi!”  Con un rapido movimento, Shiro scansò il colpo.

 “Il Signore è il mio alleato.”

Altro attacco schivato.

“Il Signore è il mio scudo.”

Shiro torse il polso del ragazzo, sbattendolo a terra. Tracciò un grande 4 nell’aria.

“Demone … per te è giunta la fine!”

Non appena Shiro ebbe pronunciato queste parole, dalla bocca del bullo fuoriuscì una nube di fumo nero, con un urlo agghiacciante il giovane si accasciò a terra, privo di sensi. La coda sparì, i canini tornarono a dimensioni normali, le corna scomparvero.

Shiro cominciò a parlare a Rin, ma io non sentii neanche una parola. Ero scioccata. Mi sentivo MORIRE dentro. Ma non dovevo farlo vedere. Mi morsi l’interno della guancia fino a farla sanguinare. Un sapore ferroso mi invase la bocca.

Perché… ?

Cercai di farmi forza, quel po’ di adrenalina che mi era rimasta nel corpo si fece sentire.

“Cosa sono, io?”

Una domanda semplice, una risposta terribile.

“Rin, tu sei nato dall’unione di una donna umana e di un demone. Ma non di un demone qualsiasi.”

Silenzio. Il tempo si fermò.

“Tu se figlio di Satana.”

Shiro pronunciò queste parole con una freddezza consapevole che mi fece ardere dentro. Dovetti concentrarmi tantissimo per non scoppiare e lasciare che le mie fiamme si manifestassero. Non ci volevo neanche pensare, mi limitai a seguire apatica Shiro, le gambe che a stento mi reggevano.

Arrivammo velocemente al monastero, Shiro ci portò in una stanza spoglia. “Devi andartene da qui, Rin. Angel verrà con te.”
“Ma io … No! …” cercai di intervenire, ma il prete mi zittì: “Sei in pericolo quanto lui, se non di più”

Con ansiosa foga, Shiro aprì in cassetto con una chiave, che spiegò essere la Chiave della Scomparsa, e ne tirò fuori una spada.
“Questa è Kurikara, la soggioga - demoni. Sigilla i tuoi poteri demoniaci, quindi se la aprirai il tuo corpo ritornerà a essere quello di un demone e non potrai più vivere da umano. Tienila sempre con te. SEMPRE. E quando non puoi, nascondila con la Chiave della Scomparsa.”

Poi mi lanciò un cellulare. “Angel, da adesso Rin è affidato a te. Chiama il numero in rubrica. Lui saprà aiutarvi.”

“SCORDATELO!” sbottò improvvisamente Rin. “Tu … mi parli di demoni, così, come niente! Ma esistono davvero? E poi cos’è questa storia che devo andarmene? E il colloquio di lavoro? Io volevo … diventare una brava persona, fare del mio meglio …”

Rin era sconcertato. “E Yukio?”

“Siete gemelli eterozigoti, dopotutto. Il tuo feto era più forte e tutto il potere è andato a te.”

“Ma allora … perché non mi hai mai detto niente? No, tu non lo fai per la mia incolumità … Mi stai abbandonando! Stai solo cercando di addolcire la pillola! Dillo chiaramente! NON FARE MAI PIÙ FINTA Di ESSERE MIO PADRE!”

Schiaff! Shiro aveva colpito Rin con un sonoro schiaffo. Shiro si accasciò a terra, bofonchiando qualcosa.

“Ora vai, stupido! Angel, portalo via! Via da ME!”
Afferrai Rin per un braccio, ma lui si divincolò e raggiunse Shiro.

Il prete parlò. O meglio, la voce veniva da lui, ma non era la sua. Era rauca, metallica, inumana.

“Figlio mio … Ho atteso con ansia questo momento!”

Poi la risata. Malvagia, perforante, così crudelmente divertita.

“Ahahahahahahahahahaha!!! Wahahahahahah!!! BWAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!!!”

E l’esplosione di fuoco blu.

“Tu … sei un demone …?” Rin era terrorizzato. E io pure, anche perché ero ben più consapevole di chi avevo davanti.

“Io sono Satana, Supremo signore dei demoni, nonché il tuo creatore … Puoi chiamarmi ‘papà’!”

Altra risata. Satana si avvicinò a Rin, che rimase inerme a terra, paralizzato. Scattai nella sua direzione, mettendomi esattamente tra lui e il re dei demoni.

“Oh, ma chi abbiamo qui? Ma quale onore incontrarti proprio qui, cara la mia nipotina … Credo che oggi farò jackpot! Due nuove armi al prezzo di una! Ahahahahah!”

Ahia. Non avrebbe dovuto dirlo. Rin mi guardò con uno strana espressione sul viso: “Nipote …?” lessi nei suoi occhi.
Intanto Satana si era allontanato e si era staccato due dita. Sì, proprio strappate, incurante del dolore.

Il corpo di Shiro si stava lentamente consumando, vene che scoppiavano e davano inizio a emorragie ovunque, sangue dal naso e, cosa che più mi impressionava, dagli occhi, che si erano notevolmente dilatati e che rilucevano di luce blu e rossa.
Sangue, sangue ovunque.
Il demone cominciò a emettere strani versi, mentre in terra si formava sempre più nitida una sagoma rettangolare.

“Solo io tra i demoni sono capace di farla apparire … La porta di Gehenna!”

Un enorme demone comparve sul pavimento. Sembrava una grande bocca, più che una porta. Teschi di demoni ne contornavano il perimetro, due grandi occhi viola sbucavano di lato minacciosi. Quello che c’era nella bocca era un’indeterminata poltiglia nerastra, che bolliva e sembrava non avere fondo.

“Bene, muoviamoci. Andiamo a Gehenna. Prima però” disse Satana, avvicinandosi alla Kurikara: “Occorre liberarti da questo irritante sortilegio.”

“NOOOOOOOO!!!” urlai, scagliandomi contro di lui. Non potevo permetterlo. Nii-chan aveva l’opportunità di rimanere umano, e non potevo stare lì senza far nulla vedendo il futuro del mio fratellino andare in frantumi.

Mi concentrai, e in una frazione di secondo evocai il fuoco di Iblis. Non avrei voluto mostrare la mia natura a Rin, ma la situazione era critica.
Focalizzai la mia energia sul mio pugno, che venne interamente ricoperto di fiamme. Mi lanciai con tutta la forza che avevo verso di lui.

Mentre pilotavo le mie fiamme verso Satana e mi avvicinavo sempre di più, pensai a Shiro.

Grave errore.

Perché sì, quello era ancora Shiro, il mio papà, non potevo ferirlo, no, non volevo …

In quella minima frazione di secondo, Satana riuscì a schivare il mio montante, afferrò il mio braccio, me lo torse, facendomi cadere a terra e gemere per il dolore. Sentii che mi piantava un’unghia nella carne della schiena, tra le scapole. Poi pronunciò qualche parola incomprensibile, e io cominciai a sentire un forte dolore provenire esattamente da lì, caldo, sgretolante.

“Ti piace, piccola impertinente? Sono le MIE fiamme che, proprio in questo esatto momento, stanno corrodendo il tuo bellissimo corpo dall’interno. Oh, già, ti impediscono anche di muoverti. Ma non di vedere. Goditi la scena mentre il tuo fratellino viene riportato alla sua forma originale.”

Il signore dei demoni emise queste parole con un alito di voce, appena percettibile, che arrivò a me misto con un odore di sangue che mi fece quasi vomitare.
E intanto impazzivo dal dolore.

“Non … l’avrai … vinta …” sussurrai. “Oh, sì.” rispose lui. E mi lanciò nella porta.

Mi sentivo sprofondare, lentamente, inesorabilmente. No, non poteva finire così.
Rin.

Rin.

E intanto tutto si faceva ovattato, i suoni non giungevano più alle mie orecchie. Vedevo solo, e soffrivo.

Rin che manifestava il suo potere per difendersi.
Rin che si dimenava, afferrato dalla morsa di Satana.
Rin che veniva gettato nella porta con me.
Rin che provavo in tutti i modi di uscire, di salvarci entrambi.
Satana che rideva.

Poi.

Satana che non rideva più, improvvisamente con una croce piantata nel cuore.

Shiro.

Il corpo esanime di Shiro che cadeva, inesorabilmente, in avanti, nella voragine aperta per Gehenna.
E a quel punto non volevo più guardare. Ma non potevo, ormai le fiamme di Satana mi avevano completamente paralizzato, non potevo muovere un muscolo. Il respiro mi si faceva sempre più pesante e difficoltoso.

Rin continuò ad agitarsi, finché lo sguardo non gli cadde su Kurikara.

‘No.’ pensai.

Capii dal suo sguardo che aveva preso una decisione. Afferrò la spada e la sguainò.

Tutto divenne blu. Vidi il corpo del mio fratellino trasformarsi in quello di un demone.
Canini, orecchie, coda. Tutto. Dopo, con un solo fendente, Rin squarciò la porta di Gehenna, che scomparve nel nulla.

Il dolore cominciò a languire. Rin mise nel fodero la spada, le lacrime agli angoli degli occhi impossibili da trattenere.
Io mi trascinai con il solo uso delle braccia accanto a Shiro.
Perché non era, non poteva essere morto.
Strisciai fino a lui e raggiunsi la sua mano. Insanguinata, senza due dita, ma la sua mano.

“Padre …” pianse Rin, accanto a me.

Chiusi gli occhi, sperando di potermi svegliare nel letto, come se fosse stato solo un incubo. Oppure di scomparire per sempre.

Perché sempre a me …? 




Angolino dell'autrice:

Eccomi... ? Sono veramente qui...? Dopo tutto questo tempo? Ebbene sì, ora che la scuola mi dà un po' di tregua, posso anche permettermi di ricopiare ciò che scrivo al computer! YEEEEEEEEEE!!! *tutti la guardano male*.
Ok, ok. Dunque, cosa ne pensate del capitolo? Vi incuriosisce il nuovo personaggio? E cosa ne pensate di Angel?
Fatemi sapere tramite recensione e/o messaggio personale. Critiche ben accette.
Grazie a tutti (evito le sbrodolate dello scorso capitolo XD) e alla prossima! \(^-^)/
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Ao no exorcist / Vai alla pagina dell'autore: FullmetalBlue13